DEBUSSY
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(Suoni,
profumi e colori sono collegati tra loro ...)
di
Antonella Sorbello
(“Il
Faro” n° 1, gennaio/marzo 1996
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Malgrado la riluttanza di molti
musicisti a confessare che l'ispirazione di una propria opera non fosse un
fatto "solo musicale" è inconfutabile il fascino che da sempre
pittura e poesia hanno esercitato sull'arte di Tersicore. Lo stesso Schumann,
assertore convinto della musica pura che "basta a se stessa", non
seppe certo resistere alla descrizione di suggestioni, sensazioni, evocate ora
da uno stato d'animo, ora da un sentimento, ora dalla forza pregnante di un
personaggio (basti pensare ai "phantasiestucke", alle "kinderszenen",
alle Colombina, Estrella e Chiarina dei Carnaval, etc.). E come sottrarsi alla
seducente tentazione di trovare un parallelismo tra la violenza appassionata del
primo tempo della sonata opera 31 n° 2 di L. Van Beethoven (sottotitolata
appunto "Der Sturm") e lo scoppio di un temporale? Nel 1874 Monet
espose in una mostra di pittori respinti dal Salon ufficiale di Parigi, "impression
du soleil levant, dando così origine ad un movimento artistico denominato
appunto "Impressionismo", guardato inizialmente con disprezzo e
derisione, ma che in seguito ebbe i suoi proseliti, anche numerosi. Detto
movimento si proponeva di "cogliere" l’impressione suscitata
nell'artista da un oggetto tratto dalla realtà contingente e "colto"
nell'aspetto più caduco e precario per la pittura: la luce che muta nei vari
momenti del giorno. Interesse precipuo era quindi il gioco dei colori e più
esattamente la ricerca cromatica del colore. Contemporaneamente
all'Impressionismo fu il Simbolismo, corrente che si sviluppò nell'ambito
poetico/letterario francese. Se punto di riferimento fu Charles
Baudelaire, i simbolisti più rappresentativi furono senz'altro Paul Verlaine,
Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé, Maurice Maeterlinck e altri. Mentre gli
impressionisti si occuparono del colore, i simbolisti evocarono la suggestione
fonica della parola: parola che veniva "gustata" e percepita con
tutti i sensi. Sensibile interprete e sintetizzatore di ambo le correnti fu un
musicista: Achille Claude Debussy, il quale comprese che "suoni,
profumi e colori, sono collegati fra loro". (A tal proposito ricordiamo il Preludio "Les sons
et les parfums tournent dans l'air du soir"). E'
proprio in questo artista che si compendiano e ritrovano il "gusto"
dei poeti simbolisti e degli impressionisti, la traslazione tra
parola-suono-odore, la subordinazione della "romantica
effusione sentimentale" all'evanescenza della sensazione. Amico intimo di
Pierre Louys e di Stéphane Mallarmé seppe splendidamente esprimere il clima
raffinato che si era creato in Francia da Baudelaire in poi e, movendo i primi
passi dal "languore sensuale" di Massenet e passando per l'esperienza
coloristica russa, creò uno stile suo scevro di ogni rigore formale e di ogni
schema precostituito e teso verso un'unica ricerca: il suono, il colore. (Si
pensi a "Nuages" che egli stesso affermò essere uno studio
cromatico sul grigio: “L’aspetto immutabile del cielo con l'avanzare lento e
malinconico delle nubi, che termina in un angoscia dolcemente colorata di
bianco"). La sua arte così evanescente, preziosa, raffinata, per la sua
lotta contro l'accademismo gli valse l'appellativo di "musicista
impressionista", stabilendo un nesso tra Debussy appunto e i pittori
Degas, Renoir, Monet, etc. Ma come ogni musicista che si rispetti Debussy rifiutò
questa etichetta, ritenendo che ciò ponesse sotto un'ottica riduttiva
("puramente iconografica", disse) la sua opera, vanificando così la
sua intenzione che egli, naturalmente, sosteneva fosse prettamente e
squisitamente musicale. Fu così che dopo aver musicato il "Pelléas et Mélisande"
di M. Maeterlinck ("il poeta delle cose dette a metà") e dopo aver
composto il "Prélude de l'après-midi d'un faune" su una
egloga di Stéphane Mallarmé: "dans la nostalgie et dans la lumière,
avec finesse, avec malaise, avec richesse..." (composizione anche alla
quale neanche i più dotti accademici seppero resistere), dopo i Préludes che
rappresentano il massimo fulgore del momento impressionista, Debussy compie un
cammino a ritroso con un recupero del passato. Nascono così gli Etudes, le
sonate, che essendo delle forme "pure" non origineranno malintesi.
Malgrado la sua ostinazione a rifiutare l'appellativo di impressionista è
innegabile la suggestione suscitata dalle tele di Monet o di Renoir o dai versi
di Louys, Verlaine, Mallarmé e "La fanciulla dai capelli di lino",
delicata pittura e intima poesia, "La cathédrale engloutie"
suggestivo omaggio alla leggenda bretone della città di Ys sprofondata nel
mare, “Passi sulla neve”, desolata e impalpabile pittura paesaggistica,
(solo per citarne alcuni), ne sono la più valida testimonianza.
"Impressionisti" i timbri sfumati, iridescenti, privi di rigore
accademico "Simbolista" la distaccata "contemplazione dell'oggetto"
visto solo come evento sonoro. Il distacco è rivelato da un movimento di accordi
semplicemente collocati l'uno accanto all'altro, indipendenti l'uno dall'altro,
scevri di una rigorosa successione armonica e proprio in questo risiede la
grandezza della novità dell'armonia debussiana: nel concepire ogni accordo
come cellula musicale compiuta (a sé stante e bastante a se stessa), quindi
nella libertà totale dei "suoni puri" che si ribellano alla rigida
gerarchia dell'armonia tradizionale. Ulteriore testimonianza della sua
fratellanza con i Simbolisti sono "cinq poèmes de Baudelaire",
"Le Fêtes Galantes," su versi di P. Verlaine, i "Trois poèmes"
di Stéphane Proprio quest'ultimo sulla partitura
dell' "Après midi" sigillò molto eloquentemente la valenza della
suggestione fonico-sonora e visiva dell'arte di Debussy: "Silvaine d'haleine
première / si ta flûte a réussi / ouis toute la lumière / qu'y soufflera
Debussy". Ma come disse Paul Verlaine:
“Innainzitutto la musica ... tutto il resto è letteratura ... ... |