I Poeti del Faro
Circolo Socio-Culturale
"Il Faro" - Riposto
ã Proprietà letteraria riservata all’Autore
Prefazione Si deve alla sensibilità dei Soci fondatori di questo sodalizio, abitanti di una cittadina di mare, l’aver scelto questo nome, Il Faro, ricco di simbologia per l’uomo in generale, ma soprattutto per il poeta che delle metafore si serve per esprimere il proprio mondo interiore. L’idea di questa antologia si è imposta in maniera quasi impellente avendo notato che ad ogni edizione del concorso Premio Internazionale di Poesia "Il Faro d’Argento", ci pervenivano molti componimenti il cui tema era il faro o perlomeno, il faro, meta dei naviganti, veniva espressamente preso quale simbolo-guida del poeta nel caos che la quotidianità ci propina. La proposta di un’antologia a tema è stata ben accolta; il faro è tornato ad essere ora il maestoso compagno solitario del poeta che attende la realizzazione di un suo desiderio irrangiungible forse anche metafisico, ora la personificazione dei propri sentimenti e delle proprie angosce. E questo oggetto, oltre che salvifico, affascinante, è metafora di luce che guida il nostro cammino, o ci riporta a ritroso, ai ricordi del passato e della fanciullezza, facendoci rivivere, in una spiaggia dimenticata, la felicità d’un tempo che mai più ritornerà o di un amore lontano. Ora associato all’aquila, anch’essa metafora di alti ideali, il faro diventa il nido di quest’uccello... In alcuni poemi ancora il faro è simbolo di Dio, che con la sua luce guida la vita dell’uomo, oppure fiamma alimentata la Lui per vegliare sul "nauta" che sta attraversando "la notte oscura", o anche luce che tutto trasforma in una sinfonia. Infine, il faro, ricco di simbologia viene identificato con l’omonima rivista, edita dalla nostra Associazione, che, senza grandi ambizioni, parte da questa cittadina catanese per raggiungere tanti poeti italiani e stranieri e farli conoscere e comunicare tra di loro. Grazie a tutti i partecipanti, che da Trieste a Genova, sino alla Sicilia, hanno risposto positivamente all’iniziativa. Siamo spiacenti se alcuni componimenti non sono stati inseriti nell’antologia. Per questo i poeti non ce ne vogliano. La selezione è sempre discriminante e lacerante. Ci auguriamo che almeno l’amicizia resti salva e che non manchi l’occasione per una futura collaborazione. Si ricorda infine che, come si era detto nel bando, le liriche sono state inserite seguendo l’ordine alfabetico degli autori. Salvatore Statello
Aspettando al faro Sono sempre in attesa sulla spiaggia: verrà quella nave che tante volte ho sognato e da sempre sto aspettando? Affronto ogni giorno uomini e vicende, ma quando mi ritrovo con me stesso sono in attesa all’identica spiaggia: il faro vigila e aspetta con me... Forse la nave mai approderà qui, lo so, eppure Alcunché bisogna attendere! Ed intanto ogni giorno viene sera e ormai s’appressa l’imbarco finale: nell’ansia va smarrendosi lo spirito, prega che dentro una speranza brilli qual faro per mirare l’iperborea regione dove l’uom che sopraggiunge si placa nella pace senza limiti e nella luce dell’eterno vero ... Fausto Balestrini (Brescia)
Fausto Balestrini è nato a Sale Marasino (BS) e vive a Brescia. Fra i premi conseguiti: Primo Premio per la saggistica "Duomo di Salerno" 1989; Primo Premio per la Poesia "Duomo di Orvieto" 1990; "Palme d’Honneur" per la Poesia a Parigi 1992. Ha pubblicato libri si saggistica e di storia.
