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Consolidare la democrazia rilanciando la cultura italiana
di Umberto Cerroni
L’Italia soffre di una grave anomalia. Avendo ereditato gran parte della cultura classica greco –latina è stato il primo paese a rinascere dopo le invasioni barbariche. Tuttavia la rinascita culturale non si è accompagnata a una unificazione politico-territoriale come in altri paesi dell’Europa occidentale. La frantumazione territoriale, dovuta allo scontro fra genti franco-germaniche, bizantine, arabe e alla esistenza di uno Stato temporale della Chiesa a metà della penisola, ha conferito alla precocissima cultura italiana una presa popolare assai ristretta. Si è così aperta una grossa forbice tra l’alta cultura e la cultura diffusa: la prima si è arroccata su posizioni elitarie, astratte, manieristiche. La seconda si è frantumata in un pulviscolo di subculture dialettali di piccoli principati territoriali gestiti da dinastie mediocri o straniere. La cultura teorico-politica italiana ricca di grandi pensatori (Dante, Bartolo, Cino da Pisstoia, Alberico Gentili, Machiavelli, Guicciardini, Sarpi, Giannone, Genovesi) non ha avuto sviluppi pratici. La cultura politica popolare è rimasta imprigionata nel quadro medievale del Sacro romano impero contrassegnato da un potere religioso incline al dominio politico e da un potere politico culturalmente debole e poco interessato alla piena sovranità laica. Da qui la tragedia della mancata modernizzazione politica e della ritardata unificazione nazionale. Per molti aspetti l’Italia ebbe così uno sviluppo storico simile a quello della Germania: ha avuto bensì il vantaggio di una precoce tradizione intellettuale laica, ma anche lo svantaggio di una controriforma proclamata in assenza di ogni riforma religiosa.
Dopo un secolo e mezzo di vita unitaria sono ancora attivi i caratteri che hanno bloccato lo sviluppo storico italiano. La laicizzazione richiesta dai processi sociali moderni viene insidiata da ritorni mistico-metafisici, dal rilancio di mediocri tradizioni provinciali e regionali, dalla rivalutazione di subculture premoderne (riti religiosi paganeggianti, devozione mistico-miracolistica, ostilità alla scienza, misoneismo) e di arcaici fenomeni politico-sociali (sequestri di persona, delitti legati al familismo, insorgenze secessioniste, mafie di differente e diffuso impianto regionale, massonerie clandestine, corporazioni economico-professionali, persistente inclinazione alla organizzazione clientelare, alla vendetta rituale, all’anarchismo e al terrorismo). Nel momento in cui l’ingresso nella Unione europea comporta una riorganizzazione generale della sovranità politica e un sistematico ripensamento storico-culturale gli elementi cardinali della storia culturale degli italiani riemergono. Riaffiora la straordinaria modernità culturale del pensiero laico e umanistico elaborato attorno alla tradizione classica, ma anche la persistenza di tendenze culturali antimoderniste. Il contrasto è ben rappresentato ad un capo dalla avvenuta saldatura tra cultura laica e cattolici democratici nell’ambito dello Stato democratico di diritto e, all’altro estremo, dalle ricorrenti attività clerico-integraliste collegate a forze politiche della destra tradizionalista e antidemocratica.
Una più solida unità culturale è oggi necessaria per garantire la democrazia italiana, per assicurare una feconda presenza italiana in Europa, per rilanciare la civiltà culturale degli italiani. Essa può anche concorrere a dare una ispirazione umanistica ai processi di integrazione metanazionale in corso con la globalizzazione nella società dell’informazione e della nuova tecnologia. Dante Alighieri- il padre della cultura italiana – ha scritto: "Mi è patria il mondo come ai pesci il mare".
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