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SAGGI

 

Il ruolo della figura materna nella socializzazione politica degli studenti italiani

di Diamante Boutourline Young

Introduzione

La riflessione sul ruolo della donna nel processo di socializzazione politica familiare si inserisce in un quadro più ampio che investe le ridefinizioni delle relazioni familiari nella società contemporanea. La famiglia infatti appare sempre più come un contesto sociale connotato dallo sviluppo di tensioni più o meno latenti nelle relazioni di genere e intergenerazionali, tra i fattori delle quali possono probabilmente essere individuati i processi di riarticolazione delle biografie individuali (reversibilità delle scelte di vita) e le trasformazioni delle funzioni della famiglia nella società differenziata. Queste tensioni traggono origine, come vedremo più avanti, dal processo di individualizzazione il cui esito principale può essere indicato nel proscioglimento dell'individuo dai vincoli e dalle relazioni sociali tradizionali.

La transizione alla modernità, come hanno mostrato Weber e Simmel, comporta dunque una dinamica multidimensionale che, tra l'altro, produce nuove forme sociali del corso della vita, nuove opzioni sul piano socio-strutturale e nuovi comportamenti e motivazioni sul piano soggettivo. Ora, se l'acquisizione dell'autonomia propria dell'homo faber, da un lato libera l'individuo dai controlli e dalle coercizioni precedenti, dall'altro apre orizzonti di incertezza e indeterminazione che minano quella sicurezza e quel sostegno tipici della rigidità sociale della società premoderna. Nel quadro della crescente secolarizzazione e della pluralizzazione dei mondi di vita l'uomo viene privato di molti riferimenti che prescrivevano al singolo un'immagine del mondo e della consapevolezza di far parte di un cosmo più ampio. La conseguenza è l'esperienza di un profondo sradicamento interiore che segna l'inizio di quella perdita di stabilità che Berger (1983) ha definito "un'interna mancanza di patria".

Questi processi hanno naturalmente investito anche la famiglia che, in questo passaggio alla società moderna, si è trasformata da comunità lavorativa a comunità di sentimenti. Ciò accade in un'epoca in cui la famiglia si fa portatrice di quelle relazioni sociali che si sono sciolte con la transizione alla modernità. E' la famiglia stessa che si trasforma in "patria" per rendere sopportabile quell'interna mancanza di patria di cui parlava Berger, come rifugio in un mondo ormai divenuto ostile e minaccioso. In questo contesto si sviluppa una nuova forma di identità che si definisce di "stabilità riferita alla persona", collegandola strettamente con il ridefinirsi dei legami sociali: "quanto più i legami tradizionali perdono importanza, tanto più le persone immediatamente vicine diventano importanti per la coscienza e l'autocoscienza dell'individuo, per il suo posto interno al mondo, anzi per il suo benessere fisico e psichico" (Beck e Beck-Gernsheim 1996).

In questa prospettiva siamo spinti a considerare sotto una nuova luce il ruolo socializzativo della donna all'interno della famiglia. Se infatti la famiglia si ripiega su sé stessa, privilegiando al suo interno contenuti socializzativi di carattere prevalentemente affettivo, la figura materna, portatrice per eccellenza delle dimensioni "dell'espressività" e "dell'affettività", dovrebbe rivestire nella famiglia moderna un ruolo più rilevante rispetto a quello che le era stato attribuito solo qualche decennio prima.

A questa rivalutazione del ruolo socializzativo della donna all'interno della famiglia corrisponde, parallelamente, un processo di individualizzazione della vita femminile che ha comportato importanti cambiamenti nell'istruzione, nel lavoro, nel ciclo familiare e nella legislazione.

La conseguenza di tutto ciò è che la funzione tradizionale della donna di accudimento dei figli occupa oggi sempre meno spazio nella sua vita consentendogli di sviluppare aspettative, desideri e progetti di vita che non sono soltanto riferiti alla famiglia, ma anche alla propria individualità. Questi mutamenti hanno consentito alla donna di sviluppare aspettative di una maggiore uguaglianza e condivisione di responsabilità non solo nel lavoro ma anche nella famiglia. I ruoli genitoriali si sono progressivamente "avvicinati" e "compenetrati" spezzando la prevalenza del ruolo strumentale (per dirla con Parsons) della figura paterna rispetto a quello espressivo di "competenza" materna.

All'interno della cornice teorica cui abbiamo ora fatto cenno, il lavoro che qui si propone, intende mettere in luce alcuni nodi problematici del dibattito sul ruolo materno nella socializzazione politica verificando poi empiricamente gli spunti interpretativi messi in luce nella prima parte.

