Casella di testo: GRUPPO DIECIDODICI:

DAI NOSTRI DIARI
PERSONALI …

 

 

 

Giovedì 07/03/2002

“… Alla fine della lezione Silvia si è seduta davanti a noi chiedendoci se avevamo già un gruppo. Ho fatto subito amicizia anche con lei, forse, al momento è la ragazza con cui sento di avere più affinità.

   Mi ha colpito molto una sua affermazione dalla quale è emerso che molta gente, alla fine del corso, si è ritrovata a piangere in seguito ad una gratuita seduta di psicoanalisi con il prof.

   Mi sa tanto che anche lui, come me, o si odia o si ama …”

                                                                      F.

 

 

Giovedì 14/03/2002

…oggi c’è il gruppo quasi per intero. Non si sa da che parte iniziare. Girano idee e convinzioni sull’esame che mi terrorizzano: teatro, rappresentazioni … pubblico …. oh no!!

                 C.

 

   Oggi c’è stato il 1° incontro “ufficiale” del gruppo.

Oggi avremmo dovuto decidere quando trovarci per preparare i lavori (a quanto ho capito più della metà di noi lavora!), conoscerci un po’, buttare giù qualche idea e iniziare il diario di gruppo. Avremmo dovuto.

   Purtroppo il momento in cui c’eravamo tutte è stato breve (troppo), si e no un giro di nomi e poi ci siamo trovate in 4. Cominciamo bene!!!

   Va beh, lo ammetto: sono prevenuta verso i lavori di gruppo. E’ che ogni volta è un casino … gente che dice che c’è, e poi non c’è, gente che sopravvive, gente che fa il parassita e gente che sgobba per tutti.

E oggi come oggi, me la vedo dura, ma molto dura, sarà un lavoraccio, già lo so.

Ma adesso basta! Se parto così non arriverò da nessuna parte, meglio rimboccarsi le maniche, anzi lo metto nero su bianco: voglio buttare tutti i pregiudizi verso i lavori di gruppo. Questa volta sarà diverso!                                                                                                                   L.

 

 

Venerdì 15/03/2002

“Saggio è colui che coltiva in sé l’accettazione consapevole e la volontaria dipendenza dal mondo che lo circonda.”  (da “I  CHING”)

                                                                                                          C.

 

 

Settimana dal Giovedì 21/03/2002 al Giovedì 28/03/2002

Non sempre ho voglia di scrivere. E’ fondamentale che ci sia un esercizio di introspezione, ma è altrettanto essenziale l’esercizio di libertà.

                                                                                                                            C.

 

 

Sabato 30/03/2002

…è che ho perso l’abitudine di avere un diario….

                                                                                       C.

 

 

Martedì 02/04/2002

…va tutto bene. Lo sapevo che avrei iniziato su richiesta ma che avrei continuato per necessità. Intendo dire di scrivere, di raccontare.  Mi sembra quasi di non aver mai interrotto.

Mi pare di aver riconquistato la mia libertà, forse anche un po’ di solitudine.

In questo momento sono in spiaggia: di fronte il lago, le montagne…è una giornata bellissima. Questo paesaggio mi ricorda vicende vissute molti anni fa, in particolare la Liguria.

                                                   C.

 

 

Giovedì 11/04/2002

   Oggi c’è la rappresentazione in aula.

C’è un po’ di timore, di agitazione. La paura di dimenticare le frasi da dire: se la memoria mi abbandona???

Ecco mi sembra di non ricordare nulla: leggo, rileggo e leggo ancora .

Il gruppo mi piace: mi trovo abbastanza bene con loro. C’è una buona sintonia. Qualcuna è più nervosa, più difficile da avvicinare: sarà la timidezza…

La rappresentazione va  bene: senza alcun inconveniente.  Tutte preparate, abbastanza spontanee. Mi sembra di aver provato tantissime volte: come se conoscessi questa rappresentazione da sempre. Fa proprio parte di me… di noi. Anche la mia voce arriva tranquilla, più di quello che mi aspettassi: ricordo quasi tutto…contrariamente alle prove. Sento la mia voce: è calma, raramente incerta. Francesca mi segue, mi aiuta. In breve tempo si arriva al termine. Si spegne la luce e la musica sfuma. ….persino gli applausi….

