Il grande ideale del Bodhisattva risale al I secolo della nostra
era, alla formazione del Grande Veicolo buddhista (Mahâyâna).
Secondo il buddhismo primitivo infatti l'Illuminazione era privilegio
di pochi, mentre dal I secolo essa fu accessibile a tutti i fedeli,
che così diventavano potenziali Bodhisattva. Chi è
il Bodhisattva? Il Bodhisattva è un essere vivente che
si offre di attraversare una miriade di incarnazioni e di sperimentare
tutti i destini, per portare non tanto se stesso quanto gli altri
all'Illuminazione. Ciò fa di lui un cittadino del mondo
celeste e di quello terreno. Di qui la distinzione dei Bodhisattva
in due grandi categorie:
1. i comuni Bodhisattva si incarnano sul piano umano in un corpo
fisico sottomesso alla trasmigrazione e vivono da santi asceti:
votandosi alla compassione e alla meditazione, essi ascendono
il cammino bodhisattvico dalla prima alla settima Terra spirituale,
favorendo ogni volta il bene e la felità delle creature.
Appartiene potenzialmente a questa schiera ogni seguace del Grande
Veicolo, ma realmente vi fanno già parte i filosofi Nâgârjuna,
Asanga, Vasubandhu, il mistico ântideva, il patriarca Hiuan-tsang
e altri.
2. i Bodhisattva celesti, detti "Grandi esseri" (Mahâsattva)
- quelli cui si riferisce Rudolf Steiner - ascendono il cammino
delle ultime tre Terre spirituali, dalla ottava alla decima. Liberi
dai debiti karmici contratti nelle incarnazioni terrene, questi
esseri sono esseri angelici e rivestono "il corpo spirituale
della Legge", grazie al quale possono anche discendere a
livello fisico assumendo "corpi di metamorfosi" (nirmânakâya)1.
La missione di questi Bodhisattva celesti consiste nel soccorrere
gli esseri umani durante il sonno o la meditazione, ispirando
loro la visione dei mondi superiori, o nell'esaudire le preghiere
dei devoti istillando nelle loro anime il "pensiero dell'Illuminazione"
(bodhicitta).
Nella loro infinita opera di salvezza i Bodhisattva si rivelano
pazienti, pronti ad attendere eoni su eoni prima di raggiungere
il Nirvana. "I Bodhisattva conoscono i pensieri e tutte le
azioni degli esseri viventi: sono come la luce del sole che brilla
dappertutto; sanno dove conducono i pensieri e le azioni degli
esseri" 2; parlando con volto sorridente, eccellono nel disperdere
le false visioni da cui vengono illusi gli esseri umani: le contrapposte
visioni dell'eternalismo e del nichilismo, del dogmatismo e della
negazione.
Il cammino dei Bodhisattva procede lungo dieci tappe, coincidenti
con le dieci Terre Spirituali e le dieci Perfezioni (o Virtù),
ma segue due vie maestre: la saggezza (prajñâ) e
la compassione (karunâ), che conducono da un lato all'onniscienza
e dall'altro a quel vasto moto di carità che si concretizza
nel rinviare sempre il Nirvana completo, finché l'ultimo
degli esseri viventi non sia stato salvato. Per questo viene detto
nell'Insegnamento di Vimalakîrti: "La madre dei puri
Bodhisattva è la Saggezza, il padre è la Compassione:
le Guide del mondo nascono da tali genitori" 3.
Le antiche Scritture buddhiste ci hanno lasciato un solo nome
di Bodhisattva celeste, quello di Maitreya ("l'Amorevole"),
ma i testi sacri del Grande Veicolo, quindi tutta l'iconografia
e la devozione popolare che a esso si ispirano, hanno aggiunto
altre figure di Bodhisattva celesti, tra i quali possiamo ricordare:
Mañjurî ("Bello per splendore"), Avalokitevara
("il Signore dallo sguardo misericordioso") e Vimalakîrti
("l'Immacolato").
