Da Edipo a Faust, dalla Sfinge a Mefistofele:
la lunga ricerca dell'equilibrio michaelita

Davide Foschi

La Sfinge, da simbolo del Cosmo protettivo e guardiano della Saggezza in epoca egizia, si trasforma in epoca greco-latina in mostro inquietante e sanguinario. Perché?
Edipo, l'uomo patricida e incestuoso dai "piedi forati" svela l'enigma della Sfinge, rispondendo semplicemente e simbolicamente " o antropos ". Tutto questo ha un senso preciso?
A queste e ad altre domande cercherò non certo di rispondere in modo esauriente ma, attraverso una serie di opinioni e documentazioni attendibili e qualche pensiero personale, proverò a dare delle chiavi di lettura; a mio parere infatti, dietro a tali episodi mitologici ed epici, seguendo un file rouge che passa dal Lucio di Apuleio per giungere fino al Faust di Goethe, si nascondono in senso ermetico alcuni dei passaggi chiave della storia evolutivo-spirituale: tale ricerca non è altro che il tentativo di continuare a rispondere alla nota domanda primordiale della Sfinge, la cui risposta resta sempre la stessa di allora: l'Uomo.
 
LA SFINGE EGIZIA, ETERNA E SILENZIOSA
Il maestoso monumento della Sfinge vigila ai piedi delle Piramidi; lo sguardo è fiero e fermo, proiettato verso l'orizzonte e verso l'infinito del Tempo. Sembra non avere alcuna età. Gli egittologi per la verità un'età l'hanno azzardata: verso la metà del terzo millennio a.C.
Secondo gli ultimi studi appaiono però a tal proposito delle incongruenze e degli interrogativi che sembrano spostare la costruzione della Sfinge addirittura al 10.000 a.C. circa: l'erosione dell'acqua alla base del monumento fa pensare all'epoca del cosiddetto diluvio; la direzione dello sguardo della Sfinge è quella del punto in cui il sole sorgeva all'orizzonte ai tempi dell'era del Leone; la testa della Sfinge per alcuni studiosi non sembra essere l'originale, sia per la consistenza diversa del materiale sia per l'assoluta sproporzione della stessa rispetto al corpo leonino. Alcuni hanno ipotizzato che, nella versione originale della Sfinge, anche la testa doveva essere leonina: la cosa sarebbe del tutto coerente se pensiamo che sfingi di epoca più recente ( di fronte al tempio di Luxor per esempio, ma abbiamo oggi anche l'esempio con la mostra " I faraoni"a Palazzo Grassi a Venezia dove nella prima sala domina la mole di una massiccia sfinge-ariete) hanno interamente le fattezze dell'Ariete. Data la precisione con cui gli Egizi eseguivano le loro opere architettoniche, il rispetto quasi maniacale della corrispondenza tra mondo stellare e terrestre ( la disposizione delle tre Piramidi di Giza simbolo terrestre di Orione per esempio) fanno presumere in effetti che anche e soprattutto la costruzione della Sfinge abbia seguito gli stessi criteri. Tanto più se pensiamo all'eternità, all'inesorabilità del Tempo che la Sfinge stessa rappresentava è quanto meno strano non riconnetterla al movimento stellare e al passaggio delle diverse ere Zodiacali. La Sfinge Egizia è quindi il simbolo dell'Eternità e della Saggezza che sta a guardia in Silenzio ( perché la Sfinge egizia non ha bisogno di parlare) dei grandi sepolcri dei faraoni, è la rappresentante del passaggio da questo nostro mondo a quello dei defunti, è la porta stessa o meglio il Guardiano della soglia tra i due mondi. Il faraone, tanto positivo era il significato della Sfinge, ne disegna il volto con le proprie fattezze, per sempre.
Un altro aspetto molto interessante del nostro discorso è relativo alla misteriosa città egizia di Tebe: un'altra usanza degli abitanti era, come racconta Frazer ne " Il ramo d'oro", l'immolazione una volta all'anno dell'Ariete sacro, sacro non perché sacrificato al dio ma perché personificazione stessa del dio Ammone: raccontavano infatti che lo stesso si era manifestato loro con la testa d'ariete. Il Leone, nella sfinge, era il simbolo di un lontano passato e quindi dell'eternità: l'Ariete per gli egizi del tardo impero era il presente, la personificazione stessa del dio e nei loro cuori aveva ormai sostituito l'antico culto del dio Toro Api.
 
