L'attore appare illuminato sul palco:
Nella penombra della scena la sveglia suona come sempre.
L’attore ha un sobbalzo. Non ha bisogno di vederci, sa già dov’è la suoneria
che deve arrestare.
Leggi antichissime regolano minutamente i suoi gesti!
La sedia è a 80 centimetri: mezzo giro a destra, due passi avanti.
Ogni secondo si stampa uguale, perfetto, senza sbavature.
Tra pochissimo anche gli altri personaggi prenderanno posto senza intaccare minimamente
l’ordine prestabilito. Lui lo sa benissimo.
Il meccanismo regolato e perfettamente oleato della sua vita non muta!
L'attore canta "Timide variazioni" e "Chissà nel socialismo"
Io sono uno che in tutte le cose ha bisogno di trovare
quello scatto, quello slancio iniziale, quell’energia che specialmente
nell’amore può essere esaltante solamente a condizione che avvenga e si realizzi in
quell’istante che precede la conoscenza e stimola, stimola, stimola, arricchisce,
nutre e incuriosisce.
Riassunto: mi piace l’avventura.
Io e lei, interno notte. Primo incontro, leggero imbarazzo.
"Fa caldo oggi", mi fa notare giudiziosamente.
Un gran silenzio.
La gente dovrebbe avere a portata di mano più frasi: le considerazioni atmosferiche non
sono più sufficienti.
Meno male sapeva tutto sulla coltivazione del cacao. Bell’argomento!
Prima di fare l’amore siamo dei grandi ascoltatori. Dopo meno. Ma prima si ascolta
tutto: ...e il padre all’estero, ingegnere agronomo, ...e i cavalli normanni...
Mi avvicino e la guardo: un grosso sbaglio perché lei smette di parlare.
Silenzio.
Devo dire qualcosa, non ha importanza cosa. La prima frase che mi viene in mente:
"Frangean la biada con rumor di croste"
Tutto può fare intimità!
Me l’ha detto un amico: "Di’ quello che senti, di’ quello che senti,
vedrai va benissimo"
"Frangean la biada con rumor di croste"...
Tutto facile al bar. "Non sono mica come te: una stupidata qualsiasi e... e giù
raffiche di baci".
Ma quando uno sente l’esaltazione dell’inizio, quando uno scoppia
d’emozione...
Quando uno scoppia d’emozione, non scopa mai!
Rimango lì, in una situazione da limbo. Sempre incerto tra la paura e l’apoteosi. Mi
piace questo stato e spesso non faccio proprio niente. Per lo più non sono capito.
Qualche volta mi salvano i particolari, quando sono in forma. A volte mi basta una
caviglia: il nudo integrale non mi dice un cazzo!
E poi è difficilissimo spogliarsi: c’è sempre qualcosa che rimane incastrato. E le
cerniere? Pensa te, uno dovrebbe "scernierare" senza aver l’aria di farlo.
Così distrattamente... ’CRRRRR!’ Ignorante, la cerniera... volgare.
Ma perché non fanno ’DIN DON DIN DAN’ ?
Dio, però com’è bella; ha una spalla così liscia. Se mi concentrassi molto sulla
sua spalla, potrei anche riuscire a fare l’amore. Non bisogna trascurare nessuna
possibilità!
A questo punto dovrei spogliarmi anch’io. Il copione lo prevede. Mi fa piacere
perché sono sciolto.
Dunque: blue-jeans... via!
Chi non ha mai commesso l’errore di togliersi i pantaloni prima delle scarpe, costui
non sa niente dell’amore!
Rimango lì, in una situazione... non da limbo. Questa è una situazione di merda,
proprio!
Tenti un’operazione rapidissima sulle scarpe... calma, per carità, non perdiamo la
testa.
E lei "Ti è venuto il nodo, eh?"
Ma insisti, lotti disperatamente e finalmente…via!
Ohhhh... Io quando sono nudo , tendo sempre un po’ a...
"E’ perché non ti sei accettato!" dice lei.
Bisogna stare attentissimi, se ne accorgono subito.
Addirittura individuano i punti: "Tu non erotizzi le ginocchia".
Com’è vero!
In questo momento, a dir la verità, il fatto di non erotizzare è decisamente
generalizzato.
E allora lei mi accarezza la schiena, le spalle, le ginocchia e tutto anche.
Tranquillamente. Come fosse un lavoro.
