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SAGGI

Alcune osservazioni sul nazionalismo americano

di Maria Cristina Antonucci

 

What then is the American, this new man?...He is an American, who, leaving behind him all his ancient prejudices and manners, receives new ones from the new mode of life he has embraced, the new government he obeys, and the new rank he holds.
He has become an American by being received in the broad lap of our great Alma Mater. Here individuals of all races are melted into a new race of man, whose labors and posterity will one day cause great changes in the world. Americans are the western pilgrims
.

(Letters From An American Farmer by J. Hector St. John De Crevecoeur, from "Letter III," 1782)

"I ask you to uphold the values of America, and remember why so many have come here.  We are in a fight for our principles, and our first responsibility is to live by them."

(President George W. Bush, Discorso al Congresso del 20 settembre 2001)

1. I perché di una riflessione

Affrontare il tema del nazionalismo americano dopo i recenti avvenimenti che hanno segnato il corso della storia statunitense e mondiale appare un’impresa difficile e a tratti ambiziosa. Tutti abbiamo negli occhi le immagini dolorose eppure composte dei familiari delle vittime dell’attentato alle Torri Gemelle dell’ 11 settembre, tutti ricordiamo i visi dei pompieri e dei soccorritori accorsi sul luogo per procedere con gli aiuti, risuonano ancora nelle nostre orecchie le incitazioni "USA - USA!" indirizzate dagli operai addetti a scavare sotto le macerie verso il Presidente Bush recatosi sul luogo dell’attacco terroristico. Sarebbe troppo semplice a questo punto trarre dalle immagini dei notiziari, dai commenti dei giornalisti, dalla ondata di commozione che ha toccato le nostre coscienze informazioni su un fenomeno che è ben più complesso e articolato, molto più peculiare e profondo, estremamente più moderno e legato ai mass media di altre forme di nazionalismo precedentemente sviluppatesi all’interno della storia sociale e culturale del mondo occidentale. E tuttavia quell’ insieme di immagini, simboli, parole di semplici cittadini come discorsi del Presidente Bush, quel complesso di sentimenti ed emozioni collettive vissute in maniera uniforme dal popolo più diversificato che una nazione abbia mai potuto vantare consente di poter considerare il nazionalismo americano come un nuovo modello di spirito patriottico nell’era della globalizzazione. Proprio nel momento in cui la compagine di complessi fenomeni legati al diffondersi della globalizzazione come forza economica univoca e trainante del XXI secolo sembrava essersi affermata all’interno di molte delle società occidentali, il nazionalismo ha dimostrato di poter ancora risultare una forza determinante all’interno della scena politica e sociale.

Quanto appare opportuno fare in questo momento è, quindi, evitare ogni tipo di analisi valutativa sulle modalità evidenziate da questo elemento oggi e cercare piuttosto di comprendere come il nazionalismo americano si sia sviluppato attraverso un percorso storico, a quali radici ideologiche esso intenda far riferimento, quali siano state le peculiarità evidenziate dal manifestarsi di tale elemento. Solo attraverso una più completa comprensione delle caratteristiche e delle modalità di manifestazione del nazionalismo americano, così come si è sviluppato nel passato, è possibile pervenire ad una più ampia ed esauriente comprensione dei fenomeni che sono sotto i nostri occhi oggi e che rappresenteranno molto probabilmente una parte importante della storia nel futuro.

Per riuscire a porre in adeguata evidenza i caratteri del fenomeno e le sue specificità politico-culturali, appare dunque opportuno effettuare un rapido excursus relativo al nazionalismo nelle sue caratteristiche di base.

 

2. Cenni sul nazionalismo

I molti studi in materia sviluppati durante il XX secolo rendono evidente come il nazionalismo sia sempre sfuggito ad una definizione compiuta e univoca. Ciò è dovuto essenzialmente alla grande varietà di forme assunte dal fenomeno a seconda delle differenti condizioni politiche, economiche, sociale e geografiche in cui esso si è manifestato.

Per uscire dall’impasse definitoria, è possibile cominciare a delineare cronologicamente la nascita del fenomeno: secondo l’ormai classico testo di Louis Snyder (1) sullo studio comparativo delle varie forme di nazionalismo, è solo a partire dal XX secolo che esso si realizza coniugando i due tipici caratteri di organizzazione politico-territoriale e di movimento di massa. In effetti, solo a partire da questo periodo, elementi quali il patriottismo, la generica e poco riflessiva lealtà verso un’entità nazionale e la coscienza dell’appartenenza ad un’organica comunità fondata su base territoriale confluiscono nel "principio politico che sostiene che l’unità nazionale e l’unità politica dovrebbero essere perfettamente coincidenti (2)" e nel movimento sociale e politico di massa che esprime la volontà di affermazione di una comunità nazionale al di sopra delle altre.

