Sto aspettando
Vola mia voce sui monti
Alla bisnonna Adele
Da quella
rocca
fiorita di ginestre
e caprifogli
e mirti
e d’ogni
sorta
di piante ravvolta
tu mi richiami
al sangue e alle
radici
che non sol furon
di te come signora,
o nobile
bisnonna
per la stirpe
che assai poca cosa
è di ciascuna,
ma
per l’adamantina anima
di nobiltà racchiusa
nello spiritual manto
raccolta.
Allegria fanciullesca
Allegria fanciullesca
si sente
nell’aria
di questa prima estate
a Ponte a Mensola
e io
sorrido
come una bambina
che apre gli occhi
verso lo
splendore
dei suoi anni migliori
senza brina.
Anima mia - vagula e tremula
Anima
mia
vagula e tremula,
piccola e sola,
nella notte
di paura
rischiara
una fiammella
come di lume
acceso di lucignolo
nella
casa sopita
dove angeli stanchi
ravvolte l’ali
stanno
addormentati
e nel loro abbraccio
accolgono
i pellegrini e i
viandanti.
Assaporo del tempo
Assaporo del
tempo
le ultime scaglie
del tempo che va
come un uragano
dove
il cielo oscurato
è preludio del nuovo
e la pioggia che
giunge
improvvisa e violenta
ti coglie già quando
tu non hai
trovato
un rifugio o un giaciglio
fra i rami del bosco.
Tutti
abbiamo peccato
e non ci fu
chi fu senza colpa,
un anziano
scrittore
siciliano immigrato
guardava stranito
il successo
raggiunto
alla fin di sua vita
e malinconico sguardo
diceva: “La
guerra
che orrore”
pur non sapendo
che cosa
“mi sento
colpevole
di tale fetore di morti”,
così è il mio cuore
e il mea
culpa
già faccio
battendomi il petto:
“ho peccato Signore!”.
Caldo serale
Caldo serale
di un
pomeriggio estivo
sotto il fanale
carico dell’afa,
fra gente già
abbronzata
che gira disfatta
mezza spogliata
nei giardini
attigui.
Mi riparo col giallo
del cappellino estivo
il sole che
non c’è,
ma che fa sentire
la sua presenza
nell’aria già
impregnata
di effluvi senza uscita,
mentre gli uccelli
han spento
i loro suoni
e paion risparmiare
gli acuti e i trilli,
per più
freschi bagliori
di pioggia che non viene
e che non vuol venire.
Cantico di gennaio
Gli alberi
spogli,
il fiume gelato,
la brina lassù,
e fra la nebbia
l’
ardente velo
della notte che spare,
e poi così
fra il caldo di
casa,
e la gatta sull’ uscio,
e la luce giallastra del
lume,
sorride la tiepida
vita nel torpido
sonno del
tempo
limpido
di luminoso splendore.
Casa ombrosa
Casa
ombrosa
nell’estate calda,
grotticella racchiusa,
conteggio
l’Ici
e penso,
sono una fata
che vivo in un mondo
mio e da
nessun
inteso.
Chiacchiericci festosi
Chiacchiericci
festosi
nella via nella notte,
risatine sospese
come ruscelli
d’acqua
e poi gorgoglii e
brevi silenzi e
quindi allegre
risate
si alternano nel tiepido
buio del Mensola
illuminato da
luci
tenui e delicate.
Fanciulli come di
un pastorale poema
si
diverton fra loro
e scherzan nel fuggitivo
amor che si
rincorre
con parole e sguardi
e silenzi.
Cinguettio serotino
Cinguettio serotino
nel giardino incantato,
il gatto
annusa svagato
mentre il sole s’addorme.
Roselline di
macchia
Rosse come ciliegie,
allegre come bimbe
occhieggiano dal
muro
e intonan il loro coro,
tubare di colombi
e cianciare di
uccelli,
svolazzìo e richiami,
odor di brodo in
dadi,
chiacchiericci dai muri,
rimbombo di sussurri.
Lassù sulla
cima
del gran cipresso antico
che supera con la chioma
il tetto
del capanno
un nido, un nido, un nido,
uccellini grigi
si gettan
come a stuolo (stormo?)
là da un aereo in volo
paracadutisti
esperti,
e prendon, prendon il cielo.
La gatta saltella qua e
là
come da allegria improvvisa
arrecata da insolita
gattesca
notizia,
lei così pacata e schiva,
sonnacchiosa e passiva
nella
sua grigia corteccia
del mantel soriano
che la fa solitamente
bestiolina
triste e indecisa.
Cinguettio più forte,
due uccellini
si rincorrono
nel cielo azzurro estivo
mentre una rosa
rosa
solinga e decentrata
guarda sorniona il giardin
e par che
dica:
“Son io la prima,
la regina del mondo
e sol voglio esser
lasciata.”
