La Sfinge, da simbolo del Cosmo protettivo e guardiano della
Saggezza in epoca egizia, si trasforma in epoca greco-latina in
mostro inquietante e sanguinario. Perché?
Edipo, l'uomo patricida e incestuoso dai "piedi forati"
svela l'enigma della Sfinge, rispondendo semplicemente e simbolicamente
" o antropos ". Tutto questo ha un senso preciso?
A queste e ad altre domande cercherò non certo di rispondere
in modo esauriente ma, attraverso una serie di opinioni e documentazioni
attendibili e qualche pensiero personale, proverò a dare
delle chiavi di lettura; a mio parere infatti, dietro a tali episodi
mitologici ed epici, seguendo un file rouge che passa dal Lucio
di Apuleio per giungere fino al Faust di Goethe, si nascondono
in senso ermetico alcuni dei passaggi chiave della storia evolutivo-spirituale:
tale ricerca non è altro che il tentativo di continuare
a rispondere alla nota domanda primordiale della Sfinge, la cui
risposta resta sempre la stessa di allora: l'Uomo.
LA SFINGE EGIZIA, ETERNA E SILENZIOSA
Il maestoso monumento della Sfinge vigila ai piedi delle Piramidi;
lo sguardo è fiero e fermo, proiettato verso l'orizzonte
e verso l'infinito del Tempo. Sembra non avere alcuna età.
Gli egittologi per la verità un'età l'hanno azzardata:
verso la metà del terzo millennio a.C.
Secondo gli ultimi studi appaiono però a tal proposito
delle incongruenze e degli interrogativi che sembrano spostare
la costruzione della Sfinge addirittura al 10.000 a.C. circa:
l'erosione dell'acqua alla base del monumento fa pensare all'epoca
del cosiddetto diluvio; la direzione dello sguardo della Sfinge
è quella del punto in cui il sole sorgeva all'orizzonte
ai tempi dell'era del Leone; la testa della Sfinge per
alcuni studiosi non sembra essere l'originale, sia per la consistenza
diversa del materiale sia per l'assoluta sproporzione della stessa
rispetto al corpo leonino. Alcuni hanno ipotizzato che, nella
versione originale della Sfinge, anche la testa doveva essere
leonina: la cosa sarebbe del tutto coerente se pensiamo che sfingi
di epoca più recente ( di fronte al tempio di Luxor per
esempio, ma abbiamo oggi anche l'esempio con la mostra "
I faraoni"a Palazzo Grassi a Venezia dove nella prima sala
domina la mole di una massiccia sfinge-ariete) hanno interamente
le fattezze dell'Ariete. Data la precisione con cui gli Egizi
eseguivano le loro opere architettoniche, il rispetto quasi maniacale
della corrispondenza tra mondo stellare e terrestre ( la disposizione
delle tre Piramidi di Giza simbolo terrestre di Orione per esempio)
fanno presumere in effetti che anche e soprattutto la costruzione
della Sfinge abbia seguito gli stessi criteri. Tanto più
se pensiamo all'eternità, all'inesorabilità del
Tempo che la Sfinge stessa rappresentava è quanto meno
strano non riconnetterla al movimento stellare e al passaggio
delle diverse ere Zodiacali. La Sfinge Egizia è quindi
il simbolo dell'Eternità e della Saggezza che sta a guardia
in Silenzio ( perché la Sfinge egizia non ha bisogno di
parlare) dei grandi sepolcri dei faraoni, è la rappresentante
del passaggio da questo nostro mondo a quello dei defunti, è
la porta stessa o meglio il Guardiano della soglia tra i due mondi.
Il faraone, tanto positivo era il significato della Sfinge, ne
disegna il volto con le proprie fattezze, per sempre.
Un altro aspetto molto interessante del nostro discorso è
relativo alla misteriosa città egizia di Tebe: un'altra
usanza degli abitanti era, come racconta Frazer ne " Il ramo
d'oro", l'immolazione una volta all'anno dell'Ariete sacro,
sacro non perché sacrificato al dio ma perché personificazione
stessa del dio Ammone: raccontavano infatti che lo stesso si era
manifestato loro con la testa d'ariete. Il Leone, nella sfinge,
era il simbolo di un lontano passato e quindi dell'eternità:
l'Ariete per gli egizi del tardo impero era il presente, la personificazione
stessa del dio e nei loro cuori aveva ormai sostituito l'antico
culto del dio Toro Api.
