La matrice indoeuropea della tripartizione platonica della società

Davide Foschi

 

Nell'intervento tenuto il 28 Maggio dell'anno scorso sul tema della Triarticolazione Sociale abbiamo cercato di fare una veloce e sintetica carrellata sulle principali tematiche sociali e politiche dei nostri tempi, usando come chiave di lettura appunto la concezione dello Steiner. Abbiamo visto come si può tranquillamente affermare che i tre grandi sistemi ideologici moderni, Liberismo, Socialismo e Comunismo siano in realtà tre estremizzazioni di carattere "borghese" , nati dal tentativo di affermazione dei tre principi fondamentali diventati famosi con la Rivoluzione Francese: nel Liberismo il paradigma della Verità assoluta è la Libertà, nel Socialismo la Fratellanza e nel Comunismo l'Uguaglianza. Questi principi ideali sono stati interpretati in modo egocentrico e unilaterale e le degenerazioni a cui abbiamo assistito nell'ultimo secolo dimostrano in modo eclatante quanto sia pericoloso utilizzare strumenti così importanti in modo tanto insensato.
L'analisi che Steiner fa della dimensione socio-politica e le risposte date dal pensatore austriaco non sono affatto un clamoroso e improvvisato colpo di genio prodotto di un'improvvisa e passiva illuminazione. Tutt'altro. Il cammino seguito dallo Steiner, anche in questo campo del sapere, è quello iniziato migliaia di anni fa da remoti e spesso dimenticati pensatori che hanno cercato di portare un contributo all'evoluzione dell'uomo, il quale sembra non accogliere tali idee se non dopo aver imparato sulla propria pelle con sofferenze di ogni tipo che le soluzioni a molti dei problemi insorti erano già state date da qualcuno in precedenza. Quattro secoli prima di Cristo in Grecia la discussione sulla situazione socio-politica era di grandissima attualità; i sistemi politici più disparati si succedevano in maniera repentina e violenta in tutto il mondo ellenico. I grandi pensatori del tempo hanno cercato di contribuire a loro modo nel tentativo di trovare "formule" politiche adatte ad una buona convivenza delle polis. Stasera ci occuperemo del contributo dato da uno dei più grandi personaggi del tempo, e della storia umana in genere: Platone. L'opera che sarà il nostro punto di riferimento sarà La Repubblica.

La Repubblica

La Repubblica fu per Platone lungo e faticoso travaglio intellettuale e analizzando la stratificazione stilistica dell'opera lo si può notare abbastanza semplicemente. Il primo libro, un dialogo tra più personaggi avente come oggetto principale la definizione di "giustizia" risale probabilmente al 390 a.C. e si mostra nello stile delle opere giovanili; i successivi nove libri vedono il personaggio platonico Socrate impegnato nell' impresa grandiosa di costruire una polis ideale con la forza del discorso e del ragionamento. La stesura di questi ultimi libri può essere collocata presumibilmente intorno al 387, al rientro di Platone ad Atene, dopo il primo dei suoi tre sfortunati viaggi in Sicilia alla vana ricerca della costruzione effettiva della società da lui ideata. Al rientro Platone fonderà l'Accademia.

"Tre volte navigò in Sicilia: la prima per vedere l'isola e i crateri, nel tempo in cui era tiranno Dionisio lo costrinse ad entrare in rapporti con lui. Ma quando Platone conversando sulla tirannide affermò che il suo diritto del più forte aveva validità solo se fosse preminente anche in virtù, allora il tiranno si sentì offeso e, adirato, disse: 'Le tue parole sanno di rimbambimento senile' e Platone: 'Ma le tue sanno di tirannide'. (Diogene Laerzio, III, 46);

Platone spiegherà nei suoi scritti di aver lasciato Atene per andare a vivere volutamente sotto una tirannide, come ad esempio quella siracusana, proprio perché di fronte a se stesso si sarebbe vergognato di passare come un uomo capace solo di parole, e poi perché pensava che sarebbe stato più facile convertire alla filosofia un solo uomo, in questo caso il tiranno Dionisio il vecchio, piuttosto che una moltitudine di persone. Ne La Repubblica possiamo quindi vedere l'opera del Platone allo stesso tempo affascinato e repulso dalla vita politica.

