INTERVISTA

MILA HERZEL

MILA HERZEL

alessandro "lexx" saliola

gabrilel "gark" barchiesi

massimiliano "max" frino

 

Abbiamo incontrato a Roma, in occasione del loro concerto a "La festa de l'Unità", il gruppo              MILA HERZEL, che da più di un anno, si sta ritagliando una buona fetta di estimatori nella scena underground.

Parliamo con Alessandro Saliola, il leader del gruppo.

Alessandro, parlaci un po' dei Mila Herzel...             Il gruppo si è formato nel marzo 2001. Le cose ci sono andate fin troppo bene, perché in un anno di attività live vantiamo 18 concerti...

Anche fuori dall'Italia?                                                 Si, siamo stati a Lugano due sabati fa, e il gestore dei locali del Canton Ticino ci ha chiesto di tornare ad agosto per fare tre date consecutive. La cosa bella è che ti pagano dai 500 ai 1000 euro a serata, quindi incominci a vedere qualche frutto...

Invece da noi...                                                              E' assolutamente la cosa opposta. L'unica cosa che conta é quanta gente gli porti. Puoi pure essere una schifezza, ma se gli porti minimo 50 persone suoni pure una volta al mese. Ma in Italia ci sono anche dei circuiti che valgono, come Vinile.com. Il direttore capo ci chiama ogni tanto: insomma, è un buon portale per la musica.                                                          Come ti dicevo, noi siamo in tre...

..Di dove siete?                                                    Io di Roma, e sono chitarra/voce del gruppo, poi c'é il bassista Massimiliano Frino, ed é della provincia di Foggia, e poi il batterista, Gabriele Barchiesi, della provincia di Roma (Subiaco).                                     Quando ci siamo conosciuti io e il batterista, abbiamo subito deciso di puntare su una linea di brani che fossero nostri, che non fossero cover... Non siamo dei mostri in tecnicità, anzi, a volte prendiamo pure qualche stecca, ma l'importante é che diciamo la nostra. Abbiamo la capacità di suonare, un cervello per pensare: la cosa bella é fare canzoni proprie, invece di mettersi là a fare cover, cover, cover...

Quindi come definisci il vostro stile?                  Definire il nostro stile è difficile. Ce lo catalogano come rock alternativo in quanto in Italia o c'é la musica leggera o c'é il rock in italiano stile Litfiba, Ligabue... che però é sempre un rock di stampo italiano. Noi invece abbiamo delle musiche che potrebbero essere di stampo estero, però conserviamo la melodia italiana, quella che caratterizza lo scenario della musica italiana. I testi però sono definiti alternativi...

Abbiamo notato! Un linguaggio un po' "forte"...   Bravo, è quello il punto. Però è una linea che abbiamo deciso di scegliere, cioè non essere né volgari e blasfemi, né tantomeno essere il solito gruppo che parla sempre di "amore dove sei, dove sei andata, quando tornerai....". Parliamo di tutto quello che può succedere. A volte in Italia ci sono delle cose che non funzionano perché burocraticamente ci sono delle leggi che lo vietano, come può essere l'uso della canna, cosa che ormai tutti fanno.. abbiamo fatto una canzone su questo tema, contro la polizia. Ma, non vorrei essere frainteso: noi non siamo il gruppo che arriva e dice "Polizia che fai" e parolacce. Abbiamo un testo, studiato parola per parola, che si chiama "Mr. de luca": il "Mr" non sta per "mister", ma per "maresciallo", col quale ho avuto a che fare a 16 anni, e la cosa non mi sembrava affatto giusta. Noi giochiamo su queste cose: è una persona che esiste. Ho raccontato un fatto reale.

Quindi i testi sono autobiografici?                             Si, ma non siamo il gruppo che si mette là a trovare la rima. Quello che esce, esce.

