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1.
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Quando una parola terminante in vocale si incontra con un'altra parola che inizia con vocale spesso determina nella pronuncia un effetto sgradevole. Questo effetto può, e spesso deve, essere eliminato sostituendo alla vocale finale della prima parola un semplice apostrofo
('). E' di pessimo gusto dire: "Lo uomo nero spaventa i bambini", mentre suona assai meglio: "L'uomo nero spaventa i bambini". Questa operazione si chiama
elisione e si pratica: con gli
articoli (secondo le norme già esposte nel prospetto dell'articolo); con le
preposizioni articolate; con gli aggettivi dimostrativi questo,
questa, quello e quella;
con le preposizioni "di" e, ma solo in locuzioni avverbiali,
"da" ("Fui lieto d'andare";
"D'allora in poi non l'ho più visto";
"E' un compagno da evitare" e non "d'evitare" perché in questo caso non si tratta di una locuzione avverbiale).
Il gusto e l'esperienza consiglieranno in proposito anche per quei casi qui non indicati.
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2.
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Si tengano presenti queste particolari elisioni che avvengono anche se la parola seguente non inizia per vocale:
po' in luogo di "poco"
("Dammi un po' di pane");
di' (= dici), fa' (= fai) e va' (= vai), che sono la seconda persona singolare dell'imperativo presente dei verbi "dire",
"fare" ed "andare".
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3.
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Sempre con l'intento di snellire il discorso e rendere più gradevole la pronuncia delle parole, spesso si ricorre anche al
troncamento, che consiste nell'eliminare una vocale o una sillaba di una parola senza sostituirvi l'apostrofo. Il troncamento può avvenire sia se la parola seguente inizia per vocale sia se inizia per consonante (purché non si tratti di
"s" impura, "x" , "z" , ,"gn"
"pn" "ps").
Per poter fare il troncamento è necessario:
che la parola non sia monosillaba e non sia accentata sull'ultima
sillaba;
che dinanzi alla vocale finale che si vuole eliminare ci sia una delle seguenti consonanti:
"l" "m",
"n", "r"
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4.
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Scrivendo, spesso cadiamo nell'errore di scambiare un troncamento per elisione e di mettere pertanto un apostrofo di troppo. Non è raro di incontrare un
"qual' è" in luogo di "qual è" anche presso buoni scrittori.
Per evitare questo errore (che tuttavia, alla fin fine, non ammazza nessuno!) consigliamo di sperimentare mentalmente se la parola che intendiamo elidere o troncare possa stare bene, senza la vocale finale, anche davanti a parola che inizia per consonante.
Se sì, è parola che si tronca e non si elide e, pertanto, non vuole l'apostrofo anche se la parola successiva inizia per vocale; se no, è parola che si elide e richiede l'apostrofo, quando la parola seguente inizia per vocale. Per esempio la parola
qual (= "quale" senza vocale) va bene anche davanti a parola che inizia per consonante
("Qual buona novella recate?") e perciò è parola che si tronca e non si elide. Quindi non vuole l'apostrofo nemmeno se la parola successiva inizia per vocale
("Qual è"). Viceversa la parola una va elisa e richiede l'apostrofo dinanzi a parola che inizia per vocale
("Un'aquila") perché essa non può stare senza la vocale finale davanti a parola che inizia per consonante (difatti non si può dire
"Un casa!").
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5.
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Alcune parole a volte si elidono, altre si troncano. Le più comuni sono gli aggettivi
"bello", "buono", "grande" e
"santo", il cui comportamento abbiamo già illustrato nel capitolo dedicato agli
aggettivi.
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6.
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Il nome frate si tronca in
fra davanti a nome che inizia per consonante ("Fra
Cristoforo"). E non si elide mai. Perciò si dice: "Frate
Emilio" (e non Frat'Emilio), "Frate Angelo" (e non
Frat'Angelo).
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7.
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Molti ne hanno fatto una questione di Stato. A noi -per dirla con i comici televisivi Tretre- ci sembra una... Se cioè si può mettere l'apostrofo alla fine del rigo o non. Noi diciamo di sì per il semplice fatto che, evitando di elidere una parola alla fine del rigo, si costringe chi legge a pronunciare un suono sgradevole, che è proprio ciò che il buon senso ci dice di evitare.
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