POESIE

di Alda Gallerano

Le seguenti poesie sono state pubblicate su diversi numeri dell'"Archetipoª.

Là dove il cosmo finisce
si spegne il mio respiro,
e dove tutti gli orizzonti s'incontrano
confluisce il mio amore.
Ma prima di giungere alla meta
per una via infinita, solitaria
procede
per mondi e mondi l'essere
e in un mondo o nell'altro si ferma
per un'ora, un giorno, una vita
al richiamo della compassione.
  Calma trascorre la vita
nel compito che l'Io riconosce
venuto da lontano al'esistenza:
dal tempo eterno
che sulla terra in ore e in minuti
scandisce il proprio essere perfetto.
 Nutrire pensieri silenziosi e lievi
come stelle filanti
nei limpidi cieli della notte,
che in segreto alleviano
'intima oppressione dei cuori.
Perché i pensieri celesti
di uno spirito puro
valgono a diradare la nube
di grigia angoscia
che pesa sugli uomini.
 Struggente nostalgia
di mondi bodhisattvici
lontani
colmi d'amore
immenso ed infinito.
E sulla Terra cerco
quell'amore
che inondi dilagando
le creature
fino ai monti
chiari di cieli azzurri
e di limpide stelle.
Sottile bianca betulla
signora di boschi
carichi di neve
d'inverno,
spazzati in autunno
dal vento del Nord.
D'estate
luminosa t'innalzi
nel sole di mezzanotte.
Gnomi ed elfi
ti danzano intorno
e angeli dal cosmo
discendono
sulla tua cima eterea
che lieve ondeggia
nella fresca brezza
del mattino.
Umida notte d'estate.
Che nostalgia di una notte del Sud
che un alito di vento non smuove!
Come un caldo ventre
il mare piatto e oscuro
accoglie chi si immerge
un riflesso di luna ad afferrare.
Una scia luminosa conduce
lontano all'orizzonte
dove il mare tocca le stelle.
 Per la mia libertà senza limiti
siano salvati gli esseri:
quanti incontrerò sulla terra
e quelli, senza volto,
che il mio amore sfiorerà.
Se l'essere non divenisse amore
quale senso avrebbe il vivere?
Se, libera, non respirassi insieme al cosmo,
come potrebbe lo spirito cantare
la musica dei cieli?
E se l'essere non scorresse sereno
all'unisono con la corrente del tempo,
come potrebbe l'anima guardare
limpida le trasparenze celesti?
 Nel buio della notte
la tua forma s'innalza
a toccare con la cima
un cielo gravato di nubi.
Una lattigine bianca
copre allo sguardo le stelle,
ma l'anima, oltre la lattea coltre,
sogna il brillio del cosmo.
Il temporale ha imbevuto
le tue radici assetate,
ha dilavato i grandi rami
che ombreggiano la terra
e la tua punta, simbolo
di libertà celeste.
Riposa nella notte,
cedro del Libano.
Domani il sole ti sveglierà
e nell'alba ti vedrò svettare
di un nuovo giorno.
In un'antica isola greca
lo sguardo all'orizzonte
un vecchio contempla
il mare.
Si è fermata la clessidra
del tempo
e solo scorre l'eternità
nello sguardo del vecchio
sereno
nel brillio del mare
dorato di sole.
Líinfinito ha negli occhi
l'immobile figura
che nulla chiede al mondo
e tutto al cielo.
E' innocente
il suo volto disteso
che la vita ha solcato
come nave dell'oceano
le grandi tempeste.
E' finito il suo tempo
solo l'eterno resta:
orizzonte di quel mare
iridato.
 Nel verde intenso dei monti boscosi
un vecchio sale
per un sentiero dolce ma tortuoso.
Lento il passo, il corpo vigoroso
a poco a poco in cima giungerà.
Lo attende là dell'eterno
il campo dorato di messi mature
che egli ha lavorato
in una lunga, faticosa vita
di semi piantati
di teneri virgulti nutriti
dalla pioggia del cielo
da uno sguardo che contempla
l'amore.
 Guarisca
la vita dal dolore
che l'ha oscurata per un lungo tratto
e il destino fiorisca:
azzurri fiori di contemplazione
rosse corolle d'amore
petali gialli di saggezza
e l'oro della dedizione.
Trascolori il giorno nel tramonto
acceso dagli ultimi raggi,
sopravvenga un crepuscolo sereno
e nei chiaroscuri del cielo
si accendano le stelle.
Della notte benvenuto è lo splendore:
fra le stelle prosegue il cammino.
Cerca il destino una strada
che dalla terra lo conduca al cielo:
nella volta stellata un sentiero di luce
intravede
e sulla scia si pone, incontro all'infinito.
 Trascorsa è buona parte della vita
i rossi fiori quasi appassiti.
Giallo della saggezza il fiore
il calice schiude:
l'oro del cuore s'intravede appena
ma irraggia nel crepuscolo del giorno
a illuminare l'ombra della terra.
In alto il cielo azzurro rasserena:
c'è luce ancora.
Ma nella notte, al brillar delle stelle,
si espanderanno i petali del fiore
e un'aura d'oro, luce della terra,
l'ombra dileguerà che avvolge il mondo.
Compiuto è il miracolo
trasfigurata la vita: cosa resta?
Il volo fra le stelle
ma del fiore la luce
come orma indelebile,
eterno dono, resterà alla terra.

