LA MISSIONE DI MICHELE


di Gabriele Burrini

 

Nell’ultimo secolo l’umanità ha vissuto due guerre mondiali e tanti altri conflitti dovuti allo scontro fra i nazionalismi; sono crollati i grandi imperi, sono scoppiate rivoluzioni, sono avvenuti terribili olocausti etnici (ebrei, curdi, armeni…), vaste persecuzioni antireligiose. Dopo questi grandi eventi, l’umanità oggi vive altri orribili fenomeni come la rinascita del terrorismo, la paura di una nuova guerra nel Vicino Oriente, le grandi epidemie africane come il virus Ebola e l’Aids, tragedie come le morti sulle strade nel fine settimana.

Per comprendere i gravi eventi del suo tempo conseguenti alla prima guerra mondiale, Rudolf Steiner, il fondatore dell’antroposofia, suggerì una particolare prospettiva storica. Si rifece alle visioni di Johannes Trithemius (1462-1513), abate benedettino dotato di spirito profetico. Tritemio, come di solito egli viene chiamato, scrisse molte opere, tra cui una breve opera di angelologia, pubblicata nel 1515, Il trattato delle cause seconde (Milano 1974), nel quale per «cause seconde» si intendono gli angeli, subordinati alla Causa prima che è Dio. In quest’opera Tritemio rivelò che la storia è ciclica in quanto formata dal continuo ripetersi di sette epoche, ciascuna retta da un arcangelo per una durata di 354 anni. Secondo i calcoli dell’abate, la cosiddetta «epoca assiale» della filosofia, che va dal 550 al 200 a. C. fu retta dall’arcangelo del Sole, Michele, poi si succedettero Orifiele (Saturno, 200 a.C.- 150 d.C.), Anaele (150-500, Venere ), Zacariele (500-850, Giove), Raffaele (850-1190, Mercurio), Samaele (1190-1510, Marte), Gabriele (1510-1879, Luna), quindi ancora Michele, la cui reggenza durerà dal 1879 al 2300 circa. L’intero ciclo del settenario arcangelico equivale pertanto a 2480 anni e 6 mesi, che vengono così a formare la «settimana cosmica».

A chiusura del volumetto Tritemio scriveva che «ci sono persone che suppongono che questi periodi corrispondano ai mesi lunari». Difatti dodici mesi lunari equivalgono a 354 giorni. Ma poiché, perché secondo la tradizione ebraica, «si computa ogni giorno per un anno» (Ez 4,6), 354 giorni lunari diventano 354 anni arcangelici. Ciascuna di queste sette epoche ha specifiche caratteristiche, perché ogni arcangelo ha una ben definita missione verso la Terra e verso l’evoluzione dell’umanità.

Ma qual è in particolare la missione dell’arcangelo Michele? Questa entità celeste ha da sempre sostenuto l’uomo, aiutandolo a sviluppare l’intelligenza, a vincere con la forza del pensare il sopravvento del male. Venuto il tempo della sua reggenza, nel 1879, l’arcangelo ha abbandonato le lontananze spirituali per aiutare più da vicino l’uomo a contrastare l’egoismo materialistico: egli desta continuamente nell’uomo il  pensiero cosciente, facendo di esso la nuova via di comunione con il cosmo, il sentiero per conciliare scienza e fede.

L’esordio dell’epoca di Michele nel 1879 fu chiaramente accompagnato da sintomatici eventi, che sono risultati premonitori del futuro corso della storia occidentale.

