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Gli incontri della Machiavelli

Dieci tesi su relatività e relativismo

di Umberto Cerroni

 

1. È del tutto falsa e falsante l’idea che la relatività di Einstein possa fare da supporto teorico al relativismo filosofico e sociologico. Il primo sostiene l’impossibilità teorica di asserzioni scientifiche univoche, il secondo subordina ogni asserzione alla variabilità di generiche circostanze sociali. Dalla teoria della relatività, come dice Cassirer, si è così recepito ciò che essa distrugge (le generalizzazioni assolute, arbitrarie e perciò "gratuite"); non ciò che essa costruisce.

2. La relatività di Einstein costruisce asserzioni funzionali a specifici sistemi fenomenici entro i quali esse ottengono univocità scientifica e prospetta leggi generali che esistono solo come connessione di leggi particolari. La relatività speciale fa da supporto alla relatività generale. Come dice Russell una teoria generale è un sistema di equazioni differenziali.

3. Cade come uno pseudoproblema il discorso puramente filosofico sulla verità. Come dice Sklovisij sui fiori non esistono né una, né più verità: esiste la Botanica. Ciò vale non soltanto per la scienza naturale, ma anche per la scienza sociale se si conviene che la storia civile è uno sviluppo a largo raggio della vita naturale degli esseri umani. Non esiste un tempo teorico sconnesso dalla dimensione spazio-materiale.

4. La tradizionale antitesi filosofica vero/falso viene sostituita dall’antinomia dimostrato/indimostrato (Tarski). Il problema della "certezza" si aggancia a quello della dimostrabilità scientifica.

5. Conserva validità la tradizionale critica degli assoluti che salda la "verità" alla dimostrabilità (Hume) o "aggiunta del sensibile" (Kant: "pensare un oggetto non significa conoscerlo") o costruzione teoretica rapportata a tipi di sistemi storico-sociali (Marx). Questa critica va estesa, peraltro, al nucleo scetticheggiante di ogni empirismo, al soggettivismo implicito nel razionalismo astratto e a quello latente nel dialettismo filosofico e nel volontarismo politico.

6. La conoscenza storica viene bensì orientata dalla bussola teorica rappresentata dai tipi ideali, ma questi non sono orientati dal nostro interesse culturale modernista (Weber). Sono invece costruiti come funzione di sistemi storici reali e differenziati, da cui proviene la stessa società e cultura dei moderni.

7. Il tipo ideale di società moderna può essere ricavato soltanto confrontando e differenziando il sistema sociale oggi funzionante con l’antecedente storico da cui è nato e i cui ruderi anacronistici ancora sopravvivono. La progressiva erosione pratica di questo antecedente storico non distrugge affatto la continuità culturale della civiltà. Anzi, la civiltà umana si dilata culturalmente proprio a misura che si distrugge il suo condizionamento sociale limitante.

8. Le cosiddette leggi storiche sono la descrizione di rapporti differenziali e differenzianti: di discontinuità che "alleggeriscono" il passato e quindi dilatano le dimensioni della civiltà. La cultura moderna eredita Aristotele liberandolo dal condizionamento pratico della sua teoria della schiavitù per natura proprio perché la società moderna può funzionare senza l’istituto della schiavitù. "Le spole" – ora – si muovono da sole.

9. L’interrogativo filosofico generico: Che cos’è la società? Che, come tale, chiedeva in risposta una "verità assoluta" si scioglie (Elias) nell’interrogativo specifico ma complesso: come è sorto il moderno rapporto sociale fra individui formalmente indipendenti e socialmente interdipendenti? Una teoria generale della società diventa possibile solo rispondendo a quell’interrogativo che rimanda alla spiegazione del precedente sistema sociale e degli altri antecedenti storici. La teoria generale si innesta a una specifica conoscenza differenziale.

10. Il rapporto filosofico generale dell’individuo alla società viene così relativizzato al tipo di sistema storico in cui gli individui interdipendenti socialmente vivono modificando il sistema ereditato. Lo fanno perché ereditano dal passato non soltanto rapporti materiali, ma anche rapporti ideali-culturali-tecnici-scientifici con i quali appunto possono innovare il sistema sociale. La dinamica – il problema del mutamento dell’organizzazione sociale – diventa il capitolo centrale della sociologia scientifica. In esso, peraltro, la dimensione temporale o teorica si innesta strettamente a quella spaziale o pratica. L’individuo, proprio in quanto vive come "ente sociale determinato", sviluppa con la cultura un potenziale di indeterminazione o creatività storica che modifica la specie sociale in cui viene ad esistenza. Così lavora (più o meno consapevolmente) per la continuità culturale del genere umano. Il rapporto individuo-società generatore di false antitesi e di unilaterali determinismi (idealistici o materialistici) si concreta come rapporto fra individuo (ente sociale determinato)-specie (organizzazione sociale)- genere (continuità culturale).

 


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