 Conosco la terra...

Conosco la terra dove crescono gli aranci
e gli ulivi dai tronchi squarciati:
radici contorte che invano cercano acqua
nel suolo profondo.
Su questa terra discesi
un mattino lontano
di un inverno solare:
tutto con lo sguardo abbracciai,
dalle colline al mare.
Vidi un giardino
due palme nel sole
un rosaio rampicante ancora spoglio
lungo un muro di cinta.
In un angolo un melograno
verde di intense foglie
e ulivi sparsi.
Quattro bianche colombe
sul tetto a terrazza
si scaldavano al sole.
Dolce e grata m'invase la gioia,
poi venne il buio:
e nacqui da mia madre.

 

Nell'ora del tramonto

era intriso di luce

il fuoco dell'unica rosa fiorita.

Luminosità vivida, irreale

come un'aura di sole

nelle fibre dei petali tessuta.

Non dissolverti incanto, resta eterno!

Al primo fiorire del cosmo

una rosa di luce si espanse

infuocata d'amore,

poi venne l'ombra.

Di quell'immenso fiore smorzò

la luminosa trasparenza.

Ora non resta che quel tempo, quell'ora

per contemplare l'incanto infinito.

E' breve il tempo: fra la luce e l'ombra;

intensa la luce, prima che l'ombra vinca.

Rimane il fuoco, rosso:

fra le stelle la luce è ritornata.

Sono belli della giovinezza i fiori
ma troppo profumati ed inebrianti.
Presto sfioriscono ai venti impetuosi
intrisi di salsedine dal mare.
Rifiorisca la vita nell'autunno,
sboccino rose
rosse d'amore per l'umanità,
bianchi gigli di purezza
dalla terra del dolore nati,
l'arnica indori le vette di saggezza
nutrita al sole di contemplazione,
calda pace al campo della vita
apporti la calendula serena.
Calmo il ritmo del giorno
dalla disarmonia non più distratto
si accorda con la musica dei mondi
e in essa trova il compimento pieno.
Si spegne la paura del domani:
quanto resta di vita non importa,
sarà vissuta tutta in sinfonia
della terra, dei cieli, del creato.
L'essere in un punto si raccoglie
e quel punto è la resurrezione
dagli angeli cantata
dagli uomini ambita
dalla volta stellata presagita.
 Odo la tua voce, poesia,
che ogni giorno dolcissima
mi sveglia dal letargo del mondo.
Come angelica presenza
trasparente di luce
ti fermi accanto a me:
ed eterne sono le parole.
Un vento tiepido la tua voce silente;
nell'alito la natura tutta
raccolta si riversa.
Diffondono gli occhi sognate trasparenze
nell'aria che respiro. Muto
il pensiero fluttua
e si ferma sospeso
colmo l'istante del soffio di vita.

 

Canto all'Europa


Chi canterà l'epopea di Europa,
l'antica bellezza insidiata da Giove?
Chi canterà i suoi popoli
per millenni in guerra e divisi
eppure uniti
nel sogno lontano di un'unica patria?
E chi ricorderà gli eroi polacchi
venuti a morire per l'Italia?
Ma non togliete all'Europa i suoi papi,
i re e gli zar, perché di Europa son figli.

E non togliete neppure a questa madre
la santa Russia,
la barbara vigoria delle sue steppe,
il profondo risonare del suo cuore cristiano,
l'immensa vastità delle sue terre.
E Budapest e Praga dalle fresche brezze
che increspano le placide correnti del Danubio.
Non toglietele nulla,
perché mai è apparsa cosí bella e preziosa,
come un'antica dea saggia e immortale.