C’è il secondo gruppo: non ci capisco nulla, sono ancora troppo agitata!

Anche stanca.

                                C.

 

 

Giovedì  18/04/2002

   Eccomi qui, a casa dopo una lunga giornata passata tra lavoro e università, stanca ma soprattutto pensierosa. Sì, perché anche questa sera la lezione del prof. Sala non mi ha lasciato indifferente. Tra uno sciamano ed un altro, tra morti e vivi, mi sono venuti alla mente un sacco di ricordi, accompagnati da dubbi, ansie e rimpianti.

   Ho l’immagine del nonno in ospedale, i suoi ultimi respiri, i suoi ultimi sussulti, io, lì accanto a lui, voglio dirgli qualcosa, ma … c’è troppa gente. Aspetto di essere sola, ma sola non sarò mai. Dopo poco il nonno muore, se ne va, se ne va via lontano da me senza che io abbia potuto esprimergli il mio affetto, senza avergli detto quella frase che molte volte ho pensato ma che non sono riuscita ad esprimere: “TI VOGLIO BENE NONNO”.

   Ora il rimpianto mi assale. Ma c’è ancora una possibilità per me? E se fosse vero quello che pensano gli sciamani? Se facessi un mio rituale potrei in qualche modo far sapere al nonno quello che volevo dirgli??? E se sono tutte cavolate?

   Il dubbio mi assale. Certo, i libri, il prof., Nadia me la raccontano bella, ma …

                                                                                                                                   M.

 

                                                                                                                                                                                   Venerdì  03/05/02

   E’ da un po’ che ci troviamo in gruppo a parlare, ma stamattina qualcosa mi è sembrato diverso…

   Oggi mi sono ritrovata a guardare i visi di Carla, Lara, Betty, Daniela , Francesca, Chiara, Michela, a soffermarmi sui particolari: sulle loro espressioni,  gesti, e ciò che ho percepito è stata una sensazione di serenità. Mi metto in ascolto delle emozioni , immagini, sensazioni che mi giungono dal nostro stare insieme. Sedute attorno a un tavolo conversiamo, scherziamo, diventiamo serie con una rapidità che mi affascina e allo stesso tempo mi spaventa. Tra scartoffie, schizzi improvvisati e bottigliette d’acqua compiamo viaggi, con il cuore e con la mente  mentre leggiamo le pagine di :”Donne che corrono coi lupi”,” Miti, emblemi, spie…”.Sento che tutto ciò che circola nei nostri discorsi mi appartiene, sento che stiamo condividendo qualcosa di speciale, sento che siamo diverse dall’altra metà del genere, è una differenza particolare, femminile: SIAMO DONNE! .Quando ci riuniamo a parlare è come se ci ritagliassimo uno spazio tutto per noi: non siamo più figlie, madri, mogli ma siamo donne che parlano di sogni, di emozioni, di sensazioni, sì, almeno qui riusciamo ad ascoltarCI. “Dai Carla , leggi ancora qualche pagina e poi ce ne andiamo”…domani ci ritroveremo ancora per compiere un altro viaggio.

                                             S.

 

 

Giovedì  09/05/2002

   … mi sento un rigurgito della mia famiglia, e quel che è più amaro è il fardello delle mie illusioni, che come serpi sibilano velenosamente, ricordandomi quanto stantie e puerili siano. Si tratta di un gioco alla sopravvivenza, e il primo accidente è rendersene conto.

                                                                                                                                                                              D. 

 

 

 Mercoledì  15/05/02

   I Sogni. Il prof. Sala continua a dirci durante le sue lezioni di scrivere i nostri sogni; fino ad ora non l’ ho mai fatto .So che durante il sonno è l’inconscio che “parla”, e forse è proprio questo il motivo della mia resistenza a restituire  i miei sogni su carta :io devo sempre avere il controllo su tutto , su di me , e anche sulle mie emozioni. Nel sonno questo non può accadere…

   Oggi decido per la prima volta di scrivere un sogno fatto qualche notte fa,  perché al mio risveglio ho provato una forte sensazione di angoscia che mi è rimasta per quasi tutta la giornata.