 

1. La trasformazione dei legami familiari tradizionali: i cambiamenti dei ruoli di genere

Prima di qualsiasi considerazione sui mutamenti dei ruoli di genere all'interno della famiglia, mi sembra utile fare riferimento a due modelli teorici che attribuiscono ruoli diversi a uomini e donne all'interno della famiglia. Il primo è individuabile nello strutturalfunzionalismo di Talcott Parsons (1965), il quale ha messo in luce come il processo di differenziazione funzionale, proprio della modernizzazione della società, sia un fattore significativo della famiglia nella formazione dell'identità sociale di genere. Questa funzione viene espletata attraverso l'attribuzione di ruoli diversi a uomini e donne. Il ruolo strumentale (il lavoro, l'autorità) spetta al padre; il ruolo espressivo (affetto e comprensione) alla madre. Tale divisioni di ruoli rappresenta quindi, per l'approccio funzionalista, il risultato di necessità sociali elementari che devono essere soddisfatte attraverso la dualizzazione sessuale della società. Attraverso poi il meccanismo della socializzazione familiare questa ripartizioni di ruoli si riproduce da una generazione all'altra.

Il secondo modello teorico fa riferimento alla Scuola di Francoforte, la quale ha sottolineato invece l'incapacità della famiglia ad assolvere quel compito che invece Parsons riteneva così cruciale per la famiglia: la formazione della personalità dei suoi membri. Questo "svuotamento" del ruolo primario della famiglia, nei confronti dei suoi membri, va ricollegato, secondo gli studiosi della Scuola di Francoforte, all'avvento di istituzioni sociali più forti come lo Stato; alla comparsa, in altre parole, della società borghese, caratterizzata dalla razionalità strumentale e dal calcolo.

In questa prospettiva la figura paterna, all'interno della famiglia, non è più capace di assolvere il proprio ruolo autoritario di opposizione alle istanze totalizzanti che provengono dal sistema sociale. Il pericolo a cui è esposta in questo caso la famiglia, secondo la Scuola di Francoforte, è il costituirsi di personalità deboli, troppo esposte ai condizionamenti sociali esterni. La perdita di autorità da parte del padre si accompagna, a causa delle profonde trasformazioni subite dalla società e quindi dalla famiglia, all'affievolirsi della funzione di protezione emotiva della madre, che sembra tramutare il proprio ruolo di cura in un ruolo precipuamente "professionalizzato".

I coniugi Beck (1996) a questo proposito, cercando un compromesso tra le istanze di Parsons e quelle della Scuola di Francoforte, sostengono che i ruoli sessuali socialmente prefissati sono un fondamento della società industriale e non un relitto della tradizione, al quale sarebbe facile rinunciare. Senza la divisione di ruoli tra donne e uomini non potrebbe esistere nessuna famiglia mononucleare e dunque verrebbe meno la possibilità stessa della divisione del lavoro così essenziale nella società complessa. Il lavoro retribuito presuppone infatti il lavoro domestico e la produzione di mercato, a sua volta, presuppone le forme e le competenze della famiglia ristretta. La società industriale che emerge da questa analisi è orientata nei confronti della disparità di condizioni tra uomini e donne. D'altra parte, aggiungono i due autori, bisogna ammettere che questa disparità è in contraddizione con i principi della modernità e, nel corso del processo di modernizzazione, diventa problematica e densa di conflitti. L'universalismo del mercato indebolisce di fatto il legame delle donne con la loro "destinazione tradizionale" al lavoro domestico e alla dipendenza economica dal marito, anch'essa risultante dalla società industriale.

Il processo di individualizzazione è accusato di aver minato non solo l'appartenenza di classe, ma anche la famiglia e la sua struttura, svincolando i suoi appartenenti dai legami di genere.

Sempre i Beck indicano poi cinque condizioni che hanno permesso alla donna di emanciparsi dai tradizionali compiti femminili. Innanzitutto con l'allungamento delle aspettative di vita, la successione delle fasi della vita si è prolungata. Come sottolinea Imhof (1981) nei suoi studi di storia sociale, ciò ha comportato una "emancipazione demografica della donna" per cui la funzione di cura e accudimento dei figli è limitata ad una fetta temporanea della vita della stessa.

In secondo luogo i processi di modernizzazione hanno riconfigurato anche il lavoro domestico; il processo di individualizzazione ha stabilito dei confini più netti della famiglia rendendola più autonoma nei confronti dei legami esterni (culture di classe, rapporti di vicinato, conoscenze). Inoltre i processi tecnici di razionalizzazione invadono il lavoro domestico, svuotandolo dai suoi contenuti più tradizionali legati a tempi e ritmi di vita "naturali" ed alleviandolo. Questi due elementi, isolamento e razionalizzazione operano una "dequalificazione del lavoro domestico" (Claus Offe), che indirizza le donne nella ricerca di una vita realizzata, anche verso un impiego fuori dall'ambito domestico.

