Gaber appare in scena presentando il contenuto del nuovo recital:

IL CONIGLIO

...No niente, stavo cercando un coniglio.
Sì, ci avevo un coniglio che vi volevo far vedere, mi interessava sapere cosa ne pensavate… chissà dov’è andato! Pazienza, prima o poi uscirà da qualche parte.
Dunque, lo spettacolo di quest’anno è molto cambiato. Il cambiamento più essenziale è che io l’anno scorso avevo un’altra camicia e soprattutto non entravo in scena con le luci accese parlando di un coniglio.
A cosa serve questa grossa invenzione? Serve a stupire!
Al mio amico Adolfo capitava molto spesso di venire a un appuntamento non so… con una ruota di Volkwagen sotto il braccio! Era un ragazzo strano che amava molto stupire. Alle donne non regalava mai i fiori, no… un chilo di pere, due etti di formaggio! Un giorno sostituì il freno della macchina con un pedale di batteria… ‘TUM’ morto! Sembrerà strano ma nessuno si è stupito.
Ecco anche davanti alle persone più stravaganti dopo un po’ tu sai sempre da quale parte fanno uscire il coniglio, lo sai… ‘ZIP’, ‘ZIP’, nessuna sorpresa.
Forse sarebbe meglio che una persona riuscisse a non raccontarsi troppo. Per dire anch’io ogni volta che mi incontro con qualcuno, ‘TAC’, avverto subito da parte di chi mi guarda una percezione che mi viene ributtata addosso e sapendo di essere percepito così e magari anche accettato non posso più stravolgere l’idea che si sono fatti di me. Voi non vi aspettereste mai per esempio che io adesso buttassi un bomba in platea! Infatti non la butto! Maledetti! Sapete sempre da quale parte faccio uscire il coniglio.
Guai a presentarsi, guai a raccontare la propria storia personale, sei bloccato, cambiare diventa difficilissimo.
Si potrebbe quasi dire che è impossibile sfuggire al destino di essere congelati nei pensieri degli altri!

Gaber canta la canzone "Il granoturco"

IL MINESTRONE

No, secondo me è tutto un problema di alimentazione! Si comincia tutto da lì, dalla scelta del cibo che nutre il nostro corpo, dalle cose che contribuiscono alla nostra crescita.
Sì, ora vediamo ad esempio un minestrone, sì un bel minestrone con dentro tanta roba, tanta verdura, bello anche da vedere, anche come fatto culturale, per dire. Sì, tu ce l’hai lì davanti fumante, colorato, pieno di sedani, rape, finocchi, carote, eccetera, eccetera, eccetera… e mangi, anche perché hai fame e quindi lo mangi. Sì, mangi tutto anche se non è che del minestrone ti interessa tutto, certo non puoi mica metterti lì a selezionare, a dividere con le mani, sarebbe difficile, scomodo e anche maleducato, quindi mangi tutto anche se in realtà del minestrone ti interessa… a me personalmente del minestrone interessa la carota, è evidente che mi interessa la carota per le sue proprietà eccezionali d'altronde ben note.
La carota, questo prezioso ortaggio fa bene al… irrobustisce il… nervo ottico, sì, fa bene ai bulbi, ti vengono due bulboni… è importante vedere anche politicamente questa vista che cresce, che si sviluppa, che individua il nemico da combattere, sì. E poi a parte questo la carota ha proprietà benefiche particolari per quanto riguarda la… materia grigia cioè la funzione celebrale, fa bene al cervello, sviluppa l’intelligenza. Quindi uno del minestrone mangia tutto anche se in realtà gli interessano le carote.
C’è tutta questa operazione di ingestione, di masticazione, il bolo che scende, ‘BLBLBLBL’, stomaco, intestino, ‘SHU', 'SHU’, i villi, ‘SHU', 'SHU’, i villi intestinali trattengono, aspirano, assimilano le carote che fanno bene a… le carote che fanno bene al… no?
No perché naturalmente il mio corpo trattiene quello che io voglio che il mio corpo… No, potrebbe anche trattenere… no ma i piselli che li trattiene a fare, a me dei piselli non me ne frega niente! E magari lui magari trattiene i pis… ma il pisello è banale, anticulturale. Ma io non capisco perché lui deve trattenere quello che vuole lui e no quello che io so che mi fa bene, a me i piselli fanno schifo per esempio! E butta via le carote che sono così rivoluzionarie.
Maledizione guarda che corpo stupido!