Ciò che desidero
Ciò che desidero
con tutto il cuore
è una vita lunga
e serena in
onestà,
così come vien ora,
e nient’altro desidero
se non che la
bellezza
di quest’ ultime ore
serene e armoniose
e felici
proseguano
negli anni tal che
sembri che la mia vita
sia stata
sempre uguale.
Colombi bianchi
(Vecchina di 96 anni che viveva sola in
un minuscolo ambiente di due stanze, casetta isolata in mezzo a un prato)
Colombi bianchi
sul terren
dissolto
di bruno chiaro
seminato a grano.
Colombi neri
nel
ciel come pensieri
di artista folle
nel cielo arlesiano. (Van
Gogh)
Tutti si avviano
al suono di campane
al funerale
della
pia Baggiani.
Nella mia stanza
d’azzurro rivestita,
nel pavimento
(tappeto azzurro)
e nel ciel dalla finestra
penso all’eredità
presta
che mi lasciasti
anima di Dio
di più nidiate da nutrire
io,
che Dio vuole
si ami gli animali
e che a lor bisogni
non
si renda mali.
Or nella casina
di fata benigna
circondata da
prati
i mici vagan sconsolati,
ma un boccone
lanciato dalla
finestra
sempre sarà per loro
e niuna festa
sarà per me che a
lor
non sia resa la minestra
calda della cena,
così tu potrai
serena
guardare da lassù
gli amici tuoi
che qualcuno
quaggiù
fece or suoi.
Come le principesse delle fiabe,
Come le principesse delle
fiabe,
dalle lunghe trecce
intessute d’oro,
e con le lunghe
vesti
intrecciate di cielo,
fra gli animali amici
e i fiori
capricciosi,
sorridenti e misteriose,
ingenue e incantate
che
sognavo bambina,
e disegnavo innumerevoli
sui fogli
quadrettati,
così io vivo
in questa casa antica,
fra le mura
possenti
e la campagna amica,
con la primavera che viene
come
fata gioconda,
e il mistero che resta
fuori e dentro di me.
Da questo colle
Da
questo colle dallo spalto
io miro il paesaggio intorno
che in un
sospiro di vento
penetra dentro in un momento.
Di luminoso splendore
Di luminoso
splendore
si ravvolge la mia vita
in questa casa scura
dove il
futuro è certezza
e mai paura,
io che aborro le streghe
e i
talismani
e gli arcani,
che certa gente
va in cerca ad
apprezzare
per aver conferma di ciò
che il fato vuole
ma che
protezione novella
può indirizzare,
io tal protezione ho
là nella
Stella
che il Figlio di Dio
volle se stesso chiamare.
Di luminoso splendore
(Seconda
versione più lunga)
Di luminoso splendore
si ravvolge la mia
vita
in questa casa scura
dove il futuro è certezza
e mai
paura,
io che aborro le streghe
e i talismani
e gli
arcani,
che certa gente
va in cerca ad apprezzare
per aver
conferma di ciò
che il fato vuole
ma che protezione novella
può
indirizzare,
io tal protezione ho
là nella Stella
che il Figlio
di Dio
volle se stesso chiamare.
Così a qualche strega
o
stregone che volle
in sua malizia oscura
predire mia scarsa
salute
io dico: “E’ vero
sono di coccio un vaso
e se qualche
spirito nero
decretò qualche male
a mio danno
io non temo alcun
tempo
che l’Ognora Potente
e Sapiente e Amorevole
Signore del
Tempo
potrà se vorrà
esaudir mia prece:
“di giunger a tarda
età
vispa e solerte
e sempre benedicente
chi mi fece,
e volle
e mise il seme
di questa mia vita bella
nella città dei fiori.”
Din Don Dan
Din Don Dan
Din Don Dan
monotono suono di
campane
per la finestra socchiusa
giunge vicino dal
campanile
come volo d’uccello
Din Don Dan
si ripete a lungo
a
svegliare i sonnacchiosi
paesani e dire:
“ E’ giunta primavera!”
Febbre
In un torpore caldo
tra le coperte sudate
passo le ore
confusa
respirando a fatica.
Fiumana dolente
Fiumana dolente
di
carri, trattori
e carriaggi
hai ripreso il flusso.
Le mine han
seminato
lungo il tuo percorso.
Ultimi giunti
come foste i
primi.
Bimbi che piangono,
qualcun che fa un segno
con la
mano,
un segno strano
come di una V
trafitta e stanca,
mentre
il percorso
snoda nella strada
il là di carri,
carrettini e
carriaggi.
C’è chi venne
con le proprie scarpe
a piedi.
C’è
chi rimase là
lungo il percorso,
povera gente
senza sapere
niente,
salvo che vita val
lottare alquanto,
quando da casa
un
dì ci fu
chi, angosciosamente
vi scacciò lontano
con un
modo
senza scampo.
Va la fiumana là
lungo il percorso,
pensa a
chi non più
è qui con loro,
gente lasciata là
sopra il
selciato
rosso di sangue
senza un pianto,
un rovo, un
canto
che ogni popolo è usato.