E’ evidente che la specificità culturale di ogni popolo e il corso delle differenti vicende storiche che ne segnano l’esistenza abbiano un’influenza determinante sulla formazione del carattere del nazionalismo sviluppato all’interno di una comunità e delle sue specificità. Appare quindi arduo riferirsi in maniera generica alla storia del nazionalismo mentre sembra molto più opportuno prendere in considerazione la storia dei nazionalismi, ognuno dei quali, al di là dei tratti comuni, si rivela foriero della più autentica ed originale idea di identità nazionale. Anche limitando l’ambito della ricerca alla tradizione europea, analizzata e valutata in maniera unitaria da alcuni studiosi (3), risulta opportuno mantenere la necessaria distinzione relativa alle peculiarità dei singoli nazionalismi, sorti nello stesso periodo storico ma differenti per motivazioni e istanze.

A tale proposito può essere utile ricordare come i nazionalismi inglese, francese e tedesco possano essere inseriti a pieno titolo nell’alveo della tradizione europea, volta a privilegiare nel nazionalismo il momento politico. Tuttavia, risulta interessante notare la presenza di notevoli differenze relative al significato e al valore attribuito a tale elemento nei vari casi. Così, il nazionalismo tedesco accorda la propria preferenza al fattore razziale, che pone al centro dei propri progetti politici dal pangermanesimo ottocentesco alle teorie hitleriane del Lebensraum; il nazionalismo francese è fondato sulle basi di una solida costruzione statuale, accentrata e corredata da un saldo sistema giuridico e culturale; il nazionalismo inglese trova la sua origine attorno al modello di civilizzazione, per dirla con Elias, tipico del patrimonio politico liberale e della tradizione culturale anglosassone.

Accanto a questo tracciato europeo, comune pur nelle sue differenziazioni, si pone il caso del nazionalismo statunitense. Esso, privilegiando un fattore di aggregazione e di orgoglio nazionale nel momento civile, sociale ed economico rispetto alla centralità della politica dei nazionalismi di matrice europea, tratteggia i contorni di un fenomeno innovativo e unico. Grazie all’eccezionalità delle sue caratteristiche, il nazionalismo statunitense ha rappresentato una forza pulsante nell’ambito della società americana oltre che uno degli strumenti per il conseguimento del ruolo di superpotenza mondiale.

 

3. Il nazionalismo americano: un nazionalismo misconosciuto ed ‘eccezionale’

Il problema dell’individuazione e della classificazione dei caratteri di fondo del nazionalismo statunitense si propone come un tema di grande attualità, alla luce delle considerazioni legate agli eventi dell’ 11 settembre. Lo stabilizzarsi del mutato quadro di riferimento internazionale, l’affermarsi di un sempre più importante ruolo degli Stati Uniti all’interno di organizzazioni internazionali a carattere politico ed economico, l’emergere di talune istanze a carattere nazionale e razziale all’interno del melting pot sospingono verso una riflessione più approfondita sull’essenza stessa del fenomeno nazionalistico negli USA, sui motivi e le ragioni che hanno portato alla formazione della nazione e allo sviluppo del movimento patriottico, sui mutamenti cui esso è pervenuto dopo il termine della guerra fredda, sulla solidità e la compattezza che il fenomeno ha mostrato dopo gli attentati terroristici del 11 settembre 2001.

Per cogliere la specificità socio-culturale del nazionalismo statunitense non si può prescindere dalla qualifica di ‘exceptionalism’ (4) che il popolo americano, non senza orgoglio, attribuisce al complessivo compiersi della propria storia e che, recentemente, è stata considerata da alcuni studiosi (5) il tratto precipuo del carattere nazionale degli USA. L’eccezionalità viene individuata, innanzi tutto, nella variegata composizione etnica del popolo statunitense, nella mancanza di una lunga storia comune a tutti i gruppi etnici presenti e nella presenza di una realtà sociale culturale e religiosa profondamente diversificata (6). A fronte di questa serie di elementi che, all’interno di altre società e in mancanza di ulteriori elementi unificanti, avrebbe condotto allo sviluppo di forze centrifughe, è invece possibile osservare all’interno della società statunitense la presenza di forze coesive tra i diversi gruppi etnici e culturali, l’esistenza di un univoca idea di patria e la manifestazione di un diffuso e deciso sentimento di orgoglio nazionale. Il riscontro di questi elementi appare invariato, soprattutto all’interno di alcuni gruppi sociale, sin dal termine della Guerra Civile Statunitense, che, nelle parole di un noto storico, "attraverso il terribile dispendio di vite umane e di ricchezze aveva infuso nel concetto di nazione un tono quasi mistico (7)" fino alla attuale fase dell’instaurarsi di un "nuovo ordine mondiale" (8), dominato da un lato dall’emergere di particolarismi etnici e localismi politici e dall’altro dalla globalizzazione dei rapporti economici. Nonostante il carattere ‘eccezionale’ del nazionalismo americano e la continuità di alcune sue forme peculiari, è possibile datare il sorgere del nazionalismo negli USA a partire dalla fine dell’Ottocento. Se la collocazione temporale dunque, non presenta particolari caratteri di exceptionalism rispetto al mainstream della storia dei nazionalismi, è opportuno analizzare i caratteri peculiari e valutare gli elementi attorno ai quali si coagula l’exceptionalism del sentimento nazionale statunitense.

