diafonia



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


A volte è la nebbia che ci assedia
s'insinua tra queste case di pietre
periferie di un mondo elettronico...

Sono brividi che riscaldano...

Negli occhi
la notte
dominata da luci di silicio
si raffredda
mentre la luna s'adagia
su un soffice letto di spine...
e sanguina...

Si... è la nebbia che ci assedia

Lo sguardo smarrito
si rifugia confuso
tra le pareti del cuore...

Battiti di calore... calda consolazione

Le mani orfane
frugano nell'aria umida
indovinando la via...
ogni passo insegue l'altro
senza nessuna traiettoria...
senza nessuna incertezza

Solo il cammino questa notte
con in tasca una foto sbiadita
e sul viso una lacrima antica...

Mentre questa nebbia
dolcemente m'accarezza...

Qual è la verità di questa mattina vomito alcol... tutto gira affannosamente il sangue pulsa veloce alla testa
e davanti allo specchio la mia immagine sembra più sbiadita del solito... odio questo dentifricio freschezza alito gigolò... mentre il cielo immenso tetto-piombo... ci sovrasta... minacciando di crollarci sopra... e la terra sembra trasformarsi in un enorme mare-fanghiglia dalla quale non riesco a sollevare i miei piedi... dove sarà ora il mio cammino dove l'alternarsi dei passi... in questo sprofondare?

Non c'è stata premeditazione tutto è successo per caso... un gioco... rischio innocente di fanciullo... solo dopo il dramma consumato tra sospiri di piacere e urla di dolore... bisogna evitare il freddo in qualunque modo... cacciare la deficienza... la mancanza... dov'era allora l'amore senza il calore? tra le vene... nel sangue... dove acri limoni frutto del sole e della terra mi bruciavano... però era divertente ogni giorno danzare col niente della nostra vita/// ci scorreva dinanzi senza sfiorarci... la guardavamo come se non ci appartenesse come se non fosse vera...un fumetto in bianco e nero con un unico colore il rossomarcioplasma ... la morte quella era la nostra dimensione... così giocavamo a fare gli eroi... gli immortali... sopravvissuti a tutto perfino all'atomica... niente avrebbe potuto ucciderci...

E allora Giovanni? dov'è Giovanni? che fine hanno fatto le sue mani il suo cuore?

Pu pum Pu pum Pu pum.
Pu pum Pu pum..
Pu......pum....
Pu.........
..........Fermo.......

Ritmi sempre più tenui fino alla stasi... dolce tenera.... in una stanza dove mancò tutto... non c'è decenza tra siringhe sporche di sangue e bottiglie piene di piscio... questi miasmi insopportabili ti accompagnarono....
le mie lacrime non bagnarono ne lavarono ne purificarono quell'aria carica di disperazione... avevi il sole negli occhi che non risplendevano più...avevi il sole tra le mani ma non ridevi più... il cielo si stancò e quel giorno andò a dormire...

Misericordia di noi pietà...
non pregammo
non c'era nessuno a cui innalzare
i nostri inni...
Fanciulli pensammo di essere divini...
la morte ci sorprese misere figure umane
divampate dal dolore
Misericordia di noi pietà!

Mi guardo allo specchio le mani scivolano dove pulsa la vita... potrei vedere attraverso le mie ferite il passato ..il tempo che ho vissuto e quello che mi ha vissuto... ma ciò che mi attraversa sono buchi neri in cui non riesco a orientarmi... non sono in grado ne di piangere ne di gridare... tutta la vita passata mi sembra normale... assolutamente ovvia... dovrei invece trovare gloria in questo dolore sublimandolo con parole consolanti da dispensare agli altri miseri ipocriti fragili normodotati... ma cosa importa domani ripercorrerò il sentiero che conduce al bosco del dolore... Solo

Buio intorno
aspettiamo la luce
tenui i nostri cuori pulsano
a/tratti
di odio paura amore

Strane foto m'imprimono al cuore una dolce malinconia... fanno capolino tra mazzi di fiori appassiti o di seta ... peggio di plastica... sorridenti stonano col luogo dove vengono esposte... percorso di affanno memoria e dolore da qui passa la storia altezzosa e strafottente... ha i nostri passi e la nostra ipocrisia il nostro volto di falso dolore le nostre finte lacrime... mi soffermo a guardare i volti dei giovani i loro occhi che lasciano trasparire le speranze spezzate... mi chiedo se quando andarono dal fotografo pensarono che quella foto sarebbe finita su una lapide... osservo i loro vestiti meglio le loro giacche e mi sforzo di capire... poi cerco di intuire cosa sia stato a ucciderli... un incidente d'auto l'eroina il cancro o semplicemente l'indifferenza...
Lì davanti la tua tomba mi persuado che solo tu potevi ucciderti... in quella notte carica di disperazione e tensione la tua cintura al collo... oscillante muto chiuso nel cesso... chi e cosa ti sei portato stretto nel cuore?
Gelo l'indomani nelle mie vene maltrattate... " sto raccogliendo dei soldi per comprare i fiori del funerale" ... quei fiori io non li comprai cercai invece di riscaldarmi...
Hasta la victoria siempre Salvo