Sguardi tristi e
voci
impietrite,
povera gente senza
più cuore ed urla,
va la fiumana,
come
senza via d’uscita
cade da roccia
l’acqua in una
purga.
Galletto birichino
Galletto
birichino
è da due ore che fai
il tuo verso nell’aria,
non ti
contenta il giorno
ma vuoi svegliarci tutti
e poi nell’aia
batter
le ali
e dire:
“Io sono il re”
Gentil persone
Gentil persone
amabili e amorose
circonderan
la mia vita da ora,
e non più selvatiche
e lupose
o come
volpi
ghiotte di castori
e altri temibili animali
che poser
assedio
alla mia tana grigia
e fecer della vita mia
un
sortilegio
pieno di tema
e di sottil terrore.
Non più, sparite
l’ombre
il candore di una notte lunare
o lo sguardo incantato del
sole
o la tiepida alba
o la scintillante aurora
o il tramonto
roseo
e in vesti seriche racchiuso
saran miei amici sempre
e io
felice vivrò finalmente
quella vita serena
sempre agognata
e mai
avuta
che gioventù tartassata
ebbe in contraccambio
per
quella:
angoscia, lotte
e dura, dura ancella.
Già la primavera
Già la primavera
si
sente nell’ aria
sulla collina argentata
di battiti d’ ali
di
Angeli azzurri
nei prati lunati,
nei solchi bruniti,
soffia una
brezza leggera
e soffusa come mano
di Angelo errante
speranza di
vita
migliore della metà
di mia vita già corsa.
Già viola appare
Già viola appare
il
glicine sul ponte,
già lilla brilla
nel verde la
pianta
dell’orto.
Io mi macero
di tristezza e amaro
e non so
che
far di mia vita
e qual sacrificio
possa servire
alla vita
che muore.
La natura che
segue il Creatore
non va
per la via
degli uomini.
Gli animali del bosco
Gli animali del bosco
stanno
dormendo
nella boscaglia scura
mentre una luce
là nella
pianura
a loro pensa
come amici cari.
Voi non tradiste,
foste
sempre uguali
e gli amici di un tempo
serbaste a
cuore
riconoscenti
di un pizzico di amore
o di scodella
là
sul limitare
posta a satollare
le fredde veglie
delle notti
inverne.
Or non son più
tra voi cari fratelli
e non posso farvi
più clementi
i riposi e le battenti
di vento vostre
contrade,
ma posso con le mani giunte
pregare
che la nebbia e il
gelo
sian come tiepido
nido al limitare
di vostro albero e
mondo
e che un sorriso
di Santo Abate
o Francescano
canto
portin sollievo e pace
a voi d’intorno.
Gorgoglia il riso
Gorgoglia il riso
nel mio cuor tenace
al pensar il mio
esser
così pugnace,
in questo bel paese
ridente e vivo
che pur
non sa di me
e chi io sono.
Se sua benevolenza
e suo
dono,
vien dall’esser per lui (il bel paese dove vivo)
io
un qualcosa di inesistente
come le foglie cadenti
o l’acqua che
pur
passa dal rivo,
pur tuttavia in questo luogo
di così
silenzioso decoro
nell’alma mia
si sta svolgendo
proprio in
quest’età ria
di travagli e pericoli
all’Italia,
il mio più bel
poema
che un dì sarà
conosciuto e costrutto.
Così il silenzio del
tempo
fanno da manto
alla poesia e all’incanto,
e io senza
disturbi
posso intinger la penna
nei sussulti del mondo,
senza
che alcuno metta
ostacolo alcuno
a tal mostrare.
Il covar dell’influenza
Rade chiome
fra toppe di cielo
degli alberi
autunnali
dalla finestra chiusa,
con lussazioni e strani
casuali
torpori
di influenze annunciate
e amar sapore
di questo inverno
odore
che si preannuncia freddo
e ammantato di febbri
e venti e
strali,
ravvolta nella coperta
faccio passar
la torpida
giornata
nel malessere sordo
senza uguali.
Il Navicello del tempo
Di primo
mattino
s’ode un cinguettare (andante)
e volitivo
qua dalla mia
finestra aperta
come navicello sul mare
di alberi ricchi di
vita
che il passato, il presente
e il futuro (pare)*
passar
veloce e sorpassare
in un fluttuante corso
senza stacchi e
cesure.
*( singolare per passato,
presente e futuro che fanno
un
insieme, quindi una cosa unica)
In questa allegrissima
In questa allegrissima
cucina bianca dai pentolini
rossi e
multicolori
di smalto, come bimbi
di un asilo nel Sudan,
io penso
e guardo
al di là del buio
delle finestre aperte
le mille
fiammelle
delle luci sul colle.