Autunno 1879. Che cosa avvenne nel 1879, precisamente nell’autunno del 1879, secondo Rudolf Steiner? Ci fu una svolta dei tempi, la cui causa vien fatta risalire a un evento metastorico che degli eventi terrestri è solo un «prologo in cielo». Nell’autunno di quell’anno – dice Steiner – ebbe fine nei mondi spirituali la lotta quasi quarantennale dell’arcangelo Michele e delle sue coorti contro le potenze di Ahrimane, lo spirito della Materia, del Male e della Menzogna, colui che ha per ideali «numero, peso, misura» (Daniele, cap. 5). Sconfitte nei cieli, le potenze ahrimaniche vennero precipitate sulla Terra. Per quale scopo? Perché – suggerisce Steiner (3/11/1917, «Dietro le quinte degli eventi esteriori») – «quelle entità volevano impedire che discendesse nelle anime umane la saggezza spirituale destinata agli uomini del XX secolo: esse volevano trattenerla nei mondi spirituali e non lasciarla penetrare nelle anime umane»: queste entità fungevano insomma da forze conservatrici, retrograde, contrarie alla necessaria evoluzione. Da Ostacolatori nei cieli divennero così Ostacolatori in terra. Toccò, da allora, alla coscienza umana essere tentata sempre più da Ahrimane, dagli impulsi dell’egoismo materialistico, dell’am­bizione personale, dello spirito critico. Dal 1879 Ahrimane tenta di impadronirsi del pensiero dell’uomo, per farne la sua roccaforte e ridurre tutta la vita spirituale, tutta la ricchezza della coscienza a esclusiva vita intellettuale, a semplice razionalità. «Dal 1879», dice Rudolf Steiner nella Caduta degli spiriti delle tenebre, «la cittadella delle potenze ahrimaniche, il loro campo d’azione è il pensiero, la sensibilità, gli impulsi volitivi degli uomini». In seguito a questo evento metastorico si verificarono una serie di sintomi molto significativi sul piano della storia umana.

In politica esordisce il terrorismo nichilista. Intorno al 1879 ruotano singolari avvenimenti, carichi di destino: il 26 agosto 1879 la Narodnaja Volja, un gruppo populista russo, che aveva scelto il terrorismo come metodo di lotta, annunciava la condanna a morte dello zar Alessandro II, che sarà poi ucciso il 13 marzo 1881. Ecco come sorse il terrorismo all’alba dell’epoca di Michele.

In Russia scoppia nel 1881 l’antise­mi­tismo e vengono compiuti orribili pogròm,  con la conseguenza che tra il 1881 e il 1914 dal Ter­ritorio compreso fra Russia e Polonia fuggirono oltre 2 milioni di ebrei, i quali emigrarono per lo più negli Stati Uniti. L’a­bate Tritemio lo aveva previsto: «[Nel terzo settenario Gabriele regnerà dal 1525 al] 1879 della Natività del Signore. La libertà non sarà resa agli Ebrei che sotto il terzo periodo del Genio Michele, l’ot­tavo mese dell’anno 1880 dell’era cristiana». Ecco come il «problema ebraico» sorse all’ini­zio dell’epoca di Michele.

Nel campo della scienza esordisce la ricerca del male nel profondo dell’uomo e nell’ultrapiccolo della natura: nel 1879 lo psicologo Wilhelm Wundt apre il primo laboratorio internazionale di psicologia sperimentale, proprio mentre il batteriologo Louis Pasteur scopre lo streptococco e Robert Koch sperimenta i metodi di coltura per i batteri.

L’arte, si sa, anticipa molto spesso il corso dei tempi. Così, già alcuni decenni prima del ’79 alcuni scrittori avevano presentito gl’im­pulsi negativi che avrebbero investito l’anima umana. Fëdor Dostoevskij li aveva visti come il «doppio» dell’uomo nel Sosia (1846) o come «il sottosuolo» dell’uomo nei Ricordi del sottosuolo (1864). Certo è che per gli storici della psicologia (Henry F. Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, Torino 1972) proprio il 1880 segna un profondo discrimine nella coscienza occidentale. A tracciare questo discrimine è la diffusione dell’ipnotismo, che scatenò un’on­data di romanzi sulla «doppia personalità»: basti ricordare per tutti Lo strano caso del dottor Jekyll e di Mister Hyde (1886). A ciò farà seguito sia lo sviluppo della psicanalisi sia quell’ampio interesse letterario per i molteplici volti, più o meno oscuri, della personalità, che si ritrova in Svevo, Pirandello, Proust, Joyce, Kafka e altri.