 Benedetto tu sia, Signore,
per la legge dell'amore.
Per questo benedetto amore
che dalle stelle dilaga
in fiumi, ruscelli e fili d'acqua.
Per i fiori, i boschi e le montagne,
per quanto c'è di bello
che l'amore ha formato.
Benedetto per i nuovi nati
che rallegrano il mondo come fiori,
e felici sono le stagioni
che variano la terra coi colori.
Benedetto sia l'arcobaleno
segno antico d'amore rinnovato.
L'uomo l'ammira
e in cuore gli risuona
ogni colore come un sentimento
.

Canto alla Vergine

Un canto d'amore
sulla terra
trascorre.
Dai monti di conifere
odorose
sulle valli discende.
L'erba dei prati è
un organo
sfiorato da dita leggere.
Sul mare
l'armonia si distende
e vibrano le onde
come corde di un'arpa.
Nel rosso tramonto si tuffa
fra le stelle risuona.
Nel silenzio della notte
giunge l'eco alla terra,
e venerato
l'umanità lo ascolta.

Contemplare il mondo
e il tempo che trascorre:
questa dell'uomo
è la sapienza.
Perché dal contemplare
tutto sorge
ed in contemplazione
tutto torna.

Incanto di luce
come in sogno,
un profumo emerge
dalla natura intorno.
S'immerge e riemerge
infinito:
alterna, fatata
vicenda del mondo.
E al centro
di questa vicenda
io sono,
nell'incanto del mondo.

Vita
dopo vita
per millenni
ho vagato
nel cielo
e sulla terra
in cerca
del mistero
d'amore.
Ora
nel compiersi
lo accolgo
come l'alba
di un giorno
qualunque
che bussi
alla porta
del mio sonno.
Lieve fioriva sulla terra
una dolce corolla
e il fuoco dell'amore l'accendeva.
Un impetuoso vento di novembre
i petali ha disperso nell'aurora,
ma il suo profumo di angeli
sottile
verso l'ultima stella si è levato.
Una stella cade
e viene incontro alla mia sete
di cieli.
A lei il mio essere si unisce
e vigoroso, celeste,
discende verso il mondo.
Compassionevole
china il capo nella caduta
e in sacrificio
si offre a cielo e terra.

Musica delle sfere silenziosa
che in grande sinfonia componi il cosmo,
quale armonia di versi può cantarti?
In te è il mistero
che risplende di stelle
e pieno d'amore le acque discioglie
che di grazia colmano la terra.
Sereno lo sguardo dell'anima
ti contempla in cielo e sulla terra:
nell'essere trasparente tu sorgi,
beatitudine che trascende il tempo
e in circolo perfetto definisce lo spazio.

Lieve
è la grazia
come l'alito
di un vento
dolcissimo
che sfiora
i petali di rosa
nell'alba di un nuovo mattino.

Com'è dolce quando il destino si apre
a soluzioni da lungo tempo attese,
a lungo sperate, volute, sofferte.
È come un presagio di grazia,
di calma gioia, di pienezza,
di cieli grigi che si aprono
come un sipario alla luce
di un sole che vinca le tenebre
e consolante risplenda sul creato.
È dolce la coscienza di quest'alba
che sta per sorgere sul mondo:
perché, sorta per un essere,
sorge per le creature.
Nel cerchio del mio essere
ti cerco, armonia,
teso l'orecchio alla nota
che spezzi la prigione.
Padrona del mondo
tessi d'amore gli esseri e le cose
e il tempo assorbi,
finché non esista piú l'ora
e l'attimo si espanda all'infinito.
Non fiorisce creazione,
se non da una visione di bellezza.
Che nostalgia di vasti spazi,
di aria pura e rarefatta;
di montagne e di laghi,
dove l'anima possa spaziare,
infinita, in un vasto orizzonte.
Il deserto dell'anima ci opprime,
ma di là dal deserto
un bosco di bianche betulle si stende,
speranza di resurrezione
che esile, eterea
s'innalza nel cielo.
È un ritmo l'amore,
dolcemente librato nell'aria;
gabbiano che si stacca dallo stormo
e vola solitario
nei silenzi del cielo.
Sintonia lo guida leggero
fin là,
dove un altro gabbiano lo incontra
e in un grido lo chiama.
Sacro dev'essere il canto
che il mio spirito libero intesse
e sacro
benedica la terra in cui si espande
e gli uccelli, le piante,
gli esseri e le cose.
     

 

 

 

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