INDUISMO

L’induismo è un complesso di dottrine, credenze, e riti, costituenti una fase della religione indiana. L’induismo può considerarsi uno sviluppo del brahmanesimo e in esso trovano posto, accanto a elementi genuinamente arì ed elevate speculazioni filosofico- religiose, anche elementi prearì e credenze popolari. Cronologicamente, è possibile far iniziare l’induismo, con l’era volgare e più precisamente con la composizione del Mahabarata. In esso è la BHAGAVAD-GITA, "canto del beato".

Storia e testi sacri

L'induismo attraversa varie fasi che stratificandosi e mescolandosi danno vita all'induismo attuale che può definirsi un "politeismo di ritorno" cui si giunge attraverso 4 simboliche fasi o periodi storici.
Prima fase compresa fra il 4000 e il 2200 a.C. documentata da ritrovamento di oggetti rituali, fra i quali una statuetta di un Dio seduto in posizione yoga che verrà poi identificata con Shiva.
Seconda fase storica quella Vedica compresa fra il 2550  e il 500 a.C. In questo arco di tempo vengono scritti i libri Veda (Conoscenza, scienza sacra). Essi sono una raccolta di quattro testi sacri di cui il più antico è il Rig-Veda.
Successivi ai veda sono i
Brahamana. in questi troviamo miti e prescrizioni rituali.
E' in questo periodo che nasce la convinzione di una energia cosmica che regola tutta la realtà: il brahman. Questo può essere governato col sacrificio cui sono predisposti i Bramini, sacerdoti che compiono i rituali.
Si consolida anche la divisione in caste rigidamente chiuse e si stabiliscono regole che devono essere rispettate.
Si completa anche la stesura delle "
Upanishad" libro filosofico in cui si descrive come l'anima si unisca all'Uno.
Terza fase compresa tra il 500 a.C. e il 500 d.C.in cui la divisione in caste si accentua maggiormente e si riscoprono Shiva e Vishnù, figure secondarie fino a quest'epoca, e le loro manifestazioni. Queste gesta sono scritte nei testi sacri: Ramayana e Mahabarata in cui è incluso il Canto del beato (Bhagavad-gita) uno dei più antichi testi dell’induismo, esso sostiene che il contatto con la divinità si ottiene non solo per via della opere o della conoscenza, ma per via della devozione e dell’amore.
Quarta fase dal 400 d.C. ai giorni nostri caratterizzata dalle molte reinterpretazioni dei testi e delle concezioni religiose.
Altri testi sacri sono:
Puranha trattano i temi della creazione del mondo
Tantra spiegano i riti e le pratiche magiche
Dharmasutra e Dharmasastra normative per riti, feste, purificazioni
Terevam e Nalayiram scritti nelle lingue locali e in onore di Shiva e Vishnù

Molta importanza per l'Induismo ha la "REINCARNAZIONE" e la LIBERAZIONE".

La società degli indù è divisa in "CASTE".

Concludendo possiamo quindi dire che l’induismo afferma:

Dogmi

Tutto ciò che è nel mondo è Dio.

Alcune cose del mondo sono sacre.

La preghiera è un rito pubblico.

Nell’universo c’è un intimo e infallibile ordine.

Il ciclo delle vite e delle morti non ha né inizio né fine.

La resurrezione dei corpi è una condizione della vita futura.

Anche gli dei possono tornare a reincarnarsi.

Il mondo è ingannevole.

I santi non sono che le multiformi manifestazioni di Dio.

LE CASTE: il brahmanesimo divide gli uomini in caste, che sono all’interno della società l’esemplificazione evidente del livello di purificazione cui la propria atman è giunta. (L'atman cioè sé, respiro, soffio vitale è il principio spirituale che, nell'interiorità dell'uomo, è capace di ascoltare, percepire il Brahman; è una particella di Brahman presente in ogni essere)
Le caste principali sono 4:

Bramini

Guerrieri (ksa triya)

Uomini liberi

Schiavi

Le quattro caste sarebbero sorte il giorno della creazione, generate dal corpo stesso dell’Ente Supremo: Prajapati. Al di sotto di queste vi sono i Paria (Intoccabili) che, pur avendo l’aspetto umano, non sono considerati tali.