Maitreya è il Bodhisattva destinato a rinascere sulla Terra
fra 2500 anni come prossimo Buddha. Attualmente dimora nel cielo
degli dèi Tushita e, in attesa della sua ultima incarnazione
terrena, giunge in sogno ai devoti ispirando loro pensieri spirituali.
E' tradizionalmente raffigurato di colore giallo zafferano con
i capelli raccolti a chignon, secondo l'uso ascetico indiano.
La tradizione buddhista4 fa del Bodhisattva Maitreya l'ispiratore
spirituale dell'idealismo Yogâcâra, inaugurato dai
fratelli Asanga e Vasubandhu. Asanga fu elevato alla prima Terra
spirituale proprio da un atto di grazia di Maitreya, che gli comunicò
le strofe del Madhyântavibhanga ("La discriminazione
fra il medio e gli estremi"); Vasubandhu, udendo queste strofe,
penetrò a sua volta in una condizione meditativa assai
vicina alla prima Terra.
La sfera dei bodhisattva
secondo Rudolf Steiner
La comunità celeste dei Bodhisattva, dei maestri spirituali
dell'umanità, si identifica con la Saggezza eterna. "Il
Bodhisattva va considerato come il grande maestro, incarnazione
della sapienza, che percorre tutte le civiltà incarnandosi
nei modi più diversi. [...] Nelle sommità delle
regioni spirituali si ritrova una serie di Bodhisattva, ognuno
dei quali è il maestro, per una certa epoca, non solo degli
uomini, ma anche di esseri che non discendono sul piano dell'esistenza
fisica"5. Oltre al Buddha, dice Steiner, "si possono
considerare come incarnazioni di un Bodhisattva anche altre individualità
di grandi maestri"6. R. Steiner riconosce tale rango, oltre
che ai sette Rshi e al Buddha, anche a Zarathustra, Ermete, Sciziano,
Mosè, Elia, Abramo, Ezechiele, Orfeo e altri7. Questi Bodhisattva
inviati della Saggezza sono principalmente le Guide o i maestri
delle sette epoche di civiltà post-atlantidee. Aggiunge
Steiner nel Vangelo di Luca: "I Bodhisattva che passano al
grado di Buddha sono in grado di redimere gli uomini sulla Terra,
per quanto riguarda lo spirito, mediante la saggezza. Ma essi
non sarebbero mai in grado di redimere l'uomo intero, perché
l'uomo intero può essere redento soltanto se il suo organismo
viene penetrato non solo dalla saggezza, ma anche dall'ardente
forza dell'amore. Fu appunto missione del Cristo redimere le anime
mercé il torrente di amore che egli riversò sulla
Terra. Compito dei Bodhisattva e dei Buddha fu di portare al mondo
la saggezza dell'amore; compito del Cristo fu di portare all'umanità
la forza dell'amore. E' necessario fare questa distinzione"8.
L'evento di Palestina - l'Incarnazione del Logos - segna secondo
l'antroposofia una svolta grandissima sia sul piano terrestre
sia su quello spirituale, dunque anche entro la sfera dei Bodhisattva.
Il Cristo inaugura infatti "una nuova saggezza misterica"9.
Di fronte al pubblico teosofico riunitosi a Monaco per assistere
alla pièce di E. Schuré, I figli di Lucifero10,
R. Steiner ripete più volte che il Cristo non è
un maestro, un Bodhisattva, un messaggero della saggezza: "egli
[...] è vita, una vita che si riversa nelle altre entità
le quali per effetto di ciò diventano i maestri. [...]
Il Cristo è piuttosto oggetto dell'apprendere che soggetto
dell'insegnare"11. Di qui la nuova, grandiosa immagine del
Cristo come centro spirituale dei Bodhisattva: il Cristo, infatti,
è venuto a fondare un nuovo ordine, a trasformare il sette
in dodici, a fare delle sette guide dell'umanità, dei sette
"figli di Lucifero" i dodici Bodhisattva, i dodici "fratelli
del Cristo"12, preposti al compito di favorire negli uomini
la comprensione della portata umano-cosmica dell'evento del Golgota.