La scoperta del petrolio: ecco un altro sintomo che accompagna l’inizio dell’epoca di Michele. Nel 1877 il chimico russo Mendeleev studiava infatti l’origine del petrolio, che di lì a poco si cominciò a estrarre. L’epoca di Michele si apre con la scoperta di questo nuovo tipo di energia proveniente dal sottosuolo. Nella sua storia l’uomo ha dapprima sfruttato le energie rinnovabili, come il legname, poi, con la rivoluzione industriale, ha usato il carbone, che alimentò le macchine a vapore, è passato al petrolio. Nel campo dell’approv­vigionamento del­le energie, l’umanità è passata negli ultimi secoli dalla superficie della Terra alle profondità della Terra, dalla natura alla subnatura, dal conscio all’inconscio della Terra. Nell’ulti­ma «Massima antroposofica», scrit­ta il 28 marzo 1925, due giorni prima della sua scomparsa, Rudolf Steiner riassumeva così questo concetto: «Nell’e­poca scientifica iniziata intorno alla metà del XIX secolo, l’attività pensante umana ha toccato a poco a poco le regioni più basse della natura, fino a penetrare nella subnatura (elettricità, magnetismo, radioattività). In contropartita l’uomo dovrà trovare con le sue stesse forze una conoscenza spirituale che lo elevi tanto in alto nel soprannaturale quanto l’attività tecnica lo porti al di sotto del livello naturale. Creerà così in sé la forza di non affondare». Di questo slancio verso il soprannaturale fa oggi parte la ricerca di energie alternative, come la riconversione fotovoltaica dell’energia solare in elettricità, l’uso energetico dell’idrogeno per gli autoveicoli, infine la fusione fredda.

La lancia di Michele. Sono passati 123 anni dall’inizio dell’epoca di Michele e i fatti storici conseguenti al settembre del 2001 ci pongono di fronte a una complessa domanda: in che cosa consiste l’aiuto di questo arcangelo di fronte al dilagare del male nel nostro tempo, di fronte alle guerre nel Vicino Oriente, al terrorismo internazionale, alla miseria del Terzo Mondo? Nel corso dei millenni l’entità celeste di Michele ha espletato una ben precisa missione: donare l’intelligenza all’uomo, tutelare l’essere umano sul piano della conoscenza. Ma oggi la sua funzione non è più limitata all’ispi­razione di pensieri celesti: nel nostro tempo, come insegna Steiner, «egli libera i pensieri dal dominio della testa; apre loro le vie del cuore; proscioglie dall’anima l’entusiasmo, in modo che l’uomo possa dedicare la propria anima a ciò che può venire sperimentato nella luce del pensiero» (Massime antroposofiche, pp. 57-58, 88). Dal 1879 la lancia dell’arcangelo si è accinta a infrangere la corazza del materialismo, che l’uomo si è gradualmente costruita. Per 123 anni le forze celesti di Michele non hanno fatto che accelerare i processi di crisi perché raggiungessero l’acme e si preparasse così un radicale cambiamento. La lancia di Michele è affondata come un bisturi nella storia laddove covava il male e lo ha portato alla luce, facendo esplodere ogni tipo di malattie.

Alla luce dell’impulso michaelita, a che cosa mira dunque l’attuale scontro tra fondamentalismo musulmano e Occidente? È forse il temuto «scontro di civiltà», di cui parla Samuel P. Huntington? Per rispondere a questa domanda, facciamo un passo indietro. Durante l’epoca in cui questa entità resse le sorti del mondo dal V al II secolo a.C. si sviluppò la koiné ellenistica, una sorta di globalizzazione per quei tempi fondata sull’uso della lingua greca come collante mediterraneo. Anche nei nostri tempi Michele, arcangelo del pensiero, scavalca i confini, oltrepassa le distinzioni che apparentemente separano gli uomini, per promuovere la fondazione di un’umanità fondata sui valori universali del più puro pensare umano: si potrebbe dire che oggi Michele favorisce la «globalizzazione delle coscienze» e spinge tutti i popoli verso l’autogoverno.

Le diverse nazioni islamiche, dalla Turchia al Marocco, non hanno mai avuto una coscienza nazionale prima dello scorso secolo, non hanno mai avuto una propria anima di popolo, se non nella forma espressa dalle antiche civiltà preislamiche, quando questi popoli non erano nazioni, ma spicchi di grandi regni che raggruppavano diverse nazionalità, etnie, lingue, tradizioni. Al tempo dei grandi imperi orientali del I millennio a.C., al tempo dell’impero romano, al tempo dell’impero ottomano, questi popoli non avevano una coscienza nazionale autonoma, tanto che non possedevano alcuna sovranità politica sul loro territorio.