Sono sdraiata sul mio letto e ho forti dolori alla pancia, mentre mi accarezzo per capirne  di più, scopro che sono incinta, i dolori continuano e diventano sempre più insopportabili, tanto che perdo i sensi. Mi risveglio poco dopo, il dolore è scomparso e la mia pancia è ritornata piatta; per caso il mio sguardo si posa sul comodino, vedo un vaso di vetro con un tappo bianco, e all’interno avvolto da un liquido giallastro un feto. Il sogno si è interrotto qui , l’immagine mi ha molto sconvolto ,tanto  che quando mi sono svegliata ero sudata , sotto shock , con il terrore di essermi macchiata di qualche orrendo delitto, ho faticato a calmarmi , e ciò è avvenuto dopo essermi toccata più volte la pancia e ripetendomi :”Ok , è stato solo un sogno.”

                                                   S.

               

                                                                                                             

Giovedì  23/05/2002

   Oggi il nostro gruppo si è riunito per finire le ultime “cose” della sceneggiatura che dobbiamo rappresentare in classe.    Oddio, proprio le ultime … non direi.

Ci siamo trovate e ritrovate un sacco di volte in queste settimane, eppure siamo arrivate a oggi con l’acqua alla gola! D’altronde, non solo l’argomento era arduo da trattare (l’interpretazione sciamanica del sogno de “L’uomo dei lupi” di Freud), ma dovevamo anche costruire una sceneggiatura! E chi l’ha mai fatto prima d’ora? E poi fino a che punto dovevamo metterci del nostro? Come al solito le domande sono più delle risposte!!!!!!!!!

   Devo ammettere che oggi pomeriggio ero abbastanza (tanto) sclerata, e non solo perché mi hanno affibbiato una multa, ma anche perché il lavoro non mi sembrava per niente avanti. Ma io sono fatta così. La classica “perfettina” rompiscatole.

   Per fortuna, a volte, lavorare in gruppo ha dei vantaggi, infatti alla fine a una qualche conclusione siamo arrivate e non so veramente come abbiamo fatto. Ma che ansia!!!

                 L.

 

 

Lunedì  27/05/2002

   Oggi ho visto delle mie compagne diventare più forti.

E la cosa strana è che mi sono sembrate più forti proprio nel momento in cui le ho viste piangere, diventare fragili, nel momento in cui le ho viste liberare quel dolore che per anni hanno rifiutato, nascosto, soffocato.

   Che strani che siamo … ci raccontiamo delle cose per convincerci che la nostra vita è splendida, che fila tutto liscio, che il dolore non ci appartiene. Ma in realtà il dolore è in ognuno di noi, sarebbe impossibile vivere una vita senza essere toccati dal dolore!

   Una morte, una malattia, un addio, un abbandono … lasciano delle tracce ben visibili nella nostra vita, ci segnano, ci plasmano, in un modo o nell’altro. Ma noi che cosa facciamo? Vogliamo credere alla promessa di una felicità assoluta, ogni giorno.

Oggi mi è balenata in testa quest’idea che il dolore è parte di me, ma che non è contro di me perché è la gioia come il dolore che fa di me la persona che sono.

   Non so, ma essere diventata consapevole di questo mi fa sentire stranamente più serena.

                   L.

 

 

Riflettendo:

   Non ho riflessioni illuminanti da fare sul lavoro col prof. Sala, mi sento solo di dare qualche consiglio a chi intende affrontare i suoi esami:

 

1)       Affinate i vostri sensi, vi serviranno tutti (soprattutto VISTA e UDITO).

2)     Se vi sembra di avere il 6° senso, usate anche quello! Vi servirà!

3)     Il prof. ha lunga memoria, non pensate che si dimentichi di voi (non sapete bene dove, come o perché, ma si ricorderà!)

4)      Non capirete bene il dove, il come o il perché di certe cose che vi dirà … voi dite sempre di sì.

5)     Sceglietevi compagni di gruppo estranei, col tempo capirete il perché.

 

Personalmente, nel gruppo ho incontrato delle persone splendide, ci siamo trovate bene fin dall’inizio.

L’esame in sé, mi ha lasciato, purtroppo, l’amaro in bocca. Tutto il nostro lavoro, a mio avviso, non è stato riconosciuto. Mi consola però pensare che noi sappiamo quanto tempo e quanto impegno abbiamo dedicato ai lavori.

