SALVATORE LEONE 

Io, cantore d'amore

Circolo Socio-Culturale

"IL FARO" - Riposto


© 1996 - Proprietà letteraria riservata all'Autore


 

PREFAZIONE

È legittimo chiedersi se abbia un senso, nel momento attuale, tormentato e frastornante, parlare di poesia. Ebbene la risposta è, senza dubbio, positiva per diversi ordini di motivi. Intanto la poesia è eterna ed eternizza. Essa è per se stessa, perché si attinge alla sfera dell'Essere e perciò vive immortale, oltre la precarietà dell'esistere. E, in un epoca di grandi sconvolgimenti come la nostra, nella dispersione dell'io e delle menti, nel terremoto dei valori, essa, come la classica Musa del Parnaso, costituisce un punto di riferimento sicuro, un valore imperituro.

Poiché, inoltre, essa "vince di mille secoli il silenzio", per dirla col poeta, e dà immortalità a uomini e cose, può rispondere pienamente alle aspettative di tutti coloro che, oggi più che mai, nell'ansia di questo travagliato fine-millenio, avvertono, con più angoscia, la fugacità del tempo e delle cose e, assetati di Assoluto, anelano a porti sicuri, al di là della tempesta del vivere.

Il silenzio interiore e il pudore dei sentimenti da cui la vera poesia scaturisce, per di più, rappresentano un argine al cicalio volgare dei mass-media e al di un epoca inquieta che , con la marea delle parole, confonde le menti e i cuori e uccide la ragione. E, affinché il "sonno della ragione non abbia più a partorire "mostri", appare necessario e urgente che gli animi candidi e gli "spiriti gentili" che ancora esistono, diano voce alle loro "cetre", per destare negli animi il rispetto di sé e degli altri, al fine di rendere più "grazioso e benigno" quell'animale che è in ciascuno di noi.

Bene risponde a queste caratteristiche, la silloge di liriche del poeta Leone, "cantore d'amore" e di dolore: poli entro cui si articola l'esperienza umana e poetica dell'autore.

Questa raccolta è il canto di un mistero eterno: quello dell'amore che travalica i confini della vita, superando le barriere del tempo e vincendo la morte. La storia d'amore in essa cantata è diversa e pur uguale a tante altre e si esprime con la forza potente della vita, perché l'amore è vita per il poeta e aggrapparsi ad esso e perpetuarlo significa vivere. È un'anima innamorata in pena quella che si profila nei versi liberi dell'autore che sperimenta i diversi livelli del dolore e, attraverso di esso, si purifica fino a raggiungere la serenità interiore che lo predispone alla fiduciosa attesa del momento in cui si potrà ricongiugere con la sua donna in un aldilà paradisiaco. Nelle composizioni introduttive il poeta si presenta: "Io, cantore d'amore / il dolore io canto / per colmare il vuoto / della mia conchiglia".

Il suo cuore è "scorticato da serpi" e i suoi versi sono "alberi scheletriti / da castelli in fiamme". Il dolore è la dimensione reale entro cui si muove il canto d'amore che si alimenta al ricordo della "bella favola" vissuta con la sua donna.

E la sua fantasia "corre… come dainetto / nel bosco fiorito" a recuperare i momenti felici rivissuti dalla memoria come in un sogno.

"Il silenzio / della notte nuda" consente la proiezione in una dimensione onirica in cui è possibile assaporare ancora la dolcezza dell'intimità.

E l'amore per la sua donna si armonizza con una natura sentita come amica, fedele spettatrice e insieme complice segreta: "odori di stoppie / arse di sudore / danno sapore alla vita", dove una carica di sottile sensualità viene suggerendo al poeta versi infiammanti: "M'hai incatenato il cuore / con perle di lacrime / scioglilo / coi tuoi baci di fuoco…", "Ho fame delirante / d'amore e di desiderio / di baci e di carezze / ho fame di cielo e di mare / di sorrisi e di pioggia…".