In terzo luogo, la diversa concezione della maternità per la donna. L'importanza dei mezzi anticoncezionali e di regolazione delle nascite hanno sottratto le donne ai vincoli tradizionali e hanno tramutato la maternità in una maternità voluta. Contemporaneamente la sessualità femminile viene svincolata dalla maternità e può essere consapevolmente scoperta e sviluppata anche contro norme maschili.

La quarta condizione coincide con la tendenza ad un incremento di separazioni e divorzi che sottolinea nuovamente una perdurante fragilità del sostentamento coniugale e familiare, ed in particolare della donna.

La quinta ed ultima condizione fa riferimento alla parificazione delle possibilità d'istruzione per le donne che assume anche il significato di una forte spinta a trovare spazio nel mondo del lavoro da parte delle stesse.

 

2. La trasmissione "affettiva" della famiglia "lunga"

Il ritardo nell'allontanamento dalla famiglia di origine non rappresenta soltanto uno degli aspetti che caratterizzano l'attuale condizione giovanile ma una dimensione tra le più rilevanti che caratterizzano l'universo giovanile perché non investe solo il ruolo giocato dalle diverse fasi che impegnano i giovani nella costruzione della propria identità, ma soprattutto il significato che deve attribuirsi alle relazioni parentali nella definizione di questo percorso.

La famiglia degli anni Novanta sembra essere caratterizzata dal fatto di essere una famiglia "lunga": il Quarto rapporto IARD sulla condizione giovanile in Italia sottolinea come, nel 1997, il 59% della popolazione maschile ed il 44% di quella femminile all'età di 29 anni vivesse ancora con i genitori. Questa convivenza prolungata in ambito familiare ha avuto come principale effetto una differenziazione del sistema di relazioni interne ai membri della famiglia stessa. Così dal punto di vista dei giovani, si sottolinea il marcato ampliamento del livello di privatezza che caratterizza il rapporto parentale tra giovane e adulto, "luogo degli affetti e delle relazioni primarie, rifugio e fonte di sicurezza, la famiglia rappresenta per i giovani il privato per autonomasia" (de Lillo e Cavalli 1997, p.344).

La famiglia, come affermano Donati e Colozzi (1997), si privatizza, diventando sede non più di espressività ma di affettività e di scambio particolaristico, modificando in tal modo anche la trasmissione socioculturale e quindi la socializzazione delle nuove generazioni. I due autori rilevano come sia il contenuto della socializzazione stessa ad essersi modificato nel corso di questi ultimi decenni comportando uno shift da un tipo di trasmissione prevalentemente valoriale-strumentale (caratterizzate dalla predominanza del riferimento a valori ideali di diverso tipo e da un prevalente orientamento alle cose) ad una trasmissione prevalentemente affettiva (caratterizzata dalla prevalenza dei sentimenti). Ciò equivale a dire che nel passaggio tra le generazioni la socializzazione è prevalentemente caratterizzata da una trasmissione di tipo affettivo-sentimentale che conferisce importanza all'affetto e ai sentimenti rispetto ad altre dimensioni socializzative. Se ipotizziamo che il tipo di trasmissione socializzativa è strettamente correlata all'importanza dei ruoli genitoriali allora, come sostengono i due autori, la madre assume un ruolo centrale nel processo di socializzazione.

Johnson parla addirittura di matrifocalità (1995, p.341) riferendosi al nuovo ruolo della donna nella società. La matrifocalità a cui si riferisce l'autrice non fa riferimento al dominio materno in ambito domestico, ma al prestigio culturale dell'immagine della madre, un ruolo culturalmente apprezzato e incisivo all'interno della socializzazione familiare. La tesi dell'autrice è che le madri entrando nella forza lavoro ed ottenendo maggiore rispetto come persone nella sfera pubblica, fanno prevalere, dentro la famiglia, atteggiamenti e comportamenti femminili e materni, riducendo in tal modo l'influenza dell'autoritarismo paterno nel processo di socializzazione.

Anche Talcott Parsons (1968) sostiene la centralità della madre nel processo di socializzazione, ma fa riferimento ad una ipotesi che sembra, ancora una volta, da inserire totalmente nel modello tradizionale della divisione dei ruoli tradizionali. In alcuni studi sulla mascolinità compulsiva applicata ai bambini della classe media americana, Parsons sostiene che essendo il posto di lavoro separato dal luogo di residenza, in tutte le società altamente industrializzate, i padri lasciano la casa per svolgere la loro attività. Nella classe media questa attività occupa molto tempo ed è spesso incomprensibile per il bambino. Parsons ne conclude che nella classe media sussiste un tipo di assenza paterna che fa sì che i bambini interagiscano principalmente con le madri e con altre donne della famiglia. L'autore sembra in tal modo non considerare adeguatamente il mutato ruolo della donna all'interno della famiglia, un ruolo ridimensionato a causa del suo maggior impegno lavorativo fuori dall'ambito domestico e che la costringono a passare, se non in egual misura rispetto al marito, poco tempo con i figli.