Gaber canta  le canzoni "Il corpo stupido" e "Le mani"

ANGELERI GIUSEPPE

No, adesso non dico che uno non deve più… per carità.
Non dico nemmeno che bisogna eliminare il rispetto, l’educazione, il calore, no!
Casomai rendere tutto meno formale, meno finto. Naturalizzare i rapporti fin dai primi contatti collettivi.

(Campanello)
voce fuori campo: I signori insegnanti sono pregati di adeguarsi alle indicazioni etiche e morali suggerite dalla riforma ministeriale che entra in vigore a partire dal presente anno scolastico. (Campanello)

(All’interno di una aula scolastica):

(Schiamazzi)

Buongiorno ragazzi. Anzi ciao!
Sì, sì va bene mi piace, fate pure, parlate, parlate, sì capisco, e sì sì certo…
Io sono Alberto, Alberto Vannucchi, il vostro nuovo maestro. Vi accorgerete subito che con me è tutto diverso.
Niente autoritarismo, sono qui per lavorare su richiesta anzi per imparare, sì per imparare con voi. Tra di noi ci sarà un rapporto di lavoro collettivo e di amicizia.
Scusate se faccio l’appello, so che sono cose superate ma è per loro, sì, è per loro, non si può fare a meno di una certa prassi. Non si può fare a meno di una certa prassi anche se tutti sappiamo che è una formalità eh!
Dunque allora cominciamo eh:
Angeleri Giuseppe.

Coro di bambini: Presente!

Tutti Angeleri Giuseppe. Bella questa. Un’idea geniale, sì, molto spiritosa, sì sì.
No scusate io devo fare l’appello, non è che ci tenga particolarmente per carità, ma proprio per conoscerci, insomma per sapere chi siamo.
Allora dai, da capo di nuovo. Dunque, allora:
Angeleri Giuseppe.

Coro di bambini: Presente!

Uhm, uhm, uhm… No, adesso non so cosa fare sì. Voglio dire ho capito siamo tutti uguali, giusto, giusto, oppure non sappiamo bene chi siamo, meglio, sì sì infatti…
No ma adesso… cioè l’appello… io per esempio sono Alberto Vannucchi, uno dice: "Alberto Vannucchi". "Presente!", cioè l’appello è che uno ti chiama e tu: "Presente". E’ chiaro, dai, dai.
Allora, dunque, da capo, su su ragazzi, dai, dai, dunque:
Angeleri Giuseppe.

Coro di bambini: Presente…

(Schiamazzi)

…no ragazzi, no, no…
Silenzio per Dio!!!
Oh. Lo volete capire? Sarò più chiaro. Io sono Alberto Vannucchi, uno dice: "Angeleri Giuseppe" e io: "Presente!", subito… no io non sono io…
No ragazzi, vi prego, adesso io chiudo il registro, ecco il registro non c’è più, lo metto via. Ecco non siamo neanche più a scuola, non siamo neanche in cla…, siam, siam… siamo fra amici.
Adesso io vi supplico, vi scongiuro, ditemi chi è Angeleri Giuseppe?

Coro di bambini: Sono io Angeleri Giuseppe…

(Schiamazzi)

…no, no, no…
No ragazzi, no!!!
Sono io Angeleri Giuseppe. Sono io, è ora di dirlo. Sono io, prima o poi doveva venir fuori certo.
Sono io Angel… Sono io!
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.

Coro di bambini: Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.
Angeleri Giuseppe.

Gaber canta la canzone "L'elastico"

