L'UNIFORME
Se le divise dei MIlle non seguivano alcuna regola, e
casomai dipendevano dall'abilità di sarte delle compagne dei volontari,
non minor improvvisazione rivelava l'armamento. Questo perché i fucili
non erano di un unico modello, ma erano stati prelevati qua e là dove
capitava. Per la maggior parte venivano dal presidio di Telamone, e
l'unica cosa che avevano in comune era di essere malandati e più vecchi
di quelli borbonici. Gli altri uscivano dall'arsenale sabaudo, di cui
però non costituivano di certo il fiore perché Cavour, temendolo, aveva
fatto sì che Garibaldi fosse il più possibile disarmato. Quanto
all'artiglieria, era costituita da pochi cannoni e una vecchia spingarda.
Si comprende perciò quanto disperata fosse sulla carta l'impresa che
invece Garibaldi sarebbe riuscito a portare a buon fine.
CENNI STORICI
Non appena nel 1860 si seppe che Garibaldi stava partendo
per la Sicilia, da tutta Italia presero ad affluire volontari in Piemonte,
dove il generale i trovava. Oltre la metà era di Bergamo, la città in
cui Garibaldi era entrato da trionfatore un anno prima durante la guerra
del 1859; gli altri venivano da Veneto, Liguria, Toscana e qualcuno anche
dal centro-sud. Tra di essi c'era di tutto: giornalisti, scrittori,
artigiani, avvocati e persino un prete. Uomini diversi per formazione e
stato sociale, ma che in comune avevano la fede assoluta in Garibaldi,
l'unico a parere loro che potesse condurre a buon fine la liberazione del
Mezzogiorno. Per lui parlava il suo passato. Un passato in cui, dopo gli
anni in Sudamerica, i momenti di maggior gloria erano stati legati a
imprese compiute con soldati non professionisti. Volontari erano infatti
gli uomini con cui nel 1848 Garibaldi aveva battuto gli austriaci a Luino;
volontari quelli che sotto di lui avevano difeso poco dopo la Repubblica
Romana; volontari infine i Cacciatori delle Alpi, il corpo istituito nel
1859 e poi, dopo la seconda guerra d'indipendenza, arruolato nell'esercito
sabaudo. Con tutti costoro Garibaldi si era coperto di gloria e successi,
e a gloria e successi ambivano anche i volontari del 1860 quando salparono
da Quarto per l'impresa che sarebbe stata ribattezzata dei MIlle.
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Non essendo un esercito regolare ma un manipolo di volontari delle più
diverse estrazioni, i Mille non avevano una divisa ufficiale. La qualità
degli abiti cambiava in base alla disponibilità economica di ciascuno ed
anche i colori erano spesso scelti a caso. Ciononostante, alcuni segni di
riconoscimento balzavano all'occhio: la camicia - per esempio - era spesso
rossa con bottoni di metallo bianco o giallo, il cappello un chepì
floscio di stoffa rossa, i pantaloni erano bianchi o grigio-azzurri.
Attorno al collo molti garibaldini annodavano un fazzoletto di stoffa
colorata come il loro comandante, sopra le scarpe portavano ghette bianche
o grigie.
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