Il titolo dell'opera, normalmente tradotto come "repubblica" (dal latino res publica) suona in greco come Politeia, tradotto di solito con "costituzione": è un termine in realtà dotato di uno spettro semantico piuttosto complesso. Politeia indica per esempio la condizione socio-politica della cittadinanza ma anche la cittadinanza come complesso di persone. Quindi quando si parla di politeia come "costituzione" non ci si riferisce semplicemente a quel complesso di leggi, formale e materiale, che regola la vita pubblica, ma anche a tutte le persone che vivono e partecipano alla città. La costituzione, in sintesi, esiste perchè ci sono i cittadini, e non viceversa.

Alcuni studiosi sono giunti anche ad un'altra interessante conclusione: ne La Repubblica Platone fa riferimento non tanto ad uno stato ideale futuro, quanto ad uno stato ideale perduto e quindi già esistito in un lontano passato e che l'uomo non ha saputo mantenere nel tempo. Quando Platone nomina Solone spiega che quest'ultimo è venuto a conoscenza di un'antica e perduta civiltà, Atlantide, dopo averne letto delle notizie su un'incisione egizia e lungo i suoi scritti i riferimenti al mito dell'isola sommersa aleggiano continuamente:

"Sono dunque passati ben novemila anni da quando scoppiò la tremenda guerra che vide fronte a fronte i popoli che abitano al di qua delle Colonne d'Ercole e quelli che abitavano al di fuori di esse. Gli uni erano guidati da coloro che in quel tempo abitavano la nostra città, gli altri dai Re dell'Atlantide, potentissimi allora, dominatori di un paese più vasto che non la Libia (Africa Settentrionale, Egitto escluso) e l'Asia (Minore) messi insieme. Ora tale paese più non esiste perché sommerso da spaventosi cataclismi". (Crizia).

 

LO STATO IDEALE

Nei primi tre libri dei 10 in cui è divisa la Repubblica i vari interlocutori di Socrate cercano di rispondere, ognuno a suo modo e mai in modo soddisfacente, alla domanda del filosofo: "Che cosa è la Giustizia?"
Dopo aver parlato dell'opportunità prima di tutto che in una Polis ben funzionante ci siano i seguenti princìpi fondamentali:

- DIVISIONE DEL LAVORO

- TECNOCRAZIA: premi ai migliori e penalizzazioni ai peggiori, in ogni campo.

- EDUCAZIONE FISICA E SPIRITUALE DELLA CITTADINANZA

- EDUCAZIONE INFANTILE BASATA SU DIVINITA' GIUSTE E BUONE (accusa di CENSURA)

- PARITA' TRA UOMO E DONNA: alle donne deve essere offerta la medesima educazione degli uomini: mousiké, ginnastica, filosofia (ma solo in età matura).

- RICERCA DEL BENESSERE DELL'INTERA POLIS e non solo di un gruppo di cittadini (accusa di Totalitarismo)

- ABOLIZIONE DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE: tutti gli appartenenti agli organismi di controllo e coordinamento della polis devono essere fratelli tra loro e genitori delle generazioni inferiori, genitori e figli geneticamente tali neppure si devono conoscere tra loro.

- PREVALENZA DELL'EPISTEME (SCIENZA) SULLA DOXA (OPINIONE) PER CHI GOVERNA

- PREVALENZA DELL'EDUCAZIONE SULL'INFORMAZIONE: insegnare non significa né dare nozioni, né addestrare, ma permettere all'educando di riuscire a far uso, con un coinvolgimento personale, di potenzialità che sono già in lui.

 

è nel IV libro che Socrate inizia a delineare in modo particolare il concetto della Tripartizione, prima accennando al fatto che la Polis ben funzionante deve basarsi sul principio ottimale del
GIUSTO MEZZO ( né troppo ricca né troppo povera, né troppo grande né piccola ecc.).
Il discorso da qui viene portato a quello Microcosmico dell'ANIMA UMANA, modello essa stessa del principio Tripartito. Possiamo vedere come Socrate pone una importante similitudine tra la Tripartizione dell'Anima umana e quella che compone il sistema regolatore della vita delle Polis, secondo le più classiche tradizioni ermetiche che pongono fianco a fianco Microcosmo e Macrocosmo:

le Corrispondenze morali e politiche


L'Individuo La Polis La Virtù
Anima razionale
(logistikon) i filosofi governanti Sapienza(sophia)

Anima irascibile
(thymoeides) guerrieri Coraggio(andreia)