Io penso e vaga
il mio
pensiero
nel tempo e nello spazio,
vaga nelle stazioni
orbitanti
come città del futuro
che saranno,
vaga nella grande e
potente Africa un giorno,
vaga al di là di me
non so
quando,
e il miele nel mio yugurt
bianco
come la cucina
candida
e il tavolo bianco
e la credenza di neve
e le pareti
albine
e il gran camino luminoso,
tutto mi riporta dentro
e fuori
di me,
come in un misterioso gioco
di scatole cinesi
di quel che
è
e sarà,
e non so certo quanta è
la fantasia
e quanta la
premonizione.
In questa casa
In questa
casa
dove sono stata posta
come su piattaforma orbitante,
non so
da chi
ma certo molto Potente,
guardo con interesse e attesa
gli
eventi che verranno
là sulla terra,
e attendo istruzioni
dalla
Stazione di Comando
con assoluta fiducia
della capacità e
competenza
e responsabilità
nei miei confronti.
In questa notte di stelle/
cadenti come fior
In questa notte di stelle,
cadenti come
fior
sulle languenti note
di un incanto steso
fra la collina e il
fosso,
Angeli belli veniste
a questa casa
e assai
contenti
restaste per far veglia
con noi nelle preghiere.
In scabra forma
In
scabra forma
hai modellato il mio aspetto
perché
contenesse
prezioso tesoro,
come cassaforte
celata in modesto
luogo,
ove mai si supporrebbe
essere il tanto agognato
favoloso
gioiello,
che tutti cercano
e mai da nessun trovato.
La goccia
La goccia
sulla roccia
scavò un solco
e nessuno
se n’ era accorto
finché giunse
un giorno che
apparve sotto
il sole
nitido e chiaro,
ma ormai la goccia
non c’era più
che
cadeva là.
Sulla roccia
un fiore violetto
di primavera
apparve
dentro il solco.
Era già sera,
la roccia piagata
da tanti anni di
pianto
sorrise e annuì
a questo tenero boccio,
così la mia
vita
triste e tormentata
per tutto il tempo
di mia età
travagliata
appare finalmente
dolce e chiara
ora che l’ oro
va
già a trasformarsi
nell’ argento del tempo
e la stagione s’
avanza
e appare una bruma
sottile all’ imbrunire
e pur io son
sicura
che il tempo migliore
ha da venire.
La mia stanza
Di vasi e
fior
cosparsa è la parete
che le tele ricopron
tutte di vaghe
primavere,
azzurrino il tappeto
che nel turchese colore
riveste
il rosso mattone
col suo aspetto di cielo,
il settimino d’or
e di
rosso vestito
fra i fiori pitturati
civettuolo si staglia
sulla
parete bianca,
il letto a quadrettoni
e i gatti sui
cuscini
occhieggiano alla gatta
lor vera padrona,
il computer
superbo
e distaccato
guarda con sufficienza
la libreria
cartacea
e i fascicol scomposti
e gli armadi che
gli sono a
lato,
mentre l’azzurra
vestaglia là adagiata
sul sedile
setaceo
mollemente si piega
con disinvolto ammicco
in seducente
mossa.
L’Alba si annuncia chiara
L’alba si
annuncia chiara
e la luna splende
in questa casa
come
occhi
sul mondo circostante.
La mia tepida stanza
antica e
moderna
col morbido tappeto
dove la gatta
fa i suoi
ritrovi
fra il colore azzurro
è salone d’incontro
coi miei
pensieri
e ciò che giunge
a me quasi furtivo
nel festivo
messaggio
giornaliero.
Cinguettio oppressivo
di uccelli
indaffarati
in canor battagliare
di richiami come
madre
sollecita
che stia per fare
ramanzina ai suoi
piccoli
sbadati.
Caffè col miele
preso in allegria
come rito solingo
e
misterioso
di gratificante piacer
che non è ascoso
a chi come
me
ama il sapere.
Miei battiti del cuore
candidi e rumorosi
e
risuonanti e vivi
come ruscello che
batte alla mia porta
come il
fosso dei frati
che getta sua scorta
d’acqua nativa
dall’alto di
pendice
in questo rivo.
Più calmi e riposati
gli
uccellini
cinguettan ora
con gentil linguaggio privo
di alcuna
asprezza
come sottovoce.
Il giorno è già venuto
ma la luna
chiara
esiste ancor nel ciel
rosea e sovrana
come pizza
giuliva
di splendente chiarore
fra nuvolette pur loro
chiare e
rosate
come di trina.
San Martino si sveglia
dal sonnolento
sonno
del mattino e tutto
prende suo aspetto
abituale dalle
gialle
case là dal fosso,
all’orto a cavoli verzuti,
ai tetti
rossi e muschiosi,
al fiume che scorre
regolare.
Già qualche
rumore
s’intende
d’umana presenza
e di sollecita vita
di chi
non vuol poltrire
nel suo letto
e già batte i suoi colpi
col
mazzuolo,
ma il suono è
intramezzato da
lunghi silenzi
come se
il pensier
della notte non fosse
ancor fugato
e la placida
aria
che si respira
di sospensiva
attesa attendesse
ancor
dormiente
l’ora del giorno
in pigro dormiveglia.