"Il Cristo era apparso sulla Terra, ma proprio al suo tempo
erano limitatissime le possibilità di comprenderlo. Bisognava
provvedere alle epoche venture, facendo rivivere tutte le forme
della sapienza affinché venissero poste a poco a poco al
servizio della comprensione del Cristo. [...] Occorreva provvedere
a che potesse rivivere a poco a poco la profonda sapienza dei
tempi di Ermete, dei tempi di Mosè, dei tempi di Zarathustra
e di quelli dei santi Rshi indiani; bisognava offrire di nuovo
la possibilità di comprendere il Cristo con sempre maggiore
profondità"13.
"Dai tempi della rivelazione cristiana in poi, vediamo così
che esteriormente, nel mondo, l'antichissima saggezza fluisce
nell'umanità lentamente e gradualmente dal suo più
elementare inizio [...]. Non esiste sapienza orientale che non
sia fluita nell'occultismo dell'Occidente, e nella dottrina e
nell'indagine rosicruciana si trova assolutamente tutto quanto
dai grandi saggi dell'Oriente è mai stato conservato"14.
Ecco dunque una prima conseguenza dell'Incarnazione del Logos
sul piano umano. Ma come si riflette lo stesso evento entro la
sfera dei Bodhisattva? Quale svolta comporta? R. Steiner affronta
questo tema in una conferenza tenuta a Berlino il 25 ottobre 1909,
in cui dice: "Nel periodo greco-latino era in particolar
modo l'anima razionale o affettiva che, a poco a poco, iniziava
a far germogliare le facoltà interiori. Mentre nel periodo
precedente, le cose principali, per così dire, si riversavano
nell'uomo soprattutto dall'esterno - come potete vedere dall'esempio
delle Furie, figure vendicative che l'uomo aveva intorno a sé,
non in sé - nel periodo greco-latino, invece, c'era qualcosa
che scaturiva dall'interno per confluire nei grandi maestri. Con
ciò erano subentrati, a questo punto, rapporti del tutto
nuovi.
"Precedentemente, quindi, gli esseri discesi dai mondi superiori
avevano trovato una situazione tale da poter dire: non abbiamo
bisogno di entrare completamente nell'organizzazione umana, perché
possiamo operare così come dobbiamo, semplicemente calando
dai mondi superiori ciò che l'uomo non è ancora
in grado di fare e lasciando che ciò si riversi appunto
nell'uomo. A quel tempo l'uomo non poteva offrire nulla ai maestri,
se però questi avessero continuato nella loro strategia,
sarebbe potuto accadere, dal quarto periodo in poi, che simili
individualità, discendendo in una regione qualsiasi, avrebbero
trovato sulla Terra qualcosa che lassù non c'era. Finché
sulla Terra si vedevano le Vendicatrici, le Erinni, si poteva
fare a meno di ciò che era sulla Terra. Ma poi apparve
in basso qualcosa di completamente nuovo: la coscienza. In alto
non la si conosceva, non vi era possibilità di osservarla.
Era qualcosa di nuovo che veniva incontro a coloro che erano lassù.
"In altre parole: nella quarta epoca postatlantidea subentrò
la necessità che i maestri discendessero effettivamente
fino al gradino dell'umanità e imparassero a conoscere,
all'interno di questo gradino, ciò che dalla stessa anima
umana pulsa verso l'alto: verso il mondo spirituale. Iniziò
quindi allora il periodo in cui non fu più possibile rifiutarsi
di essere partecipi delle facoltà umane"15.
Dal "farsi uomo" del Cristo anche i Bodhisattva - per
lo meno alcuni di essi - furono spinti a superare l'antico rapporto
che li induceva ad agire sull'umanità in veste disincarnata,
quindi a "farsi uomini". Il primo di questi Bodhisattva
che, nell'epoca dell'anima razionale, si fece uomo per preparare
nelle anime la comprensione del futuro evento del Golgotha fu
il Buddha. Il primo che - dopo il sacrificio del Cristo - si fece
uomo per tessere un connubio fra l'antica saggezza e l'impulso
del Cristo è Mani, il fondatore del manicheismo16. Il suo
compito fu quello di "far rivivere in avvenire, sempre più
diffusa e più forte, la saggezza che si era propagata nei
tempi postatlantidei"17 con l'ausilio delle Guide precedenti,
cioè di Sciziano, di Buddha, di Zarathustra. Queste personalità
spirituali concordarono, infatti, su un piano invisibile, di "far
fluire in modo sempre più intenso nell'evoluzione futura
dell'umanità l'intera somma della saggezza dei Bodhisattva
dell'epoca postatlantidea"18.