In Europa l’alba dell’epoca moderna – che Rudolf Steiner chiama l’epoca dell’anima cosciente – fu accompagnata dall’esplosione dei nazionalismi, che irruppero rovinosamente nella storia con la prima guerra mondiale. Essi erano la conseguenza della caduta degli Spiriti delle tenebre sulla Terra, ovvero di angeli ribelli che avevano rifiutato il compito di depositare nelle menti umane i pensieri universali e avevano inoculato invece nei cuori una serie di accesi aneliti patriottici. Insomma questi spiriti erano decaduti dal pensare al sangue, precipitati dalla mente al cuore.

Anche nel Vicino Oriente si svilupparono i nazionalismi parallelamente al crollo dell’or­mai decrepito impero ottomano. Ma in questa vasta regione geografica l’azione di Michele fece dell’impulso nazionale una spinta positiva, capace di imprimere alla storia del Vicino Oriente una svolta epocale. L’impero ottomano si sgretolò tra il 1850 e i primi decenni del ’900 e parallelamente si formò, tra il 1839 e il 1876, il movimento riformatore ottomano (detto nahda, rinascimento), voluto da politici e intellettuali che nel periodo dei Tanzimat (Riforme) cercarono di aprirsi una strada verso il progresso e la tecnologia: fu introdotto il principio di cittadinanza e di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il padre della Turchia, Kemal Atatürk, chiamava negli anni ’20 e ’30 gli scienziati occidentali, mentre l’università cairota di Al-Azhar diveniva già a fine ’800 il centro intellettuale del riformismo.

Mentre l’Europa tutta è chiamata oggi a ritornare ai principi universali che superino gli egoismi nazionali – questo il senso futuro dell’Unione Europea – i popoli di area musulmana vanno attualmente in cerca di una coscienza nazionale, di una propria indipendenza politica, che non di rado si esprime nelle contese relative ai confini. L’Occidente deve pertanto imparare a leggere nelle esigenze dei nostri tempi: non può confinare i popoli del Vicino e Medio Oriente nel sottosviluppo economico e spirituale. Tutte le anime che s’incarnano attualmente sulla Terra hanno il diritto di fare l’esperienza dell’anima cosciente, di incamminarsi verso l’autocoscienza attraverso l’educa­zione scolastica, la formazione professionale, le conquiste vere della civiltà moderna.

Sarebbe un grave errore confondere l’islâm con il fondamentalismo. L’islâm va piuttosto aiutato a ritornare al riformismo del primo ’900, che voleva integrare modernità e religione, prima di essere tradito dagli stessi nazionalismi che hanno travolto l’Europa. Questa è la più grande esigenza dell’epoca di Michele! Una nuova intesa culturale fra i popoli, un nuovo incontro fra le religioni e le culture sono condizioni volute dalle forze michaelite, perché solo dal confronto fra le credenze può sorgere la presa di coscienza della particolarità di ciascuna corrente religiosa, della missione di ogni fede religiosa, della missione di ciascuna anima di popolo, ma anche dell’universalità dell’Io umano e quindi del valore spirituale della comunità umana. Una lontana profezia della Bibbia, riportata dal profeta Daniele, ha tutta l’aria di riferirsi ai nostri tempi: «Ora in quel tempo sorgerà Michele, il grande principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di calamità, come non c’era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel periodo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro» (Daniele 12,1-3). Chi è questo «popolo» che si salverà nell’epoca di Michele? È l’autentico popolo di Dio: coloro che a tutte le latitudini, quali che siano la loro tradizione e la loro fede, quali che siano la loro razza e il colore della pelle, dopo aver conosciuto di vita in vita la Legge spirituale data dai fondatori di religioni sotto forma di legge esteriore, fatta di norme, doveri, precetti e comandamenti, quindi sotto forma di Torah, di Corano, di Dharma hindu, l’avranno finalmente trasferita nei loro cuori, trasformandola in Legge interiore, trasfigurandola in consapevolezza del pensare, in libertà dello spirito, in forza dell’Amore.

 

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