LA SFINGE GRECA, ENIGMA MINACCIOSO
Da simbolo di Eternità e Saggezza di epoca egizia si passa
col tempo ad una visione completamente diversa della Sfinge; la
Sfinge greca è un mostro terribile, perseguita l'Uomo con
enigmi che appaiono irrisolvibili: è l'epoca del Labirinti
in cui l'Uomo perde momentaneamente se stesso e soprattutto la
strada verso Dio. L'uomo greco, proiettato verso una nuova fase
della coscienza, prende i simboli dell'uomo egizio e ne fa dei
mostri: il Toro, dio rivelatosi nell'Era del Toro, da simbolo
della fecondità che aveva sia in Oriente (epopea di Gilgamesh,
Zarathustra ecc.) che nella terra dei Faraoni, diventa in Grecia
il Minotauro nel labirinto; i greci ne fanno un simbolo dell'animalità
primordiale, dell'uomo che ha ancora la testa, appunto, rivolta
al passato.
La Sfinge non è più né un Leone divinizzato
né un Ariete , ma come in un tremendo esperimento biotecnologico
diviene una mostruosa sintesi di animali selvaggi, della Bestialità
contrapposta all'Animalità sacra e positiva precedente.
Rudolf Steiner, in una conferenza tenuta a Dornach il 20 novembre
del 1914, spiega che la Sfinge è in realtà la
rappresentazione di quell'essere spirituale che chiamiamo Lucifero:
l'uomo egizio, ancora immerso in un'atmosfera dominata da questo
essere, ne coglieva in pieno l'aspetto spirituale e positivo:
era il signore del Tempo e dell'intelligenza. L'uomo greco, diversamente
dall'uomo egizio, inizia a vivere il grande evento evolutivo del
formarsi dell'Anima Razionale. Nella coscienza inizia a
svilupparsi una facoltà fino ad allora quasi del tutto
sconosciuta: il Pensiero, il Logos e diventa capace di astrarre,
di ragionare con un'acutezza senza precedenti. Dà vita
da una parte alla filosofia, mentre dall'altra va a formare dentro
l'anima stessa quello che oggi possiamo definire "il doppio",
quella parte di noi con cui dobbiamo fare i conti quotidianamente
e che contrasta ( e d'altro canto può rafforzare) il nostro
spirito. Nell'epoca greca il cosiddetto doppio era quasi completamente
formato da Lucifero: alla Sfinge/Lucifero, narrano le leggende,
i greci Tebani erano costretti ad offrire doni assai preziosi
per soddisfarne le brame: tali doni erano le proprie stesse vite.
Ancora una volta vediamo il simbolo dell'era zodiacale precedente
utilizzato nei rituali La Sfinge non era più l'essere del
Silenzio: la Sfinge greca parla, e si esprime per enigmi talmente
difficili e complicati da non poter essere risolti; la pena era
la vita stessa dell'interrogato.
EDIPO
Colui che secondo il mito ellenico è destinato a risolvere
l'enigma della Sfinge/Lucifero è un personaggio dal nome
nient'affatto casuale: Edipo, l'uomo "dai piedi forati".
Come spiega Steiner il nome stesso contiene un significato spirituale
ben preciso,ma partiamo con ordine: Edipo è il figlio di
Laio al quale l'oracolo preannuncia che il bimbo avrebbe condannato
alla sventura tutta la sua stirpe: Laio, come per contrassegnarlo,
fora i piedi del neonato e lo abbandona, affidandolo alla Sorte.
La prima cosa da notare è che nel personaggio Edipo si
parte da una maledizione insita nella famiglia, "di sangue",
come se il personaggio partisse da una situazione negativa e legata
all'antico mondo dei clan, del gruppo e delle famiglie, e fosse
poi abbandonato per vivere "individualmente" ma con
un particolare che si porterà dietro per tutta la vita:
i piedi deformi a causa dei fori paterni. Non è un simbolo
di poco conto e non a caso il nome stesso del protagonista si
basa su questo particolare: la comprensione di questo enigma è
però del tutto spirituale; Steiner spiega che la tendenza
al Materialismo provoca una sorta di appassimento del corpo eterico
umano che, a sua volta, porta il corpo fisico ad asciugarsi e
a contrarsi. Se tale solidificazione arrivasse al culmine, "gli
uomini avrebbero piedi di corno,zoccoli cornei,al
posto dei piedi di un essere umano normale." Questo
spigherebbe molte cose, tra cui le leggende legate al legame capra-diavolo,
l'immagine stessa con cui è stato rappresentato Satana
( e quindi Mefistofele) e che in Grecia troviamo invece ben nitido
nel mito dei Satiri e di altri esseri mitologici affini.
Edipo quindi, pur nascendo in un contesto ben preciso di legame
di stirpe, di famiglia e di sangue abbastanza consueto in quei
tempi, sviluppa le sue vicende scollegato da esse, in un passaggio
che in termini antroposofici definiremmo da un mondo antico-familiare-luciferico
a quello moderno- individuale-arimanico. La forza arimanica porta
ai piedi di capra e in un tal corpo sviluppa al massimo la propria
energia.