4 Caratteri del nazionalismo americano

In assenza di elementi di omogeneità etnica e di unicità culturale, l’autentico sentimento di identità nazionale trova il proprio fondamento nel patrimonio ideologico sviluppato a livello di retaggio civile comune dai padri fondatori della nazione statunitense.

Il riferimento immediato è riconducibile al sistema di idee e valori importato dall’Europa dai Padri Pellegrini che, fiduciosi in una palingenesi della società lontano dalla decadenza morale e politica dell’Europa e, saldi nella convinzione dell’assistenza divina al proprio progetto (9), forgiarono i caratteri primari del sistema ideologico statunitense, conferendo il singolare tono mistico e moraleggiante. L’importanza della dottrina e del pensiero politico dei primi coloni puritani in terra americana si rivela un fattore decisivo per lo sviluppo del sistema ideologico statunitense su cui si fonderà il nazionalismo. Questa ideologia protoamericana, per quanto appartenente ad un determinato e specifico gruppo etnico, religioso e culturale, rappresenta il seme da cui scaturirà l’albero della comune identità statunitense, il fondamento ideologico e morale per il sentimento di appartenenza alla nazione.

L’essenza di questa ideologia può essere individuata in una fortunata mescolanza della migliore tradizione liberal-democratica di matrice europea, nei settori economico e sociale, con un robusto senso del valore dell’individuo all’interno delle formazioni politiche e sociali e della sua centralità, legata alla titolarità di diritti e libertà nel contesto della costruzione societaria. Tali elementi, liberismo economico, democrazia politica e individualismo in ambito sociale, coniugati con l’ottimismo e il pragmatismo caratteristici del mondo puritano hanno rappresentato l’ideologia di base della nazione statunitense. L’adesione da parte dei cittadini di differenti provenienze etniche, religiose e culturali a tale corpo di valori è avvenuta non per fattori razziali (come nel caso della Germania), o culturali (come, in maniera differente, per Inghilterra e Francia) ma per libera scelta. L’eccezionalità del nazionalismo americano risiede anche in tale fattore: solo attraverso la scelta dei valori americani (l’American Way of Life) e l’attuazione di comportamenti conseguenti, individui di estrazione sociale, economica, culturale e religiosa differente hanno reso possibile l’integrazione, prima ideologica, poi sociale e politica, di una popolazione all’interno di un contesto nazionale. Se nella ideale cornice di riferimento del nazionalismo tradizionale assumono particolare rilievo le masse, all’interno del contesto del nazionalismo statunitense l’elemento centrale è l’ideologia e la volontà dei singoli individui di sposarla a prescindere dai già citati fattori di etnicità, cultura, religione. Questo insieme ideologico, a fondamento del sentimento di identità e del nazionalismo americano, ha trovato negli Stati Uniti l’ideale combinazione con una disponibilità di spazio senza limiti e di risorse materiali in abbondanza. Il fattore dello spazio, come è emerso dagli studi di Turner (10) e della Scuola della Frontiera, ed il fattore dell’abbondanza, come risulta dalle osservazioni di Potter (11), hanno segnato profondamente il carattere nazionale del popolo statunitense. Inoltre, la felice unione tra gli elementi dell’ideologia nazionale e i fattori materiali dell’abbondanza e dello spazio ha rafforzato il senso di attaccamento dei cittadini americani alla propria nazione: nell’immaginario collettivo dei neo-cittadini, essa non solo si poneva come la patria dei principi dell’individuo, della libertà e della democrazia, ma traduceva in opportunità concrete e misurabili i principi ispiratori dell’ordinamento nazionale.

Dunque, il nazionalismo statunitense trova il suo fondamento ultimo in un carattere principalmente ideologico, laddove, nella maggioranza dei casi di nazionalismo di matrice europea, l’ideologia nazionalista si è storicamente trovata a seguire percorsi concettualmente inversi, basandosi, di volta in volta, sull’elemento etnico –come si è già notato per il caso tedesco- sul fattore storico-giuridico –come si è visto per il modello francese- o sul nesso di comunanza di civiltà –come è accaduto per l’esempio inglese. All’interno dei modelli di nazionalismo europeo, dunque, l’elemento ideologico assume rilievo solo in maniera relativa e successiva rispetto alla centralità di un elementi di altro tipo: la razza, il modello di civiltà, il sistema giuridico.

