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Note

L’Italia e la cultura del mediterraneo

di Umberto Cerroni


1.    Il Mediterraneo come incrocio di civiltà

Il Mediterraneo è sicuramente lo spazio in cui la civiltà umana ha ottenuto uno sviluppo particolarmente precoce e ricco. Ma è anche lo spazio del più intenso incrocio e scambio tra culture differenti per struttura etnica, linguistica, culturale, religiosa, politica. Sicuramente fra questi due tratti caratteristici dello spazio mediterraneo esiste un nesso causale. La differenza ha intensificato lo sviluppo e lo sviluppo ha prodotto differenze. Nonostante le frizioni politiche anche molto gravi la cultura ha conquistato nel Mediterraneo una sua posizione primaria che ha poi mantenuto lungo i secoli. Proprio in questa centralità della cultura – intesa come complessiva capacità di conoscere – si è fissata la separazione tra Occidente e Oriente così come la consequenziale aspirazione alla universalità.
Questa caratteristica diventerà il contrassegno della "civiltà occidentale" e sarà la matrice della fioritura che in essa avranno letteratura, filosofia, scienza, musica e arti visive.

 

2.    Occidente e oriente

La separazione merita una precisazione. Essa fu il frutto, per così dire, di una doppia lotta pratica che le culture del Mediterraneo dovettero sostenere prima contro i persiani e poi contro i cartaginesi. La sconfitta dei persiani ad opera di Alessandro Magno (331) e di Cartagine (146) ad opera di Scipione costituisce dunque un riferimento storico-politico fondamentale. Al centro del Mediterraneo si insediò la civiltà greco-romana. Altrettanto rilevante è, sul piano culturale, la svolta che si verifica in Grecia con l’affermarsi di un pensiero logico-razionale. Il momento critico di questa svolta fu il processo a Socrate, che fu un processo alla nuova civiltà logico-razionale orientata alla ricerca antidogmatica e alla cooperazione civica. La separazione politica del bacino mediterraneo si accompagnò così ad una radicale svolta intellettuale. Il processo e la morte di Socrate (399) indicano la durezza dello scontro con la cultura arcaica precritica, ispirata a fonti orientali. Ma la grande fioritura intellettuale postsocratica aprì un’epoca nuova contrassegnata dalle due grandi ramificazioni intellettuali facenti capo a Platone e Aristotele.

La fioritura greca trova proprio nella penisola italiana un importante innesto con la civiltà romana in formazione. Qui le culture preclassiche (Etruschi, Sanniti, Pelasgi, Messapi) raggiunsero presto un livello molto elevato e nutrirono la prima fase di sviluppo della civiltà romana. La civiltà romana poté così espandersi con un costante processo di assimilazione e ricambio con queste culture saldandosi ben presto con la Magna Grecia. Occorre dire che il collegamento non è rappresentato soltanto dai grandi depositi artistici ma anche dal fatto, troppo sottovalutato, che sulla nostra penisola vivono Zenone di Elea, Gorgia di Lentini, Pitagora, Empedocle. Fu questo, per la civiltà romana, un innesto che accelerò i ritmi del suo sviluppo. Sul piano politico questo collegamento consentì di respingere la pressione macedone e di consolidare il legame fra la cultura greca e quella romana. Si costituì così al centro del Mediterraneo un vasto spazio politico-culturale omogeneo su cui crebbe la civiltà che denominiamo classica. Essa poté poi stabilire un fecondo ricambio con la cultura cristiana, araba, bizantina, francese, germanica.

 

3.    Pluralismo culturale

È opportuno notare che questi contatti culturali si stabilirono e si mantennero anche quando i rapporti politici peggiorarono o degenerarono e ognuna delle culture prestò alla civiltà occidentale uno specifico e originale apporto. Si può forse azzardare l’idea che le tensioni politiche generarono bensì scontri gravissimi ma che invece sul piano culturale quelle stesse tensioni causarono una sorta di pluralismo culturale ricchissimo.

La civiltà greca ha prodotto le radici stesse della civiltà umana e in particolare la grande letteratura, la prima storiografia, la prima filosofia, i rudimenti della scienza. Ma l’esperienza greca si è sostanzialmente arrestata alle soglie della civiltà politico-giuridica restando ristretta entro le mura della polis. È stata la civiltà romana a costruire l’edificio della convivenza politico-giuridica. In estensione, innanzi tutto, con la assimilazione e incorporazione di molte entità etniche in una unitaria comunità politica vasta e articolata. Ma poi anche in profondità grazie alla progressiva e raffinata regolazione dei rapporti di convivenza entro ambiti di vita assai diversificati: diritto delle persone, diritto di famiglia, diritto delle successioni, diritto delle obbligazioni, diritti reali, diritto commerciale, diritto della navigazione. Roma, inoltre, gettò le basi di un sistema politico laico, a forte caratura istituzionale e proiettato verso forme di collegamento internazionale. Ad esso si ispireranno non poche linee della modernità. Tutto l’alto medioevo è segnato dal confronto di civiltà molto diverse. La complessa civiltà franco-germanica è legata alla presenza secolare del Sacro romano impero e in particolare – con Federico II – alla genesi stessa della lingua e della civiltà culturale italiana. Si radica così in Italia un collegamento con la civiltà germanica che durerà per secoli. I normanni portano in Italia gli elementi di una struttura statale unitaria e centralistica che avrà sviluppo con Federico II. Ma nello scontro con la Chiesa Federico II – re, poeta e legislatore italiano – non riuscì a completare l’unificazione della penisola e la costruzione di una sovranità politica nazionale, che ebbe invece successo in Francia. Ciò non impedì tuttavia un precoce sviluppo della cultura italiana e la nascita di un pensiero politico molto importante.

