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San Benedetto San Facondino San Donato San Martino

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E' la festa delle "feste" e consiste in una disputa tra i quartieri cittadini, articolata in una corsa di carri trainati da asini, nel tiro con la fionda e con l'arco e nella corsa degli asini cavalcati a pelo. Vive grazie anche alla riscoperta delle taverne, luoghi caratteristici riportati alla luce per l'occasione, dove per tre giorni è possibile gustare i prodotti della tipica cucina gualdese.  

Si richiama alle antiche giostre equestri che caratterizzavano le ricorrenze patronali, che la città di Gualdo celebrava in onore di S. Michele Arcangelo 1'8 maggio e il 29 settembre, ricorrenze che la Magistratura cittadina rese più imponenti istituendovi iniziative di carattere ludico-commerciale (grandiosa la fiera di maggio che durava ben otto giorni) durante le quali la città si apriva all'esterno, favorendo l'arrivo dei forestieri con agevolazioni negli alberghi, nelle taverne, nelle "hostarie".

In una di queste grandi ricorrenze, quella del 1519, la documentazione ufficiale consacra il Palio di San Michele Arcangelo come manifestazione ludica primaria della città, la cui gestione ed organizzazione era di pertinenza del Comune di Gualdo, quindi del Gonfaloniere e dei Priori, che assumevano il compito di provvedere all'acquisto del premio da assegnare al vincitore, di regolare lo svolgimento dei "giochi", consistenti in corse a piedi, a cavallo, in dispute con la balestra e con lo "scoppietto".

 

La promozione di queste due ultime gare si giovò costantemente di speciali privilegi perché, con pochissime risorse, la città poteva far conto su gruppi o squadre armate per la sua difesa, potenziando, nel contempo, l'armamento mediante la messa in palio di balestre e scoppietti che sarebbero dovuti rimanere nel territorio di Gualdo, perché era vietata la partecipazione ai non residenti. Unica eccezione veniva fatta per coloro che stavano "ad uno pane e ad uno vino", cioè per quelle persone non originarie che avessero un consolidato vincolo familiare con una famiglia gualdese.

Del Palio, che scomparve agli inizi del XVII secolo, non se ne ebbe più memoria fino agli anni Settanta, quando una più attenta rilettura delle fonti storiche facilitò la sua rievocazione in chiave moderna come sfida tra i quattro rioni cittadini la cui denominazione (San Benedetto, S. Donato, S. Facondino e S.Martino) deriva da altrettante chiese extraurbane corrispondenti alle porte di accesso alla città Le "quattro porte" si contraddistinguono tra loro dal colore degli stendardi che, tutti su sfondo giallo, sono: blu per San Benedetto, bianco per San Donato, verde per San Facondino e rosso per San Martino.

Nei tre giorni che precedono i "Giochi de le Porte", che si svolgono l'ultima domenica di settembre, si mobilita l'intera città. Spettacolare è il grandioso corteo storico con ottocento personaggi in costume d'epoca, dove rivivono le antiche magistrature cittadine, le Arti e le Corporazioni, che polarizza l'attenzione e l'interesse del pubblico al pari delle gare, in particolare quelle dove l'asino, prima impegnato a trainare un carretto e successivamente cavalcato a pelo, assurge al ruolo di protagonista

Una festa vera che riserva un crescendo di emozioni fino all'ultimo gioco e che si conclude nel tripudio generale intorno al rogo di un gigantesco fantoccio raffigurante la Bastola, un personaggio a cui la leggenda assegna il ruolo di nemica di Gualdo.

Bibliografia: Guida Turistica GUALDO TADINO