L’armonia della vita
Ravvolta in un manto
di signorile incanto
come fatata
madonna
di lontana stirpe,
e col sottil sorriso
come di affresco
fiso
vivo e pur non par
ch’io viva,
ma leggero l’aere
a me
s’avvolge,
e fa di questo tempo
uno scandir
di passi
di
musical preludio,
come se lo studio
del viver
avesse qui
trovato
sua poesia,
e compimento e vita.
Le rondini son tornate
Le
rondini son tornate
alla lor casa
e io ritorno
al mio nido
ascoso e bruno
come sideral viaggiatore
che sulla
terra
ritrova sua favella.
Letizia
S’intesson i
miei pensieri
come ricamo di femminil incanto
da questo
spalto
ove troneggia Beltà e Vetustà
e Splendore,
e dove Onore
mai abbandonò
il suo campo,
così nel biondo meriggio
di questa
annunciata
primavera autunal
piena di sole,
s’intersecan le
parole
nella trama dei fatti,
e fan tutt’uno
come ritmico
corso
di musical solfeggio,
mentre un mottetto (Motteggio)
si
dolce come il sole
(che illumina i tegoli sul tetto)
ripete il
ritornello
che già mai
fu si bella mia vita,
come in questa
gradita
parentesi degli anni.
Letizia
– 1°
versione)
S’intesson i miei pensieri
come ricamo di femminil
incanto
da questo spalto
ove troneggia Beltà e Vetustà
e
Splendore,
e dove Onore mai abbandonò
il suo campo,
così nel
biondo meriggio
di questa annunciata
primavera autunnal
piena di
sole,
s’intersecan le parole
nella trama dei fatti,
e fan
tutt’uno
come ritmico corso
di musical solfeggio,
mentre un
motteggio
si dolce come il sole
ripete il ritornello
che già mai
fu si bella mia vita,
come in questa gradita
parentesi degli
anni.
Letizia
– 2°
versione)
S’intesson i miei pensieri
come ricamo di femminil
incanto
da questo spalto
ove troneggia Beltà e Vetustà
e
Splendore,
e dove Onore mai abbandonò
il suo campo,
così nel
biondo meriggio
di questa annunciata
primavera autunnal
piena di
sole,
s’intersecan le parole
nella trama dei fatti,
e fan
tutt’uno
come ritmico corso
di musical solfeggio,
mentre un
mottetto
si dolce come il sole
che illumina i tegoli sul
tetto
ripete il ritornello
che già mai
fu si bella mia
vita,
come in questa gradita
parentesi degli anni.
Limaccioso
Limaccioso
corre
il
Mensola giallo
come ad un appuntamento
galante
un giovin
fiero
che la sua bella
non vuol
far aspettare.
Lode a San Michele Arcangelo
Chi è come Dio? Noi ti
lodiamo
Arcangelo potentissimo
Protettore di Israele e delle nazioni
cristiane,
delle nostre famiglie,
delle comunità e di ogni
luogo
dove si rende onore allo Spirito Santo,
tu che ci liberi dai
pericoli
spirituali e materiali che ci travagliano
e ci dai la pace
avvicinandoci al Creatore.
Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e
il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo.
Chi è come Dio?
Noi ti lodiamo
Arcangelo grandissimo
con i primi fiori di
primavera:
i crochi bianchi
della pulzella di Francia,
tu che sei
stato il primo difensore
della Regalità di Gesù Cristo,
Re dei
Giudei, che fu crocifisso
sotto il procuratore Ponzio Pilato.
Ora si
è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la
potenza del suo Cristo.
Chi è come Dio? Noi ti lodiamo
Arcangelo
gloriosissimo
nel sottometterti ed unirti
per la tua
umiltà
completamente alla volontà della Trinità,
così noi col tuo
esempio rinunciamo
alle seduzioni di ricchezza, onore e potere
per
rimetterci alla generosa Provvidenza
del nostro Signore Creatore e
Padre:
Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro
Dio
e la potenza del suo Cristo.
Chi è come Dio? Noi ti
lodiamo
Arcangelo luminosissimo
dalla spada come croce bianca
fiammeggiante,
capo delle Milizie celesti,
che inviato dalla Regina
degli Angeli e dello Spirito Santo,
la quale ha schiacciato la testa a
satana,
operi incessantemente con le tue schiere fedeli
inseguendo i
demoni, combattendoli, reprimendo
la loro audacia e respingendoli nell’
abisso.
Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del
nostro Dio
e la potenza del suo Cristo.
Chi è come Dio? Noi ti
lodiamo
Arcangelo dolcissimo
che S. Francesco e S. Chiara ebbero
caro,
amico dei santi
e protettore di noi credenti e
peccatori,
tu che conducesti il poverello
sul Santo Monte della
Verna
per riceverne le stimmate
a gloria di Cristo e della
Chiesa.
Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del
nostro Dio
e la potenza del suo Cristo.
Chi è come Dio? Noi ti
lodiamo
Arcangelo splendentissimo
protettore dei bimbi e della loro
purezza,
difendili dal male
e da ogni occasione
pericolosa,
ravvolti nel manto dell’ Amore di Dio
insieme ai loro
Angeli custodi
affinché siano per tutta la vita saggi,
forti,
prudenti, coraggiosi e santi.
Ora si è compiuta
la
salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo
Cristo.
Chi è come Dio? Noi ti lodiamo
Arcangelo combattente e
prode
come il profeta Daniele nel Vecchio Testamento
e l’ apostolo
Giovanni
il prediletto di Cristo, ti videro partecipe
della storia
del mondo dal suo alfa al suo omega,
noi ti imploriamo per la Potenza e
la Sapienza di Dio
di difenderci sempre dal maligno e di condurre
le
nostre anime fra i beati in Paradiso.
Ora si è compiuta
la salvezza,
la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo.
Notturno odore
Notturno
odore
di caffè tostato,
euforia notturna
di chi veglia
nella
notte silenziosa
sul sonno dei vicini,
rumore strisciante
del
vialon carrabile
che va sulla collina,
compagnia lieve
e complice
della gattina
che mai ti lascia
con lo sguardo attento,
questa la
mia rivalsa
di notturna veglia,
mentre la notte passa
ed io
rimango sveglia.
O occhi senza vita
O occhi senza
vita,
senza un nome,
senza una casa
dove depositare
le morte
spoglie,
voi che viveste là
dove la terra
aprì il suo
squarcio
fin nel mondo d’inferi,
o voi innocenti
senza
sapere
e senza storia,
quando sarete
nel sanguinoso mondo
dei
trapassati violenti,
allor gettate un canto,
un urlo
lamentoso
alle potenze dei cieli,
affinché risparmino
altri
fratelli, che noi siamo
su questa terra
dolenti e afflitti
e più
nell’attesa
tremanti, che l’attesa
si fa lunga e poi breve
per
chi aspetta la morte,
e non sa cosa sia,
e come verrà
e qual
sofferenze mai
precederanno tale trapasso.
O tu piccola Baggiani
O tu
piccola Baggiani
la cui casa ramata
d’azzurro e con
gl’impostoni
chiusi
se ne sta silente
come non mai,
ti fu data sorte
felice,
che il tuo tempo
si chiuse
quando s’apriva
un nuovo
giorno
di lampi oscuri
e grida.
Così la morte
spesso è
privilegio
grazioso
quando l’orrore dei tempi
si schiudono a
violenza
in arcano diabolico mondo
come se gl’inferi
aperti
mettessero lor regno e
dove la terra diviene Calvario
a
molti.
Tu piccola fosti di privilegiata
fortuna segnata dal Voler di
Dio
che a noi infelici
volle mostrare
quanto può il male
su
questa terra
e al quale pur nel dolore
urliamo “Benedizioni e
lodi”
e mai vorremo perder
la Fede e in bestemmie
cambiar nostra
Speranza.
Popolo del Nord
Popolo del Nord
dai fiordi sconosciuti
con i
boschi di abeti
lungo il mare,
io vi scrivo
da questo luogo
da
voi sognato a lungo,
dai prati fioriti
che un novelliere
accorto
pose come scenario
di sua fantastica vena,
vi scrivo col
gentile colore
del verde oliva argenteo,
vi scrivo con lo splendore
dei prati dello Strozzi,
vi scrivo con l’azzurro tenue
dei ciel
di questi luoghi,
e con i bruni rossi
dei tetti delle case,
i
gialli dell’intonaco
dei muri già scrostati,
il bruno dei
tronchi
e il candido dei fioriti
pruni di primavera,
il violetto
profumato
del giaggiolo regale
e del glicine trionfale.
Vi scrivo
con amore
e ricordo di voi:
la vostra gentil vena
che nel freddo
del ghiaccio
fece più caldo il cuore;
vi ricordo con amore
amici
miei biondi,
e gli occhi scuri miei
rammentano i vostri
come mare
di cielo,
nelle brume dell’alba
sulle acque alte e fonde.
Rugova è il tuo nome
Rugova è il tuo
nome
come rughe di sangue
sono le nostre speranze
raggrumate come
su
pelle di vecchio
dove gli occhi
guardano bambini
e si
interrogano
sul presente e futuro.
Sei del mattino
Fra sudate improvvise
e dolori alla
gola
passa il piccolo purgatorio
della malattia
con la mamma in
attesa
di uscire guarita
e io che non sto bene
per il
mio.
Difficoltà a fare
e tristezza di non fare,
Angeli
biondi
percorrono la casa
e sorridendo allevian
i nostri
mali.