Il caso del americano si differenzia proprio in questo: il nazionalismo risiede in un’ideologia disgiunta da motivazioni etnico-storico-culturali, in un’ideologia pura che può essere accettata, introiettata e seguita e consente di essere degli individui fedeli alla patria. Nel rispetto dei valori fondanti della nazione e nell’adesione individuale a questi si sostanzia il nazionalismo dei cittadini statunitensi; la storia dei nazionalismi europei prevede piuttosto forme di adesione attraverso manifestazioni di massa in cui l’ideologia nazionale si mescola a fattori pre-ideologici Questa qualità meramente ideologica e la pratica quotidiana e individuale dei valori di riferimento hanno reso il nazionalismo americano di nuovo eccezionale e difficilmente individuabile agli occhi degli studiosi europei, abituati alla caratterizzazione del fenomeno attraverso la presenza delle masse ed elementi quali l’etnicità.

E, a questo punto, appare importante segnalare un’ultima differenza relativa all’ideologia fondante della nazione americana rispetto alla teoria generale del nazionalismo. Nei casi più tradizionali di nazionalismo europeo presi in considerazione, l’elemento ideologico -con l’inserimento degli elementi pre-ideologici di cui si è detto sopra- risulta finalizzato a connettere il singolo individuo, la massa e l’entità nazionale. All’interno del nazionalismo americano viene a mancare il ruolo delle masse nello sviluppo di un patriottismo che connette gli individui, chiamati ‘uti singuli’ ad aderire ai valori dell’American Way, a vivere e porre in pratica l’ ideologia della nazione.

E la nazione stessa rappresenta, agli occhi del cittadino, l’insieme contestuale necessario all’esercizio delle libertà e dei diritti previsti dal quadro istituzionale. Solo all’interno del quadro di riferimento nazionale l’individuo può godere in maniera piena delle libertà e dei diritti che costituiscono il cuore dell’ideologia nazionale. La tutela di tale serie di diritti e libertà -oggetto dell’identificazione tra cittadino, valori e nazione- viene sancita dalla menzione esplicita all’interno della Dichiarazione d’Indipendenza del 1776 e dalla Costituzione repubblicana del 1787. Al contrario, in molti casi lo sviluppo del nazionalismo nel mondo europeo ha comportato spesso una riduzione della sfera di libertà individuali a vantaggio della coesione delle masse.

Anche da questa prospettiva, il nazionalismo statunitense si differenzia dai modelli di matrice europea, consentendo, da un lato, lo sviluppo di differenti sistemi di libertà individuali del cittadino all’interno del contesto dello stato nazione e non escludendo, dall’altro, la formazione di differenti legami di lealtà all’interno di sfere territoriali diverse (con particolare riferimento al livello federale e locale di appartenenza territoriale). In particolare modo, è possibile notare come il sentimento nazionale dei cittadini americani è fondato sulla percezione del contesto di libertà e possibilità offerto in maniera esclusiva dagli Stati Uniti, ad ogni livello territoriale, sia nazionale, che locale. Tale dato emerge in maniera particolarmente vivida e significativa dalle ricerche svolte sui newcomers, i cittadini americani acquisiti, provenienti da altre realtà nazionali (12).

L’eccezionalità del senso e del significato del nazionalismo americano risiede, in ultima analisi, proprio in questo: il sistema politico e civile americano è riuscito a creare un deciso senso di attaccamento dei cittadini ad un’idea univoca di nazione non attraverso l’imposizione dall’alto di un modello statuale centralizzato rivolto ad una massa omogenea, ma mediante un riconoscimento spontaneo, da parte dei cittadini, della assoluta effettività e praticabilità dei valori e dell’ideologia di cui "the first new nation (13)" si era resa portatrice. In particolare, l’idea di libertà individuale, la quale, storicamente, non aveva contribuito alla coesione nazionale, è divenuta nel caso della nazione americana, il motore stesso dell’idea di comunità: essa si è rivelata in grado di unire una popolazione così eterogenea e diversificata proprio attraverso la sua universalità, l’idealità del progetto che essa reca in sé, la immediata capacità di essere riconosciuta e apprezzata da parte di tutti gli individui, indipendentemente dalla provenienza etnica o culturale. Sull’identificazione tra nazionalismo americano e ideologia centrata sul valore della libertà e sul ruolo degli individui, Hans Kohn ha scritto: "Diventare americano ha sempre significato identificarsi con un’idea. Quale è questa idea? E’ la tradizionale idea di libertà scaturita dalle due rivoluzioni inglesi del XVII secolo (14)"

Resta ora da analizzare un ultimo importante carattere del nazionalismo americano: la eccezionale spinta propulsiva internazionalista dell’ideologia dell’American Way.

5 Il nazionalismo americano: una prospettiva internazionale

La teoria dei gruppi, derivata dalle osservazioni di Gumplowicz secondo cui ‘ogni singenismo produce odio per gli estranei’ e dalle considerazioni di Sumner che registra lo sviluppo di un ‘sentimento del noi’ all’interno degli ‘in-groups’, contrapposti agli ‘out groups’, può fornire degli utili strumenti di analisi dello sviluppo del nazionalismo americano in una prospettiva internazionalistica. In effetti, secondo tale teoria, un gruppo sociale non omogeneo vede aumentare la propria coesione interna laddove si trovi a fronteggiare un nemico comune nella realtà esterna. Gli studi compiuti da Hannah Arendt (15) sul manifestarsi del nazionalismo come fenomeno prevalentemente oppositivo rispetto all’espansione di realtà nazionali considerate ‘rivali’ consentono una migliore comprensione del carattere espansivo, nell’ambito della scena internazionale, del nazionalismo americano a partire dal secondo dopoguerra.