 

3. La centralità della figura materna nel processo di socializzazione politica

Alla centralità della figura materna nel processo più generale di socializzazione, corrisponde un ruolo altrettanto decisivo nel processo di socializzazione politica?

Cerchiamo di verificare tale ipotesi facendo riferimento ad alcuni studi e ricerche condotti in questo senso. Erikson (1967), fa derivare l'interesse politico di un soggetto dal grado di "ribellione politica" sviluppata dallo stesso durante l'adolescenza nei confronti del padre. Analizzando il caso americano, in contrapposizione con quello tedesco, Erikson sostiene che la gioventù americana non si ribella perché non vi è una disciplina paterna contro cui ribellarsi.

Una parziale conferma alla tesi sostenuta da Erikson viene da una ricerca condotta da Lane (1980) su 15 uomini americani medi sottoposti a intervista in profondità, la quale rileva l'effettiva mancanza di una ribellione che possa assumere espressioni politiche; anzi la politica emerge dalle interviste come una dimensione marginale dell'esperienza di queste persone. In altre parole l'apoliticità dei giovani americani medi deriverebbe dalla scarsa rilevanza dei padri nello schema americano; se il padre non esprime alcun interesse né impegno per la politica non sussiste nessun senso a sfidarlo su questo terreno.

Inoltre la ricerca condotta dalla Lane individua accanto alla scarsa influenza politica del padre la centralità assunta dalla madre nella "decisionalità" familiare degli intervistati che contribuisce, sempre secondo l'autrice, a rendere poco probabile che la ribellione prenda un indirizzo politico ed ideologico.

Anche Loredana Sciolla (1989), del caso italiano, sottolinea la rinuncia da parte dei padri a trasmettere in maniera esclusiva la propria cultura politica ai figli con conseguente perdita di centralità del proprio ruolo nel processo di socializzazione politica. Questo processo avrebbe così comportato una trasformazione delle dinamiche della socializzazione politica intergenerazionale attribuendo alle madri un nuovo ruolo socializzante. Sciolla parla in questo senso di "generazione femmina" per sottolineare l'emergere di una generazione non soltanto esposta all'influenza e ai modelli culturali delle loro madri, ma il cui impegno pubblico è connotato in senso prevalentemente femminile. Non a caso, dalla ricerca condotta nel 1986, atta a rilevare la partecipazione politica invisibile su un campione di oltre ottocento giovani reggiani, emerge un impegno pubblico di segno prevalentemente femminile, mentre l'interesse politico rimane ancora prerogativa maschile. Recuperando le variabili utilizzate da Barbagli e Maccelli (1984) in una precedente analisi sulla partecipazione politica invisibile, Sciolla individua nuovi meccanismi di socializzazione politica del tutto diversi da quelli rilevati dai due autori appena citati; in particolare sostiene che sia l'interesse politico che l'impegno pubblico dipendono dall'interesse politico della madre e non da quello del padre (quest'ultimo era invece ritenuto cruciale nel modello di partecipazione politica proposto da Barbagli e Maccelli, mentre il grado di istruzione della madre rivestiva un ruolo negativo).

Il modello proposto da Sciolla individua invece come fattori rilevanti di partecipazione sia il grado di istruzione della madre (che nel precedente modello aveva un effetto negativo) che il suo interesse politico. Si attenua così sia la politicizzazione del padre sia l'orientamento politico a sinistra.

La centralità della figura materna nel processo di socializzazione politica viene ricondotta all'importanza che il movimento delle donne ha assunto negli anni Settanta; "troppo giovani per poter imparare ancora qualcosa dai loro fratelli maggiori, gli adolescenti di oggi sembrano esposti soprattutto all'influenza e ai modelli culturali delle loro madri, nelle cui biografie gli eventi del 'decennio caldo' hanno probabilmente depositato le tracce più durature (...) La generazione che si sta formando in questi ultimi anni non si muove in un vuoto culturale ma sperimenta modi di essere e di agire che nella maggior parte dei casi sono filtrati attraverso le esperienze delle madri: il pragmatismo, la refrettarietà alle ideologie, il valore della solidarietà e delle relazioni faccia a faccia - tutti tratti che marcano la qualità particolare dell'impegno pubblico dei giovanissimi - sembrano incomprensibili senza lo sfondo dei movimenti di emancipazione e dei cambiamenti di costume caratteristici degli anni '70"(1989, pp. 153 e 159).