A voi che leggete questo, posso solo augurarvi “in bocca al lupo”!!

 

P.S.   A proposito di lupo … cercate subito il significato di questa parola!!!

                                                                                               B.

 

 

 

 

 

 

Il nostro gruppo desidera aggiungere alcuni brani tratti da uno dei  libri che ci che ci ha aiutato a “viaggiare” e  a chiacchierare durante le nostre riunioni di gruppo.

 

 

Casella di testo: Clarissa Pinkola Estés

“DONNE CHE CORRONO CON I LUPI”
Il mito della Donna Selvaggia

         

 

 

Estratti dal libro

La fauna selvaggia e la Donna Selvaggia sono specie a rischio.

Nel tempo abbiamo visto saccheggiare, respingere, sovraccaricare la natura istintiva della donna. Per lunghi periodi è stata devastata, come la fauna ed i territori selvaggi. Per alcune migliaia di anni, e basta guardarsi indietro perché la visione si ripresenti, resta relegata nel più misero territorio della psiche. I territori spirituali della Donna Selvaggia, nel corso della storia, sono stati saccheggiati o bruciati, le caverne sono state distrutte, i cicli naturali costretti a diventare ritmi innaturali per compiacere agli altri.

   Il titolo di questo libro, Donne che corrono con i lupi, deriva dai miei studi di biologia sulla fauna selvaggia, ed in particolare sui lupi. Gli studi sui lupi Canis lupus e Canis rufus rimandano alla storia delle donne, poiché riguardano il loro vigore come i loro faticosi travagli.

   I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno e del gruppo.  Sono esperti nell’arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi.

   Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate, tormentate e falsamente accusate di essere voraci ed erratiche, tremendamente aggressive, di valore ben inferiore a quello dei loro detrattori.

Sono state il bersaglio di coloro che vorrebbero ripulire non soltanto i territori selvaggi ma anche i luoghi selvaggi della psiche, soffocando l’istintuale al punto da non lasciarne traccia.

   Quando le donne riaffermano il loro rapporto con la natura selvaggia, vengono dotate di un osservatore interno permanente, di un conoscitore, un visionario, un oracolo, un ispiratore, un fattore, un creatore, un inventore, e un ascoltatore che guida e suggerisce, e incita una vita vibrante nel mondo interiore e nel mondo esterno.

Quando le donne stanno con la Donna Selvaggia, il fatto di quella relazione brilla attraverso di loro. Questa maestra selvaggia, questa madre selvaggia, questa guida selvaggia sostiene la loro vita intima e la loro vita esteriore, qualunque essa sia.

Queste parole, selvaggia e donna, fanno si che le donne rammentino chi sono e perché ci sono.

Creano una metafora per descrivere la forza che fonda tutte le femmine. Personificano una forza senza la quale le donne non possono vivere.

L’archetipo della Donna Selvaggia si può esprimere in termini diversi e altrettanto adeguati. Potete chiamare natura istintiva questa potente natura psicologica, ma la Donna Selvaggia è la forza che sta dietro a tutto ciò. Potete chiamarla psiche, l’innato, la natura essenziale delle donne; la potete chiamare la natura indigena, intrinseca delle donne.

…..

   Ma siccome è tacita, presciente e viscerale, tra le cantadoras è detta la natura saggia o sapiente. E’ detta talvolta la donna che vive alla fine del tempo, oppure la donna che vive ai confini del mondo; E questa creatura è sempre un creatore strega, o una dea della morte, o una vergine in caduta, o mille altre personificazioni.

E’ al contempo amica e madre di coloro che hanno perso la strada, si sono sperdute, di tutte coloro che hanno bisogno di sapere, di tutte coloro che hanno un enigma da risolvere, di tutte coloro che vagano e cercano nella foresta o nel deserto.

Nella realtà dell’inconscio psicoide – lo strato da cui emana la Donna Selvaggia – la Donna Selvaggia non ha nome, poiché è tanto vasta.

….

