La Moravia lo vide nascere in seno ad una numerosa e onorata famiglia. Trascorse gli anni dell'adolescenza come apprendista fornaio attendendo agli studi ginnasiali. Attratto dal bisogno della pregliera, passò un biennio a coltivare la vita eremitica fïno al 1779 . Sentendosi chiamato alla vita sacerdotale, vi si preparò con lo studio della filosofîa, della catechetica e teologia a Vienna. In questo periodo compì alcuni viaggi a Roma e attraversò l' Italia per spirito di devozione. Si fermò presso il santuario mariano di Quintiliolo (Tivoli) che lasciò nel suo animo ricordi indimenticabili. Nel 1784 la sua vocazione si chiarificò decidendosi per far parte della Congregazione del SS. Redentore, fondata da S. Alfonso dè Liguori. Mentre risiedeva a Frosinone, il 19 marzo 1785 emise la professione dei voti religiosi e dieci giorni dopo fu ordinato sacerdote.
Dalla fiducia dei suoi superiori fù inviato a fondare case religiose in Germania, Polonia, Svizzera e Romania. Dal 1787 svolse un prezioso apostolato a Varsavia, fino al 1808, favorendo la pietà dei fedeli e promovendo opere benefiche di ogni genere. Poi il suo ministero dovette subire una battuta d'arresto per volontà di Napoleone, che fece imprigionare o esiliare i sacerdoti più zelanti e ragguardevoli. Ma lui il 1813 a Vienna riprese la sua coraggiosa e apostolica attività, attendendo alla predicazione e alla direzione spirituale delle anime che a lui ricorrevano con tanta fiducia. Convertì schiere di persone di ogni ceto, specialmente dotti, nobili e artisti. Curò le vocazioni religiose, in modo particolare fra gli studenti universitari, Era amato, ricercato c stimato da tutti. A Vienna concluse la sua santa vita ed anche oggi vi è venerato, dopo essere stato beatilicato nel 1888 e canonizzato nel 1909. E' il patrono di Vienna e dei fornai.
Insigne devoto della Madonna
Dalla sua pia madre imparò ad amare Ia Madonna. La corona del rosario, che gli regalò ancora fanciullo, non la lasciò più e fu l' arma preziosa delle sue conquiste spirituali: la baciava spesso, la recitava con una devozione speciale e invitava gli amici a recitarla insieme. Da apprendista fornaio, mcntre il pane stava cuocendo nel forno, recitava il rosario. Era la scena di tutti i giorni: lavoro e preghiera. Pellegrino a Roma pregò nella basilica di S. Maria Maggiore, Nell'eremitaggio-santuario di Quintiliolo cambib il nome di Giovanni in quello di Clemente Maria e per privata devozione vi trascorse sei mesi di paradiso nclla contemplazione e venerazione della Madonna. Già avanzato negli anni, ricordando quei mesi e quel caro luogo, sospirando diceva: "Oh, se conosceste l'amena posizione del romitaggio di Tivoli! Là si prega bene, l' anima si sente separata dal mondo e totalmente unita a Dio" .
Tra le sue devozioni rifulge soprattutto quella verso l' Immacolata; la difese e la onorò con la predicazione e la vita angelica. Nel suo instancabile apostolato al capezzale degli infermi andava munito della prodigiosa arma della corona; con quella riportò le più belle vittorie per la salvczza delle anime.
E sintomatico cio che si legge degli ultimi istanti di sua vita. Il 15 marzo 1820 suonò la campana del mezzogiorno: gli astanti non avvertirono il suono. L' udì però lui, l'insigne devoto della Madonna, che parve destarsi dal suo letargo; aprì gli occhi e, volgendosi ai suoi cari, disse recitiamo l'Angelus . Tutti si inginocchiarono ripetendo il triplice saluto a Maria. L' infermo muoveva appena le labbra, ma nel suo cuore gorgogliava amorosa la dolce preghiera, ch'egli tante volte aveva ripetuta ai capezzale dei moribondi: "Santa Maria, Madre di Dio, prega pcr noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte" . Alla terza invocazione, nel pronunziare le ultime parole, p. Clemente chinò la testa da una parte e spirò. Solo quando si rialzarono dalla preghiera i presenti si accorsero che la Vergine Immacolata era discesa a raccogliere lo spirito dcl suo servo devoto per portarlo in Paradiso.
(Alfonso Schiaroli-Loreto-Cento Santi e Beati pellegrini-Congregazione Universale S. Casa- Loreto 1985)