 

4.    Cristianesimo e laicità

Il basso medioevo passa sotto il segno di un confronto crescente tra la civiltà cristiana e quella laica in formazione. Una prima fase di questo confronto vede il primato della Chiesa di Roma. Esso poggia su una netta egemonia intellettuale basata sui Vangeli e sulla teologia, sulla precoce costruzione al centro della penisola italiana di uno Stato teocratico, assoluto, centralizzato e su una concezione monistica di politica, morale e religione. Da questo primato della chiesa scaturisce, dopo la conversione delle genti germaniche, la imponente esperienza del Sacro romano impero, durata fino al 1806. Essa influenza potentemente la cultura politica di Italia, Austria, Spagna, Germania. Francia e Inghilterra resteranno fuori da questa esperienza grazie alla precoce crescita di uno Stato laico che rivendica la totale sovranità politica del territorio nazionale.

Nel XII-XIII secolo la cultura cattolica subisce una crisi profonda dovuta a due fatti rilevantissimi. Il primo è dato dallo scontro con l’impero guidato prima da Federico I, poi, da Enrico IV e infine da Federico II. In questo contesto entra in crisi la struttura monistica che dominava la politica e cultura sotto il primato teologico. La crisi politica si accompagna a una forte crisi intellettuale determinata dalla diffusione del pensiero aristotelico ad opera della cultura araba e dalla diffusione del pensiero averroista. La teoria averroista delle due verità getta le basi della autonomia della scienza e della politica nei confronti della fede e della teologia. Dante ne trae la conseguenza della pari dignità di potere politico e potere religioso, Marsilio ne ricava l’idea della centralità del popolo e Bartolo quella della piena sovranità della città. Machiavelli completerà la teorizzazione della autonomia laica della politica. Mentre nell’Occidente il cristianesimo si apre con Alberto Magno e Tommaso d’Aquino ad un teologismo razionale e accetta di convivere con la cultura laica, nelle coste meridionali del Mediterraneo il razionalismo averroista viene del tutto sconfitto. Sulle sponde europee del Mediterraneo si svolge il processo di formazione degli Stati nazionali, mentre su quelle meridionali dilaga il dispotismo imperiale ottomano.

5.    La civiltà laica moderna

I più rilevanti sviluppi politico-istituzionali della modernità la formazione di Stati nazionali laici e le prime forme di condizionamento dal basso della sovranità politica si hanno in Francia e in Inghilterra e cioè nei due grandi Paesi che non fanno parte del Sacro romano impero. Le dinastie regali svolgono in questi due paesi un’importante funzione laica e unificatrice che non trova riscontri in Italia e nel mondo germanico. Inoltre le due rivoluzioni inglesi del XVII secolo e la rivoluzione francese del XVIII costituiscono con la rivoluzione olandese e con quella americana gli eventi decisivi per la civiltà politica moderna.

Nel Mediterraneo, invece, la civiltà laica moderna si costituisce con difficoltà. Un filone umanistico-rinascimentale (Dante, Marsilio, Bartolo, Galilei, Cartesio) elabora bensì l’autonomia della politica e della scienza. Ma le nazioni inglobate nel Sacro romano impero restano a lungo sotto l’influenza della commistione culturale di politica e religione patrocinata dalla Chiesa di Roma. In particolare l’Italia non riesce a costituire tempestivamente lo Stato nazionale unitario essendo spezzata a metà della penisola dallo Stato pontificio e imbrigliata nelle contese fra Chiesa e Impero. Il tema della sovranità politica laica resta rinchiuso nel frantumato sistema dei principati territoriali germanici e delle esperienze comunali italiane, irrigidite dalle divisioni corporative e dalle divisioni etnico-regionali. Ciò determina un isolamento della cultura moderna e la nascita di tendenze politiche localistiche. Le riforme politiche moderne arriveranno in Italia e in Germania con le campagne napoleoniche: si collegheranno perciò a sottili strati intellettuali ma si scontreranno con movimenti populisti antidemocratici e clericali legati alle tradizioni arcaiche del sangue, della terra e di una religiosità a forti contenuti magici.

 

6.    Il Mediterraneo oggi

Nell’età della globalizzazione e della tecnologia avanzata l’eredità umanistica e laica della classicità conferisce allo spazio mediterraneo funzioni importanti. L’universalismo e la poliedricità delle tradizioni culturali che vi si sono accumulate consente di fornire basi non fragili ai processi di integrazione etnica, sociale e politica. La visione cosmopolitica ereditata dal mondo greco-romano e rivisitata dal cristianesimo può costituire un fondamento non mercantile dei processi di unificazione del mondo. Ma questo rilancio moderno della classicità esige che lo spazio mediterraneo superi i ritardi gravi della sua organizzazione socio-politica. In particolare vi si devono completare due processi della modernizzazione. In primo luogo va completata la costruzione di Stati nazionali laici, impedita in passato dalle due formazioni a base religiosa che hanno frantumato gran parte dello spazio mediterraneo: il Sacro romano impero e l’Impero ottomano. In secondo luogo i nuovi Stati nazionali debbono assimilare le istituzioni, i principi e la cultura politica del moderno Stato democratico di diritto. In questo quadro una funzione importante spetta a quei paesi mediterranei Francia, Italia, Spagna che sono più avanti nel processo di modernizzazione. Essi hanno al tempo stesso la funzione di rappresentare le ragioni dei nuovi Stati di fronte alla comunità internazionale e quella di far valere nelle aree meno sviluppate i principi della convivenza fissati dal nuovo diritto internazionale democratico.
L’indipendenza delle nazioni su basi etnico-territoriali deve poter convivere con i principi laici della autodeterminazione basata sul suffragio universale, sulle libertà moderne, sulla Carta dei diritti umani.

 


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