   La Donna Selvaggia è la salute di tutte le donne…..si dirama attraverso le donne…lei emana secondo un movimento ascensionale nelle donne, sicchè anche la più tranquilla, anche la più compressa delle donne conserva un posto segreto per la Donna Selvaggia. Anche la più repressa delle donne ha una vita segreta, con pensieri segreti e sentimenti segreti che sono lussureggianti e selvaggi, ovvero naturali.

   Quali sono alcuni dei sintomi di una relazione infranta con la forza selvaggia della psiche?

…sentirsi straordinariamente aride, affaticate, fragili, depresse, confuse, imbavagliate, zittite, appiattite. Sentirsi impaurite, esitanti, o deboli, senza ispirazione, senza vivacità, senza sentimanto, senza senso, cariche di vergogna, cronicamente evanescenti, volatili, ferme, sterili, compresse, pazze.

Sentirsi impotenti, cronicamente in dubbio, vacillanti, bloccate, incapaci di determinazione, di dare propria vita creativa agli altri, di rischiare nella scelta dei compagni, del lavoro o delle amicizie; sofferenti per quel vivere al di fuori dei propri cicli, iper-prottettive nei propri confronti, inerti, incerte, titubanti, incapaci di darsi un ritmo o di porsi dei limiti.

   Non insistere sul proprio ritmo e la propria misura, essere impacciate, essere lontane dal proprio dio o dai propri dei, essere separate dalla propria reviviscenza, affogate nella routine domestica, nell’intellettualismo, nel lavoro o nell’inerzia perché questo è il posto più sicuro per chi ha perduto i suoi istinti.

   Paura di avventurarsi da sole, o di rivelarsi, paura di cercare una guida, una madre, un padre, paura di mostrare il proprio lavoro imperfetto se non è ancora un’opera completa, paura di partire per un viaggio, paura di occuparsi di un altro o di altri, paura che venga, se ne vada, decada, umiliarsi davanti all’autorità, perdere energia di fronte a progetti creative, trasalire e ritrarsi, umiliazione, angoscia, torpore, ansia.

   Paura di fermarsi quando null’altro resta da fare, paura di provare il nuovo, di affrontare, di parlare, pro e contro, mal di stomaco, crampi allo stomaco, acidità di stomaco, tagliate a metà, strangolate, troppo facilmente pronte ad essere concilianti o carine, vendetta.

……

Queste rotture sono una malattia non di un’era o di un secolo, ma diventano un’epidemia ovunque e tutte le volte che la natura selvaggia rimane intrappolata.

La donna sana assomiglia molto al lupo: robusta, piena di energia, di grande forza vitale, capace di dare vita, pronta a difendere il territorio, inventiva, leale, errante.

…Non siamo nate per essere cuccioli spelacchiati ed incapaci di balzare in piedi, incapaci di cacciare, di generare, di creare una vita.

Con la Donna Selvaggia come alleata, guida, modello, maestra, noi vediamo non solo con due occhi ma con gli occhi dell’intuito.

La Donna Selvaggia porta tutto ciò di cui una donna ha bisogno per essere e sapere. Porta il medicamento per tutto. Porta storie e sogni e parole e canzoni e segni e simboli.

La natura selvaggia possiede una ricca integrità.

Significa fissare il territorio, trovare il proprio branco, stare con sicurezza ed orgoglio nel proprio corpo indipendentemente dai suoi doni e dai suoi limiti…..

 

Cominciammo la ricerca del selvaggio, da piccole o da adulte, perché nel pieno di un qualche sforzo selvaggio sentimmo che era vicina una presenza selvaggia e forte e confortevole.

Forse trovammo le sue tracce sulla neve fresca in un sogno…notammo qui e la un rametto piegato, ciottoli rivoltati che mostravano la parte umida…e sapemmo che qualcosa era passato sulla nostra via.

Sentimmo all’interno della psiche il rumore di un respiro familiare che veniva da lontano, sentimmo tremiti attraverso la terra e istintivamente sapemmo che qualcosa di possente e di importante, una selvaggia libertà dentro di noi, era in movimento.

Non potemmo volgere le spalle; piuttosto, la seguimmo, imparando sempre meglio a saltare, a correre, a seguire come ombre la Donna Selvaggia, e lui amorevolmente fece altrettanto. Ululava, e cercammo di rispondere, prima ancora di ricordare come si parla il suo linguaggio, prima ancora di sapere esattamente con chi avremmo parlato. Ci attese e ci incoraggiò. Questo è il miracolo: prive di piena conoscenza, sapemmo. Prive di una completa visione, comprendemmo che una forza miracolosa ed amorosa esisteva al di là dei confini dell’io.