La "generazione femmina" di cui parla la Sciolla è anche la generazione del "disincanto" che tende a considerare la politica come una delle dimensioni della vita quotidiana e non più come militanza, attivismo e protesta. Questo non significa però che il ridimensionamento della politica compiuto dai giovani a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, comporti un netto rifiuto della dimensione politica, "è anzi proprio in quegli anni che, con ogni probabilità, si prepara quel rinsaldamento del tessuto associativo e quella proliferazione di forme di impegno pubblico che solo nella seconda metà degli anni '80 diverranno pienamente visibili. (...) L'esaurimento dei grandi movimenti di protesta, il calo delle tensioni ideologiche, la crisi della politica sono solo una faccia di quello che accade. L'altra faccia è la lenta ascesa dell'impegno pubblico come dimensione autonoma e sovente contrapposta rispetto alla politica"(1989, pp. 156-157).

 

4. Identità familiare e formazione degli orientamenti politici

Il processo di trasmissione e socializzazione, quest'ultimo inteso sia in termini più generali che in termini di socializzazione politica, non può non fare i conti, come abbiamo visto, con le figure di riferimento: i genitori. Per questo abbiamo ritenuto importante valutare, attraverso i dati in nostro possesso, il rapporto fra genitori e figli; in particolare con la figura materna e paterna in modo differenziato per comprendere se la figura della madre rivesta un ruolo particolarmente significativo nel processo di socializzazione politica. In una seconda parte di questa analisi mi propongo, in modo particolare, di valutare le ipotesi di L. Sciolla (cfr. par.5), con lo scopo di verificare se siamo davvero in presenza di un associazionismo di segno prevalentemente femminile e se questa partecipazione politica "invisibile" sia in realtà determinata in misura maggiore dall'interesse politico della madre rispetto al quello del padre.

La prima dimensione che per la sua rilevanza mi sembra utile indagare è il diverso peso che ciascun membro della famiglia riveste nel processo di socializzazione politica.

Il ruolo del padre nella socializzazione degli studenti assume con il 54% una rilevanza ben maggiore rispetto alla madre, 11,2%. Gli altri membri della famiglia rivestono un ruolo minoritario che non induce ad ulteriori riflessioni.

Se chiediamo invece agli studenti quale è la persona che ha più ha contato durante l'adolescenza nella formazione dei loro orientamenti politici, la figura paterna riveste sempre un ruolo determinante anche se bisogna sottolineare, come mostra il grafico 1 che, con il passare del tempo e quindi con la crescita e la maturazione dei soggetti sottoposti a questionario, l'influenza paterna sembra diminuire considerevolmente a favore di una netta preferenza per gli "uomini politici" (sia conosciuti personalmente che non personalmente). Anche l'importanza del ruolo materno, sempre attestato su livelli bassi nell'adolescenza, diminuisce, seppure in misura molto minore rispetto al padre. In definitiva solo il 4% dei giovani del nostro campione accorda alle madri il primo posto in termini di influenza politica.

Grafico 1: Influenza di diversi interlocutori nella socializzazione politica (adolescenza e oggi)

 

Se consideriamo l'influenza delle figure genitoriali sulla socializzazione politica degli studenti secondo il genere, scopriamo che la caduta di influenza politica della figura paterna colpisce più gli studenti maschi (il 13% indica il padre come la figura più importante oggi) che le studentesse (20%). Per quanto concerne invece la madre, solo il 5.4% delle ragazze ed il 2% dei ragazzi accorda a quest'ultima il primo posto nel processo di socializzazione politica. Gli unici altri dati, di un certo rilievo che emergono da un confronto di genere, sono, come abbiamo già accennato, un aumento nella fase della giovinezza (per non dire dell'età adulta) dell'importanza attribuita all'influenza degli "uomini politici" per entrambi i sessi anche se in misura più considerevole per i maschi, ed inoltre un ruolo più importante attribuito al fidanzato/fidanzata, più per le giovani donne che per i giovani uomini.

Quando gli studenti sono stati invitati ad esprimersi sull'atteggiamento politico del padre e della madre, attraverso una domanda aperta, hanno mostrato di possedere dei giudizi contrastanti.

Il grafico 2 mostra che l'atteggiamento politico del padre è connotato da elementi "positivi" per ben il 44.7% del campione, mentre per il 20.9% dello stesso è connotato da elementi di "apatia", "confusione" ed "incertezza". La madre viene giudicata dalla maggior parte del campione come una figura apatica, disinteressata di politica, anche se, confrontata con la figura paterna, gli vengono attribuiti meno elementi negativi (anche se quest'ultimo dato potrebbe essere spiegato nel senso di una mancanza di atteggiamento critico da parte della figura materna nei confronti della politica che l'appiattisce sulle posizioni politiche apatiche già messe in luce).