Il maggiore e migliore livello di coesione interna raggiunto dai gruppi componenti la società americana durante la seconda guerra mondiale ha rappresentato un importante traguardo per il nazionalismo statunitense: un incrementato grado di integrazione razziale, conseguito attraverso l’apporto congiunto di tutte le etnie allo sforzo bellico in nome dell’ideologia costitutiva del nazionalismo americano, una differente e più fluida distribuzione dei ruoli sociali per i diversi gruppi culturali ed una rafforzata partecipazione femminile alle vicende del paese hanno concretizzato un patrimonio di unità e consapevolezza tale da garantire l’affermazione internazionale della ideologia civile nazionale americana. In questo senso, la contemporanea affermazione di un blocco sovranazionale che faceva riferimento all’ideologia sovietica, diametralmente opposta rispetto al sistema di valori civili della nazione statunitense, ha consentito una motivazione per il prolungamento della persistenza della speciale coesione nazionale sviluppata durante le vicende della seconda guerra mondiale. La presenza di un nemico ideologico comune, dotato di caratteristiche di espansione internazionale, si è dunque dimostrata funzionale al mantenimento e, in certi momenti della storia statunitense, persino al rafforzamento di elevati livelli di coesione interna e di orgoglio patriottico in funzione oppositiva. Il meccanismo del nemico esterno ha regolato funzionalmente l’andamento del nazionalismo statunitense durante l’intero periodo della guerra fredda: l’unità del popolo degli Stati Uniti, la sua consapevolezza di appartenere ad una nazione ‘eccezionale’ e ideologicamente superiore al nemico veniva mantenuta e rinsaldata in ragione della necessità di una completa affermazione a livello internazionale dell’Americanismo sull’antagonista sovietico.

Tale contrapposizione ideologica tra i due opposti modelli internazionali – che tendono a porsi come guida ideologica del mondo occidentale e del mondo orientale – muta profondamente lo scenario del confronto tra i nazionalismi. Se, fino all’inizio della guerra fredda, il conflitto tra essi aveva sempre comportato un antagonismo tra più realtà nazionali, spesso confinanti e con un passato di rivalità, il confronto tra nazionalismo statunitense e un analogo fenomeno sovietico rappresenta una realtà differente: le due nazioni, entrambe votate ad un’espansione sullo scacchiere mondiale, sono due nazioni nuove, senza una lunga e consolidata tradizione storica, entrambe fanno riferimento ad un patrimonio ideologico che, oltre a costituire il collante per l’unità della propria struttura statuale, rappresenta un modello, un progetto di sviluppo per l’intera umanità. Dunque, una vocazione internazionalista, di portata planetaria contraddistingue questo confronto: le due realtà – entrambe composite a livello di struttura statuale – sono coinvolte in un confronto ideologico che trascende i confini nazionali per proiettarsi sul piano dell’affermazione mondiale. Il mutare della dimensione dello scontro tra i nazionalismi – caratterizzato, fino alla seconda guerra mondiale, da confronti a livello locale – risulta quindi il quadro di riferimento generale in cui si iscrivono le differenti metodologie messe a punto dalle due superpotenze per garantire al proprio modello di civiltà l’affermazione a livello mondiale.

Dunque, l’internazionalizzazione di questi due modelli di riferimento mutuati dall’ideologia nazionale ha previsto la proposta di modelli societari e culturali che recassero, in maniera evidente, tracce del marchio di derivazione nazionale, ma che, allo stesso tempo, costituissero una persuasiva fonte di attrazione per gli stati che dovevano scegliere per l’appartenenza ad uno dei due blocchi (16).

L’espansionismo culturale e ideologico della nazione statunitense ha raggiunto il proprio culmine durante la guerra fredda. Lo sviluppo di ciò che Michael Billig ha individuato come ‘banal nationalism (17), ovvero una forma diffusa e persistente di ‘micronazionalismo’, legato alla quotidiana presenza di simboli e rituali legati all’idea di nazione ed ai suoi principi ispiratori, ha caratterizzato profondamente sia la vita interna americana che la diffusione esterna del modello culturale di matrice statunitense. In questo secondo senso, la trasposizione di modelli economici, politici ed ideologici in un sistema di immagini e riferimenti culturali immediatamente riconoscibili si è rivelata strumentale a veicolare una più veloce ed uniforme diffusione internazionale degli archetipi del nazionalismo americano.