Avete intenzione di farvi produrre il disco?              In Italia questa é una cosa che non esiste, se non hai spinte. Non lo dico perché è una frase scontata o come scusante perché non mi hanno ancora prodotto. Te lo dico perché è così. In Italia lo scenario underground funziona così: ti autoproduci il disco, sborsi la bellezza di 2500 euro che tiri fuori lavorando, lo spedisci alle case discografiche, che puntualmente ci mettono il bollino della casa discografica e ti danno promozione e distribuzione, che é la spesa più grande. Perché un cd con 18 canzoni, con 5000 euro te lo fai. Però quello che c'è dopo, la promozione sulle televisioni, te la devi pagare. Organizzare un tour, è una cosa che costa, e vai fuori dal budget prefissato per fare il cd.

E' meglio quindi stare nell'underground, arrivare al pop/rock di massa o stare nel mezzo?             Quello che cerchiamo di fare noi è stare "nel mezzo", in quanto non ci interessa diventare le rock-star o le persone che vengono riconosciute per strada. Ci interessa diventare musicisti. Il piacere nostro è di arrivare a dire "lavoro con la musica, mangio con la musica, alla fine del mese ho uno stipendio che mi permette di pagar casa, da mangiare, di farmi una vacanza d'estate... stop". Certo, poi se i soldi vengono, nessuno li rifiuta!

Mila Herzel... come mai questo nome?                     E' un nome puramente inventato. Io a volte trovo gia difficoltà a dare il nome alle canzoni, perché é difficile racchiudere in una sola parola tutto un testo, soprattutto quando fai dei testi alternativi-strani.         E allo stesso modo volevo trovare una parola che significasse tutto per noi e niente per gli altri.

C'é anche una vostra canzone intitolata così...     Si, infatti. Forse quella canzone dà il nome al gruppo. Comunque, é un nome inventato. Ci piaceva come suonava, e abbiamo deciso di farlo nostro. E' nato prima "Herzel"... credo che oltretutto sia anche un cognome... Ma non è un riferimento a qualcuno.

Facendo musica "come lavoro", come dicevi prima, non hai paura che si possa cedere al discorso commerciale delle case discografiche e perdere di conseguenza l'indipendenza di stile, di testi e di musica?                                                  Questa è la decisone da prendere a priori quando si decide di fare i musicisti. Bisogna scegliere: o la strada del commercio.... Noi abbiamo deciso: ci autoproduciamo, perché il disco suoni come vogliamo noi. Se un produttore ci suggerisce delle modifiche, noi le apportiamo solo se rispecchiano la nostra linea. Sarei disposto anche a rinunciare, se mi proponessero di diventare il "tipetto commerciale".

Nella tua mail mi dicevi che dovevi raccontarmi un episodio spiacevole.... Quale?                                  Ah, si. Tornando da Lugano, dove ci avevano pagato 400 euro... Abbiamo poi suonato in una manifestazione, dove il direttore artistico era un incapace. Io ho portato un gruppo di Firenze, amici miei... che ha suonato gratis. Il fatto è che l'organizzatore faceva suonare tre gruppi a sera. Mezz'ora a gruppo, e pretendeva di iniziare alle 22:30. Quindi chi suonava per primo, oltre ad essere penalizzato per il compenso, doveva pure suonare davanti a poche persone. Poi, l'accostamento dei gruppi era impossibile. Accostare nella stessa serata un gruppo come il nostro, ad un gruppo che fa cover dei Nomadi.... Non ho niente contro i Nomadi, anzi, ma credo che per una serata con tre gruppi, bisogna scegliere gruppi più simili, almeno musicalmente. Tutto qui, volevo sottolineare l'incapacità di organizzazione che c'é stata.

Prossimi impegni?                                                          Il 10 agosto suoniamo ad Ostia (Roma, ndr), il 13 agosto a Subiago (Roma), il 23 agosto a Roviano, in un concerto in onore di De Andrè, e poi le date di Lugano, che ci devono ancora comunicare. E poi in autunno, dovremmo suonare all'Ex-Nirvana, a Roma, e in tutti i locali che fanno musica dal vivo.

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Intervista di Ilario Pisanu e Danilo Montaldo.

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