E dato che io sento molto, ma non sento quello che dovrei sentire, allora io le parlo un
po’ della coppia. Un bel problema! E lei si dimostra molto interessata e dice, tra
l’altro, delle cose molto sensate. Ma il suo lavoro ne soffre... quello delle
carezze.
Che strano! D’un tratto mi viene incontro l’eccitazione. Così, senza che la
cercassi. Tutto diventa più facile: il meccanismo faticoso della scena si scioglie e
siamo allacciati. Smanioso, rimastico frasi incomprensibili, inframmezzate da esclamazioni
e da gesti abbozzati pesantemente. Il mio monologo si fa più oscuro e tra un respiro e un
affanno, una parola, che mi
sembra sia "amore", ricorre più volte, senza una ragione visibile.
L'attore canta "L'esperienza", "La paura" e recita "La pistola"
Esterno giorno.
Sul muro di cinta della scuola tre manifesti rossi, tre esemplari identici incollati
l’uno accanto all’altro. Un discorso stampato in caratteri piccolissimi ma con
un titolo enorme: "Attenzione cittadini!", un genere di letteratura che nessuno
legge mai salvo di tanto in tanto un vecchio signore che si ferma, mette gli occhiali,
decifra riga per riga fino alla fine.
Poi si fa un po’ indietro scuotendo la testa. Rimette gli occhiali
nell’astuccio, rimette l’astuccio nel taschino e riprende il cammino con
perplessità chiedendosi se l’essenziale non gli sia sfuggito.
Ogni tanto infatti spicca come un fanale illuminante qualche parola a lui sospetta e la
frase che questa parola illumina sembra per un istante nascondere molte cose o nessuna
affatto.
Il meccanismo perfettamente oleato della vita continua, l’omino è già lontano…
L'attore canta "I padri miei", "I padri tuoi" e "La festa"
Nel frattempo gli oggetti erano andati al potere. La loro
prima vittoria era stata il superamento del concetto di utilità. Piano piano avevano
occupato anche gli spazi più nascosti delle nostre case e da lì ci spiavano. Nessuno se
n’era accorto all’inizio, anzi la loro silenziosa presenza sembrava piacevole e
confortante, era difficile intuirne il senso sovversivo. Dopo anni di schiavitù gli
oggetti tentavano la strada del dominio…
Non si sa da quali strati sia cominciata la rivolta.
Negli anni sessanta il disco a 45 giri fu una specie di "Spartaco", ma già da
tempo nei nostri salotti dominava la presenza dell’oggetto "Sapiens" ,
mentre le sorelle Candy, più stupide e viscerali, occupavano sgarbatamente le cucine e le
stanze da bagno: nessuno aveva compreso il loro piano diabolico. Appostati dietro le
vetrine gli oggetti ci sceglievano selezionandoci in base al reddito. Nessuna riforma
fiscale avrebbe mai consentito un’individuazione più precisa. Anche i più poveri
che finalmente, per la prima volta nella storia, erano i privilegiati e forse gli unici a
potersi salvare, avevano accumulato una gran serie di cazzate inutili.
Non c’era più speranza per nessuno. La resistenza dell’uomo era sporadica e
soggettiva, sì, troppo individuale… handicappato nel fisico, stupidamente
biodegradabile, debole, fatto male, coi polpacci al posto sbagliato che non riparano, mai
capito perché non gli hanno messi davanti, che quando picchi con gli oggetti,
‘STUCK’, lo stinco!
Cosa poteva pretendere l’uomo così fragile e così disfunzionale, anche la
riproduzione, bambino, delicato, nove mesi di tempo, parto, magari difficile…. Loro
‘PLUM’, fatto! Bel vantaggio! Senza contare gli altri vantaggi: sentimentalismo
quasi niente, assoluta certezza ontologica, visione del mondo chiarissima, visione
oggettiva. La Candy ha la stessa percezione di me che ha anche il tostapane, temendo,
tutti d’accordo, avevano vinto!
Anche la mia vecchia tabacchiera che per anni mi aveva seguito come un maggiordomo fedele,
andava con loro. No, no da lei non me lo sarei mai aspettato, dal tostapane sì,
’TUCK’, antipatico, da lei così sensibile vederla partecipare a questa enorme
sfilata di oggetti inanimati che avanzava vittoriosa dietro il suo leader naturale, la
Candy!
La gente per la strada li osservava preoccupata, gli schieramenti politici purtroppo
avevano cose più importanti a cui pensare, era la fine, avevano vinto!