La capacità di sviluppare, mediante una cultura dell’immagine e del prodotto, una familiarità diffusa nei confronti dell’idea nazionale e la facilità di associazione rispetto a tutta una serie di valori e principi che costituiscono il fondamento del patrimonio ideologico statunitense sono le due caratteristiche che hanno promosso l’affermazione internazionale dell’ideologia della nazione americana.

Il duplice ruolo da esse svolto risiede nell’aver garantito contestualmente un’espansione a livello internazionale e, grazie all’uniforme presenza su tutto il territorio statunitense, un costante richiamo autoreferenziale per tutti i cittadini alla autentica tradizione nazionale.

Resta ora da valutare l’attuale situazione del nazionalismo americano dopo la fine della contrapposizione con il sistema sovietico e prima dell’attuale "scontro tra civiltà" con una parte del mondo islamico. Quali effetti ha provocato sul senso di appartenenza degli americani la fine della divisione del mondo in sfere di influenza? L’assetto mondiale caratterizzato dalla dicotomia localismo-globalismo ha in qualche modo trasformato il senso del nazionalismo statunitense? Ha ancora senso parlare di nazionalismo nell’era della globalizzazione, dell’informatizzazione, della finanziarizzazione dell’economia?

6. Il nuovo ordine mondiale, il nazionalismo americano e alcuni fenomeni di integralismo razziale

La rilevanza assunta dagli aspetti di diffusione internazionale del nazionalismo americano radica le sue ragioni sociali in un percorso storicamente caratterizzato dall’antagonismo tra lo sviluppo a livello mondiale del set di valori tipici della nazione americana e l’espansione dell’antitetico modello di sviluppo sovietico durante il secondo dopoguerra.

Secondo le previsioni della teoria dei gruppi, la scomparsa del tradizionale nemico esterno, comune a tutti i gruppi sociali interni alla comunità americana, ha inizialmente portato allo sviluppo di alcune forze centrifughe. Inoltre, è necessario considerare la differente ed eterogenea realtà etno-culturale della società americana e il valore coesivo della comune fede nella "religione laica" dell’Americanismo, esercitata prevalentemente in funzione anti-sovietica. Nel momento dell’affievolirsi di tale ideologia comune - a causa del cessare della funzione antitetica del blocco ideologico-culturale sovietico che la rendeva parte dialettica di un confronto continuativo e serrato - la perdita di un ideale luogo di incontro ha portato alcuni gruppi alla ricerca delle radici etno-culturali in alternativa al sentimento nazionale. Dunque, l’affievolirsi di una identità certa e univoca dal punto di vista internazionale ha causato la perdita di importanza del ruolo assunto dalla identità nazionale complessiva e dalla sua ideologia caratterizzante, consentendo ai particolarismi, ai localismi e al revival etnico di emergere in maniera significativa.

Prima dei fatti dell’11 settembre, tale fenomeno aveva assunto una sua visibilità in seno alla società statunitense, a seguito di differenti dimostrazioni di appartenenza etnica: per ricordare alcuni casi particolarmente significativi, si può fare riferimento tanto alla esaltazione mistico-nazionalista di gruppi paramilitari che propugnano l’idea di un’America ariana, improntata ai rigidi valori della religione protestante, quanto al movimento nero-musulmano che ha trovato il suo culmine nella one million men march organizzata da Louis Farrakhan nell’ottobre del 1995.

Questa propagazione delle ideologie etno-nazionaliste, che ha consentito di affermare l’esistenza di molteplici correnti all’interno del nazionalismo americano tradizionale, rivela un interesse del tutto peculiare a proposito del nesso tra l’originaria concezione ideologica (quella che si è definita la religione civile dell’Americanismo) e le teorie degli estremisti della destra non ufficiale negli USA. In effetti, anche dal punto di vista della consistenza numerica (stimata dal Professor Kenneth Stern, esperto dell’American Jewish Committee nelle materie di terrorismo e antisemitismo, tra i 10.000 e i 40.000 attivisti) i movimenti della destra non ufficiale negli USA, che si auto-proclamano nazionalisti, si evidenziano come uno dei fenomeni socio-politici più originali dal punto di vista dell’evoluzione di un certo tipo di nazionalismo negli Stati Uniti. In particolare, gli aderenti delle associazioni della destra non ufficiale, ariana e protestante -l’espressione più peculiare di un nuovo tipo di nazionalismo negli USA- intendono riferirsi idealmente alla originaria ideologia statunitense. Di tale costruzione ideologica, essi intendono evidenziare l’aspetto della assolutezza e intangibilità della libertà individuale, che considerano unicamente come il prodotto della cultura socio-politica della stirpe anglo-sassone. Inoltre, alcuni dei movimenti della destra non ufficiale statunitense sostengono inoltre che tali libertà e i diritti connessi siano attribuibili solo ai cittadini wasp (white anglo-saxon protestant), per via di un malinteso nesso ideologico - razziale, che, è appena il caso di notare, non deriva certamente dal nucleo originario di idee dei Founding Fathers, coloro che avevano declamato cioè che the first new nation si basava sul motto "E pluribus unum" (18).

