Pensieri tratti dal diario di gruppo “2002”

 

..Gabriel Maria Sala… in effetti non è un tipo facile…! Che fosse fuori dalla tipologia classica dei professori lo sapevamo tutte, ma il suo modo di fare tra l’ironia e la criticità, la curiosità indagatrice, le riflessioni “chissàdoveleprende”, ci hanno spiazzate, sorprese, divertite ed interrogate..

… è stato un corso particolare, sentito fin dall’inizio ma non subito capito.. Dopo le rappresentazioni in aula restava in noi tanta delusione.. delusione perché non c’era un dialogo costruttivo tra noi studenti, tra i gruppi.. in realtà ogni gruppo pensava alla sua sopravvivenza e non si curava di far crescere gli altri… Solo Sala quando vedeva che  alcune di noi ci erano rimaste male e che poteva nascere una schizofrenia di gruppo da urlo si decideva a dirci qualcosa; l’unico problema era che le direttive da lui date dimostravano un’infinità di interpretazioni e noi non riconoscevamo mai quella giusta…

L’esame si avvicinava pian piano … è stato proprio quello il momento di svolta… proprio così perché per far uscire qualcosa di buono da poter rappresentare abbiamo parlato di noi, delle nostre paure, dei nostri desideri ; … anche se avevamo scoperto che tra noi ci sono molte contraddizioni sul modo di vedere le cose.. proprio queste disgiunzioni non hanno fatto altro che rafforzare i nostri legami …

… La cosa più difficile era a questo punto trovare le PAROLE per descrivere le nostre sensazioni… le parole, tutte le parole, anche quelle scritte su questo foglio bianco… sembrava sminuissero il nostro dolore… avevamo paura di non riuscire a trasmettere quello che per noi avevano significato i momenti di vita messi in scena…

… Poi finalmente il grande giorno…una luce negli occhi e buio tutto intorno… mentre recitavamo abbiamo rivissuto i flash degli ultimi tre mesi passati insieme: le chiacchierate, le risate, i caffè, le pizze… ma anche le paure, i pianti, le sclerale.. .. alla fine della rappresentazione gli applausi… e poi L’ABBRACCIO… è STATA QUELLA L’EMOZIONE Più FORTE… UN ABBRACCIO VERO, SENTITO.. !!!

Finalmente avevamo capito… eravamo veramente noi su quel palcoscenico… !!!!!!!!!!!!! …Questo corso è stato produttivo non solo ai fini dell’esame, ma anche per noi stesse e per l’affiatamento del gruppo ; ci ha dato molto sia sotto il profilo culturale sia dal punto di vista umano e relazionale…. L’unico rammarico è che è finito tutto.. proprio quando eravamo riuscite ad entrarci dentro… Non so se questa è stata solo una nostra sensazione o se anche gli altri gruppi hanno rispettato la nostra tempistica… ma alla fine  E’ STATO COME INTERROMPERE UN  QUALCOSA CHE SI ERA CREATO !!!!

Ho passato bei momenti con le mie amiche, momenti di fatica e tensione che si sono sciolti in un applauso finale. Che orgoglio… dopo un paio di giorni ho ricevuto ancora complimenti per la nostra recita. Noi abbiamo messo noi stesse. Niente di più facile e più difficile al tempo stesso. E’ stato bello e faticoso, e devo dire che un po’ sono cresciuta.

Son felice della scelta di seguire questo corso che anche se è stato molto impegnativo e mi ha occupato molto tempo mi ha anche restituito qualcosa... , posso aggiungere inoltre quello che secondo me non è andato o che solo si può migliorare dell’organizzazione del corso.

Un fattore che mi è sembrato negativo del corso, per colpa nostra e di tutti gli altri partecipanti al corso, sono state le critiche che dovevano nascere dopo ogni piccola prova durante il corso, non sono state critiche o complimenti costruttivi, ma piatti e poco utili; io posso in parte giustificarmi dicendo che ho capito troppo tardi come funzionava il corso.

Il corso di Educazione Comparata del prof. Sala è stato senza dubbio un corso originale. Uso l'’ggettivo originale ovviamente in positivo.