La Chiesa sempre sensibile agli strani sconvolgimenti del tempo, come già aveva fatto
molti anni prima con la donna, decise di concedere l’anima anche agli oggetti e come
allora aveva rivalutato la figura della Madonna, ora aggiungeva al suo calendario una
nuova festività: il Candy Day!
L'attore recita "Situazione donna" e canta "Eva non è ancora nata"
L'attore recita "Dopo l'amore"
L'UOMO NON E' FATTO PER STARE SOLO (monologo)
E' capita, è cosa capita! Allora sai cosa ti dico? Ho
ragione io, che in fatto di amicizie apprezzo molto quello che si perde e non quello che
si trova. Purtroppo con questa storia dei contatti non si trova la forza di rompere con
tutti, tutti! Senza lasciare il tempo che ti diano le loro qualità. Ti si mettono
accanto: 'BSSS', 'BSSS', vogliono comunicare, 'BSSS', 'BSSS', è come un bisogno di dare,
di scambiare, 'BSSS', pericolosissimo!
La compenetrazione, il grande contagio, è capita?
Anche tra i sessi, che scambio: uomo, donna, pochissima differenza ormai, un buon lavoro,
devo ammattere, gli uomini hanno preso dalle donne e le donne dagli uomini... hanno preso
tutte le cazzate! E' capita?
Le cose buone non fanno epidemia, è un fatto biologico, niente da fare.
Io c'avevo un fratello, gracile poverino ma geniale, intelligente, e io gli stavo vicino,
come dire... ora anch'io: 'BSSS', 'BSSS', 'BSSS'.
Niente! L'intelligenza non si attacca... la scarlattina si'!
Secondo me le persone che si aggregano c'hanno come incorporato una specie di distillatore
che, 'SFFF', 'SFFF', 'SFFF', filtra, elimina tutto il buono attraverso un tubicino di
scappamento, 'POH', 'POH', via il buono, 'POH', 'POH', 'POH', poi filtra il resto,
distilla, e lascia passare... 'SFFF', 'SFFF', la merda pura! E' capita?
Ecco perché sono così generosi e ti trasmettono, ti trasmettono, ti mandano anche in
silenzio, sì, senza parlare, i vasi comunicanti, 'SFFF', e come ci si concentrano,
distributori di sentimenti, di idee, scialacquatori, scialacquatori di energie, di
energie, di energie e che poi...
Tu sei un ingenuo, tu credi a tutto e ti butti con troppa
facilità perché sei un ingenuo.
Tu sei avido e vorace di conoscenza e abbocchi a tutti i mangimi, ma stai attento, non
c’è niente che sia meno nutriente dei mangimi.
Tu sei troppo suggestionabile, il tuo cervello aderisce subito, come trovi una bella idea
ti ci butti come su un osso, ma attenzione, non c’è niente che sia meno nutriente
delle idee.
Le idee sono come quei legnetti bucati che nelle spiagge si tirano ai cagnolini per
farseli riportare, e tutti ci corrono dietro, le mordono, le "supacchiano", le
portano in giro scodinzolando e te le rimettono davanti tutte biascicate.
Tu viaggi troppo, ma attenzione, non c’è niente che sia meno nutriente dei viaggi,
ti basta un paese nuovo e il cuore ti si emoziona, la testa ti gira, un infinito si apre
nuovo per te, un ridicolo piccolo infinito, e tu ci caschi dentro.
Il viaggio è la ricerca di questo nulla, di questa piccola vertigine per ingenui!
L'attore canta "Polli 'd'allevamento"
L'attore recita "Il palazzo" e canta "Salviamo 'sto paese"
L'attore canta "Guardatemi bene"
Com’è cambiata questa camera. Prima era un casino
di fogli, foglietti, tutto al muro, manifesti Marx, Hengel, attaccati male; partiva un
chiodo e ‘PLUFF’ giù un testone! E poi prima che torni la giornata del
chiodino…
Ah una bella imbiancata e via, fa tristezza? Abitudine, il mio bel armadione, lo
specchio… vabbè spogliamoci va.
Che faccia ragazzi! Le spalle curve, le gambe magre e queste mutande, pervinca.
