CLASSICISMO E ROMANTICISMO IN FRYDERYK CHOPIN
di
Sergio Inserra
(“Il Faro”, n° 9/10, gennaio – giugno 1998)
Fryderyk
Chopin è considerato il musicista romantico per eccellenza. Per accontentarsi,
però, di una tale definizione non si dovrebbero fare determinate considerazioni
che, invece, sembrano, ad avviso di chi scrive, del tutto necessarie. È
stato sempre sostenuto che uno degli elementi che contraddistinguono la
realizzazione musicale classica sia l'equilibrio delle strutture e delle
architetture, la lucidità, la razionalità e l'estrema precisione; queste
caratteristiche non fanno, però, anche parte della musica di Chopin? L opinione
comune che lo stile romantico sia basato sul prevalere del sentimento personale,
ma se ciò che si esprime non rientra tra i canoni della fermezza e della
razionalità non si ha musica bensì qualcosa di incoerente. Si può affermare
che per Chopin è possibile parlare di "classicismo" inteso non come
scuola ma come l'unità raggiunta tra la razionalità della creazione e il
sentimento. Egli è, pertanto, un vero erede dello stile classico in quanto non
avendone imitato le formule in maniera passiva ne ha, invece, imitato la libertà
pur quasi distruggendo quel linguaggio che aveva reso possibile la creazione
dello stile stesso. Dove
Chopin si discosta totalmente dal romanticismo è, invece, nel sistema di vita
da musicista, nettamente differente tra i due periodi a causa della Rivoluzione
francese. Scomparsa, infatti, l'egemonia della classe aristocratica e del clero,
vengono anche eliminate le vecchie Cappelle musicali, ed i musicisti,
componendo, devono ripiegare per forza di cose sulla monodia accompagnata ed i
generi liberi, piuttosto graditi al popolo che diventa, ormai, il fruitore per
eccellenza delle loro opere. Al musicista "impiegato" del periodo
classico, si oppone, ora il “1ibero professionista” con una nuova e più
salda dignità. Anche se il fenomeno non fu soltanto francese e investì quasi
tutta l'Europa non trovò eco in Polonia le cui province centrali ed orientali
erano occupate dalla Russia zarista. Fu così che Chopin - proveniente,
inoltre, da una famiglia contadina francese, con ideali conservatori, emigrata
in Polonia prima dell'Ottantanove - continuò la vecchia tradizione
settecentesca. I suoi primi successi furono, infatti, amplificati dalla
frequentazione di famiglie aristocratiche, e quando emigrò a Parigi furono
ancora le famiglie aristocratiche che lo aiutarono ad inserirsi nella società
procurandogli, per farlo vivere, le lezioni ed i concerti nei salotti più
eleganti della città. Ma
egli visse in pieno clima romantico e non fu, quindi, indenne da contaminazioni
artistiche e psicologiche del suo tempo. Benché il suo spirito fosse, infatti,
eminentemente ispirato al classicismo Chopin rigettò senza esitazioni tutte le
restrizioni derivanti da un rigido convenzionalismo tecnico e formale. Egli si
dimostrò estraneo agli influssi del gusto teatraleggiante del suo tempo e pose
la sua arte in una sfera di eleganza, bandendo dalla sua musica ogni forma di
descrizionismo come tempeste, mari agitati o paesaggi incontaminati a
dimostrazione del suo poco amore per la natura che lo colloca, pertanto, lontano
dagli artisti suoi contemporanei. Chopin
è un musicista psicologo per eccellenza. Talvolta si parla, anche di
psicologismo autobiografico in quanto, nel corso di determinati momenti della
sua vita, nelle sue opere, composte in quegli stessi momenti, si ritrovano
precisi stati d'animo, procuratigli da alcuni avvenimenti della sua esistenza,
particolarmente significativi. Ciò ci porta ad affermare che egli è un
compositore romantico; quest'ultimo, infatti, realizza l'opera nel momento
stesso in cui prova l'impulso creativo, dunque con spirito meno sereno, mentre
il compositore classico la realizza quando lo stimolo creativo ha superato la
fase dell'impulso, dunque con spirito sereno e razionale. La meticolosa cura,
però, che Chopin riserva alle proprie composizioni, soprattutto nei
particolari, è prova di una razionalità tipicamente classicistica che toglie
ad esse ogni carattere di estraneità e le purifica da ogni eventuale eccesso
iniziale. Se
da quest'ultimo punto di vista il Compositore polacco è più vicino al
classicismo, lo è decisamente meno per quel che riguarda, invece, lo
svolgimento interno del materiale musicale. Se, infatti, nella musica classica
vi sono tensioni o pulsioni emozionali che raggiungono il culmine al centro
della composizione, mentre la conclusione tende al ristabilimento degli
equilibri con la conseguente riaffermazione della tonalità, in Chopin il
momento culminante della passione o della pulsione emozionale si scarica, in
genere, alla fine dell'opera che assume, in tal modo, un'importanza
fondamentale. Tutto ciò mette, di conseguenza, in risalto un modo differente di
porsi di fronte alla musica: all'essenzialità dei motivi, al ritorno alla
tonalità prevalente si contrappone, infatti, un modo più passivo di
catapultarsi nella musica i cui motivi, adesso più lunghi e indefiniti, sono
particolarmente idonei a suscitare emozioni ed a creare determinati stati
d'animo. In
buona sostanza, Chopin si trovò a partecipare delle caratteristiche di due
periodi: quello definito “classico" dal quale ricevette il lodevole e
puntiglioso senso critico, la limpidezza della scrittura e la chiarezza dello
stile e quello definito "romantico" che era quello nel quale viveva e
dal quale non poteva non assorbire gli umori. Come conseguenza di ciò, il
Compositore polacco potrà, dunque essere considerato il migliore fra quelli che
come lui hanno rappresentato un punto di fusione tra "classicismo" e
"romanticismo” così come, comunemente tali termini vengono intesi.
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