FUORIGROTTA
LA PICCOLA PARIGI
LE ANTICHE MASSERIEErano grossi complessi rurali a carattere comunitario, organizzate sia per il lavoro dei campi sia per la vita del contadino. All’inizio del secolo erano distribuite in gran numero nel territorio urbano di Napoli ed alcune mappe del settecento ne riportano parecchie in Fuorigrotta. Per citarne alcune : quella del podere delle Monache di Donnaregina, quelle a monte di via Terracina (cupa Perillo ancora oggi esistente), quelle lungo le strade di via Giustiniano e di via Pigna, quella di San Giuseppe. Queste masserie, da non confondere con i casali, avevano al loro interno tutto ciò che potesse servire all’organizzazione agricola della comunità. C’erano abitazioni, stalle, cellieri, depositi, cortili, pozzi, cisterne e talora anche la cappella per la messa domenicale. La presenza di un così cospicuo numero di masserie in Fuorigrotta è dovuto al fatto che la zona aveva carattere principalmente agricolo, essendo fertile. Erano numerose anche le fonti di approvvigionamento idrico, basti pensare alle fonti di Bagnoli, Agnano, via Terracina. Oggi è rimasta solo una ricca falda freatica al Parco S.Paolo, con impianto di captazione presso il locale lice Scientifico. LA MASSERIA S. GIUSEPPE Nel 1775 Giovanni Carafa Duca di Noja nella su “ Mappa topografica della città e dei suoi contorni” descriveva, con dovizia di particolari, una strada che dalla parrocchia di S.Vitale, attraverso poderi e gruppi di case, arrivava ad una costruzione divisa in tre nuclei raccolti attorno ad uno spazio centrale. Questo gruppo che si stagliava di fronte al cimitero di Fuorigrotta era nominata “Masseria S. Giuseppe” e si ergeva con le sue poderose mura di cinta. Di essa è stata abbattuta una parte compresa fra via Terracina e lo stadio S. Paolo, mentre il resto è accuratamente restaurato e conservato in quanto possiede caratteristiche storico architettoniche di elevato valore. La Masseria S. Giuseppe destò l’attenzione del prof. Augusto Lala nel 1939, che interpretò le descrizioni degli antichi fuorigrottesi relative all’esistenza di pozzi e cunicoli sotterranei ed interpellò la Soprintendenza alle antichità. Insieme ad alcuni esperti il prof. Lala si calò all’interno di un pozzo situato in un fatiscente fabbricato della masseria. A 4 metri di profondità si resero conto di trovarsi di fronte ad un complesso architettonico di notevole interesse e di età romana. All’epoca fervevano i lavori della Mostra d’oltremare e fu grande lo stupore nel constatare che ,durante gli scavi , erano emerse alcune basole utilizzate per lastricare un’antica strada romana, le stesse che inconsciamente erano state utilizzate per assemblare l’area della Masseria. All’interno è visibile un portale architravato in piperno del tardo rinascimento, mentre gli ambienti sono tutti ricoperti con volte a botte e crociera.
fig.3)
Particolare delle basole di origine romana utilizzate per l'aia
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