Grafico.2: Giudizi del campione nei confronti dell'atteggiamento politico di padre e madre

 

Le differenze più rilevanti che investono il giudizio che i giovani danno dell'atteggiamento politico dei loro genitori, si riscontrano nella differenza di genere del campione, come mostra la tab.1.

Le ragazze se da una parte attribuiscono alle loro madri più atteggiamenti positivi e meno negativi rispetto ai ragazzi, le giudicano sostanzialmente più apatiche e disinteressate di politica rispetto ai ragazzi.

La valutazione dell'atteggiamento politico del padre da parte degli studenti è pressoché simile sia per i maschi che per le femmine; ambedue sottolineano infatti, in egual misura, elementi positivi nell'atteggiamento politico del padre.

Tab.1 Atteggiamento politico dei genitori secondo il genere (%)

Padre

Madre

 

Disint. Positivo Negat. Non so Disint. Positivo Negat. Non so
Maschi 24.3 51.4 16.4 7.9 40.6 31.7 12.3 15.3
Femm. 24.4 52.7 16 6.8 42.2 34.3 11.5 12

 

Dobbiamo notare inoltre un effetto dovuto al livello di istruzione (tab.2). I padri meno istruiti (licenza elementare e media) sono giudicati dai giovani del campione come più disinteressati nei confronti della politica rispetto ai padri con alto livello di istruzione (laurea). Col crescere infatti del livello di istruzione del padre aumenta l'atteggiamento positivo e di interesse alla politica accordato dagli studenti alla figura paterna.

Per la figura materna l'effetto dell'istruzione è in parte opposto a quello che accade per il padre; le madri più istruite risultano essere anche quelle più disinteressate politicamente. Aumenta anche per lei un atteggiamento più positivo nei confronti della politica, col crescere del livello di istruzione, ma in misura nettamente inferiore rispetto alla figura paterna.

Tab.2 Atteggiamento politico dei genitori secondo il loro livello di istruzione (%)

Padre

Madre

  Disint. Negat. Posit. Non so Disint. Negat. Posit. Non so
Basso liv. Istr. 27.7 16.3 47.5 8.4 40.7 11.5 32.7 15.1
Medio liv. Istr. 21.3 17.2 59.9 6.6 41 15.1 33.1 10.8
Alto liv. Istr. 19.9 14.1 62.3 3.7 45.7 8 34.8 11.6

 

Gli atteggiamenti politici di padre e madre, sia positivi che negativi, incidono sul grado di interesse che i giovani mostrano nei confronti della politica?

In realtà, la tabella 3 mostra inequivocabilmente che è soprattutto l'atteggiamento di interesse del padre nei confronti della politica a determinare nei giovani del nostro campione un più alto interesse nei confronti della politica. Gli studenti che mostrano di possedere infatti un alto interesse sottolineano, in misura molto maggiore rispetto a chi possiede un basso interesse, un'attitudine positiva del loro padre nei confronti della politica e un più basso indice di disinteresse. L'interesse politico della madre non sembra rivestire invece nessun ruolo significativo: sia gli studenti che mostrano un basso interesse sia quelli che dichiarano di mostrare un alto interesse nei confronti della politica, giudicano la madre in egual misura disinteressata politicamente. Inoltre l'atteggiamento di interesse della stessa nei confronti della politica non sembra aumentare tra coloro che mostrano un alto interesse per la politica, così come avviene per la figura paterna.

Tab.3 Influenza dell'atteggiamento politico dei genitori sull'interesse politico degli studenti (%)

Padre

Madre
  Disinter. Negativo Positivo Disinter. Negativo Positivo
Basso int. 25.2 16.9 46.1 44.1 10.9 30.3
Medio int. 25.3 14.7 54.2 38.3 12.6 37.2
Alto int. 22.2 17.5 56.2 42.8 11.9 31.5
               

 

5. Partecipazione e figure genitoriali

In questa seconda parte di analisi dei dati, come già accennato, cercherò di valutare le ipotesi della Sciolla cercando di verificare se si può parlare di:

a)- maggiore partecipazione politica invisibile da parte delle giovani donne;

b)- interesse politico e partecipazione politica invisibile di entrambi i sessi determinati da: interesse per la politica mostrato dalla figura materna e alto grado di istruzione della stessa (l'orientamento politico a sinistra e l'interesse politico paterno rivestono in quest'ottica un ruolo negativo).

Il primo dato da sottolineare è che le ragazze partecipano in maggior misura rispetto ai ragazzi sia ad associazioni studentesche (29.2% contro 23.9%) che di volontariato (34.5% contro 24.7). Il dato interessante (a parte la verifica delle ipotesi della Sciolla), è che la partecipazione politica femminile è preponderante per quanto riguarda le associazioni appena menzionate ma anche quelle ecologiste, le religiose ed i collettivi/centri sociali. Risulta invece di poco minoritaria quella a partiti e sindacati.