Allevato dai pastori il destino lo porta poi ad affrontare prima
la terribile Sfinge con, come unica arma a disposizione, la propria
intelligenza: la Sfinge porge ad Edipo la possibilità di
salvarsi nel caso in cui egli, per primo, riuscisse a rispondere
al fatidico indovinello: "Quale essere cammina al mattino
su quattro zampe, su due a mezzogiorno e su tre alla sera ed è
tanto più debole quante più zampe ha?"
Edipo risponde esattamente e la risposta è essa stessa
simbolica e significativa: l'uomo. Successivamente affronterà
suo malgrado la vicenda del parricidio e del rapporto carnale
con la madre, da cui Freud prenderà spunto per le note
teorie psicoanalitiche da lui ideate.
Edipo alla fine viene ad essere assunto come un simbolo ben maggiore
di quanto lo stesso Freud si potesse immaginare: Edipo è
il simbolo stesso del sorgere dell'uomo moderno, arimanizzato,
che sconfigge con le forze di un intelletto fino ad allora sconosciuto
le forze Luciferiche impersonate dalla Sfinge, legate al passato,
agli enigmi, al mondo esoterico,
APOLLO ED ERMES
La contrapposizione tra Pensiero Razionale e Pensiero
Ermetico non è solo una nostra astrazione, né
una conclusione a cui siamo arrivati solo in tempi moderni; già
gli antichi Greci, infatti, avevano cercato di mettere in luce
tale antitesi creando quel dualismo che, come ricorda Pietro
Citati in "La luce della notte" (ed. Mondatori, 1996)
si sintetizza nella contrapposizione tra le due grandi divinità
Apollo ed Ermes: Apollo nacque nello splendore di una giornata
di sole festeggiato dalle dee; Ermes nacque di notte in
una buia grotta tra i monti boscosi dell'Arcadia mentre non solo
gli uomini ma gli dei stessi dormivano. Apollo è potatore
di luce ma, secondo Omero, Ermes inventò il fuoco. Apollo
era il dio nobile e tragico, incuteva spavento e venerazione,
era immune dalla menzogna: chiaro, puro e semplice, armonia ed
intelligenza allo stato puro. Ermes come il mercurio appariva
sotto ogni forma, era sempre mutevole, enigmatico, amava le menzogne
e gli inganni. Apollo era la legge, Ermes l'imprevisto.
Avevano in comune le due divinità la Poesia e quindi lo
strumento della cetra, ma Apollo la ricevette in dono mentre Ermes
la inventò letteralmente. La poesia apollinea era meravigliosa,
quella ermetica incantevole. Citati, in tale contrapposizione
che rafforza e supera la dualità Apollinea e Dionisiaca
di niezstchiana memoria, vede l'apparire di una vera e propria
dualità spirituale che il mondo greco ha mitizzato e non
solo una trasposizione figurata della lotta psicologica interiore
tra razionalità e volontà che ognuno di noi vive.
A questa antitesi non solo psicologica ma realmente spirituale
sembra far cenno proprio la contrapposizione tra Edipo e la Sfinge:
Edipo apollineo, armato di pensiero si contrappone alla sfinge
mostro-ermetico e dalle tante forme, Arimane contro Lucifero,
ragione contro enigma, e questo scontro decide e sintetizza il
percorso dell'uomo occidentale fino ai nostri giorni. Dice a proposito
Steiner: "In modo che l'Io potesse essere fortificato,
era necessario che Arimane-Mefistofele entrasse in Edipo--il tipico
rappresentante dei greci".
I miti antichi e il loro significato
Quattro anni dopo la sopraccitata conferenza Steiner ne tiene
un'altra di argomento mitico, e la chiave di lettura che espone
è ulteriormente intrigante e, come al solito, chiarificatrice
ed enigmatica allo stesso tempo. Prima di tutto sferra
un ulteriore attacco alla visione materialistica dei fatti epici
e mitologici che fin dal XIX sec. ha avuto il quasi assoluto monopolio
del mondo culturale ufficiale. Lo spunto è il mito di Osiride.
Il Dupuis riteneva i miti in genere, Gesù compreso, nient'altro
che racconti leggendari nati da trasposizioni di fenomeni astrologici
ed astronomici compiuti dai sacerdoti per ingannare di volta in
volta il popolo e soggiogarlo spiritualmente. Steiner ricorda
invece come quelli che si definiscono normalmente miti antichi
sono da considerare come vere e proprie rappresentazioni di fenomeni
spirituali realmente avvenuti.