Innanzitutto ci ha dato molto in maniera diversa dal solito, cioè senza tenere lezioni pesanti dove unico protagonista è il professore. Il prof. Sala ha reso protagonisti noi studenti di ogni lezione, facendoci spesso trovare davanti a noi stessi, ai nostri bisogni, alle nostre paure e alle nostre emozioni.

Il Corso è stato molto interessante, perché non solo ha trattato tematiche diverse dagli altri corsi, ma proprio per il suo svolgimento. Il fatto che il professore ci facesse leggere dei libri per poi metterli in scena durante il corso in aula, ci ha fatto veramente riflettere su come leggere i libri, cioè non una sterile lettura, ma proprio entrando nei discorsi e nei personaggi.

Così di fronte ad un corso che propone nuovi e sconosciuti tentativi di comprensione del mondo e dell’essere, non ho potuto che trovarmi coinvolta in un vasto turbinio di pensierisentimentidubbi….

Affascinata, reticente, di tanto in tanto critica “maligna” nei confronti dell’universo sciamano, mi sono scontrata con domande che da un po’ di tempo avevo lasciato addormentate nel giardino della mia mente…

Io, in qualche modo cattolica praticante, mi chiedo, leggendo di sciamani e rituali, dove sta il mio dio? dove sta la linea di demarcazione tra credenza sciocca e fede vera?…domanda probabilmente banale…sarebbe il caso di capire prima SE esiste questa separazione…che confusione!

Nel frattempo è entrata in gioco anche la mia vita meno spirituale ma sempre privata, almeno fin dove io l’ho permesso. Non tanto dunque, visto che odio scandagliare i miei “segreti” e mostrarli ad un pubblico che (mi pare) non aspettare altro che lo scoop sensazionale, tragico o comico che sia.

Quasi come a teatro.

Io e gli altri, attori e spettatori contemporaneamente, alla maniera pirandelliana. Chi è chi? Diversi e simili. Ed inquieta sapere di essere nello stesso tempo unica e “di serie”…

Penso al mio gruppo. Quanta fatica lavorare con loro, cercando continuamente di creare un certo tipo di feeling. Mi rendo conto che nella vita si è più forti insieme, in “branco”, ma che nel branco si insinuano anche diversi pericoli, primo fra tutti la definizione di ruoli per una sorta di tacito accordo. Esisto nel gruppo perché ho una determinata posizione. Io = ruolo. Suona molto squallido…sarà veramente così? Non devo certo sforzarmi nel ricordare vari studi sociologici a riguardo...D’altra parte è anche una questione di sopravvivenza e di economia, una specie di legge della vita. Eppure, come sempre cerco di sottrarmi invano a questo gioco di posizioni e ho paura di trovare il mio nome scritto su un’invisibile etichetta.

Il gruppo è stato però importante, sebbene mi abbia a volte soffocato. Nelle idee, nella voglia di prendere in mano alcuni aspetti del corso che io ritenevo importanti… Nei nostri discorsi, per altro spesso divertenti, ho colto una sfumatura di staticità ed equilibrio razionale, dovuto forse alla nostra forma mentis universitaria…Ma io che amo i colori, tutti i colori, la musica, l’arte, ho dovuto in un certo senso piegarmi alle esigenze del gruppo e del prof., mentre avrei voluto “partire” per un lungo viaggio. Forse come tutte.

Fare la rappresentazione finale è stato dunque difficile perché sentivo, e non solo io, una certa stanchezza creativa. Ore e ore a discutere senza ottenere un risultato apprezzabile!

Strano in conclusione questo corso, che pone interrogativi in apparenza totalmente fuori dal lavoro dell’educatore e del formatore. Interrogarsi su di sé. Cercare nella parola, nel pensiero qualcosa di più di semplici lettere. Non è facile ed alle volte è anche scoraggiante accorgersi delle barriere mentali che bloccano il cammino verso mete sconosciute.

Stare nella realtà, nella nostra storia, assumendo una prospettiva critica, smontando pezzo per pezzo la propria assolutezza per tentare di incontrare l’altro, partendo da sé. Forse si nasconde qui una parte del sapere del corso…

 

 

 

FOTO DI GRUPPO