Anima appetitiva
(epithymetikon) Commercianti e artigiani Temperanza (sophrosyne)

 

Esprimendoci in termini antroposofici possiamo vedere come tale Tripartizione si ricolleghi in modo abbastanza evidente alla tradizionale scomposizione dell'Uomo nelle sue tre parti costitutive:

PENSIERO sal
SENTIMENTO mercur
VOLONTA' sulfur

Quello che possiamo estrapolare da tali concetti è l'ottimizzazione dell'azione di chi governa, azione che deve indirizzarsi in diverse direzioni con diversi strumenti ed obiettivi, avendo ben presente che ad ognuno dei tre ambiti va applicato un diverso ed appropriato approccio:

LIBERTA' - TESTA - CULTURA
UGUAGLIANZA - TORACE - POLITICA e GIUSTIZIA
FRATERNITA' - ORGANI DEL RICAMBIO - ECONOMIA

 

L'EVOLUZIONE (O L'INVOLUZIONE) DELLE FORME DI GOVERNO

Platone, nell'VIII libro, compie una lunga e interessantissima disquisizione sulla dinamica che porta una società a rinnovare periodicamente la propria forma di governo: l'anima umana, con i dissidi interiori che presenta, farà sì che tale dinamica si ripresenterà puntualmente nella storia. I difetti del singolo individuo, sommati a quelli degli altri, porteranno sempre a determinati fenomeni e rovesciamenti socio-politici, fino a che l'uomo non imparerà a prendere gli opportuni provvedimenti. Anche in questo caso Platone parte nella sua analisi da una situazione quasi archetipica del passato e cerca di dimostrare quali degenerazioni l'uomo della polis ha causato nel corso del tempo seguendo degli schemi praticamente fissi e quasi inevitabili:

ARISTOCRAZIA ( da aristòs, il migliore): è la forma di governo "naturale": governano i migliori fino a che non arriverà qualcuno meglio di loro.
TIMOCRAZIA( da thimè, ira): nella società iniziano a farsi strada coloro che hanno una maggior sete di guadagno a scapito dei difensori delle vecchie istituzioni: privatizzazione delle terre, formazione della servitù; formazione delle prime famiglie tradizionali, del privato, ricerca della ricchezza personale a scapito del pubblico e dei valori culturali.
OLIGARCHIA ( da oligos, poco numeroso): i più ricchi si assestano e, per stabilizzarsi, si spartiscono il potere, stabilendo la divisione in ceti e impedendo l'assunzione delle cariche pubbliche ai ceti inferiori. Il ricco inizia a temere le reazioni della plebe. Aumenta la delinquenza, i ricco accentrano ogni potere, la ricchezza appare l'unica sicurezza a scapito ancor di più della saggezza, ritenuta non-economica. Clientelismo e affarismo.
DEMOCRAZIA ( da demos, popolo): la situazione oligarchica non regge e sfocia nella confusione democratica che evita il rovesciamento del popolo e risponde alla generale ignoranza ormai raggiunta dai ceti abbienti. L'apparente libertà, in realtà confusione, permette a tutti di dire e fare quasi tutto.
TIRANNIDE ( da tyrannis, tiranno): i più abbienti difenderanno le proprie ricchezze cercando di tornare indietro all'oligarchia. Il popolo, in risposta, cercherà un leader che si è imposto all'attenzione collettiva a cui affidarsi: quello, assetato dal potere conferitogli, cercherà con ogni mezzo di eliminare i possibili concorrenti e i nemici e, col rischio di ritorsioni, spiegherà al popolo che gli occorre una guardia in sua difesa. Da qui nasce la tirannide.

LA SFINGE TRIPARTITA:

Neli ultimi libri Platone fa dire a Socrate che la soluzione ideale per l'uomo è raggiungere l'autocontrollo; per farlo raffigura l'anima umana in modo tripartito e secondo i canoni della Sfinge greca. L'uomo nasce con un'anima che è in parte un MOSTRO multiforme e variopinto con parti anatomiche dei più disparati animali, in parte un LEONE orgoglioso, irascibile e coraggioso ed in parte un UOMO.
Colui che aspira alla Giustizia non può far altro che far tendere le redini del mostro e del leone dall'uomo che si nasconde nella propria anima.





 
Milano, Società Antroposofica, 20 maggio 2003
 
 
 

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