È una esplosione di desiderio, reso struggente dall'assenza di chi sola poteva appagarlo, vivificato dai suoni, dagli odori, dalla presenza viva di una natura palpitante, resa ora in immagini di forte plasticità ora in suoni di dolce musicalità: "Le mie ombre colore / d'azzurro cielo / cadono sottili nel mare della tristezza / a sentire senza voce / nel silenzio della sera / conchiglie soffiate / mentre s'avvicina / il canto d'un fiume / che mormora preghiera / al felice sonno dell'eternità / illuminata dalla rugiada / e da scintille di stelle / in sogni di nidi d'amore".

Ma l'incanto del sogno si spezza al ricordo di quell' "alba di spighe bionde" che gli rapì la sua Stella e con lei la primavera, la gioia.

Annichilito dal dolore, stupito per il sogno "esploso / in tante scintille / di cielo colorato", il poeta è solo nel silenzio, sperduto nell'immensità di una natura divenuta quasi crudele: "nell'aria afosa e polverosa / il sole spacca l'anima / ma il dolore / rimane immacolato…", straziato al punto che vorrebbe non essere: "il tempo vorrei annullare / per trovarmi al di là dell'infinito / solo con te e la luna". Egli viaggiava col suo dolore, disorientato, come colui che ha "perduto il suo orizzonte" mentre "la tramontana soffia gelida / a ibernare il cuore". E la nostalgia del passato si fa struggimento: "il passato che non ritorna / lacera la mia carne / di desideri sperduti / tra le zolle del cuore", mentre l'io si frantuma disperdendosi nell'infinito e lasciando la certezza del vuoto.

La solitudine è totale e il silenzio di morte.

Ma dall'abisso della disperazione lo salva l'amore, forza cosmica che accende ancora la sua fantasia, inducendolo ad abbandonarsi al sogno: "per continuare / la felicità antica / di silenzi rotti / di ricordi affidati al vento / di versi stonati in ragnatele di crepuscolo". E il cuore ritorna a palpitare con la natura, mescolando il suo canto alle armoniose melodie dell'universo e stemperando la sua tristezza in dolce malinconia: "e il cuore canta d'amore / per non appassire di dolore".

Nella dimensione del sogno, il poeta recupera i ricordi e con essi, lentamente, la vita dell'amore; e il dolore si sublima nella sacralità della memoria, rendendo eterno chi lo ama: "Sono eterno / dolore d'amore / vulnerabile di cuore". Il poeta rasserenato, purificato quasi dal dolore; può aspirare al ricongiungimento con colei che è l'oggetto del suo canto e che, "candida e maestosa / solenne e pallida / monumento d'amore / statua di dea / divinità di Paradiso", gli appare come il porto sicuro cui approdare dopo un'attesa trepidante, ma serena. Si compie ancora, così, il miracolo della catarsi, per cui l'uomo, dal tormento della passione, attraverso il canto, si eleva alle sublimi vette dell'Essere, appagando, nell'attesa del "Paradiso", la sua sete di Eternità.

Sono versi, questi di Leone, che, per ricchezza di immagini, fluidità di verso, musicalità profonda, meritano particolare attenzione. In essi i toni non sono mai eccessivi e si armonizzano con i temi: il dolore è contenuto e la passione d'amore è dominata da quel pudore che le impedisce di scadere nel patetico o nel volgare.

È il miracolo della Poesia che smorza le passioni, trasfigura i sentimenti, sublimandoli e, pertanto, immortalandoli.

Angela Pennisi

 

 


 

L'autore dopo la perdita del suo amore, avvenuta prematuramente e repentinamente il 27 giugno 1991, si scopre poeta ed inizia la sua attività assopita, esce dal suo guscio, dal suo torpore.

Ispirato dal cuore e dal dolore inizia il suo ciclo di poesie d'amore. Intraprende così il cammino a ritroso di un dramma d'amore vissuto col cuore. Un romantico viaggio di sogni e di sospiri nel regno di un vero amore grande.

Il lamento non è nenia ma un canto d'amore bagnato dal dolore. Il lettore s'incontra e si confronta con una concezione poetica rappresentata come stasi nel rapporto tra cielo e terra, tra amore e dolore, tra presenza ed assenza.