Dietro quell'angolo
con le mani che mi coprivano
gli occhi
mi sono nascosto per paura che tu mi vedessi
ho scelto l'insensibilità
come via da percorrere
per proteggermi dal dolore e da me stesso
Ma un cuore chiuso in una scatola
pulsa e può anche bruciare
Dunque nuovi veleni
per dolci amnesie

In questo mare senz'anima in tempesta perdo il mio fiato... nuotando... invano cercando la quiete... Abbandonato dalle forze... in preda allo sconforto... e alla dolce sensazione di naufragare mi lascio andare all'abbraccio mortale delle onde... verso un isola deserta che esiste anche per me... albeggia o forse è il crepuscolo ma non fa differenza è l'esperienza del colore che mi avvolge teneramente e mi stringe la gola... tra le mie mani non trovo più il biancore delle tue che stringendomi mi accarezzavano in un soffice tepore... dove sei?... Gli eventi non sono indulgenti con l'amore e non sempre la notte è più buia del giorno... Che la mia vita finisca ora o domani non ha importanza un cuore disperso non pulsa più gioia...


Cercano nel vuoto con gli occhi assenti ma attenti il volto del loro assassino desiderando l'arma che li ucciderà... dispersi tra la folla li riconosci subito i ragazzi senza anima frenetici e impazienti di ottenere un po' di calore che possa ricompensarli di tutto il male ricevuto... la disperazione li rende furbi logorroici in grado di venderti tutto perfino il loro cuore scassato.... qualcuno è accompagnato da un cane o due quando sorridono lasciano trasparire solo dolore dal ghigno della faccia solitudine dalle pieghe del volto ... tacciono quando un piccolo arnese di plastica con la punta in metallo li trafigge nel braccio o in qualsiasi altro luogo ci sia una vena... riscaldati da un fuoco di paglia piangono perché sanno già che sarà un piacere effimero... se provi a parlar e con loro ti ascoltano se hai da offrire qualcosa in cambio denaro... cibo... o un riparo per la notte... Non hanno mai pace mai fermi o stanchi sempre a rimuginare qualcosa per la testa ... i ragazzi del suicidio sono sempre allo stesso posto non ti puoi sbagliare se vai a cercarli se strigi loro la mano capirai dal sudore che la bagna se stanno bene oppure no e se guardi bene troverai anche me con il volto tra le mani e una rosa nel gilet...\\\\\


Buchi neri attraversano la mia pelle frammenti in dissoluzioni... dissolvenze
osservandoli rifletto su un nuovo puntamento
Lentamente con la memoria riattraverso
i percorsi gli spazi della mia vita
tutto è nuovo se gli occhi non sono stanchi Paura
una leggera tensione che scuote
deboli pulsioni del cuore che rimbomba
di accelerazioni improvvise
un passo dopo l'altro per cadere e rialzarsi
Il dolore si dissolve... scompare...
si trasforma in gioia...
Striscio... mutante come un rettile
cambio pelle
Accarezzo l'aria intorno a me
vivo
amandoti per sempre amandoti


Eravamo seduti quel giorno di marzo i suoi occhi penetranti mi scrutavano l'anima... invano cercavo di nascondere le mie emozioni... mi accarezzò dolcemente il viso un leggero brivido mi attraversò... dunque ero vivo il mio cuore era capace ancora d'amare... le nostre voci si intrecciavano
seguendo sottili alchimie e trasportate dal vento sembravano dolci melodie... le lacrime che solcavano il suo viso la rendevano più luminosa e riscaldavano il mio corpo gelido... non avevo fiori da offrirle e il mio amore mi sembrava cosa da poco... queste vie queste mura che tante volte avevo maledetto mi apparvero più generose quel giorno quasi mi volessero ricompensare per le tante ingiurie subite per l'ipocrisia che mi aveva accompagnato sin da bambino quando impaurito correvo a nascondermi fra le braccia di mia madre e piangevo sul suo caldo petto consolato dal suo profumo e dalle sue parole...