Reincarnazione

Tutto ha origine dal Brahman, il principio divino, dove tutto è perfetto.
Contrapposto al Brahman vi è il mondo, chiamato con il nome di MAYA, illusione, dove tutto è male e negativo. Questa contrapposizione è vissuta in prima persona dall’uomo, in quanto lui stesso è diviso in due: da una parte l’anima (ATMAN) che nasce dal Brahman, e dall’altra parte il corpo che appartiene al mondo.
L’anima ha origine dal principio divino e si ritrova, per un motivo non ben precisato, prigioniera nel mondo in un corpo, sottoposta alla legge del Karma.

Il Karma è una forza invisibile che influenza l’anima e la obbliga ad una nascita nuova in una condizione umana o animale, determinata dalla qualità delle azioni passate.
L'uomo che riesce a contemplare l'identità tra Brahman e Atman raggiunge la liberazione, la
moska, la salvezza dal ciclo di reincarnazioni cui l'anima è costretta, dal Samsara.
La teoria della migrazione delle anime è compresa all'interno della più complessa dottrina dei cinque fuochi, secondo la quale gli dei creano l'anima di ciascuno con 5 fuochi sacrificali. Quando l'individuo muore il suo cadavere viene bruciato, le sue ceneri sparse e attraverso il fuoco l'Atman passa attraverso altri cinque fuochi sacrificali per reincarnarsi nuovamente in un altro essere umano.

Attraverso le varie reincarnazioni l'atman si purifica al fine di poter tornare a far parte di quel principio divino da cui ha avuto origine e del quale dentro di sé ha il desiderio. Alla morte i defunti vanno nella luna, dove viene giudicato tutto ciò che hanno fatto in parole, azioni e pensieri durante la loro vita. E'  dovere di ogni uomo accettare la vita la vita presente, perché attraverso questa accettazione paga il suo debito e tende alla liberazione.
L'individuo fin dalla nascita tende alla liberazione, lotta con tutte le sue forze per uscire dal ciclo delle reincarnazioni e per far questo ha a disposizione tre frecce: la prima è rappresentata dal Karman ed è già scoccata, impone le condizioni della vita attuale; la seconda è posta sulla corda dell'arco, rappresenta le capacità innate di un individuo, e quelle acquisite con la volontà e l'educazione attraverso le quali darà la direzione alla freccia; la terza è ancora nella faretra ed è rappresentato dal Karman che può realizzarsi in questa vita e modificare quelle future.
Le donne non hanno frecce e possono solo sperare di reincarnarsi in un uomo...
La condizione di inferiorità della donna non è ancora del tutto superata ed è molto contraddittoria: infatti se da una parte abbiamo donne a capo di governo, dall'altra si trova ancora praticata (sebbene fuorilegge) la 
sati cioè il sacrificio delle vedove costrette a seguire il marito morto sulla pira del rogo. (vedi miniatura)
Gli uomini liberati dalla condanna della trasmigrazione dell'anima e, guidati da uno spirito, raggiungano il Nirvana, cioè la perfetta beatitudine. Qualora le loro azioni, le loro frecce non avessero permesso la liberazione devono rinascere sotto forma umana o ferina, a seconda della maggiore o minore gravità delle loro colpe.
E questo si ripete ancora alle successive morti, finché le loro anime non saranno liberate da tutti i peccati.
Tre sono le strade per raggiungere il Nirvana, metà suprema: la via dell'amore di Dio, la via delle buone opere e la via della conoscenza, che è la prerogativa dei Brahmani e degli asceti.

 

Il sistema più infallibile per ottenere la salute dell'anima è l'ascesi".

L'ascesi si pratica con la profonda concentrazione mentale (yoga) e l'alta contemplazione.
È individuale, mai collettiva. Essa avviene quando l'anima si è purificata definitivamente attraverso le varie reincarnazioni e si ricongiunge al Brahman .

L'anima raggiunge il Nirvana, si estingue come singolarità e cambia modo di esistenza.

Un esempio può essere ciò che avviene ad una goccia nel momento che cade nell'oceano: la goccia singola non esiste più, ma continua ad esistere come parte integrante dell'oceano.

Le divinità

Sono complessivamente 33.000.000, anche se quelle principali sono tre:

Brahma, il creatore, colui dal quale tutto ha avuto origine, è rosso con quattro teste barbute, veste una tunica bianca e si vede in groppa ad un fenicottero.