Pensieri del faro Nel mare, con le onde, scorrono i miei crucci; nel cielo, coi gabbiani, volano i miei sogni ... Gabbiani Sferruzzano i gabbiani nella gloria del tramonto; s’inebriano al sole e al vento, radenti sull’acqua, sul molo, sulle barche fluttuanti. L’alba è remota, il mare spegne l’ultimo scampolo del giorno... L’alba è remota, il mare spegne l’ultimo scampolo del giorno ... le mie grida di luce romperanno il nero guscio del buio. Una barca Seduto nell’acqua alta onde con le creste incanutite nascono dalle nuvole onde i fianchi mi sfiorano ore scandite dal mare in bonaccia in burrasca vele si spiegano al vento una barca scivola al buio pescatori bevono le mie lame di luce. Mareggiata Il bacio salmastro del mare all’alba mi spegne. In alto, un gabbiano sventaglia l’azzurro; una nuvola si stiracchia nel suo abito rosa. In basso, un banco di alici mi solletica i piedi... E pensare che stanotte l’acqua e il vento minacciosi quasi volevano spazzarmi via! Conchiglie Conchiglie naufragano tra le mie pieghe, e allora? Passeranno il giorno con me, e poi la notte, e ancora un altro giorno ... fino a diventare carne della mia carne. Finalmente! Al vociare dei gabbiani posso finalmente riposare. Pino Bevilacqua (Piazza Armerina - Enna)
Come un lume Sfiora quasi il cielo il faro grigio cenere alla base biancazzurro in cima rosso fuoco al tramonto livido durante la tempesta adagiato paziente sulla roccia ostello dei granchi infreddoliti madìa di conchiglie naufragate solitario del giorno popolato di notte da Tritòni e Sirene che segnano la via ai marinai di passaggio. Quasi tocca le viscere del mare il faro che si nutre di alghe che beve acqua salmastra che canta coi gabbiani che saluta i pescatori o li aiuta a raccogliere le reti che s’adorna di corallo che gioca coi delfini nelle praterie marine che parla coi dispersi per distrarli dal pensiero della casa. Non si lamenta il faro del suo stare sempre in acqua del suo stare sempre fermo del suo stare sempre sveglio la notte come un lume bene acceso sul volto del mare per guardarlo e tenergli compagnia. Pino Bevilacqua (Piazza Armerina - Enna)Pino Bevilacqua lavora e vive a Piazza Armerina, in Sicilia, dove è nato nel 1949. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Convito di ninfe (Il Lunario 1996); Erba e pietre (Il Lunario 1998). Inoltre, ha partecipato alla realizzazione di plaquettes in collaborazione con artisti visivi e s’interessa, a scopo divulgativo, di tematiche ambientali.
Luce del passato In questa vita in tempesta mi sento come un naufrago. Cerco di non annegare nel mare delle mie emozioni violente e contraddittorie di un amore lungo una vita. Il dolore si abbatte su me come onda potente trascinandomi sul fondo, mentre le forze mi abbandonano... Non è più il tempo delle lotte... All’improvviso dal passato riaffiora un ricordo lontanissimo ed io, come nave che cerca il faro, nel buio della notte tempestosa, cerco nel profondo della memoria la luce di quel ricordo lontano per lasciarmi guidare in quella spiaggia dimenticata, dove mi sentirò al sicuro dall’angoscia e dalla paura di questo amore violento come le onde del mare in tempesta. Maria Carmisciano (Caltanissetta)Maria Carmisciano è nata nel 1974 a Caltanissetta, dove risiede. Con le sue poesie è presente in diverse riviste e antologie e nell’Enciclopedia dei Poeti Siciliani. Collabora a Logos. Nel 1998 è stato pubblicato il suo primo racconto.
Il faro La solitudine d’un faro ha per compagno solo il rumore de l’onda e riposa s’uno zoccolo annegato nel blu del mare. Rocciose coste scoscese s’adagiano su rive sabbiose, anse da gl’inquietanti riflessi, selvagge e solitarie a fronte di melanconici isolotti verdeggianti che si specchiano nell’acqua cristallina e nudi frangenti attorniati da schiuma. Il cielo della notte che tutto avvolge è solcato dal ritmico andare d’un raggio che la solitudine del faro lancia, quasi un grido d’aiuto. Arianna De Corti (Padova)Arianna De Corti è nata a Trieste e vive a Padova. Laureata in Scienze Naturali, insegnante in pensione, si dedica alla scrittura, alla musica e alla pittura. Numerosi sono i premi conferitele. Le sue poesie sono pubblicate in varie antologie, anche straniere.
Ignoto miraggio Ti rispecchierai nell’abisso del profondo scivolerai su remote onde lentamente sfiorato repentinamente travolto da guizzi di inebriato pensiero naufragato in una notte infinita. Tra velate brume in lente dissolvenze, tra brune scogliere danzanti tra l’acqua, il tuo sguardo leverai, impavido nocchiero. Lontano, in argentea solitudine palpita notturno raggio, tremolio di peregrino sogno sospirato, inseguito, svanito. Cuore indomito, avvezzo ai silenzi degli abissi e al canto arcano delle sirene, nell’oblio della notte nera e senza tempo per te, ignoto miraggio, agognato faro, la rotta disvelerà e il buio lento nella notte dissolverà. Consolata Di Bartolo (Catania)Consolata Di Bartolo è nata a Gela (CL) e vive a Catania. Laureata in Lettere, è docente di Materie Letterarie nella Scuola Media. Ha partecipato a concorsi nazionali e internazionali di poesia, ottenendo lusinghieri riconoscimenti, tra cui: Premio Internazionale di Poesia "Katana" (1992) e Premio Internazionale di Poesia "Il Faro d’Argento" (1994 e 1996).