LA SFINGE GRECA, ENIGMA MINACCIOSO
Da simbolo di Eternità e Saggezza di epoca egizia si passa col tempo ad una visione completamente diversa della Sfinge; la Sfinge greca è un mostro terribile, perseguita l'Uomo con enigmi che appaiono irrisolvibili: è l'epoca del Labirinti in cui l'Uomo perde momentaneamente se stesso e soprattutto la strada verso Dio. L'uomo greco, proiettato verso una nuova fase della coscienza, prende i simboli dell'uomo egizio e ne fa dei mostri: il Toro, dio rivelatosi nell'Era del Toro, da simbolo della fecondità che aveva sia in Oriente (epopea di Gilgamesh, Zarathustra ecc.) che nella terra dei Faraoni, diventa in Grecia il Minotauro nel labirinto; i greci ne fanno un simbolo dell'animalità primordiale, dell'uomo che ha ancora la testa, appunto, rivolta al passato.
La Sfinge non è più né un Leone divinizzato né un Ariete , ma come in un tremendo esperimento biotecnologico diviene una mostruosa sintesi di animali selvaggi, della Bestialità contrapposta all'Animalità sacra e positiva precedente.
Rudolf Steiner, in una conferenza tenuta a Dornach il 20 novembre del 1914, spiega che la Sfinge è in realtà la rappresentazione di quell'essere spirituale che chiamiamo Lucifero: l'uomo egizio, ancora immerso in un'atmosfera dominata da questo essere, ne coglieva in pieno l'aspetto spirituale e positivo: era il signore del Tempo e dell'intelligenza. L'uomo greco, diversamente dall'uomo egizio, inizia a vivere il grande evento evolutivo del formarsi dell'Anima Razionale. Nella coscienza inizia a svilupparsi una facoltà fino ad allora quasi del tutto sconosciuta: il Pensiero, il Logos e diventa capace di astrarre, di ragionare con un'acutezza senza precedenti. Dà vita da una parte alla filosofia, mentre dall'altra va a formare dentro l'anima stessa quello che oggi possiamo definire "il doppio", quella parte di noi con cui dobbiamo fare i conti quotidianamente e che contrasta ( e d'altro canto può rafforzare) il nostro spirito. Nell'epoca greca il cosiddetto doppio era quasi completamente formato da Lucifero: alla Sfinge/Lucifero, narrano le leggende, i greci Tebani erano costretti ad offrire doni assai preziosi per soddisfarne le brame: tali doni erano le proprie stesse vite. Ancora una volta vediamo il simbolo dell'era zodiacale precedente utilizzato nei rituali La Sfinge non era più l'essere del Silenzio: la Sfinge greca parla, e si esprime per enigmi talmente difficili e complicati da non poter essere risolti; la pena era la vita stessa dell'interrogato.
 
EDIPO
Colui che secondo il mito ellenico è destinato a risolvere l'enigma della Sfinge/Lucifero è un personaggio dal nome nient'affatto casuale: Edipo, l'uomo "dai piedi forati". Come spiega Steiner il nome stesso contiene un significato spirituale ben preciso,ma partiamo con ordine: Edipo è il figlio di Laio al quale l'oracolo preannuncia che il bimbo avrebbe condannato alla sventura tutta la sua stirpe: Laio, come per contrassegnarlo, fora i piedi del neonato e lo abbandona, affidandolo alla Sorte. La prima cosa da notare è che nel personaggio Edipo si parte da una maledizione insita nella famiglia, "di sangue", come se il personaggio partisse da una situazione negativa e legata all'antico mondo dei clan, del gruppo e delle famiglie, e fosse poi abbandonato per vivere "individualmente" ma con un particolare che si porterà dietro per tutta la vita: i piedi deformi a causa dei fori paterni. Non è un simbolo di poco conto e non a caso il nome stesso del protagonista si basa su questo particolare: la comprensione di questo enigma è però del tutto spirituale; Steiner spiega che la tendenza al Materialismo provoca una sorta di appassimento del corpo eterico umano che, a sua volta, porta il corpo fisico ad asciugarsi e a contrarsi. Se tale solidificazione arrivasse al culmine, "gli uomini avrebbero piedi di corno,zoccoli cornei,al posto dei piedi di un essere umano normale." Questo spigherebbe molte cose, tra cui le leggende legate al legame capra-diavolo, l'immagine stessa con cui è stato rappresentato Satana ( e quindi Mefistofele) e che in Grecia troviamo invece ben nitido nel mito dei Satiri e di altri esseri mitologici affini.
Edipo quindi, pur nascendo in un contesto ben preciso di legame di stirpe, di famiglia e di sangue abbastanza consueto in quei tempi, sviluppa le sue vicende scollegato da esse, in un passaggio che in termini antroposofici definiremmo da un mondo antico-familiare-luciferico a quello moderno- individuale-arimanico. La forza arimanica porta ai piedi di capra e in un tal corpo sviluppa al massimo la propria energia.
Allevato dai pastori il destino lo porta poi ad affrontare prima la terribile Sfinge con, come unica arma a disposizione, la propria intelligenza: la Sfinge porge ad Edipo la possibilità di salvarsi nel caso in cui egli, per primo, riuscisse a rispondere al fatidico indovinello: "Quale essere cammina al mattino su quattro zampe, su due a mezzogiorno e su tre alla sera ed è tanto più debole quante più zampe ha?"  Edipo risponde esattamente e la risposta è essa stessa simbolica e significativa: l'uomo.  Successivamente affronterà suo malgrado la vicenda del parricidio e del rapporto carnale con la madre, da cui Freud prenderà spunto per le note teorie psicoanalitiche da lui ideate.
Edipo alla fine viene ad essere assunto come un simbolo ben maggiore di quanto lo stesso Freud si potesse immaginare: Edipo è il simbolo stesso del sorgere dell'uomo moderno, arimanizzato, che sconfigge con le forze di un intelletto fino ad allora sconosciuto le forze Luciferiche impersonate dalla Sfinge, legate al passato, agli enigmi, al mondo esoterico,
 