IL PLUS-AMORE

Cosa faccio?
Gonfio! Gonfio tutto: figli, mamme, papà, mogli, sentimenti, emozioni, amori, soprattutto amori gonfio.
‘SHHHH…’, ‘SHHHH…’
Perché? Quando uno c’ha una cosa piccola cosa fa, la tiene piccola? La gonfia! Appunto.
‘SHHHH…’, ‘SHHHH…’
A qualcuno forse può bastare un amore di quelli così… normali. A me no.
Io ho inventato il plus-amore.
Il plus-amore sarebbe la differenza fra quel sentimento normale che io produco e quello che invece io espongo al pubblico!
Guardatemi! Sono tutto una roba d’amore. Tutta una roba d’amore che mi esce da tutte le parti ‘BLOOH’, ‘BLOOH’, ‘BLOOH, …’.
E amo, amo, è incredibile come amo, non lo capirebbe neanche Goethe.
Tutto amo, sì, perché il mio amore non è un fatto mentale, no… è materia! E’ come se fosse un prolungamento del mio braccio, sì… e dai lì braccia che crescono… vado in giro che sembro un polipo!
E qui mi viene un po’ il dubbio: tagliare o no? Già perché a forza di prolunghe non ti muovi più, eh! Ma a favore dell’amore, certo, a favore dell’amore… gonfia, gonfia! Stai a vedere eh.
L’amore è lì. Gira anche lei coi suoi tentacolini che sembra un "totanino" e poi…’PAH’. E io, io magari c’avrei anche la voglia di andare al cinema da solo! No, io non posso mica avere un sentimento normale. E allora ‘SHHHH…’ , ‘SHHHH…’, sono nato con al pompa io… non mi ero mica dato il ciuccio quand’ero piccolo, no… un compressorino.
L’amore è lì, no, la ragazza, sì mi piace un po’ è vero, ma quanto mi piace? Quanto pesa? Beh? Peserà cinquanta chili. Ah pesi solo cinquanta chili eh! E allora ‘SHHHH…’, ‘SHHHH…’ e questi cinquanta chili crescono diventano una montagna, una montagna enorme, 100 tonnellate, 200, gonfia, gonfia, che plus-amore, che plus-amore!

Gaber canta la canzone "L'odore"

GIOTTO DA BONDONE

Gaber recita il monologo "Giotto da Bondone"

Gaber canta la canzone "La ragnatela", "La bugia" e "Il narciso".

IL FEBBROSARIO (monologo)

Sì d’accordo, d’accordo, sono un po’ egoista, certo, ma non è mica sempre una qualità negativa, no. Per un artista, per esempio, è essenziale. "Lei sarebbe giusto", mi disse un critico, "è distaccato e egocentrico, dovrebbe solo essere un po’ più serio, cerchi di sensibilizzare il dolore, la disperazione, la faccia è abbastanza patita, lei è nato per fare la persona colpita da grave lutto, ma mi raccomando: soffra, la cultura lo esige!".
La cultura. Ne ha ammazzati più la cultura della bomba atomica!

Gaber canta la canzone "La nave"

L’ANALISI

Beh, credo che sia giunto il momento di riordinare un po’ le idee, di chiarire questo stato confusionale, di mettermi un po’ a posto sì, capire, interpretare, fare un po’ di analisi sui sogni, sulla vita, sapere come vivo!
Come sarebbe a dire come vivo? Non si usa più, è roba vecchia. Molto meglio: come mi vivo! Già, io mi vivo, tu ti vivi, lui ti vive… ci si vive eh!
Il verbo vivere è diventato transitivo. Com’è strano il linguaggio.
Sì perché il ruolo… bello anche il ruolo, voglio dire non vorrei che la mia autonomia, oh mamma l’autonomia… no voglio dire non vorrei che la mia autonomia fosse per me soltanto un fatto di gratificazione.
Quello della gratificazione è un problema di tutti: metalmeccanici, tranvieri, tutti. Io me lo sento proprio sulla pelle come loro. Per fortuna che in questi casi così disperati ci sono gli amici sì. La psicoanalisi si espande, sta diventando un potere, il potere analitico.
Incontri uno, non ci si saluta neanche più: "Tu come gestisci il suo rapporto con Susanna?".
"Bene".
Lui: "No!". E intanto lì che ti studia. E mentre lui lì ti studia, tu c’hai lì la ragazza che è giovane, carina, ti scappa detto un: "Bambina mia".
E lui: "Ah, lo vedi l’errore, la vivi come figlia, tipico. La vivi come figlia perché ti è mancata la madre parapa-parapa…".
Gli amici analisti ignorano ciò che ignoravano i Greci: l’incertezza.
Sanno tutto, sicuri e precisi come un corollario ti inquadrano con un esattezza matematica.
A volte vien voglia di vivere in un paese dove la lotteria è la parte principale della realtà.
Quando mi sono sposato è stato una lotteria. Poi ho capito a cosa serve la famiglia, non è vero che non serve a niente, la famiglia serve all’analista e non solo in senso economico ma anche scientifico sì. Se non ci fosse la famiglia che è molto stimolante, eccitante per i sistemi nervosi, l’uomo sarebbe rimasto per l’analista uno sconosciuto, ci sarebbero voluti secoli per capirlo. Invece con la famiglia ‘TACK’ è fatta.
Lui la conosce bene, ce l’ha lì ordinata nei suoi scaffali e se hai bisogno vai lì e… ti compri una mamma o un papà come una lavatrice o un frigorifero, un magazzino insomma.
Tu vai lì e dici: "Vorrei due uova". E loro ti danno una mamma. Io volevo farmele al burro, volevo due uova. "Sì ma dietro a un uovo c’è sempre una mamma!".
E tutti che van via con le stesse mamme, gli stessi papà. Comoda l’analisi e poi ti personalizza sì. E anch’io ci vado dall’analista, con un po’ di sospetto ma ci vado. E quando sono lì e mi siedo, sprofondo nella poltrona mi si scioglie tutto e avviene dentro di me quel magico meccanismo che per gli addetti ai lavori si potrebbe chiamare: Diarrea cogitativa liberatoria!
"Ho sognato una nave. Una nave. Perché non va bene?".
"Turbe sessuali?".
"Ma no cosa c’entra, era una nave normale me la ricordo bene con una forma… lunga e stretta sì… a secondo dei punti insomma".
"Come la vivo? Io una nave la vivo come una nave, cioè voglio dire… ce l’ho sopra andavo in sù e in giù… voglio dire camminavo su questa nave bianca, bianchissima, vergine… voglio dire pulita, pulita sì, pulita sull’acqua.
E anche lei si muoveva… come si muoveva, beh certo tutte le navi si muovono è chiaro. E poi, e poi questa era un bel navone proprio sì… con una poppa! Una poppa sola… strano!".
"No perché lei ha mai visto navi con due poppe."
"Ma certo di no, sono io che vorrei vederle, invece non sono mai riuscito a vedere navi con due poppe. Ha ragione. E l’albero, cosa dovrei dire dell’albero, ha ragione, ha ragione, sono un maniaco, un depravato, un maniaco sessuale, lo so anch’io, ha ragione, basta, basta!"
Oppure potrebbe essere tutto l’opposto.
Oppure potrebbe essere.
Oppure potrebbe.
Oppure.
Opp.
Opp.
Opp.
Opp, opp.

