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Deepening

 

La casa
dei
fratelli falegnami
 

di Beniamino Servino







Se c'è un luogo per rappresentare il desiderio, questo luogo è il basso. E se c'è un modo per rappresentare la via che il desiderio deve seguire per realizzarsi, questa via è indicabile come il percorso che dal basso porta verso l'alto.

Si può sperare di conoscere il desiderio originario a partire dalla sua realizzazione. Se dalla sua realizzazione si volesse vedere l'origine del desiderio, la sua spinta propulsiva, si dovrebbe ripercorrere il tempo seguendo il senso inverso del suo scorrere. Tornare indietro, lungo una direzione così intrecciata con lo spazio da rendere la ipotetica ricerca all'interno di questa complessità un vero atto creativo.

Il corpo-di-fabbrica nella realtà sorge dal basso, lì sta la sua base solida (fondamento), anche se gli occhi disegnano nell'aria linee che da lì s'avvicinano al cielo. Senza alcun strumentario, in pieno possesso della tecnica acquisita per trasmissione transgenerazionale (transculturale).

Gli occhi costruiscono la casa perché guardando verso l'alto ciò che in realtà ancora non c'è, vedono bene il basso dove la realizzazione si poggia: vedono il desiderio che spinge a realizzarsi. E non c'è bisogno di guardare troppo lontano, né troppo distante da sé: se gli occhi riempiono lo spazio vuoto di un corpo-di-fabbrica è perché guardano dentro, non fuori.

Non sarebbe male domandarsi se l'Architetto, il Fotografo e l'Artigiano del legno (che ne ama il calore con le mani), non posseggano il dono della cecità, quel saper essere, come gli asceti, ciechi sulle parti, per poter vedere davanti ai propri occhi l'insieme della creazione. E neanche sarebbe male chiedersi se questa cecità non sia in fondo necessaria per creare, ovvero per risalire il corso del tempo-spazio fino all'origine del desiderare.

Da una matrice (mater) derivano prodotti uguali.
Nel campo delle cose umane, i figli sono uguali e diversi. Simmetria ed asimmetria potrebbero essere categorie utili per designare le combinazioni dei rapporti in una fratria. L'unione e la differenziazione rappresentano le spinte desiderative che disegnano queste combinazioni. E più si spinge lo sguardo verso il basso, più potenti si reperiscono i desideri di unione e differenziazione.

Tutti per uno, ognuno per sé. Lo spazio è unito e differenziato. In rima, o disegnato come sovrapposto ad una partitura barocca, sviluppata per bemolle e diesis. Cosa che prepara al trionfo del razionale, al raggiungimento di una sovrana, panoramica serenità dell'alto, dove, finalmente pacificato, il desiderio si dispone a vedere sotto di sé la sua stessa turbolenza e sopra di sé una rassicurante ragionevole oasi di quiete. L'altana, sotto, è spezzata in tanti singoli privati spazi uniti. Ma da lì, che panorama!

Nel corso d'opera si pensa di affidare qualcosa al caso. Come quando su un tema dato (anche tratto da una razionalissima partitura barocca), un jazzista improvvisa. Ma che il caso esista è forse solo una supposizione priva di fondamento. Altrimenti dovremmo affermare che l'assolo, così evidentemente necessitato e strettamente legato al tema, è solo frutto di un arbitrio offensivo e distruttivo.

Così affermando, negheremmo la possibilità che ci sia costruzione e creazione. Dunque, così non è: il rilievo a posteriori (cui siamo condannati per poter dare ragione del nostro fare), dimostra invece che il caso è atto creativo, necessaria delega ad un funzionamento libero di potersi esprimere in ragione di una cornice già predisposta. Infatti la casa aveva già un suo pensiero (simmetria-asimmetria, unione-differenza, basso-alto...), una sua partitura.

Conquistare ragione, come conquistare spazio, è ciò che impegna i fratelli, la comunità. Costruire, come atto di un pensiero creativo, è conquistare ragione, cioè definire uno spazio proprio, nel quale possano al contempo e comodamente abitare la differenza e l'asimmetria.