Il nuovo ruolo spirituale delle antiche Guide dopo l'Incarnazione
del Logos è soprattutto far "comprendere il più
degno oggetto di ogni comprensione, il Cristo: il Cristo che è
un essere del tutto diverso dai Bodhisattva e che si può
comprendere soltanto sommando l'intera saggezza dei Bodhisattva"19.
Tanta è l'importanza di queste personalità che "solo
quando l'ultimo dei Bodhisattva appartenenti al Cristo avrà
svolto la sua opera, l'umanità potrà percepire che
cosa sia il Cristo; allora essa sarà animata da una volontà
in cui il Cristo stesso vivrà. Il Cristo penetrerà
negli esseri umani attraverso il pensare, il sentire e, infine,
il volere: l'umanità sarà l'impronta esteriore del
Cristo sulla Terra"20.
Nella conferenza del 31 maggio 190921, tenuta a Budapest durante
il XV Congresso internazionale delle federazioni europee della
Società teosofica, R. Steiner spiega che i Bodhisattva
sono esseri che non si incarnano sul piano fisico, ma vivono sul
piano eterico, prendendo talvolta dimora nel corpo eterico di
certe personalità incarnate sulla Terra. Sono questi i
Bodhisattva che la scolastica mahayanica ha denominato Mahâsattva
("Grandi esseri"), in quanto sono gli animatori e gli
ispiratori disincarnati delle anime umane: sono i grandi Bodhisattva
celesti come Maitreya, Mañjurî, Avalokitevara e altri.
R. Steiner sostiene che questa incorporazione eterica obbedisce
a un ben preciso principio spirituale, secondo il quale nell'economia
dello spirito nulla si perde, anzi tutto ciò che è
prezioso per l'evoluzione interiore si conserva, in modo da ricollegare
costantemente il passato al futuro. Tale "incorporazione"
di facoltà spirituali - ben diversa dall'idea di reincarnazione
- non contrasta affatto con il principio di unità della
personalità umana rappresentato dall'Io e tante volte invocato
nella critica cattolica all'idea della reincarnazione. Difatti
l'"incorporazione" di un corpo eterico "estraneo"
equivale all'assimilazione di nuove forze eteriche che vengono
a fungere da humus per l'attività dell'Io che le riceve.
Qualcosa del genere si può cogliere nell'intenso rapporto
di continuità e di immedesimazione che si instaurava tradizionalmente
nelle civiltà antiche fra maestro e discepolo e soprattutto
in India fra il guru e il chela22.
Quando, alcuni mesi dopo, Steiner ritorna sull'argomento durante
il corso sul Vangelo di Luca, così definisce la funzione
dei Bodhisattva: "I Bodhisattva sono appunto una data categoria
di esseri che sono sì incarnati nel corpo fisico, ma che
hanno rapporti con entità divino-spirituali, al fine di
poter portare sulla Terra e di comunicare agli uomini ciò
che da quelle entità essi hanno imparato. Sono dunque esseri
incarnati nel corpo umano, che, con le loro facoltà, arrivano
tanto in alto da potersi mettere in rapporto con le entità
divino-spirituali" 23. Anche in questo caso, quando si parla
di "incarnazione" si intende in realtà "incorporazione".
Dice infatti poco oltre Steiner, parlando del Buddha storico:
"Così l'individualità che prima si era sviluppata
in forma di Bodhisattva e che, finché era Bodhisattva non
era ancora completamente penetrata nella forma umana, ma ne emergeva
fino alle sfere celesti, penetrò una volta tutta dentro
un corpo umano, così da venirne avviluppata interamente"24.