In tal senso, gli affiliati delle associazioni che si richiamano a questa visione della nazione, considerano estranei al patrimonio etnico, politico, ideologico americano tutti gli appartenenti alle altre etnie che compongono il melting-pot statunitense, così come considerano avulso dal patrimonio ideologico statunitense il multiculturalismo. Dunque, il fenomeno, che intende proporsi come il nuovo ed autentico nazionalismo americano, collega il connotato politico liberal-democratico e la titolarità dei diritti individuali -il cuore del credo della "religione laica" dell’Americanismo- con un fattore di discendenza razziale dai primi abitanti di stirpe europea degli Stati Uniti, originali depositari del patrimonio ideologico e di conquiste materiali degli USA.

Al tempo stesso, la visione ideale di questo movimento nazionalista fa riferimento alla originaria concezione dell’assolutezza dei diritti dell’individuo, in base ad una fraintesa versione del dettato costituzionale, che rinviene nel governo federale degli Stati Uniti e nel suo presunto "eccesso di potere" sulle vite delle comunità intermedie e sulle decisioni degli individui (anche in materia di detenzione di armi, di tassazione, di limiti di ordine pubblico all’associazionismo) un altro nemico dell’autentico spirito nazionale americano.

Tale insieme di idee centrato, secondo tale visione, sulle libertà individuali prevalenti e svincolate rispetto il potere del governo centrale, sulla necessità di eliminare gli apporti multiculturali e multietnici all’interno della società statunitense, l’idea di un’America bianca, popolata da cittadini ariani e governata secondo i principi dell’etica del lavoro, del liberismo e dell’osservanza della dottrina religiosa protestante, trova la sua enunciazione più tipica nelle visioni elaborate da ristretti gruppi strutturati a diffusione prevalentemente locale o, nei casi di maggiore organizzazione territoriale, a livello federale. Prendere in considerazione il tipo di nazionalismo da essi propugnato, con tutte le differenti sfaccettature che riflettono la non complessiva omogeneità del movimento, è opera complessa che ci si propone di svolgere in maniera adeguata e completa in una analisi successiva.

E’ tuttavia opportuno notare come l’emergere di queste correnti di radicalismo a matrice etnica e di integralismo ideologico sia emerso in un momento di incerta definizione del ruolo degli Stati Uniti sulla scena internazionale e di conseguente affievolimento del senso di identità collettiva in alcuni gruppi della popolazione americana maggiormente svantaggiati. Gli eventi che hanno seguito l’attacco terroristico dell’11 settembre hanno tuttavia necessariamente fatto appello ad una concezione della nazione e del suo ruolo mondiale che ha marginalizzato, per lo meno in questa prima fase, le reazioni isolate ed estreme. E’ difficile a questo punto prevedere quale sarà il percorso evolutivo che il nazionalismo americano intraprenderà in futuro. Se appare evidente come il livello di coesione sia oggi quanto mai saldo attorno alle figure e ai simboli tradizionali del nazionalismo (il Presidente, l’inno nazionale, la bandiera, le cerimonie pubbliche commemorative), è comunque difficile prefigurare la completa scomparsa delle componenti più radicali del nazionalismo americano. Tuttavia, si può notare come, anche in questa circostanza, il nesso tra nazionalismo americano e ruolo internazionale degli Stati Uniti si molto stretto. L’intenzione del Presidente G. W. Bush di mobilitare la nazione facendo leva sulla tutela dei principi del mondo occidentale si pone come l’ulteriore conferma del legame tra ideologia dell’americanismo, ruolo di potenza internazionale degli Usa e sentimento patriottico.

7. Alcune conclusioni

Occorre effettuare alcune riflessioni conclusive sul fenomeno brevemente analizzato. Si è detto che esso può rappresentare uno strumento per valutare sviluppi evolutivi (o involutivi) del fenomeno del nazionalismo americano a fronte del mutato scenario internazionale, che tanta parte ha avuto nella affermazione di un solido e diffuso sentimento di patriottismo negli Stati Uniti. E’ importante ricordare, che, nonostante la peculiarità di un recente approccio etnico in una società caratterizzata dal melting pot, dal multiculturalismo, da un nazionalismo a carattere ‘aperto’ e di adesione ideologica, il mainstream del sentimento di identità e orgoglio nazionale statunitense rimane legato agli archetipi precedentemente individuati: l’attuazione, concreta e quotidiana, dei diritti e delle libertà individuali che compongono il fondamento dell’ideologia, della religione laica dell’americanismo, la valenza ideologica di una dottrina nazionale fondata sull’individualismo e sul perseguimento individuale di scopi singoli che solo alla fine si compongono in un’unica identità collettiva, l’importanza dell’aspetto economico e materiale nello sviluppo dell’attaccamento alla nazione.

