Associazione Provinciale Farmacisti non Proprietari di Lecce
Da Liberal del 24 giugno 1999
Il
professor Cassese, nel suo intervento su Liberal del 17 giugno scorso,
sottolinea come, sul fronte delle liberalizzazioni dei servizi pubblici,
l'Italia sia dieci anni indietro.
Concordo
pienamente con tale analisi, vorrei solo far presente come tutto il tessuto
sociale italiano sia in ritardo strutturale con l'Europa.
Lo
sono le libere professioni, chiuse in se stesse e restie ad accettare un vero
confronto professionale nei meriti e nelle capacità, tese a difendere l'accesso
e i privilegi acquisiti.
Per
tale settore sostenere che si è fermi ai primi anni di questo secolo non è
esagerato, al contrario, forse si pecca di ottimismo.
un
esempio eclatante è sicuramente rappresentato dalla professione di farmacista;
in questo campo siamo addirittura fermi al Medioevo.
Infatti,
non può datarsi altrimenti una legislazione che permette per una concessione
dello Stato, vinta per concorso, l'ereditabilità sino al compimento del
trentesimo anno di età.
Inoltre,
la stessa legislazione comparta rigidamente il territorio di competenza, con un
numero di abitanti prefissato per ogni farmacia.
Altro
che mercato!
Qui siamo
ancora all'undicesimo secolo, al vassallaggio feudale. Eppure, di segnali, la
stessa Antitrust di Amato prima, e Tesauro poi, ne hanno lanciati molti a
Parlamento e governo, indicando non nel numero massimo, ma in quello minimo, lo
strumento per garantire capillarità e garanzia di servizio.
Ma
governo e Parlamento, sensibili al richiamo delle sirene corporative, nicchiano,
rimandano, vorrebbero che fossero gli stessi Ordini professionali a indicare la
strada delle riforme, quando tutti, ma proprio tutti, sanno che sono proprio
questi i più impegnati a difendere i privilegi acquisiti e a volere che nulla
cambi nella sostanza.
Tutto
ciò mentre la protesta cresce, lievita, unisce professioni diverse, ma con un
comune denominatore: ritenere insopportabile, alle soglie del duemila, il peso
corporativo e monopolistico dell'attuale sistema.
Credo
che le istituzioni, il governo, i partiti politici tutti, debbano affrontare
tali problematiche in maniera seria, badando bene a non far diventare fuoco la
cenere ardente del malcontento che cova in ogni professione, altrimenti il
rischio di bruciarsi, in senso elettorale naturalmente, diventa un rischio.