Attraverso questa particolare forma di incarnazione i Bodhisattva
esplicano la loro missione, ricevuta, in lontanissime epoche,
nei mondi superiori25: suscitare negli uomini forze morali e conoscitive
che favoriscano il loro cammino evolutivo, ispirare nuove forze
interiori, invitare la coscienza umana al superamento di sé.
Quando per il Bodhisattva - continua Steiner - giunge il momento
in cui sente di aver compiuto la sua missione, allora avviene
che tutte le forze spirituali delle quali è stato mediatore
nei confronti degli uomini finalmente possono fluire verso l'umanità
e trasformarsi in nuove facoltà umane, accessibili a tutti.
Quando un Bodhisattva ha espletato il suo compito, rinasce completamente
in un corpo fisico umano nel quale vengono a incarnarsi in modo
esemplare tutte le virtù e le facoltà che dapprima
egli ispirava dall'alto: a questo punto può divenire un
Buddha e donare le sue stesse facoltà al mondo.
NOTE
1 The Lankavatara sutra - A Mahayana texts, trad. di Daisetz Teitaro
Suzuki, Londra 1978, § 73, p.65.
2 Le Traité de la Grande Vertu..., cit., pp.389,352, 422.
3 Vimalakîrtinirdea - L'Enseignement de Vimalakîrti,
trad. di E. Lamotte, Lovanio 1962, ad locum VII, 6.
4 Cfr. P. Demiéville, "La Yogâcârabhûmi
di Sangharaksha" in BEFEO 1954, XLIV, pp.376 e sgg.
5 R. Steiner, L'Oriente alla luce dell'Occidente, cit., pp.183-184.
6 R. Steiner, L'Oriente alla luce dell'Occidente, cit., Milano
1980, p.182.
7 L'Oriente alla luce dell'Occidente, cit., pp.181,189; Le conferenze
di Milano, cit., p.20; L'impulso-Cristo e la coscienza dell'Io,
cit., p.19.
8 Il Vangelo di Luca, cit., pp.176-177.
9 L'Oriente alla luce dell'Occidente, cit., p.188.
10 Su questo dramma cfr. di G. Burrini: "Le metamorfosi di
Tristano", in E. Schuré, Evoluzione divina, Roma 1993,
p.XV e sgg. e "Un sodalizio di poeti: i rapporti fra Edouard
Schuré e Angelo De Gubernatis", in M. Taddei (a cura
di), Angelo De Gubernatis. Europa e Oriente nell'Italia umbertina,
Napoli1995, p.143 e sgg.
11 L'Oriente alla luce dell'Occidente, cit., p.184.
12L'Oriente alla luce dell'Occidente, cit., p. 184.
13 L'Oriente alla luce dell'Occidente, cit., p.187.
14 Gerarchie spirituali, cit., pp.10-12.
15 L'impulso-Cristo e la coscienza dell'Io, cit., pp.12-13.
16 Cfr. R. Steiner, I Manichei, a cura di G. Burrini, Editrice
Antroposofica, Milano 1995.
17 L'Oriente alla luce dell'Occidente, cit., p.189.
18 L'Oriente alla luce dell'Occidente, cit., p.190.
19 L'Oriente alla luce dell'Occidente, cit., p.192. Cfr. anche
Exkurse in das Gebiet des Markus-Evangeliums, O.O. 124, 1a conferenza.
20 L'impulso-Cristo e la coscienza dell'Io, cit., p.23.
21 Pubblicata in "Graal", X, 1992, nn. 37-38, p.27 sgg.
22 Si veda, per esempio, Paramahansa Yogananda, Autobiografia
di uno yoghi, Roma 1962, cap. XLIII. Lo stesso Steiner, nel delucidare
la funzione dei Bodhisattva, offre l'esempio del rapporto pedagogico
che lega maestro e discepolo (Il Vangelo di Luca, cit., p.31).
23 R. Steiner, Il Vangelo di Luca, cit., pp.31-32.
24 Il Vangelo di Luca, cit., p.33. Cfr. anche ibidem, p.104.
25 Il Vangelo di Luca, cit., p.32.