Cadenze di luce Al sole divino di questa sera, arriva a coprire i monti, riparo muse orfane e idee viandanti. Sotto al silenzio delle foglie medito le loro pieghe la presenza del divenire. Mi attirano cadenze di mare incontra le coste, dietro buccia d’arancia spigoli d’archeologie antiche scogli che si consumano accanto ad ali di gabbiano. Qui arriva il pensiero, il faro deterge crea, calamita le parole quando il mare ha i brividi veloce brezza che corre sotto le porte gonfia le tende l’orizzonte di vetro s’illumina della sua luce la filosofia d’ogni cosa. Roberto Garbarino (Genova)
Il faro La lattiginosa schiuma di un’onda risucchia verso remoti frangiflutti la mai ostinata tristezza. Si schianta e si disperde in rivoli chiaccherini anzi gioiosi (come è possibile?) quell’ansia torbida che mi trattiene sempre in bilico sul bagnasciuga. Sento che posso fidarmi e non so di che cosa: esito per il timore di restare ancora delusa ma balugina lontano un faro palpitante che irresistibilmente mi attira. Vittoria Gigante (Messina)Vittoria Gigante vive e opera a Messina. Tra le sue opere: La sardana della solitudine, Gastaldi, 1967; Il fiore del silenzio, Carbone, 1989; Storia di Lia, Carbone, 1990, Sapevo una storia, Akron, 1991; Pièces giovanili, Carbone, 1992; I poeti dell’estasi, Akron, 1992; Vespero, Il Gabbiano, 1998.
Vola ... Vola il gabbiano intimorito dalla tempesta che sta per arrivare; teme di morire, di sprofondare nell’abisso di ciò che lo fa vivere. Quando crede che l’ultimo suo istante sia ormai giunto, irradia il suo volto una grande luce, proveniente da un Faro magico e mirabile, edificato da un insieme di piume. Non è più solo ci sono i suoi simili che lo circondano che gli danno conforto. Per mezzo della luce da loro alimentata, riesce a superare le intemperie, approdando nel grande lido. Orazio Giubrone (Messina)
L’aquila e il faro O dimmi chi sei tu, dell’aria degna figlia che vaghi per il cielo con grande meraviglia dell’uomo che dal monte ti vede levar su. Di’, forse ti rammenti del mondo ai primi albori, quando spaziavi libera su quei territori che sono ormai invasi da umani insediamenti. Ricordi, sovrastavi regina il piano intero, librandoti nell’aria col capo sempre fiero e digradando un poco a valle ti portavi. Ora da assai più alti, irraggiunti picchi, il volo innalzandoti nell’azzurro spicchi e più non vai in basso temendo umani assalti. Tu cerchi un riparo dove stare tranquilla, te l’offre una torre la cui cima brilla: su altissimo scoglio un solitario faro. Ti piace qui restar con quest’amica luce, che non t’infastidisce perché sai che conduce all’agognata meta chi è pellegrino in mar. Al faro voli intorno, collabori con esso, attiri l’attenzione di chi è lontan e spesso potrebbe non vederlo e non far più ritorno. O aquila reale, sorridi finalmente: dopo tanto soffrire il cielo ti fu clemente d’un luminoso nido, rifugio ideale. Franca Indelicato (Riposto)Franca Indelicato ha scritto poesie sin da piccola. Ha pubblicato le sue prime opere sulla rivista edita dal Collegio Santonoceto di Acireale. Ha partecipato ad alcuni concorsi di poesia, riportando lusinghieri riconoscimenti.