Vishnù, il conservatore, il responsabile dell’armonia dell’universo, è un tipo gioviale che vola sulle ali di un uccello magico. Ogni volta che nell’universo l’armonia (Dharma) è stata alterata, egli scende tra gli uomini assumendo di volta in volta un aspetto e un nome diverso, nome che simbolicamente ricorda ciò che Vishnù è venuto a ristabilire sulla Terra.

Queste discese sono ricordate con il nome di AVATAR.

Secondo i testi sacri indù le avatar compiute finora da Vishnù sono otto, le cui principali sono quando il dio assunse il nome di RAMA (Dovere) e quando scese come VRISHMA (Amore).

Shiva, il distruttore, è il dio della morte. È rappresentato con le falce della luna fra i capelli, tre occhi, quattro braccia e collane di teschi pendenti sul petto macchiato di veleno.

Induismo ed Ecumenismo

Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità suprema o il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso. (...)

Così, nell'induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza. (...).

La condizione della donna

Il primo ministro Rajiv Gandi e la moglie Sonia Maino dichiaravano nel dicembre del 1985: "Non siamo contro la religione, ma contro la politica della religione, cioè contro la religione usata come strumento politico e contro la politica che la religione stessa crea intorno a sé..."   si riferivano in particolare al ruolo secondario cui sono relegate le donne dalla tradizione religiosa.
Secondo la tradizione indù la donna è tenuta a tre obbedienze: al padre, al marito, ai propri figli.
questo implica una scarsissima considerazione della donna e la conseguente diffusione, nelle campagne indiane, dell'infanticidio femminile eseguito allattando la neonata e un seno cosparso di veleno.
nonostante questo l'India è stato il primo grande paese ad avere una donna a capo del governo: Indira Gandi nel 1966.
Da notare l'estrema differenza fra i paesi e le grandi città dove si trovano donne istruite ed emancipate e dove si celebrano matrimoni indifferenti alle caste e in cui il rapporto fra i coniugi è paritario.
nelle città vi sono anche organizzazioni di donne che lottano per i diritti femminili e contro la dote ed il dilagare dei delitti sessuali:
Mahatma Gandi affermava: "Le donne costituiscono la metà migliore dell'umanità" e si rifaceva alla più antica tradizione dell'induismo in cui anche le divinità più venerate erano femminili.
il dramma arriva con l'impero dei Mogol: nasce la poligamia, l'usanza del matrimonio in età infantile, il divieto per le donne di usare certe formule di preghiera nei riti sacri: questo portò a vedere le figlie femmine come un peso inutile bisognose di dote per maritarle.. (peso oneroso per la famiglia), la pratica dell'infanticidio femminile e della "sati" (la vedova si gettava sulla pira funebre del marito a dimostrare la sua assoluta inesistenza, del suo essere priva di valore per sé)  Solo nel 1829 questa usanza venne abolita e qualche decennio dopo Kesba Chandra Sen si batte per l'abolizione delle spose bambine e per il diritto delle vedove di risposarsi. Nel 1955 fu abolita la poligamia, nel 1961 l'obbligo della dote e il divieto di risposarsi, si stabilisce l'età minima per sposarsi:15 per le donne e 18 per gli uomini.
Nonostante questo la sati è ancora in uso, i divorzi non vengono praticati e le vedove che si risposano, pochissime, vengono osteggiate in tutti i modi e malviste. La dote poi rappresenta tutt'oggi l'aspetto più tragico della condizione femminile, infatti spesso dopo il matrimonio la famiglia del marito esige altri beni e qualora non vengano   dati la tragedia esplode.
Secondo dati trovati su: "Le religioni degli altri" a cura di Aldo Santini supplemento al n° 14 di Oggi risulta che le donne bruciate (probabilmente per il mancato pagamento della dote) dal 1975 al 1978 sono 5245 in tutta l'India. Nella sola Nuova Delhi le vittime sarebbero state 984 nel 1980, 500 nel 1981, 610 nel 1982, nell'83 (data della ricerca) 16 mogli in una sola settimana.
Le donne hanno deciso di dire basta e hanno creato comitati di lotta.

 

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