Mah, questa volta va a finire che lo faccio davvero, certo che senso ha? Magari davanti
allo specchio, nudo, sì via anche le mutande. Ecco questo sono io, gli specchi non
servono a niente, non so neanche che faccia avrò con gli occhi chiusi. non riesco a
fregarlo, non importa. Questa volta mi ammazzo davvero! Mi ricordo che una volta volevo
ammazzarmi per amore, mi aveva detto che non mi amava più… un attimo prima che
glielo dicessi io, quel tanto che basta per farti impazzire, ti senti escluso, abbandonato
e lei non si accorge neanche dell’ingiustizia che ti ha fatto, e tu ti ammazzi…
così impara. Educativo. E dopo ti ama per tutta la vita… la sua vita. Cazzate,
suicidi a caldo.
Ma tu guarda che faccia ragazzi, non c’ho mica la faccia di uno che soffre, è il
mondo.
Suicidio a freddo, di contro informa…, ‘PUM’, e tutto cambia e il mondo
tremendo e ostile viene subito a rotolarsi sui tuoi piedi come una palla docile, sorniona,
scodinzolante, affettuosa… un cocker. Vabbè, sembra che poi nessuno c’abbia
avuto la soddisfazione di vederlo… il cocker.
Quasi quasi mi rivesto e vado da Giuseppe. Giuseppe è sensibile, so già cosa mi dice:
"Ci sono mille modi di reinteressarsi alla vita", lui ci crede ciecamente nelle
passioni, "mille modi. C’è gente che fotografa gli uccelli nei loro nidi e fa
dei corsi meravigliosi per impadronirsi di questa tecnica speciale!", …ci sono
davvero questi corsi! C’è tutto!
No, non devo andare da Giuseppe, non posso distrarmi con la fotografia. Siamo così futili
che le distrazioni ci possono impedire di morire.
Ah, meglio Athos, Athos è obiettivo, non sta mica a tirarmi su di morale con delle
cazzate, dai. Vado lì, gli racconto tutto, tutto-tutto fino alla fine e: "…ecco
lo vedi anche tu, sono un fallito!", e lui: "Sì" e mi indica la scogliera,
sto deficiente, insensibile, ma che si ammazzi lui, la scogliera. Casomai il modo melo
scelgo io, un modo che sia mio, un modo giusto per…, bisogna essere prudenti quando
ci si ammazza.
La scogliera! La scogliera va bene per Bergman, nordico, religioso… già, come si
ammazzerà la gente importante? Non so, la Mina? Aspidi, maledetta non ne sbaglia una. E
Antonioni il regista? Gas, gas a bombole ‘BSSS’. E Arbasino? Svenamento, un
classico. E Moravia? Moravia si prepara calmo, sereno, sobrio, due righe, quattro righe,
dodici volumi e si fa murare vivo e dopo si sente ‘PUM’, ‘PUM’. E
Lucio Battisti? A fari spenti, con Mogol, questa era facile. E Pannella, Marco Pannella?
Eccolo me lo vedo, piccola conferenza stampa, la stanza circondata da amici, la cicuta. E
lui che parla calmo con Adele Faccio, con Spadaccia e questa volta muore davvero.
Eh sì, ognuno c’ha la propria estetica. E io con questa faccia, questa camera,
queste mutande potrei buttarmi sotto un… come se fosse un forte attrazione fisica,
una cosa bella, un momento di gioia. Troppo vitale, esteticamente vecchio, sa di poeti.
Oppure potrei uccidermi senza nessun dolore, nessuna rabbia, nessuna passionalità, senza
nessuna voglia di riscatto, un suicidio svedese, più adeguato a quello che succede.
Eppure sento che anche questo è già vecchio esteticamente. Forse oggi esteticamente mi
rimetto gli slip pervinca, mi rivesto, esco e vedremo come va a finire. C’è una fine
per tutto e non è detto che sia sempre la morte!
L'attore canta "Quando è moda è moda"
Nella penombra della scena l’attore prosegue senza
intaccare minimamente l’ordine prestabilito.
Avrebbe voglia di rovesciare tutto, introdurre un inversione, uno sfasamento, una
confusione, una curvatura. Ma anche negli atti più insoliti la sua vita è un meccanismo
perfettamente oleato. Qualche rara volta sembra che si riesca veramente a romperlo, una
specie di magia.
Per un istante il meccanismo regolato della scena si interrompe, a metà di una frase
l’attore di arresta. La sa a memoria questa parte che recita ogni giorno, ma forse
questa sera si rifiuta di andare avanti.
Gli altri personaggi si irrigidiscono col braccio alzato, la misura che l’orchestra
aveva cominciato si prolunga indefinitamente.
Bisognerebbe ora fare qualcosa, dire una parola, una parola qualunque che non sia scritta
nel copione…