Un altro dato interessante è quello che sottolinea un'alta partecipazione politica tra coloro (maschi e femmine) che possiedono un alto grado di interesse per la politica rispetto a chi ha un basso interesse, a tutte le organizzazioni politiche prese in esame.

Ma quale figura genitoriale influisce maggiormente nel determinare un più alto grado di partecipazione politica per ciascuna di queste organizzazioni politiche?

Se prendiamo in considerazione la partecipazione politica più tradizionale degli studenti, ossia quella riferita a partiti e sindacati, bisogna sottolineare, come primo dato, che l'atteggiamento politico del padre è connotato più positivamente rispetto a quello della madre. Ciò nonostante il passaggio, per gli studenti maschi, da una non partecipazione ad un impegno nel partito e nel sindacato sembra essere determinato dal maggiore interesse della madre nei confronti della politica; aumentano infatti per lei gli atteggiamenti positivi, mentre diminuiscono sensibilmente quelli accordati al padre (grafici 3 e 4).

Le studentesse che partecipano devono invece questo loro impegno esclusivamente all'interesse del padre.

Lo stesso "andamento partecipatorio" lo possiamo riscontrare nella partecipazione alle associazioni studentesche e ai collettivi/centri sociali. Risulta quindi rilevante, soprattutto per i ragazzi, l'interesse politico della madre nel determinare un maggior impegno politico.

Una maggiore partecipazione alle associazioni ecologiste e di volontariato sembra invece essere influenzata da entrambe le figure genitoriali, nel senso che chi partecipa accorda più elementi politici positivi ad ambedue i genitori, rispetto a chi non lo fa. Bisogna naturalmente tenere conto il dato iniziale secondo il quale chi partecipa a tutte le organizzazione politiche prese in esame accorda un più alto interesse per la politica al padre.

La partecipazione alle associazioni religiose si discosta dagli altri schemi partecipatori appena analizzati, nel senso che ad una maggiore partecipazione di entrambi i sessi, corrisponde un più alto interesse politico accordato al padre (questo vale soprattutto per gli studenti maschi). Anche la madre vede incrementato il suo interesse nel passaggio tra chi non partecipa e chi lo fa, ma sicuramente non nella stessa proporzione rispetto al marito.

Possiamo quindi affermare che, sebbene la figura politica socializzatoria più importante sia il padre, la madre riveste un ruolo importante nel determinare nei figli maschi una maggiore partecipazione ai partiti, sindacati e associazioni studentesche. Le studentesse accordano la loro partecipazione in praticamente tutte le organizzazioni politiche prese in esame al maggior interesse politico del padre; la madre non risulta decisiva in nessuna maggiore partecipazione. Qui di seguito riporto le differenze tra chi partecipa e chi non lo fa ed attribuisce un alto grado di interesse alla politica al padre ed alla madre.

Grafico 3 Differenze di partecipazione tra coloro che attribuiscono un alto interesse per la politica al padre

Grafico 4 Differenze di partecipazione tra coloro che attribuiscono un alto interesse per la politica alla madre


Come possiamo notare, nel passaggio da una non partecipazione ad un pieno impegno nelle organizzazioni politiche prese in esame, le madri degli studenti maschi vedono incrementare il loro grado di interesse per la politica, mentre i padri degli stessi vedono diminuire il loro interesse per la politica. Le studentesse si comportano nel modo opposto, ossia la loro maggiore partecipazione è legata ad un incremento di interesse del padre, mentre le madri vengono connotate più negativamente. Graficamente possiamo inoltre notare come le madri nel passaggio da una non partecipazione alla partecipazione dei loro figli vedono complessivamente diminuire in misura nettamente minore rispetto al padre il loro grado di interesse per la politica.

Infine se consideriamo il grado di partecipazione giovanile alle associazioni di volontariato e lo incrociamo con il titolo di studio del padre e della madre notiamo che, contrariamente a quanto affermano Sciolla e Barbagli, sia l'alto grado di istruzione del padre che quello della madre risultano rilevanti nel determinare la partecipazione alle associazioni prese in esame.

L'orientamento politico a sinistra risulta essere, dal nostro incrocio tra orientamento politico e partecipazione politica alle organizzazioni politiche, una variabile determinante nell'indicare un maggior coinvolgimento politico degli studenti. Si situano infatti a sinistra non solo gli studenti che partecipano alle associazioni di volontariato e studentesche, ma anche tutti gli altri.