Semi di zucca salati
Semi di zucca
salati
sgranocchiati per gioco,
sapori del passato,
salsa di
olio,
rosmarino e aglio,
pentole e pentolini
che cuociono
sul
fuoco e
fanno abbaglio
con nuvolette
di sapori e odori,
rumori
dal di fuori,
rimbombi delle voci,
indistinte, monotone
e
sornione,
brucior del peperone
messo a sapire
il pollo insipido e
bianco
che gracchia nella padella
nell’olio ribollente
e fa cra,
cra, cra, cra,
aggiungo l’acqua
e il rumore si spenge.
La mamma
fa l’extempore
e pittura, pittura
le case gialle di là dal
fosso
con la finestra aperta
e l’aria pura.
Statemi lontana
Statemi
lontana
gente oscura e vana,
oggi è una bella giornata
non
tramate
assurde cose
nella vostra cieca
gelosia del non
vedere,
state lontana
da questo sito,
oggi è una bella
giornata,
un muro di gomma
sia fra me e voi,
spesso come una
muraglia
e sordo come un coccio.
Le vostre chiacchiere
assurde
come filastrocche
vadano a schiantarsi
come una macchina
in uno
stagno.
Statemi lontana
gente oscura e vana
che io veda il vostro
volto
come in uno specchio
e voi il mio come in
una notte senza
luna.
Trasparenti siano
i miei passi sul vostro percorso
e
rimbombanti i vostri
nel mio
così che io devii la strada
al
vostro passaggio
come gatto impaurito
da insolita presenza.
Non
tramate
gente oscura e vana
che se io sono svanita
e non vi odo
e non vi vedo,
vi sente come in un megafono
il mio padre dal
cielo
che tenendo il mio fratellino in braccio
sorride con la sua
verga fiorita
e posa sul mio capo
la sua rude mano di
lavoratore.
Stelle cadenti
–(sciame
sismico)
– stelle cadenti
Notte di stelle
cadenti e
desideri,
notte pien di bagliori
e di splendenti ameni
sciami
argentati,
io non starò a guardarti
e serrerò severi
gli scuri e
le finestre,
affinché niuno
di tali tuoi sussurri
possa venir a
turbare,
il mio prosastico sonno.
Sulle montagne
Sulle
montagne
rimbombano i cannoni,
una voce, un richiamo.
Più giù
lungo i sentieri
i roveti non hanno
più squadroni,
questi
risalgono, verso
i canaloni
di rocce e monti
ormai senza
segreti.
Temo giorno per giorno
(Timore della guerra nucleare)
Temo giorno per
giorno
che catastrofe umana
si prepari e che tosto
dobbiam
sollevar nostro capo
nella fiumana del cielo
rotto da
lampi e fumo denso
e in tal dolore affranti
giunger le mani a
Te
Dio nostro che Vindice
risvegli le tue fiere dormienti
entro
l’antro di terra
e spiriti inquieti
sconvolgi nelle tombe
e un
brulicar di vermi
e mille altri terribili flagelli
van facendosi
tali
quando ancor nostra brama
non ha spento in noi
il desiderio
di vita
e fino a tanto che
“invocando la morte”
giungerà poi
pietosa
come mantello
che al viandante sopito
ha messo suo vicin
clemente.
Tutto mi distingue
Tutto mi distingue
da quest’Italia
un po’ cafona,
e un
po’ attaccata alle forme
paga del suo benessere,
e percorsa da un
malessere
senza uscita e scampo.
“La bella gente” non mi
somiglia
e io vivo un po’ negletta,
ma libera nel cuore e nella
mente
senza esser capita,
e ciò se è una disgrazia
per
l’oggi
è una fortuna per il domani
perché non somiglio che poco
a
questi morti che camminano,
che guardano con sufficienza
a chi non
persegue come loro
i riti assurdi
di una società che muore.
Uccellini cinguettano
Uccellini
cinguettano
nella pace del creato
a cui non fecero
mai alcuna
offesa.
Un fiacre percorreva il centro
( A Paola Guidotti mia amica e professoressa di latino)
Un fiacre percorreva il
centro
con a cassetta seduta soddisfatta
la Paolina allegra e
sorridente
e distesa, aveva posto i piedi
sopra il sedile d’
avanti,
noi eravamo dietro e
guardavamo intorno,
mentre il
cavallo celere
percorreva le stradette ombrose
nello splendor
mattutino
di un giorno di primavera.
La Paolina con una fascia nei
capelli
godeva la mattina,
momento dei migliori
di sua vita
impegnata
per gli altri e studi suoi.
Latinista provetta dal dolce
sguardo
dai capelli bianchi, un dì rossi,
e dalla virtù
sicura
nella nobiltà dell’ animo gentile,
la Paola Guidotti era con
noi
ancora e ci guidava là
dove una casa ci aspetta
chiusa e
serrata perché
il tempo provveda
a far il bene
che noi non
conosciamo
e che la nostra breve sorte
non può che in parzial
modo.