Faru Fasciu di luci chi propriu all’improvvisu si para davanti a tia senza aspittatu e ti fa luci ‘nta lu scuru unni prima avievi allongu caminatu. Si ti trovi ‘nta na timpesta miezzu di lu mari e la to vita è tinuta sulu pi nu filu, fatti curaggiu, picchì si in luntanaza ni vidi unu viddi lampiari lu pottu è vicinu, e ti poi sabbari. Si comu Polifemu ti lu chianti ‘nta lu frunti t’accumpagna pi la vita comu l’umbra, ti apri l’intellettu a lu sapiri e a lu biviu la strata giusta c’he pigghiari. Faru è luci, rifugiu, scienza, spiranza. Perciò, quali autru beddu nomu si putia truvari pi ndutari sta rivista culturali? Pina Irrera (Messina)Si ringrazia la poetessa Pina Irrerea che ha voluto fare riferimento alla rivista edita dal Circolo Socio-Culturale "Il Faro".
Sunnu, quasi, tutti santi Soffia u ventu comu nu liuni u mari sumigghi’a nnu sabbaggiu cavadduni sti quattru lameri rugginiti scricchiulìunu sutta a muntagni d’acqua chi firiunu. Sunnu mumenti chi cu va pi mmari prima o poi iavi a fruntiggiari e non sempri ci basta la valìa si a futtuna u lassa a menza a via. Intantu supra stu brazzu i mari senza nenti chi separa l’America du vecchiu cuntinenti aranca piniannu stu vecchiu caruzzuni caricu di viti, rinunci e tabaccu pi muzzuni. Sunnu tutti dda cu ll’occhi i fora vaddanu avanti, luntanu, drittu, di prora a ogni coppu i mari sentunu cchiù mali si lliccunu i labbra chi sannu di sali. Ma nuddu s’abbandona di vaddari mancu u secunnu, u tempu pi pisciari diciunu i stiddi ommai non po’ taddari i lampi i San Vincenzu s’ann’a mustrari. Nto mmumentu ca prua suvrasta a crista i ll’onda tanti occhi gridunu cu vuci chi ridonda "A vitti! A vitti! A vitti! A vitti a vitti nu mumentu i prua dritti". Dopu n’autru pocu i scutimenti fra rulli, beccheggi e sbattimenti la luci di lu faru si mustra tutta vess’a to casa sicura curri a rutta. A vista di na matri chi t’abbrazza e strincennuti ti duna sicurezza chisti su i fari pi tutti i tribbulanti fannu miraculi, sunnu ... quasi ... tutti santi! Luigi La Cono (Messina)
Notte d’estate Pallida luna illumini la spiaggia con il tuo chiaror. Immenso mare meritato riposo come il guerriero stanco. Magico incontro di due innamorati baci salati, timide carezze sempre più appassionate. Misteriosa come quel faro che appare in lontananza con i suoi tesori e i suoi segreti. Dall’immensità luna spiona nel tuo muto silenzio affascinata sei. Antonietta Mastroianni (Lamezia Terme - CZ)
Ad Angela Maria "Volle, sempre volle... " e vuole anche per altri. A nove anni cieca divenisti e ti si prospettaron giorni tristi ma la tua fede s’accese alla speranza, studiasti con pazienza e costanza. Laurea, matrimonio, due figlie sane: le tue preghiere non sono state vane. Geografia, storia, italiano insegni a giovani sbandati senza disegni, in una scuola dai tanti mestieri, tocchi pure problemi gravi e seri. Periferia ..., vizi, malaffare ... vite da riscattare, da rifare. Tempo al tempo i loro cuori saggi, li scuoti con tenacia e li incoraggi ché la vita è proprio da salvare, giorno per giorno da valorizzare. Per esser "pescatori" la lenza preparate mettendo buona esca, e ricordate ... con forza oculata mirate lontano ... ... c’è chi pesca prima e chi va più piano. Le tue testimonianze sono veritiere: studio, zelo, attenzione al "mestiere" affinché non passi sprecato ma sia intensamente realizzato. La volontà dia mano all’impegno puntate dritto, tracciatevi il "disegno" da perseguire con tutto il vostro "io" la mano certa ve la porgerà Dio. Per attraccare al porto è Lui il faro e di amore e di doni non è avaro. Wanda Melfa (Enna)Wanda Melfa è nata a Bengasi (Libia) da genitori ennesi. È sposa e madre e vive a Enna. Ha partecipato a diversi concorsi di poesia conseguendo buoni successi. Si ricordano i primi premi a: "Il Trovatore", "Padre Pio da Pietralcina", "Gaspare Cannata", "Trofeo delle nove province", "Tusculanum". Più volte è stata premiata al "Faro d’Argento".