Tale serie di valori di riferimento ha costituito e continua a costituire il motore della nazione americana e il principale collante ideologico di una società complessa e a tratti contraddittoria. E’ quindi difficile affermare che il nazionalismo americano si sia trasformato in queste forme estreme di revival etnico e che in sé non esista più, lasciando spazio a forme di distinti nazionalismi americani, soprattutto alla luce della reazione comune dei cittadini americani ai recenti attacchi terroristici dell’11 settembre. La solidità della concezione tradizionale del nazionalismo americano, oltre ad essere testimoniata dal numero esiguo di aderenti a questi nuovi movimenti, è costantemente attestata in ogni momento della vita pubblica americana, dalle campagne elettorali per l’elezione di Presidente e Congresso sino alla attuale crisi che in politica internazionale vede coinvolti gli Stati Uniti nel ruolo di unica superpotenza sopravvissuta alla Guerra Fredda. Nell’era della globalizzazione, dell’incertezza e del caos all’interno del contesto delle relazioni internazionali, dell’emergere di nuovi soggetti di potere e del ritorno del localismo, la forza e la vitalità del nazionalismo americano non possono essere trascurate.

Note

  1. Snyder L., Varieties of Nationalism. A comparative Study, Hinsdale, Illnois, The Dryden Press, 1976.

  2. Snyder L., op.cit., pag. 16.

  3. Gellner E., Nazioni e nazionalismo, Roma, Editori Riuniti, 1992.

  4. Lipset S. et alii, Is America different? A new Look at American Exceptionalism, Oxford, Clarendon Press, 1968.

  5. Walzer M., Che cosa significa essere americani, Venezia, Marsilio, 1992.

  6. Lipset S. et alii, Is America different? A new Look at American Exceptionalism, Oxford, Clarendon Press, 1968, pag 20 e ss.

  7. Schlesinger A.M. jr., Storia degli Stati Uniti d’America, Milano, Garzanti, 1969, pag. 234.

  8. A questo proposito si veda Huntington S., Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, Milano, Garzanti, 2000.

  9. Per una analisi del nesso tra sentimento religioso, predestinazione e azione sociale, anche all’interno del contesto sociale della nascita degli Stati Uniti, si rimanda al classico di Max Weber L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, Firenze, Sansoni, 1965 e al testo di Tiziano Bonazzi, Il sacro esperimento: teologia e politica nell’America puritana, Bologna, Il Mulino, 1970.

  10. F. J. Turner, iniziatore della scuola storica detta "della Frontiera" e autore di testi quali The Significance of the Frontier in American History, tesi proposta presso un incontro di storici a Chicago nel 1893 pubblicata più volte in seguito, Rise of the New West, 1819-1929, pubblicato nel 1906 come contributo inserito in seguito nel volume The American Nation, raccolta di testimonianze di storici e storiografi americani . Lo studio successivo The United States, 1830-1850: The Nation and Its Sections fu pubblicato alla sua morte nel 1935 e rappresenta una sintesi e successiva rielaborazione storiografica sulla base dell’idea di frontiera come elemento portante della costruzione dell’identità americana delle vicende storiche del periodo individuato.

  11. Potter D., People of Plenty. The economic Abundance and the national Character, Chicago, University of Chicago Press, 1954.

  12. Su questo tema in particolare si vedano: Weinseberger B., Many People, One Nation, Boston, Houghton Mifflin Co., 1987; Bodnar, J., The Transplanted: a History of the Immigrants in urban America, Bloomington, Indiana University Press, 1985; Sollors W., Alchimie d’America: identità etnica e cultura nazionale, Roma, Editori Riuniti, 1990.

  13. Lipset M.S., The first new Nation: the U.S. in historical and comparative Perspective, New York, Doubleday, 1967.

  14. Kohn H., American Nationalism. An interpretative Essay, New York, The Mc Millan Company, 1957, pag. 19.

  15. Arendt H., Le origini del totalitarismo, Milano, Edizioni di Comunità, 1967.

  16. Sul nesso tra internazionalismo e nazionalismo nella storia statunitense si vedano Rosenberg E., Spreading the American Dream. American economic and cultural expansion, New York, Hill & Wang, 1981 e Hunt M., Ideology and the United States foreign Policy, New Haven-London, Yale University Press, 1987.

  17. Billig M., Banal nationalism, London, Sage Publications, 1995.

  18. A proposito del motto nazionale "E pluribus unum", volto a ricordare la coesistenza di una nazione e di molteplici centri di potere locali secondo il modello federale, è singolare notare come esso sia stato ripreso per una recente campagna di comunicazione televisiva seguita all’attacco terroristico dell’ 11 settembre. Nel breve filmato diverse tipologie etniche, sociali, culturali di uomini e donne pronunciano tutte la stessa frase: "I am an American". Lo spot televisivo si chiude con la scritta "E pluribus unum", tesa a sottolineare al tempo stesso l’unità e la pluralità della condizione del cittadino americano.

 


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