Per concludere questa seconda ed ultima parte dell'analisi, cerchiamo di individuare, per punti, le tendenze principali che sono emerse complessivamente dalla ricerca:

 

Conclusioni

I risultati della ricerca mostrano come la figura paterna rivesta ancora oggi un ruolo determinante e preponderante nella socializzazione politica dei propri figli. Tale influenza politica, nonostante sia diminuita considerevolmente per entrambi i sessi durante la crescita, rimane rilevante soprattutto per le giovani donne e sembra dipendere in misura consistente dall'elevato livello di istruzione del padre. Contrariamente a quanto sostenuto dalla Sciolla (1989), non solo la più consistente partecipazione politica femminile ad associazioni studentesche e di volontariato sembra dipendere dal maggior interesse politico attribuito alla figura paterna, ma, a sorpresa quindi, sono in questo caso gli studenti maschi che devono il loro impegno e la loro partecipazione politica alle organizzazioni ed associazioni politiche prese in esame, all'interesse politico della madre.

Inoltre, sempre facendo riferimento alle variabili prese in considerazione dalla Sciolla, se il livello di istruzione dei genitori non sembra rappresentare una variabile rilevante nell'indicare una più alta o più bassa partecipazione politica "invisibile", è l'orientamento politico a sinistra, come del resto indicato in già citate ricerche (Barbagli e Maccelli, 1984), che costituisce una delle dimensioni tra le più importanti per spiegare la partecipazione politica giovanile.

Più in generale invece, cercando di interpretare i risultati emersi dalla ricerca qui esposta, la centralità della famiglia nel processo di socializzazione politica, che molti interpretano come la conseguenza della tendenza alla "privatizzazione della famiglia", per cui la vita familiare diventa, nei confronti delle molteplici realtà esterne, il centro della vita e delle aspirazioni private, sta lentamente riconfigurando lo schema dei ruoli familiari ed erodendo quindi anche i tradizionali canali di trasmissione dei valori e dei contenuti politici all'interno della famiglia. Questa rinnovata configurazione della socializzazione politica familiare va necessariamente messa in relazione con la posizione della donna nella società odierna. Una posizione ed un ruolo che possono essere situati in una fase che possiamo definire 'di passaggio' dell'epoca attuale, per cui da una parte la donna ha conquistato una parità di condizioni in molti ambiti sociali, cui non è seguita però una effettiva rivoluzione sul mercato del lavoro e nel sistema di impiego. Si sono aperti, è vero, nuovi spazi liberi nella vita delle giovani donne, soprattutto se confrontate con le loro madri, ma questi spazi risultano oggi socialmente incerti a causa della perdurante chiusura maschile in molti ambiti sociali, anche perché la donna è combattuta tra una attività professionale che favorisce la sua individualità e la vita familiare e domestica che le permette la maternità. La persistente disoccupazione femminile e le limitate capacità del mercato del lavoro favoriscono il ristabilirsi di tradizionali ruoli e competenze degli uomini e delle donne, consentendo in tal modo la sovrapposizione di condizioni che portano sì all'individualizzazione ma che riconducono al contempo la donna alla tradizionale assegnazione dei ruoli, costringendola ad una difficile ridefinizione della propria identità sociale.

Non è difficile prevedere che il forte gap tra le aspettative di uguaglianza per le donne nell'istruzione e nel diritto e la realtà di disuguaglianza nella professione e nella famiglia verranno scaricate all'interno della famiglia stessa dando vita a pericolosi conflitti relazionali dagli incerti esiti sulla socializzazione politica delle giovani generazioni.

 

NOTE

1. Il 92,3% dei giovani intervistati sente di aver ricevuto dai genitori affetto e comprensione, l'89,8% conoscenze ed informazioni ed il 76,1% di aver ricevuto beni materiali.
2. La centralità della madre nel processo di trasmissione è stato verificato dalla ricerca di Donati e Colozzi (p. 51) attraverso il voto che i giovani del campione davano ai loro genitori. Dall'osservazione dei dati si evidenzia che il voto dato alla figura del padre è alto per il 46,9% contro il 65,3% dato alle madri, è risultato invece basso per il padri per il 17,1% dei giovani e per le madri per il 7,9%. Da questi dati appare netta la preferenza dei giovani intervistati per la figura materna rispetto a quella paterna; una centralità che genera un clima socializzativo nel quale le generazioni più giovani vengono cresciute nella "logica della comunicazione affettiva, dello scontro controllato e del supporto incondizionato" (p.52).
3. I dati a cui faccio riferimento fanno parte di una ricerca svolta nel 1997 presso il Centro Interuniversitario di Sociologia Politica e diretta dal Prof. Gianfranco Bettin. Il campione è formato da 1352 studenti universitari di dodici atenei italiani e di un'età compresa tra i 18 ed i 30 (questo studio fa parte a sua volta di una ricerca finanziata dalla Commissione europea "The Integration of Young People into Working Life and the Future of Democratic Culture in Southern Europe", cofinanziata dalla DG XXII della Commissione Europea. Progetto "Youth for Europe", convenzioni 97-10-EET-0079-00 E 98-10-EET-0020-00).

 

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