Il faro Rifulgi come astro nella notte, segnando una vita dritta e sicura, sul vorticoso ribollir dell’onde che al navigante incutono paura. Occhio di fuoco e palpitante nel silenzio notturno a vigilare, speme, che cresce in fondo al cuore sei, a chi per mare alla ventura va. Fredda è la notte, spesse sono l’ombre che infondono terrore e insicurezza, ma chi ti scorge dal lontano orizzonte sa di trovar il rifugio e la salvezza! È l’occhio di Dio, sicuramente, che per il tuo mezzo sul nauta veglia, è certamente Lui che t’alimenta perché tu brilli nell’oscurità! Oh, qual faro gentil, io cerco indarno, perché, rischiari l’oscuro mio sentiero, perch’io ritrovi la luce del vero, in quel temuto e fatidico giorno! Lucia Ortica (Giarre - CT)
Il faro Tu eri qual faro dai raggi splendenti che rischiarava l’intera vita mia; serena me ne andavo in quella scia, senza ambasce e senza patimenti ed ogni passo mio era sicuro lungi dal presagir losco futuro! Ma la tempesta s’imbatté d’un tratto sopra la barca mia, in una sera, sparì la bonaccia e giunse la bufera, strappò la vela e l’albero fu fratto; a stento mi salvai da mezzo all’onde scrutando la terra lontana all’orizzonte! Non sorge, ormai, più dì è sempre sera, non c’è più luce sul mio cammino che si snoda senza, alcun, vicino, è sempre inverno, non torna primavera, perché, quel faro mio chiaro e sicuro più non rischiara il breve mio futuro! Scrutando vo nel cielo qualche scia per rubare in prestito una face perch’io ritrovi, al fine, quella pace che concluda l’oscura vita mia; ma, crudele è il destino ad oltranza e inappagata riman la mia speranza! Lucia Ortica (Giarre - CT)
La luce del faro cercar dovrai Le tempeste nella vita s’alternano al sereno; tra l’une e l’altro: l’arcobaleno. Quando non hai via d’uscita, e per l’oscurità che tutto ammanta, la rotta seguir non puoi e tutto nero ti appar, se vuoi giunger salvo in porto e la tormenta domar, la luce del faro cercar dovrai. Il suo raggio la via rischiarerà e ver la meta ti sospingerà. Animo e corpo all’unisono avrai. Saldo il timone la tua vita man terrà. Franca e sicura la guida diverrà. Ippolito Paganelli (Como)
Quella bianca luce Il Faro con la sua bianca luce che a tratti oscurar fa la luna volge il suo lampeggiar verso la città tutta illuminata. Sembra che le stelle siano ancor più luminose e dall’eterea porta del cielo il Signore ci guarda. Dalla mia finestra vedo il suo chiarore, mentre i ricordi della mia fanciullezza ritornano vividi nel mio cuore in questa silente notte e l’ombra della gelida morte che il cuore talvolta opprime la mia vecchiezza lascia in me uno stupore per tanta bellezza e dimenticar fa tutti i miei affanni. La notte senza vento fa di questa notturna lampada nel suo specchiar sul mare l’antica onnipossente argentea luce che al navigante aiuta nel suo ritorno. Adriana Sustersich (Trieste)
La stella intermittente Topazio lucente sopra una colonna fa eco al temporale danzante, sul mare di Trieste; nelle sue notti blu e violette, bassorilievi di gabbiani brillano come zollette di zucchero, ricamando i cieli. Piccola barca grande un po’ più di una foglia, silente sguscia, sull’acqua nera; dove le stelle sembrano nascere: e non, riflettere. Genti diverse ribollono cupe nemmeno fossero mosto sotto l’Universo, dove il Faro di Barcola illumina e trasforma gesta, memorie di conflitti, in unico canto: adriatica sinfonia che si raccoglie, nelle case. Fuori, due gocce di luce scivolano, dagli occhi di un capriolo: addormentato dietro la Pescheria. Manlio Visentini (Trieste)Classe 1951, vive e lavora a Trieste. Poeta e scrittore, anche dialettale, pittore grafico, fotografo. Ha vinto consecutivamente nel 1997 tre primi premi nazionali di Poesia presso la Galleria Alba di Ferrara. Sue poesie sono pubblicate da ESPERIENZA di Roma, CULTURA VIVA di Trieste, TUTTOMONTAGNA di Tolmezzo, L’IDEA di Trieste. I quotidiani triestini: Il Pomeridiano e Il Piccolo, pubblicano saggi e poesie in dialetto. Nel 1998 ha ricevuto il 3° premio nazionale LAURENTUM, a Roma. La poesia Lady Di. è custodita da S.A.R. Carlo, Principe del Galles. |