APOLLO ED ERMES
La contrapposizione tra Pensiero Razionale e Pensiero Ermetico non è solo una nostra astrazione, né una conclusione a cui siamo arrivati solo in tempi moderni; già gli antichi Greci, infatti, avevano cercato di mettere in luce tale antitesi creando quel dualismo che, come ricorda Pietro Citati in "La luce della notte" (ed. Mondatori, 1996) si sintetizza nella contrapposizione tra le due grandi divinità Apollo ed Ermes: Apollo nacque nello splendore di una giornata di sole festeggiato dalle dee; Ermes nacque di notte in una buia grotta tra i monti boscosi dell'Arcadia mentre non solo gli uomini ma gli dei stessi dormivano. Apollo è potatore di luce ma, secondo Omero, Ermes inventò il fuoco. Apollo era il dio nobile e tragico, incuteva spavento e venerazione, era immune dalla menzogna: chiaro, puro e semplice, armonia ed intelligenza allo stato puro. Ermes come il mercurio appariva sotto ogni forma, era sempre mutevole, enigmatico, amava le menzogne e gli inganni. Apollo era la legge, Ermes l'imprevisto.
Avevano in comune le due divinità la Poesia e quindi lo strumento della cetra, ma Apollo la ricevette in dono mentre Ermes la inventò letteralmente. La poesia apollinea era meravigliosa, quella ermetica incantevole. Citati, in tale contrapposizione che rafforza e supera la dualità Apollinea e Dionisiaca di niezstchiana memoria, vede l'apparire di una vera e propria dualità spirituale che il mondo greco ha mitizzato e non solo una trasposizione figurata della lotta psicologica interiore tra razionalità e volontà che ognuno di noi vive.
A questa antitesi non solo psicologica ma realmente spirituale sembra far cenno proprio la contrapposizione tra Edipo e la Sfinge: Edipo apollineo, armato di pensiero si contrappone alla sfinge mostro-ermetico e dalle tante forme, Arimane contro Lucifero, ragione contro enigma, e questo scontro decide e sintetizza il percorso dell'uomo occidentale fino ai nostri giorni. Dice a proposito Steiner: "In modo che l'Io potesse essere fortificato, era necessario che Arimane-Mefistofele entrasse in Edipo--il tipico rappresentante dei greci".
 
I miti antichi e il loro significato

Quattro anni dopo la sopraccitata conferenza Steiner ne tiene un'altra di argomento mitico, e la chiave di lettura che espone è ulteriormente intrigante e, come al solito, chiarificatrice ed enigmatica allo stesso tempo. Prima di tutto sferra un ulteriore attacco alla visione materialistica dei fatti epici e mitologici che fin dal XIX sec. ha avuto il quasi assoluto monopolio del mondo culturale ufficiale. Lo spunto è il mito di Osiride. Il Dupuis riteneva i miti in genere, Gesù compreso, nient'altro che racconti leggendari nati da trasposizioni di fenomeni astrologici ed astronomici compiuti dai sacerdoti per ingannare di volta in volta il popolo e soggiogarlo spiritualmente. Steiner ricorda invece come quelli che si definiscono normalmente miti antichi sono da considerare come vere e proprie rappresentazioni di fenomeni spirituali realmente avvenuti.
Osiride, divinità che secondo gli egizi si era incarnata sulla terra e che insegnò in primis agli egiziani e successivamente nel resto del globo ad abbandonare l'antropofagia, ad usare l'aratro, a praticare l'agricoltura, l'astronomia, la scrittura, era una divinità "riconosciuta" dai greci stessi e non importato, così come avvenne ai Germani quando vennero a conoscenza del miti di Ercole, come racconta Tacito.
Osiride, dio supremo egiziano, per i greci era il figlio "irregolare" di Chronos e Rea; gli egizi si erano soffermati su Osiride dio dei morti perché il loro animo era in tale direzione disposto; i Greci ricordano invece le generazioni precedenti a Osiride e soprattutto quelle successive, le divinità immerse totalmente nella vita. La morte non era oggetto dell'esplorazione spirituale greca. Ricorda Steiner come non è un caso che le divinità greche fossero in qualche modo suddivise in tre generazioni diverse:
 
