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Sulle origini di Gangi ancora oggi verità e mitologia si mescolano.
I
Cretesivenuti in Sicilia a seguito di Minosse alla ricerca di Dedalo,
dopo aver perso le navi ed il loro condottiero, decisero di stabilirvisi
fondando Minoa. Altri si spinsero verso l'interno dove nel 1200 a.C. fondarono
la città di Engio con un tempio dedicato alle Dee Madri. Con
il passare degli anni la forza della città cresceva ed il Tempio
si arricchiva di tesori (l'asta ed i cimieri del cretese Merione, nipote
di Minosse, le armi di Ulisse, e poi le corazze e gli scudi di Scipione
l'Africano), ma una mossa politica ne arrestò l'espansione.
Il parteggiare per Cartagine nelle Guerre Puniche le costò serie
minacce da parte di Marcello. Al tempo di Verre il Tempio venne
spogliato di una parte dei suoi tesori, e questo episodio verrà
ricordato da Cicerone nelle sue "Verrine". Attorno all'anno
850 la città cade sotto il dominio dei Saraceni, i quali costruiscono
numerose fortezze, la "Madonita" sul Monte Marone, la fortezza
di "Regiovanni", la "Torre Cilindrica"
(ai piedi di Gangi). Nel 1067 la città venne liberata dai
Normanni guidati da Ruggero ed assegnata alla Contea di Geraci. Passa
poi ai Ventimiglia, signori di Geraci, e, come riporta lo storico Mogavero
Fina ed altri autori, nel 1271, mutato il nome in "Gangi",
viene sottratta da Carlo D'Angiò assieme alla Contea di Geraci
e donata al suo vicario in Sicilia, Filippo Di Monfort.
Dopo la rivoluzione del Vespro, nel 1282, Gangi e la Contea ritornano
ad Enrico Ventimiglia. Nel 1296 la corona passa a Federico III D'Aragona
e Gangi si ribella al re e al conte di Geraci. La data fatidica sembra
essere il 1299, anno in cui la città venne rasa al suolo
dalle truppe guidate da Federico III e da Enrico Ventimiglia, conte di
Geraci. I sopravvissuti, sbandati, si raccolgono intorno al Castello già
esistente sul Monte Marone, in quota ed in posizione ben difendibile.
Nei primi anni del secolo XIV furono costruiti mura di cinta e fossato,
porta d'ingresso, torri d'avvistamento e di difesa. Ad Enrico Ventimiglia
succede il figlio Francesco I, a cui va attribuita la realizzazione
della Torre quadrata, oggi nota come Torre dei Ventimiglia. La città
doveva possedere più direttrici di accesso, alcune irte e particolarmente
strette, che conducevano in campagna, ad est e ad ovest (che poi saranno
le via Porta di Conte) ed un accesso a valle più adatto ai cariaggi,
meglio segnato, che conduceva all'unica grande porta sormontata dalla
torre.
Lungo quest'ultima via si andarono ad ubicare le prime costruzioni religiose
che diverranno nel tempo germinatrici di residenza e di espansione della
città stessa.
Tra il XIV ed il XV sec. a Gangi, aumentano gli ordini religiosi
che rappresentano possibilità di formazione e di istruzione. All'inizio
del XVI sec. secondo i dati rilevati dal censimento di Carlo V, a Gangi
c'era una popolazione di circa 3200 abitanti e più di 900 abitazioni.Il
cinquecento ed il seicento sono periodi di grande evoluzione sul piano
sociale e culturale.
Gangi passa intanto dalla signoria dei Ventimiglia a quella dei
Graffeo che per volere di Filippo IV re di Spagna, hanno acquisito il
titolo di principi di Gangi e marchesi di Regiovanni. Nel 1677 il titolo
passa ai Valguarnera. Nel 1700 a Gangi sorgono numerose accademie
di letterati, tra le quali quella degli Industriosi, e si costruiscono
numerosi Palazzi nobiliari, quali Palazzo Bongiorno, Palazzo Mocciaro,
Palazzo Sgadari.
La storia recente è meno ricca del suo passato. Agli inizi dell'800
gli abitanti erano 9500, più di adesso. Non sono molte le
opere che poi si realizzarono, citiamo solo il Palazzo Comunale, neogotico.
Il resto poi è storia moderna, l'Unità d'Italia, il lento
decadere dell'aristocrazia e dei loro feudi, l'arrivo degli americani,
ecc..
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