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NOI GENITORI

Dopo i Dirigenti, dopo gli stessi Atleti, è la volta, questa di un genitore. Un genitore che scrive, non a nome degli altri genitori, ma forse, però interpretando i pensieri di molti di loro. Mentre sto scrivendo, la mente non fa fatica alcuna nel tornare indietro nel tempo e vedere una bimba, piccolissima, che, sfuggendo di mano al genitore, si infila in palestra e si ferma, non vista, a guardare sette ed otto ragazzine alle prese con strani attrezzi. Più il tono dell'istruttrice era dolce, lieve, suadente, più aumentava lo sforzo delle atlete.
Ma in quel momento magico, agli occhi di quella bimba, non c'era fatica che contasse; contava solo l'abilità delle Atlete nel domare quegli attrezzi sempre più familiari. Si lasciò sfuggire un debole ma chiaro ed inequivocabile
"ANCH'IO!!" Senza saperlo, in quell'attimo, ero divenuto un accompagnatore tendente al tifo più sfrenato, un esperto a tal punto da distinguere, piano piano un "flick" da una "rondata", un giudice occasionale in grado di intravedere supposte ingiustizie dei giudici veri o, addirittura, di precedere il loro giudizio al termine di un esercizio. Quando nulla sembrava più insidiare la non indifferente preparazione su assi d'equilibrio, parallele asimmetriche, volteggi e corpo libero (ah, dimenticavo, anche sulle Majorettes, per le quali si sapeva assumere con naturalezza il ruolo di controllori del traffico) ecco apparire sulla scena una gamma di nuove specialità come l'aerobica, l'acrosport, il tumbling, il trampolino elastico. Tante altre opportunità che la Società di Ginnastica Artistica offriva alla città e alle famiglie, senza pensare che ciò obbligava ad entrare in un vortice senza fine, perchè tutto si doveva provare, nulla si poteva tralasciare. Gli allenamenti si rincorrevano ad altri allenamenti, le gare ad altre gare e negli intermezzi, quali pause, ma attive, si aggiungevano saggi ed esibizioni nelle piazze o nei palazzetti. Come una ciliegina sulla torta erano arrivati anche i tecnici russi, che oltre a fornire un pizzico di internazionalità, che non guasta mai, fugavano, con la loro dolce ma inflessibile professionalità i vani tentativi di convincere chi di dovere che non era poi un grave peccato saltare qualche specialità. Ma i richiami, dettati probabilmente dall'incapacità, adulta, di comprendere che nonostante i ritmi infernali e le scadenze ossessive, tutto era gradevole, armonioso, interessante, non vennero ascoltati. Tutto continuò come prima, più di prima, meglio di prima. Adesso che, a ritroso nel tempo, ogni cosa si tempera e si aggiusta, inizio a capire la caparbietà di certe scelte, perchè, in esse, giovani ginnaste hanno trovato una giustificazione alle loro giornate, un equilibrio interiore, un modo di essere che coincide con l'ideale. E di questo devo ringraziare la Società Sportiva che ha saputo costruire un ambiente sano in cui, al di là delle medaglie, dei successi, dei titoli italiani, che sono arrivati, e al di là delle quotidiane e "piacevoli" sofferenze degli orari, delle prove, delle trasferte, bambine piccole piccole sono diventate grandi, hanno conosciuto le loro potenzialità ma anche i loro limiti, sono cioè, piano piano, diventate persone, come quella bimba che conosco bene e che tanti anni fa disse: "ANCH'IO!!".
Lei sapeva già tutto; l'unico a non sapere nulla era, forse, il suo papà. Grazie di cuore.

Un Genitore

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