Osiride, divinità che secondo gli egizi si era incarnata
sulla terra e che insegnò in primis agli egiziani e successivamente
nel resto del globo ad abbandonare l'antropofagia, ad usare l'aratro,
a praticare l'agricoltura, l'astronomia, la scrittura, era una
divinità "riconosciuta" dai greci stessi e non
importato, così come avvenne ai Germani quando vennero
a conoscenza del miti di Ercole, come racconta Tacito.
Osiride, dio supremo egiziano, per i greci era il figlio "irregolare"
di Chronos e Rea; gli egizi si erano soffermati su Osiride dio
dei morti perché il loro animo era in tale direzione disposto;
i Greci ricordano invece le generazioni precedenti a Osiride e
soprattutto quelle successive, le divinità immerse totalmente
nella vita. La morte non era oggetto dell'esplorazione spirituale
greca. Ricorda Steiner come non è un caso che le divinità
greche fossero in qualche modo suddivise in tre generazioni diverse:
1 Urano - Gea
2 Chronos Rea ( i Titani e Osiride)
3 Zeus - Era
In ognuna di esse l'essere maschile spietato veniva abbattuto
e sostituito dalla generazione successiva aiutata dall'essere
femminile rimasto "vedova" ( Iside compresa ). Steiner
sottolinea come tali entità fossero tutt'altro che frutto
della fantasia umana: le caratteristiche tanto umane di tali esseri
erano dovute al fatto che, in tempi remotissimi, erano realmente
incarnati in uomini che hanno dato un fortissimo impulso evolutivo
all'umanità, tale da lasciare una traccia ben chiara nella
mitologia di ogni popolo. Affascinante anche la spiegazione che
ricollega le tre generazioni divine ai tre passi spirituali:
1 Intuizione
2 Ispirazione
3 Immaginazione
la chiaroveggenza atavica, ormai lontana anche dal mondo dei greci,
non permetteva più in realtà neppure di vedere l'ultima
generazione divina, quella che con l'Immaginazione era possibile
ancora "sentire"
e quindi ai tre elementi alchemici:
1 SAL (Gea, la Terra, sopravvive al Cielo; il SAL è la
Terra dentro l'uomo)
2 MERCUR ( Rea sopravvive a Chronos; l'elemento fluido sopravvive
al Tempo)
3 SULFUR (la Folgore di Zeus)
Lascio alla lettura dei testi di cui fin qui ho fatto cenno per
approfondire ulteriormente questo argomento a dir poco affascinante.
Per finire aggiungerei solo che, usando un certo rispetto verso
tali temi e come strumenti il nostro pensiero e la nostra sensibilità,
non possiamo non vedere l'enormità spirituale dei retroscena
mitologici che stanno alle spalle della storia di ogni popolo.
Ultimo particolare: come rimarca Steiner gli dei egizi e greci
non sono i creatori del mondo e l'uomo è a loro preesistente:
esattamente il contrario di quello che afferma il popolo ebraico:
anche in questo possiamo vedere come la divinità egizio/greca
è un essere spirituale considerevole ma non assoluto; è
un compagno dell'Evoluzione umana, non ne è il creatore.
Edipo, l'uomo nuovo arimanico dell'epoca greca, affronta e supera
gli spiriti luciferici delle epoche passate e si proietta verso
il futuro. Un'infinità di personaggi letterari si susseguiranno
nella storia culturale umana a rappresentare il cammino di conoscenza
in una continua e progressiva evoluzione. Si va dall' Enea virgiliano
a Lucio de "Le metamorfosi" di Apuleio, dalle saghe
dei cavalieri arthuriani ai poeti stilnovisti. Il simbolo letterario
per eccellenza dell'epoca moderna, in cui siamo sicuramente tutt'ora
immersi, è il Faust. Tale modernità risulta addirittura
eclatante se pensiamo che in questa lunga evoluzione si arriva
al ribaltamento della posizione spirituale da cui siamo partiti:
Faust, uomo moderno che decide di sfidare un mondo ormai arimanizzato,
si deve riappropriare della sua parte luciferica per equilibrare
il proprio Io. Di questi fatti così attuali ora ne possiamo
solo accennare, rimandando tale approfondimento ad interventi
che verteranno sulla tragicità effettiva dell'uomo moderno.
Testi consigliati:
- L'EQUILIBRIO NEL MONDO : L'UOMO, LUCIFERO E ARIMANE
(di Rudolf Steiner)
nell'Opera Omnia: n°158
Conferenza inedita per l'Italia,tradotta da un testo inglese, il 7 luglio 1997 da "Unicornos"
Il ramo d'oro James G. Frazer
Pietro Citati in "La luce della notte" (ed. Mondatori,
1996)
Milano, Società Antroposofica, 1 Aprile 2003