Gaber canta la canzone "La leggerezza"

LA REALTA' E' UN UCCELLO (monologo)

La realtà che uccello!
E’ più furbo del gallo cedrone, ma io insisto, organizzato lo inseguo, mi apposto lo curo, tuta mimetica, concentrazione.
'CIP-CIP, CIP' ridicoli… 'CIP-CIP' qualità secondarie non mi interessa, roba da riformisti, e poi scrivono: "Dopo dure lotte abbiamo preso tre beccafichi e due fringuelli.", che uccelli!
No aspetto ben altro io, ecco fermo, ora passa di lì, tutto calcolato, una scienza… 'FRRR'… pazienza! Potrei anche andare a fagiani che è più facile… 'CO-COCCO-COCCO-CO' roba da ministri, cacciatori in pensione.
Qualcuno spara dal 1920 'PUM'… completamente rintronati, anche la vista ormai!
E poi ce lo vedi Andreotti nel bosco? Che segugio!
No il cacciatore vero è tutto un’altra cosa, è giovane e attento, studia, si prepara. Io mi son segnato tutto su un quadernino, non si può più improvvisare, spontaneismo finito, ora è tutta una roba di quaderni.
Dunque, prima l’uccello è passato di lì, poi è passato di qui, adesso dovrebbe ripassare di lì, anzi deve secondo la ben nota teoria.
'TRRR'… Gianbattista Vico… che imbecille!