1 Urano - Gea
2 Chronos ­ Rea ( i Titani e Osiride)
3 Zeus - Era
 
In ognuna di esse l'essere maschile spietato veniva abbattuto e sostituito dalla generazione successiva aiutata dall'essere femminile rimasto "vedova" ( Iside compresa ). Steiner sottolinea come tali entità fossero tutt'altro che frutto della fantasia umana: le caratteristiche tanto umane di tali esseri erano dovute al fatto che, in tempi remotissimi, erano realmente incarnati in uomini che hanno dato un fortissimo impulso evolutivo all'umanità, tale da lasciare una traccia ben chiara nella mitologia di ogni popolo. Affascinante anche la spiegazione che ricollega le tre generazioni divine ai tre passi spirituali:
 
1 Intuizione
2 Ispirazione
3 Immaginazione
 
la chiaroveggenza atavica, ormai lontana anche dal mondo dei greci, non permetteva più in realtà neppure di vedere l'ultima generazione divina, quella che con l'Immaginazione era possibile ancora "sentire"
 
e quindi ai tre elementi alchemici:
 
1 SAL (Gea, la Terra, sopravvive al Cielo; il SAL è la Terra dentro l'uomo)
2 MERCUR ( Rea sopravvive a Chronos; l'elemento fluido sopravvive al Tempo)
3 SULFUR (la Folgore di Zeus)
 
Lascio alla lettura dei testi di cui fin qui ho fatto cenno per approfondire ulteriormente questo argomento a dir poco affascinante. Per finire aggiungerei solo che, usando un certo rispetto verso tali temi e come strumenti il nostro pensiero e la nostra sensibilità, non possiamo non vedere l'enormità spirituale dei retroscena mitologici che stanno alle spalle della storia di ogni popolo.
Ultimo particolare: come rimarca Steiner gli dei egizi e greci non sono i creatori del mondo e l'uomo è a loro preesistente: esattamente il contrario di quello che afferma il popolo ebraico: anche in questo possiamo vedere come la divinità egizio/greca è un essere spirituale considerevole ma non assoluto; è un compagno dell'Evoluzione umana, non ne è il creatore.
Edipo, l'uomo nuovo arimanico dell'epoca greca, affronta e supera gli spiriti luciferici delle epoche passate e si proietta verso il futuro. Un'infinità di personaggi letterari si susseguiranno nella storia culturale umana a rappresentare il cammino di conoscenza in una continua e progressiva evoluzione. Si va dall' Enea virgiliano a Lucio de "Le metamorfosi" di Apuleio, dalle saghe dei cavalieri arthuriani ai poeti stilnovisti. Il simbolo letterario per eccellenza dell'epoca moderna, in cui siamo sicuramente tutt'ora immersi, è il Faust. Tale modernità risulta addirittura eclatante se pensiamo che in questa lunga evoluzione si arriva al ribaltamento della posizione spirituale da cui siamo partiti: Faust, uomo moderno che decide di sfidare un mondo ormai arimanizzato, si deve riappropriare della sua parte luciferica per equilibrare il proprio Io. Di questi fatti così attuali ora ne possiamo solo accennare, rimandando tale approfondimento ad interventi che verteranno sulla tragicità effettiva dell'uomo moderno.  

Testi consigliati:

- L'EQUILIBRIO NEL MONDO : L'UOMO, LUCIFERO E ARIMANE
(di Rudolf Steiner)

nell'Opera Omnia: n°158

Conferenza inedita per l'Italia,tradotta da un testo inglese, il 7 luglio 1997 da "Unicornos"

Il ramo d'oro ­ James G. Frazer

 
Pietro Citati in "La luce della notte" (ed. Mondatori, 1996)


 

 
Milano, Società Antroposofica, 1 Aprile 2003
 
 
 

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