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L'UNIONE SARDA DEL I957


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Questo è un articolo pubblicato dal quotidiano L'UNIONE SARDA  nel maggio 1957 che riguarda la scoperta delle rovine della città di THARROS

DOPO NOVECENTO ANNI LA CITTA' DI THARROS  RIAFFIORA DALLA SABBIA 

 Possedeva il più monumentale tempio punico, due edifici termali e strade larghe dieci metri

S.Giovanni di sinis Maggio

Poche costruzioni civili e un gruppo di capanne di tipo polinesiano a San Giovanni di Sinis,Cabras S.Giovanni Sinis 2.jpg (43858 byte)

(chiesa S. Giovanni di Sinis)

 sono come la fine del mondo per chi vi arriva dopo aver percorso una pista di 9 chilometri da Cabras.Da qui occorre camminare ancora per mezz'ora, sulle dune mobili di sabbia, per raggiungere la città che queste dune,900 anni fa, cancellarono dalla faccia della terra. La data di nascita della città di Tharros è incerta, per quanto negli scavi siano stati trovati alcuni gioielli a forma di scarabeo di fattura egizia, che risalgono sicuramente al 7° secolo avanti Cristo. Fu fondata dai Fenici come una stazione commerciale dopo che lo sfruttamento delle miniere dell'Andalusia li portò a stabilire una rete di colonie sulle coste dell'Africa settentrionale, della Sicilia e in Sardegna. Questo è affermato da Diodoro Siculo: lentamente gli approdi si trasformarono in città estendendo la loro influenza sul retroterra. Alla fine del VI secolo le colonie fenicie passarono sotto il controllo di Cartagine la cui civiltà era in pieno sviluppo. Tharros cessò dl esistere come città abitata, nel 1070. Della città si ricominciò a parlare vagamente verso la metà del secolo scorso quando un inglese, Lord Vernon condusse una campagna di scavi che gli fruttò un ricco bottino di oggetti d'oro, in gran parte scarabei ed ornamenti femminili, che ora fanno mostra di sé nelle sale del Museo Britannico a Londra. In quel tempo si sviluppò nella zona una vera e propria caccia al tesoro, tanto che il tedesco barone Von Malzan che la visitò, la definì "una piccola California". Fino a 500 uomini insieme scavavano le dune anche la notte alla luce di centinaia di fiaccole alla ricerca di tesori: ogni capanna di pescatore di Cabras era diventata una bottega di antiquariato. I cercatori si univano a volte in compagnie, suddividendosi il bottino; accadeva spesso che, preziosi gioielli, collane e diademi in oro cesellato, venissero fatti a pezzi per poter suddividere fra i soci. Attirato dal miraggio di un facile arricchimento capitò da quelle parti anche Honorè de Balzac, che aveva appena concluso in un fallimento il suo tentativo di sfruttare le miniere dell' Iglesiente.Tuttavia molti dei tesori di Tharros ci sono giunti, e né è ricco anche il museo di Cagliari, a causa dell'isolamento in cui la zona è rimasta per secoli dopo l'abbandono delta città da parte degli abitanti. L'esodo è stato descritto, non si sa sulla base di quali fonti, da Francesco Fara che scriveva: "Il giudice abbandonò Tharros, insieme col vescovo, e li seguivano il clero con tutta popolazione". Dovette essere uno spettacolo degno di essere ammirato, l'abbandono di una città in altri tempi fiorente e potente. Le cause della diserzione non sono note: probabilmente la minaccia degli attacchi dei pirati che l'impero di Bisanzio non riusciva più a contenere, la minaccia della malaria che cominciava ad affermare nella zona il suo secolare dominio, non ultima forse l'avanzata delle dune mobili. Finché la città visse e poté continuare in pace i suoi traffici gli abitanti provvidero ai lavori di imbrigliamento delle dune. Diventati impossibili i traffici marittimi la città decadde rapidamente: ed era una città ricca. Gli scavi hanno portato alla luce strade larghe fino a dieci metri fatte di enormi lastre di basalto, fornite di una cloaca che convogliava al mare i rifiuti, scavata in parte nella roccia e coperta con lastre calcaree: due grandi edifici termali sono stati identificati e rimessi in luce. Dovunque appaiono le tombe sotto il piccone dell'archeologo: pare infatti che gli ultimi abitanti abbiano seppellito i loro morti un po' dovunque, dove capitava: persino nell'atrio di uno degli edifici termali è stato ritrovato uno scheletro ancora composto nelle bara di pietra. In un altro locale, un calidarium, era stato costruito in epoca tarda un forno il pane. A Tharros è stato trovato il più antico dei battisteri cristiani della Sardegna:si tratta di una vasca esagonale, fornita di alcuni gradini che permettevano al neofita di scendere nel fondo,mentre il vescovo assistito dai diaconi lo aspergeva dell'acqua lustrale.Il monumento più insigne di Tharros venuto alla luce durante la seconda campagna di scavi finanziata dalla Cassa per il Mezzogiorno e e condotta dal soprintendente alle antichità di Cagliari professor Pesce:si tratta di un grande tempio, la cui storia riassume un po' tutte le straordinarie vicende della città morta. Era dedicato a una divinità rimasta ancora non identificata: fu costruito la prima volta nel V secolo avanti Cristo con grandi blocchi calcarei; nel IV secolo fu rifatto pressapoco nella forma attuale, su un basamento scavato nella roccia viva, l'arte fenicia si stava ingentilendo per l'influsso diretto della cultura greca.Il basamento fu lavorato pazientemente dagli artefici con semi-colonne dl stile dorico ricavate in altorilievo nella roccia calcarea. Il tempio era completato da colonne e pilastri con ricchi capitelli, sui quali correva una cornice di stile egizio. Fu demolito al tempo della rivolta di Amsicora: l'ultima ricostruzione risale al periodo repubblicano di Roma, tra il secondo ed il primo secolo. I resti dell'edificio preesistente furono coperti con rifiuti di cave e sul nuovo piano sì riedificò utilizzando il vecchio materiale. Rimasero incorporati nei muri frammenti di colonne e di capitelli, pezzi di cornice e soglie di basalto. In questo modo riuscì a durare fino alla fine della città il tempio punico più monumentale che gli archeologi abbiano portato alla luce nell' occidente Mediterraneo: è senz'altro l'edificio più complesso che si conosca della civiltà punica in Sardegna, ed è particolarmente notevole perché la contaminazione di stili architettonici in esso riscontrata ci mostra la capacità di assimilazione che avevano i punici nei confronti delle civiltà con cui venivano a contatto. Le nuove campagne di scavo tenderanno in modo particolare a riconoscere la esatta topografia della città in tutta la sua estensione,riveleranno forse nuovi particolari della vita di Tharros, che una vicenda ancora a noi ignota,volle cancellare dalla faccia della terra.

MICHELE DEL PIANO

 


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