Con le mani sul volante correva in mezzo al traffico mattutino... aveva gli occhi di bimbo e sul viso disegnato uno strano sorriso... la gente ci sfiorava appena con lo sguardo incurante della nostra presenza...
eravamo ritornati nella grande città per consumare nuovamente il rito del sangue... parlava e le sue parole facevano trasparire rabbia amarezza rancore... la morte ci danzava davanti impadronita del nostro cuore lo aveva trasformato nel suo palcoscenico... pensavo alla corona di spine di Cristo alla sua pelle grondante sangue e alle mie braccia trafitte con violenza... Frenò bloccando di colpo la macchina... la felicità era lì a due passi in cima a una scala e ci aspettava con le cosce aperte offrendo la sua volgare nudità... Salimmo lentamente con gesti meccanici contratti poco naturali... facendo finta di niente ma il nostro corpo tremava ansioso fremeva di ricevere il calore sperato... il resto non fu difficile bastò spingere lo stantuffo fino in fondo e subito una sensazione di caldo torpore ci avvolse stringendoci e bloccando in gola tutte le parole che avremmo voluto dirci...

Calore... sonno
chiudere gli occhi è facile
per non vedere più nulla per non vedersi più
Sogno...
mari tranquilli e sereni tramonti
E' ora di svegliarsi di aprire gli occhi
per non restare bloccati
quando le porte si chiuderanno
Sveglia...sveglia
C'è ancora molto da fare qui
sveglia... svegliati
ma l'abbraccio della morte è ammaliante
seduce e rapisce
... mari tranquilli sereni tramonti per sempre


La stanchezza dell'animo mi rende debole le mie braccia né avvertono il peso... non percepisco il battito del cuore e sento l'eco della sua mancanza... ogni ora... minuto... secondo... nella terra di nessuno mi restituisce la leggerezza delle parole la loro inconsistenza... suono che vibra nell'aria molle e indifferente... attraverserà mai la sua pesantezza?... un lembo dell'anima che non mi appartiene più...
dovrei perdere ogni sicurezza ogni appiglio ogni affetto per impadronirmi di questo spazio sconfinato...
camminando a piedi nudi... solo... senza paura di smarrirmi...


L'incoscienza della gioventù
la leggerezza nelle azioni è svanita
resta solo l'amarezza delle parole
la desolazione del cuore
un'immensa ferita
che mai potrà risanarsi
colano... colano... lacrime
nessuna consolazione
solo odio disprezzo indifferenza
e stupida presunzione...

Notte... ho la mia carne da vendere... in cambio solo un po' di calore... avvolto in sudici cartoni rantolo cercando nel sonno la tregua per un'altra giornata in cui la felicità mi è apparsa un puro artificio...
non ho nessuna voglia d'amare...lasciatemi dormire domani mi vestirò di cielo e scorderò ogni viltà...ora chiudo gli occhi e il pianto solcherà il mio viso...

Apparire
ecco qua il mio cazzo...

Essere
ecco la mia fragilità...

Simulare
ecco le mie parole...

Nell'amore la mia complessità


Ho un mostro che mi insegue da cui devo scappare... il tempo... intrappolato nelle mia mente mi ha reso prigioniero dei ricordi... devo sputarli fuori... avvelenare con le mie parole il mondo... sono stanco dell'amore mi restituisce la mia incapacità di vivere... intanto fuori la neve imbianca le strade ombre sbilenche si stagliano in contro luce hanno lo sguardo severo di mio padre ma sono i miei fantasmi... le mie paure...

Anche oggi le aule di psicologia sono piene...a bocca aperta ascoltiamo intontiti l'ultima lezione sulle nevrosi... la nostra attenzione ha qualcosa di strano d'irreale mi sembra quasi che stiamo appendendo per la prima volta la descrizione di noi stessi... è una giornata di sole la luce sembra gridare spingendoci alla vita ma siamo interessati al prossimo caso clinico... parlerà della nostra infanzia... di nostro padre? Di nostra madre?... ho dinanzi il vuoto dell'umanità la nostra paura ad accettarci... il rifiuto ad amarci l'incapacità di scoprirci fragili e vulnerabili...
L'immortalità non ci appartiene è un attributo di dio basta scoprire questo per sentirsi felici...le debolezze le fragilità sono il nostro punto di forza sono queste che ci ricordano la nostra appartenenza alla natura il nostro legame con gli animali la nostra indistinzione dal mondo ... scordarlo ci ha resi prepotenti distruttori... scissi... recisi... trasformando la nostra energia vitale nella volgare morale dell'utile...