Paola, tu che negli ultimi
Tempi soffristi molto
Va là, ti
do le chiavi,
va resta là nella casa antica
che nessuno verrà più a
disturbarti
come nella tua fra i piccioni
e il giardino selvoso
e
il mobilio antico
di ViaS.Reparata.
Resta tranquilla fra i
libri
e i bei quadri, i mobili intarsiati
che tu sapevi tanto
apprezzare
con fine cultura e dolce garbo.
Va Paolina mia a
casa
della tua più confusa scolaretta,
che incoraggiavi
con la
sua traumatizzata mamma,
umiliate ambedue
per non ben capire
il
matematico latino.
Sta fra i quadri della pittrice Gianna
che tanto
ti amava ricambiata
per aver capito la tua anima sublime
e il tuo
gentil bene verso gli altri
e che tu ripagavi con fiducia
verso l’
onesto Signor Aldo.
Ci sono là i quadri
delle Chiostri un dì
tuoi.
Vai ad accarezzare
le cornici e le tele
che la
polvere
non si depositi
sull’ impasto dei toni.
E’ tua, ecco la
chiave,
amica nostra.
Verdi tenerissime fronde
Verdi
tenerissime fronde
fra il lilla del cielo
tempestoso
come ingenue
fanciulle
in un bosco ombroso
andate nella gioia
che il Creatore
diede
a tutte le sue creature.
Sei del mattino
Fra sudate improvvise
e dolori alla
gola
passa il piccolo purgatorio
della malattia
con la mamma in
attesa
di uscire guarita
e io che non sto bene
per il
mio.
Difficoltà a fare
e tristezza di non fare,
Angeli
biondi
percorrono la casa
e sorridendo allevian
i nostri
mali.
Sei del mattino
Fra sudate improvvise
e dolori alla
gola
passa il piccolo purgatorio
della malattia
con la mamma in
attesa
di uscire guarita
e io che non sto bene
per il
mio.
Difficoltà a fare
e tristezza di non fare,
Angeli
biondi
percorrono la casa
e sorridendo allevian
i nostri
mali.
Nel fragore
Nel fragore
di una
bomba
esplosa lì vicina
e nel fuoco che sento
dentro me
come
in precognizione
di casa che brucia
un’arpa suona
nel mio
cuore
nell’alba di questa notte
già passata.
Nel fragore
Nel fragore
di una bomba
esplosa lì vicina
e
nel fuoco che sento
dentro me
come in precognizione
di casa che
brucia
un’arpa suona
nel mio cuore
nell’alba di questa
notte
già passata.
Volle il caso
Volle il caso
che per strano accidente
rimase
solo lo scritto
il più acerbo e nascosto,
e solitario di
tutti
come uccello sul ramo
che col silenzio
protetto da una
frasca,
avesse scansato
l’ assassino fucile
che non s’
avvide
del piccolo grigio,
mentre la gagliarda schiera
dei
pennuti superbi
sterminata e raccolta
nel prato di foglie
morte,
non lasciava seguaci
ma solo ricordi
di sonori
richiami
nel bosco silenzioso.
che passi l'estate,
le foglie già verdi
e appassite
di rughe sottili,
la nebbia e calura
si affanna
sul colle non più argentato
ma torrido e vuoto,
io passo i miei giorni
fra batter di scalpelli,
polveri gialle,
solinghi trastulli
al computer,
le ore van sole,
io sono con loro
ancor più.
Vola mia voce sui monti
per lodare il Signore.
Vola mia voce
nell'eco rimbombante dei cieli
fra gli Angeli e i Cherubini Santi.
Lascia mio passo
ogni faccenda e va
che niente vale
se non la Lode a Dio.
Giorni son questi
che di Sodoma e Gomorra
s'annunzian piaghe
di fuoco inestinguibili.
Vola mio Canto
che a seppellire i morti
penseranno i congiunti
e seguire Iddio
è sol ciò che ne valga.
La macina è già posta
al collo di colui
che scandalizza il fanciullo,
il sepolcro è già aperto
a chi la vedova e l'orfano
in oppressione tiene.
Va mia voce
ad unirti ai cori angelici
che le loro armonia
conducan il mio flebile
canto.
Va e non voltarti indietro
che statue di sale
immobili e senza vita
saran color
che nei giorni di Grazia
non han lavato
i lor occhi nel Giordano
e lacrime amare non avran
spento nelle salate acque
del mar già morto.
Si preannunziano giorni
di dolore e di sangue
e la scure è già messa
ai ceppi delle piante.
Il cielo scuro preannuncia
il temporale
e mentre la natura
sembra farsi più bella
pel giorno del Signore
sentinelle della buon'ora
appaiono all'orizzonte
con le loro trombe argentate
e i corni suonano
per Gerusalemme la Grande.
Vieni amico mio, non temere
che il Tempio del Signore
tutti i cieli può contenere
sol che tu lo voglia
e dica il tuo si di
bimbo fiducioso.