Stavolta lo becco, sì mi sento più giusto, più a posto, perché lui 'FLO-FLO-FLO' vola è forte, velocissimo e io 'PUM' lo anticipo.
E’ chiaro, l’anticipo è tutto, guardiamo Marx 'PUM' che anticipo! Bel cacciatore eh? Ha sempre colpito è chiaro, aveva capito l’anticipo, ha sbagliato solo quando ha provato a sparare troppo avanti: sì lui diceva Inghilterra, Stati Uniti… 'PUM' e l’uccello Russia, Cina… Ma per il resto ha sempre fatto centro con una mira infallibile. Ha sempre fatto centro perché aveva capito l’anticipo eh.
Anche noi l’anticipo, anche noi l’anticipo, anche noi l’anticipo 'PUM'… in ritardo, come mai? Andava così bene prima. Sì nel dopoguerra l’uccello sembrava lì a tiro e noi ci siamo mossi bene, ci siamo allargati, ma è possibile che quell’uccello lì non ne tenga conto? C’abbiamo un partito di quelli vecchi, solidi, abbiamo acquistato anche un po’ di potere, no per comandare ma per guidare, è un’altra cosa, per guidare 9 milioni di cacciatori. E intanto che sei lì che gli insegni il comportamento, la strategia, il compromesso, l’uccello via che fila, madonna come fila!
L’unica possibilità è quella di attirare la sua attenzione… 'SHHH, SHHH, SHHH' sì, il richiamo è fondamentale, ultimamente è diventato molto grosso, un richiamone tipo festival con frittelle e bandiere, una cosa enorme, industriale.
Ma lì l’uccello non ci va più perché c’è solo il dinosauro che ci tiene a diventare storico.
Forse l’uccello preferisce altri richiami. I giovani ne hanno di più artigianali sì, a bocca: "Uha-uha, uha-uha, uha… viva Marx-uha viva Lenin, viva Mao… uha-uha".
Era lì, sembrava che venisse, è arrivato lì vicino ed ha detto: "Bravi!" ed è andato via.
Ma come mai? Ma come, eravamo così avanti, abbiamo modificato tutto, l’impostazione, il linguaggio, tutto, sì ci chiamiamo ancora compagni ma compagni militanti è qui la novità. Militanti da milizia, l’Impero Romano e l’uccello via lontanissimo. Allora noi con volontà e con passione cerchiamo l’uccello no, ci organizziamo! Ma se non c’è l’uccello cosa ci organizziamo a fare? Non si sa, intanto ci organizziamo. Che è anche difficile eh, è difficile perché la gente se non vede l’uccello non spara… qualunquisti!
Ci criticano, non capiscono che noi nell’organizzarci abbiamo tendenze nuove, sorprendenti, cose mai viste… volantini, manifestazioni, feste popolari e poi una cosa grossa, sì una cosa grossa con la sede, la segreteria, il direttivo ma però in tanti eh, no non nel direttivo, no dicevo il… adesso non mi viene… una cosa nuova, aspetta, una roba… un partito! Che invenzione eh!

Gaber canta la canzone "Buttare li qualcosa"

Gaber recita il monologo "I gag-men"

Gaber canta la canzone "La peste"

DOVE L'HO MESSA

Adesso, no adesso voi magari vi aspettereste che trovassero i colpevoli eh?
Avete visto troppi film gialli voi!
Anch’io l’altra sera esco dal cinema. Dov’è la macchina? Ah già l’ho messa lì. Chiavi, ‘BRUMMM’, parte subito, perfetta.
Arrivo via Londonio… non c’è più la casa. Ho sbagliato strada, fammi vedere: 24, 26… maledizione manca il 28! Non c’è più la casa, ho perso la casa. Dove l’ho messa?
Vediamo un po’, sono andato al cinema, un bidone tra l’altro… in macchina no, non posso averla persa, la lascio sempre lì. Dove l’ho messa?

Me lo dice sempre la mia mamma che sono disordinato, ha ragione, ha ragione la mamma… a proposito la mamma… dove l’ho messa?
Ho perso anche la mamma, possibile? Devo far la denuncia eh. Sì tanto i carabinieri le mamme non le trovano mai. Non era neanche assicurata, però la chiudo sempre eh! Peccato, ma non tanto per il valore, è che era un ricordo!

Bisogna che la ritrovi la mia mamma e anche la mia casa, tutto, essendo loro un qualche cosa di solido, qualcosa che mi assomigli, qualcosa per sentirti bene, per sentirti giusto, per sentirti sicuro in questa nostra bella Terra, un questa nostra bella Italia. Italia… dove l’ho messa?
Ho perso anche l’Italia, possibile? L’Italia di Mazzini, di Cavour, dei nostri martiri, degli invalidi senza gambe senza braccia, l’Inno di Mameli, il tricolore che sventola.
E’ duro rendersi conto che si sia dissolta così al vento ‘PUM’ come una scoreggia!
Sì, si capiva che era una situazione che da un momento all’altro… voglio dire in un certo senso ce lo aspettavamo.

ma
un uomo senza Italia…
un uomo senza casa…
senza mamma, senza famiglia, senza storia, senza ideologia, senza capi, senza esercito, senza Chiesa, senza clero, uh…
un uomo senza niente è più leggero!

Gaber canta le canzoni "Chiedo scusa se parlo di Maria" e "C'è solo la strada" concludendo il recital