Lasciate che i bambini giochino che si divertano sporcando o prendendo in giro gli adulti... non insegnate loro la responsabilità con tutto il codazzo della serietà a rispondere grazie prego come se fossero robot... i fiori marciscono il dolce e penetrante profumo della rosa muta in un nauseabondo odore di morte... la vita sfiorisce... sono stanco di vedere bimbi che parlano da adulti cresciuti senza ingenuità aspettando la paghetta settimanale... la logica dell'utile uccide e pervade... ero bimbo e giocavo felice lottando contro castelli e soldati di erba... sola la vecchiaia mi riporterà a quella spensieratezza ma forse quel momento per me non arriverà mai...

Se solo avessi creduto in me non starei qui in questa stasi scoraggiante... ho acuito tutti il senso della vita costantemente oltre la morale della decenza... nessuna chiacchiera poteva sconvolgermi... nessuna emozione sdradicarmi... solitario sentivo ogni pulsione della mia carne... nessun sorriso forzato nessuna lacrima rubata… tutto accadeva con molta naturalezza... se solo avessi osato di più rinunciando alla normalità alla strutturazione delle azioni perdendo ogni possibile energia sconfinando ogni oltre limite individuale forse sentirei l'intimo anelito della natura il soffio vitale che univa il nostro corpo al cosmo mi sarei sentito parte di un grande organismo capace di grandi perdite energetiche... avrei vissuto tutte le emozioni senza paura della profondità... dello sperdimento...

Sfiorare appena restituisce l'emozione dell'attimo
Nessuna debolezza oltrepassa il limite imposto
Eppure la fragilità è struttura
Movimento meccanico e alchemico
Tu che guardi sei sicura di vedere?
Sarei disposto a cingermi di crisantemi
Se questo bastasse a risvegliare i tuoi sensi
Le lacrime che bagnano il letto
Seguono la scia dell'oblio
Niente potrà purificare il nostro talamo
Le macchie di sangue che lo hanno sporcato
Sono i tagli dell'animo
Anche se il mare è lontano
I tramonti hanno la stessa malinconia
e le albe lo stesso amaro sapore dell'angoscia
Tu che ascolti sei sicura di sentire?
Sarei disposto a piangere
Purché le mie lacrime potessero intenerire il tuo cuore
Niente è più lontano di ciò che ieri fu vicino
I baci sono lame che impongono distanze
Perché la carne desidera carne
e la sensualità appartiene ai bambini


Silenzioso… mentre tutto era festa intorno a lui… non sempre la parola è la porta dell'empatia… il suo volto comunicava l'assenza di tempo e di spazio… sospeso nel vuoto sperava che qualcuno potesse liberarlo… magari una donna pronta ad offrire il suo corpo lascivo… Io cercavo la danza… tutto mi girava attorno ma nulla mi avvolgeva… quando poi i suoi occhi furono nei miei mi assalì una profonda tristezza… cercai di parlagli ma non riuscivo ad attraversare il muro che esisteva tra noi… Per questo cercai sollievo negli altri… uno spunto di divertimento… un pretesto qualsiasi che risvegliasse il mio spirito dionisiaco… niente… fissavo le mie mani e non le riconoscevo…

Lo specchio non mi riflette
i miei occhi cercano invano il volto…
Nessuna certezza discende dalla parola
e il silenzio non allevia la tristezza…
Il tempo distrugge ogni attimo… ogni alternanza
Lo spazio è una distesa deserta
colma delle carcasse dei nostri orizzonti…
E quando tutto sembra luce
E il chiarore del sole irradiarci
l'ombra avanza
con lo spettro della solitudine…

Non era una questione di appartenenza… semplicemente non avevo voglia… in questo paese ogni atto di sincerità sembra un gesto di superiorità… nella foschia di gennaio avevo appreso che i sentimenti erano una merce da scambiare come caramelle… mio padre ogni giorno di più diventava una montagna invalicabile e anche il fantasma di mia madre mi rincorreva con una voglia cieca di farmi male… dove potevo rifugiarmi?… Incontrai F. lui aveva sempre le risposte pronte per ogni problema… cercai le mie nelle sue parole ma non le trovai… di lì a poche ore la festa che celebrava l'apparizione sarebbe finita ed io ancora una volta non ero riuscito a rompere il mio limite… la muraglia di parole che avevo costruito mi assediavo lasciandomi smarrito turbato e senza pensieri… il nulla che cercavo in me negli altri e nell'ambiente circostante continuava ad essere un'utopia una chimera sempre più lontana… irraggiungibile

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