Un rapporto di idealità e di sentimenti che vanno al di là della sepoltura, un rapporto di fede e di credo che potrà fondersi solo attraverso la religiosità e la speranza del paradiso.

L'amore concepito non come materia e solo sesso ma soprattutto come idealità che rinsalda lo spirito, come luce che inonda e purifica la materia per divenire musicalità di cosmica polifonia. Quindi estasi d'amore e di luce nel rapporto spirituale di anima e corpo.

Sono versi che pascolano liberi tra i ruderi del cuore.

È una storia d'amore cantata da un'anima in pena.

È il pianto di un ruscello che si fa fiume portando il dolore al mare senza consolarlo.

La testimonianza straziata dalla sorte nell'impossibilità di svegliare la morte.

 

 


 

 

 

Questi versi

a mia moglie

Giorgio Mariastella

a sua memoria e gloria

con un amore

lungo oltre la tomba

 

 

 


 

 

 

 

STELLA spenta dall'aurora

ritorna a brillare

nel mio cuore

 

"C'era una volta"

era l'inizio di ogni favoa

"C'era una volta"

è la fine della nostra favola

 

Dopo la realtà

la favola continua…

nel sogno di giorni

senza sole

 

La mia alba

è il tramonto

che muore e risorge

ogni giorno

 

 


 

IO, CANTORE D'AMORE

Io, cantore d'amore

il dolore io canto

per colmare il vuoto

della mia conchiglia

 

Il cuore

scorticato da serpi

aspetta l'aratro

per essere solcato

dall'immenso alito

che ritorna e passa

accanto a mille arpie

travolte dal mare in bufera

 

Versi perduti

sono i miei passi

nell'incantesimo dell'infinito

 

Alberi scheletriti

da castelli in fiamme

in culle di vagiti

all'ombra del mio fiore

raccolto da mani di gelo


ARPEGGIANDO VADO

Arpeggiando vado

a sognare cuori struggenti

di cieli inanellati di stelle

 

Parole di suoni e canti

spezzano tristezze

in orizzonti crepuscolari

 

Batte il grido

che io vivo

alla maniglia del tempo

fermo a meditare

 

Col cuore a pezzi

ho costruito la mia croce

d'eterno cipresso d'amore

 

Dare tempo al tempo

Speranza alla speranza

Fiato al cuore

è la chimera della vita

 

La cicala m'ha rubato il canto

l'alba il sogno

 


 

DISPERDO LA MIA VITA

Disperdo i miei versi

tra rami e foglie gialle

in lacrime di sospiri

nella più sfrenata fantasticheria

in sogni perduti e spenti

in tramonti di pappagalli

come colomba di pace che vola

e non ritorna alla sua arca

 

Butto nel pensiero

le mie ossa

affumicate di croci

 

La palude mi circonda

in un dialogo

a una sola voce

 

Io non posso morire

perché sono morto

Sono eterno

dolore d'amore

vulnerabile di cuore

 

Disperdo la mia vita

tra nuvole di spine

 


 

NELL'ATTESA DELL'ETERNITÀ

Ritorna il ricordo del passato

 

Ora solo nei sogni

potrò incontrare i tuoi occhi

e baciare le tue labbra

dal sorriso di cielo stellato

 

Mani nelle mani

Occhi negli occhi

Cuore su cuore

sarà il ritorno

dell'ultimo cammino

tra le macerie dell'amore

 

E il dolore si scioglierà

in dolce lamento di gloria

nell'attesa dell'eternità

 


 

MONUMENTO D'AMORE

Nel cielo rosso di vapori

oltre il mare dei sogni

oltre i monti dei desideri

oltre l'azzurro sospiro

al di là del tempo

al di là dello spazio

ci sei tu sola

candida e maestosa

solenne e pallida

monumento d'amore

statua di dea

divinità di Paradiso


 

Sono tornato da te

davanti la tua tomba

a riprendere i nostri sogni