Le cose perdute per secoli si possono ritrovare seguendo le ombre che gettano.

Questi tesori perduti e rubati ancora gettano ombre nei nostri sogni notturni o ad occhi aperti, e nelle antichissime storie e  nella poesia. Noi donne di tutto il mondo – vostra madre e mia madre, voi e io, vostra sorella, la vostra amica, le vostre figlie, tutte le tribù di donne che ancora non conosciamo -  sogniamo quanto è perduto, quel che dovrà emergere dall’inconscio. In tutto il mondo sogniamo gli stessi sogni. Non siamo mai separate.

I sogni sono compensatori, forniscono uno specchio nell’inconscio profondo riflettendo per lo più quanto è perduto e ciò che occorre per correggere e riequilibrare.

Ed ecco: sogniamo la riunione. E ogni giorno nasciamo e rinasciamo da questo sogno, e per tutta la giornata creiamo grazie alla sua energia. Notte dopo notte nasciamo e rinasciamo da questo stesso sogno selvaggio, e torniamo alla luce del giorno serrando nella mano un pelo umido, con le piante dei piedi nere di terra bagnata, i capelli che profumano di oceano, o di foresta, o di fuoco e di legna.

Da quella terra passiamo nei nostri abiti da giorno, nelle nostre esistenze diurne. Arriviamo da questo luogo selvaggio per metterci davanti al computer, o ai fornelli, alla finestra o davanti ad un insegnante, a un libro. Respiriamo il selvaggio nel lavoro con gli altri, nelle decisioni, nell’arte, nell’opera delle nostre

mani, nella politica, nella vita domestica, nell’educazione, negli affari, nelle libertà, nei diritti e nei doveri.

Stiamo costruendo una patria, ognuna con il suo appezzamento di terra ritagliato da una notte di sogni, da una giornata di lavoro.

Spargiamo questo terriccio in cerchi sempre più ampi, lentamente, lentamente.

Un giorno sarà un territorio unico, una terra risorta dalla morte: la madre patria psichica.

Questo mondo si va facendo con le nostre esistenze, i nostri pianti, le nostre risa, le nostre ossa.

E’ un mondo che vale la pena di fare, in cui vale la pena di vivere.

Scovate le ossa più profonde, fecondando gli aspetti naturali e selvaggi delle donne, della vita, degli uomini, dei bambini, della terra.

Usate il vostro amore  e i buoni istinti per sapere quando ringhiare, assalire, colpire, quando uccidere, ritirarsi, latrare fino all’alba.

Per vivere vicino al selvaggio si deve scuotere di più la testa, avere più intuito, più vita creativa, più solitudine, più compagnia di donne, più fuoco, più cucina di parole e idee. Si deve riconoscere meglio la semina, le radici, la gentilezza verso gli uomini, la poesia, la pittura di favole… incedere quindi sugli antichi sentieri e affermare la conoscenza istintuale.

Ricordiamo che il meglio non si deve nascondere. La meditazione, l’educazione, l’analisi dei sogni, la conoscenza del verde cimitero non hanno nessun valore se tenuti per sé.

Dunque, ovunque voi siate, venite allo scoperto. Lasciate orme profonde, poiché ne siete capaci.

Siate la donna coraggiosa e paziente che impara a vedere attraverso l’illusione; resistete sino a trovare coloro ai quali appartenete, purificate il fiume creativo e lasciatevi condurre dal cuore in salvo attraverso la foresta.

Raccogliete le ossa di preziosi valori perduti e cantate per riportarli in vita.

Perdonate quando potete, dimenticate un poco, e create molto.

 

 

 

Dalla nostra sceneggiatura “FINALE”: Legàmi

 

 

“Che stupidi che siamo,

quanti inviti respinti,

quante parole non dette,

quanti sguardi non ricambiati.

   Tante volte la vita ci passa accanto

E noi non ce ne accorgiamo nemmeno.”

Da il CD del film “Le fate ignoranti”