Shiro Murano
(Adattamento e traduzione dall’inglese a cura di Graziella Carota)
Fra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, una vera rivoluzione ebbe luogo nel campo della poesia, dove il verso libero si affermò definitivamente. Nel suo libro Gendai Shishu (Raccolta di Poesie giapponesi moderne), Shiro Murano dice a tale proposito: “La rivoluzione che portò all’affermazione del verso libero colloquiale non fu semplicemente ribellione o resistenza verso le tradizionali forme poetiche. Si sentiva il bisogno d’un nuovo genere di poesia. Secondo alcuni questa rivoluzione sarebbe un segno del movimento poetico per la democrazia. Altri vedono in essa la manifestazione del naturalismo che si stava diffondendo in quel periodo in Giappone. Ma il motivo più diretto ed essenziale fu la nuova scoperta dell’estetismo in poesia, adattato alla realtà e ai tempi. (…) Per esprimere questa nuova realtà poetica, agli elementi musicali della poesia tradizionale si sostituirono immagini visive. Nuove riviste e sperimentazioni si concentrarono sull’uso di una linguaggio più naturale. Intorno al 1908 sorse un movimento sull’uso del verso libero naturale, influenzato dalla poesia di Rimbaud, Baudelaire, Whitman. Fiorì anche un gruppo di poeti del popolo e fu creata una scuola di umanesimo”. …La scuola poetica francese influenzò il movimento surrealista giapponese, sorto nel 1925, l’anno della pubblicazione del libro Gekkano Ychgun (Gruppo al chiaro di luna), che conteneva opere di settanta poeti francesi contemporanei, fra cui Cocteau, Apollinaire, Jammes e Jacob. Alla scuola moderna appartiene Shiro Murano (1901/1975). …Shiro Murano pubblicò il suo primo libro di poesie nel 1926. Precedentemente aveva scritto haiku. Oggi è uno dei più grandi poeti giapponesi, nonché critico e intellettuale. Insieme a Yoshiaki Sasazwa (1898), introdusse il Newe Sachlichkeit dalla Germania in Giappone. Particolarmente ammirato dalla generazione dei giovani, è un elemento di connessione fra Sakutaro Hagiwara (uno dei principali responsabili della diffusione del verso libero in Giappone e dell’uso della lingua comune al posto della dizione arcaica della letteratura classica) e la nuova generazione di poeti. Particolarmente degne di nota sono le sue poesie sulla ginnastica del 1939. Le sue riflessioni sul buddismo conferiscono un tono fortemente filosofico alle sue opere. …Murano conclude la sua breve storia sulla poesia giapponese moderna in Gendai Shishu dicendo: “Così la poesia giapponese, che dal 1882 ha sperimentato tanti cambiamenti, è oggi in un rapporto di stretta interrelazione con poesia dei vari paesi del mondo. Ha acquisito una internazionalità ed una vasta gamma di temi e soggetti comuni a tutti gli altri. Ma la mentalità e la forma della poesia moderna è una preziosa eredità dei poeti precedenti, risalenti almeno al periodo Meiyi. Ed è la tradizione della lingua giapponese, “ripulita” dai predecessori”. |
Benché la direzione del mare chiamato Solomon
sia sconosciuta
il corpo che lì fu sommerso
dorme nel suolo di Musashino.
Questa civiltà per me impossibile da comprendere
è estremamente difficile da sopportare.
Son venuto, comunque,
su un treno elettrico dipinto,
leggendo Camus durante il tragitto.
Fra foglie essiccate spuntano le violette,
dal colore viola.
Sulle rocce frutti di rose selvatiche
giacciono, scuriti, come gocce d’acqua condensata.
Oh, eterno è un ventre trasparente.
Ossa, natura,
sono essi soli i suoi escrementi?
Dappertutto la grande escrezione di primavera.
E tuttavia, nel suo interno,
non digerita, l’incertezza dell’essere umano.
Per la salvezza di una madre avvizzita
io
a lungo prego.
Cavallo!
Grande primitivo nudo
con azzurri organi dentro!
Spesso
è scivolato sul lucido marmo artificiale
con i denti fuori, si è guardato attorno,
ma non c’era nessuno.
Povero spirito che odora di naturalezza
errante in un paese particolare.
Qui
è un inferno trasparente
dove tutto evapora.
Anche la morte
e oltre la morte,
perfino il mito.
Il cavallo
ha riconosciuto un mistico segno
in un angolo della strana città -
l’eterna trasmigrazione della sua razza
l’intenso, rosso Pegaso.
Nel tuo grande petto
rimbalzano gaiamente i nostri canti.
Ma quando viene la notte
non c’è posto per me.
Non hai letto di ramoscelli perché io possa giacere.
Soffro per questo.
Dormirò nella notte di una terra di zanne e artigli.
Ha il colore del latte il tuo petto caldo,
ma quando stramazzo al suolo, colpito,
non mi avvolgi nel tuo tepore.
Non hai abbastanza forza per sostenere
nemmeno il peso di un così piccolo peccato.
Soffro per questo.
Cado e sulla terra gelata marcisco.
Di notte nella città
da migliaia di gente
il sangue sgorga con spruzzi violenti.
Confluisce nel canale
stagnante, torbido
dove il ponte sta sospeso.
Il ponte non va verso il futuro
né viene da un passato;
sta sospeso
dalla riva opposta a questa riva,
semplicemente.
Su una corrente morta
a legare insieme due notti.
Lassù, nel punto più alto, vengono
un uomo attempato e una giovane donna
e, senza mostrare intimità,
si stringono in un abbraccio, quasi per caso.