Associazione Provinciale Farmacisti non Proprietari di Lecce

da Punto Effe del 26 aprile 2001 - n. 14


La tormentata vicenda delle comunali

LA CADUTA DI MILANO

 "Lunedì 9 aprile si è conclusa, in apparenza, la tormentata questione con il via libera ai tedeschi della Gehe. In arrivo azioni giudiziarie, ma lo sbarramento di principio sarà su altri temi, tipo gli orari. E qui la legge regionale dovrebbe arginare chi vuole fare il bello e il cattivo tempo"

Si sapeva già tutto, quindi ogni sorpresa è fuori luogo, ma a cessione avvenuta, conclamata, lunedì 9 aprile notte, i toni si sono fatti aspri, in particolare con il sindaco di Milano, Gabriele Albertini, dal quale l'Associazione titolari di Milano si sente tradita. Che le 84 farmacie comunali milanesi finissero nelle mani della tedesca Gehe - azienda che si occupa della distribuzione dei prodotti farmaceutici - era scontato, ma sino all'ultimo si sperava che qualcosa o qualcuno facesse cambiare idea al sindaco e alla giunta. Niente di nuovo, invece e con la delibera del "lunedì nero" (per la farmacia) le comunali di Milano sono passate nelle mani dei tedeschi, che hanno offerto 251 miliardi per l'80 per cento. Il restante 20 per cento rimane di proprietà del Comune di Milano. La gara di appalto - concorso che determinava la vendita ha visto un solo concorrente, che non poteva perciò perdere. L'avversario eventuale, la Comifar, era stato dichiarato non ammissibile perché la dichiarazione fornita non era conforme al bando.
La vicenda delle cessione delle comunali meneghine era stato uno dei punti salienti della campagna elettorale di Albertini, quattro anni fa. Non gli era certo servita per farsi eleggere, ma gli era valsa un bel pò di consensi. Allora Albertini si augurava che le 84 farmacie finissero nelle mani di altrettanti nuovi imprenditori che, da neofarmacisti titolari (molti avrebbero potuto essere gli stessi direttori delle Comunali milanesi) le avrebbero trattate "con infinita cura".
Dopodiché, aldilà delle situazioni ufficiali, c'erano stati gli opportuni pour parler per capire a quale livello economico il Comune avrebbe ritenuto congrua l'offerta. Per poi inserire una valutazione di merito, su basi di opportunità politica e, perché no, anche sociali. L'Associazione dei titolari andava a stabilire in 240 miliardi la sua massima offerta, legata a parametri economici opportuni. Il sindaco Albertini faceva dire da un suo emissario che su quelle base d'asta nemmeno si poteva ragionare perché il comune si aspettava ben di più. La Gehe, dal canto suo, faceva sapere che il rilancio non sarebbe stato un problema, ma non avrebbe badato a spese.
Il fatto che la vicenda si chiuda con un divario minimo - 11 miliardi - rispetto alla cifra per la quale l'Associazione dei titolari di Milano si era esposta, fa dire a Paolo Gradnik, presidente, "Albertini ci ha preso in giro sin dall'inizio e quando due anni fa, con serietà e spirito di collaborazione, ci siamo fatti avanti, ha continuato a beffarci".
Il tono della querelle si è fatto aspro quando l'Associazione titolari ha fatto le sue rimostranze ufficiali con un comunicato in cui si complimentava con il sindaco Albertini per "la brillante operazione" estendendo il plauso al direttore generale Giorgio Porta che, per parte sua, ha replicato con una sola frase: "La Gehe ha offerto il doppio dei farmacisti milanesi, ecco perché ha vinto".
Curioso e strano, visto che l'asta - come riferito - ha visto un solo protagonista ammesso, ma i tempi e i modi della politica, si sa, non sono quelli della burocrazia.
Seconda vicenda che non ha convinto: la circolare esplicativa emanata a inizio aprile dal ministero degli Interni in cui si andava a chiarire che la vendita delle farmacie comunali doveva privilegiare i farmacisti. Circolare che non si può considerare retrodatabile, e sulla quale la stessa Gehe avrebbe fatto ricorso al Consiglio di Stato (ricorso che i titolari faranno in ogni caso, per la ragione opposta).
Mentre scriviamo non sono ancora state decise le contromosse giudiziarie: è ancora possibile un'azione presso la Procura della Repubblica per accertare se nella vicenda non ci siano addebiti penali.
Aldilà del fatto che dopo Bologna e Cremona il colpo messo a segno a Milano rende difficile qualsiasi azione di contrasto, va detto che in Italia spadroneggiano allegramente coloro che nel Paese d'origine, la Germania, tutto potrebbero fare tranne che operare una scalata. Perché l'Antitrust metterebbe subito un guinzaglio all'operazione. Non a caso la Gehe possiede un migliaio di farmacie in Inghilterra, dove la legge lo consente, ed è venuta a "dettar legge" in Italia, proprio in assenza di una normativa certa.
L'Associazione dei titolari e l'Ordine dei farmacisti di Milano si sentono con la coscienza a posto. Hanno fatto tutto il possibile e quanto sarà ancora possibile fare faranno. Quel che brucia sono le molte buone ragioni che avrebbero dovuto convincere i decisi (per il fronte soldi) e gli indecisi. Vale la pena riportare i toni trionfalistici del vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, che parla di "vendita record a livello europeo" e dei servizi come "la nota qualificante del progetto". Servizi che così si sostanziano: in ogni punto sarà possibile misurare la pressione, controllare il peso, raccogliere informazioni mediche. Si potranno effettuare misurazioni per il diabete e il colesterolo e prenotare prestazioni ospedaliere e ambulatoriali.
Non vorremmo farvi troppo sorridere ...
Disabili e anziani potranno ricevere i farmaci a casa, grazie a un centralino attivo 24 ore su 24. La carta "dei servizi" verrà aggiornata ogni anno.
Qualcosa di nuovo, effettivamente, ci sarà: spunterà il "punto salute", un servizio di consulenza su problemi fisici e psicofisici. In che termini attendiamo di sapere, visto che nessuno l'ha ancora apprezzato questo "punto salute".
Pleonastico è, d'altro canto, affermare che "nessuna farmacia sarà chiusa senza la nostra autorizzazione - come dice De Corato - e che nessuno dei 301 dipendenti perderà il posto". Il fatturato nel 2000 delle 84 Comunali milanesi è stato di 138 miliardi e mezzo e il risultato d'esercizio di 4 miliardi e mezzo.
La partita si sposta sull'immediato futuro.
E' noto come la Gehe sia orientata a prevedere il servizio 24 ore su 24 nei punti vendita strategici (dove ne vale la pena), mentre sugli orari da rispettare si gioca una partita più ampia.
Non a caso è nata lo scorso anno una legge regionale che disciplina la materia e difende la farmacia come presidio sanitario sul territorio, non come semplice punto vendita di farmaci e quant'altro.
E qui, a bocce finalmente ferme, si giocherà la partita più importante, sulla quale la categoria, nemmeno in Lombardia, sembra granitica.

Sergio Meda

CONTRO I PRIVILEGI MEDIEVALI ...

La privatizzazione delle farmacie comunali - che il Corriere della Sera chiama, senza infingimenti, "la scalata alle farmacie italiane" - ha avuto inizio a Bologna. Da un paio d'anni ventidue punti vendita felsinei sono in mano ai tedeschi della Gehe, con qualche accenno polemico al solo city manager del Comune di Bologna che, dopo aver gestito l'affare in prima persona, è stato assunto come alto dirigente dalla stessa Gehe. La quale ha di recente conquistato anche il mercato di Cremona, dove ha acquistato 14 farmacie su 20. Per il direttore generale di Palazzo Marino, Giorgio Porta, proprio queste esperienze tranquillizzano: "finalmente - ha dichiarato - a Bologna è arrivata una forma di concorrenza nelle farmacie che st cercando di rosicchiare privilegi medievali con indubbio vantaggio per i cittadini. Concorrenza ovviamente non sui farmaci - ha aggiunto Porta - ma su tutti i servizi". A Bologna come a Cremona, secondo Porta, i risultati sarebbero "brillantissimi".

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