Nel mondo moderno del commercio globale, esistono ingestibili regole di mercato , tra sovrapproduzioni , contrazioni della domanda ,e prodotti che vendono di più o di meno ,la Fiat da tempo è certamente in crisi ,compressa tra una concorrenza gigantesca , che oltre che l' arretramento sui mercati internazionali gli ha fatto progressivamente perdere anche punti su quello nazionale ove la sua presenza era più forte .
C' è poi sicuramente a livello mondiale una contrazione della domanda che penalizzza i marchi più deboli come immagine e scelte di prodotto ,ma sono le conseguenze normali anche se tragiche dell ' economia ,mutevole e in grado, se non si pongono correttivi ,di polverizzare risorse enormi e adirittura cambiare pericolosamente scenari sociali .
( negli anni 30 Mussolini per arginare le turbolenze del mercato dovute alla crisi del 29 ,ed assicurare al paese uno sviluppo industriale fondò l' IRI , la cui creazione , nonostante le sciagure del secondo conflitto mondiale, consentì al paese che aveva aquisito la cultura e la conoscenza del produrre di risollevarsi , e in breve risalire la china attestando la nazione tra i primi paesi industrializzati del pianeta .)
Oggi in questo clima imperante della" religione neoliberista ", ove i comparti produttivi vanno lasciati nella darviniana e casuale variabile di vita o morte senza interventi dello stato , nella errata teoria che il mercato lasciato libero si regoli da sè , apre prospettive drammatiche per il nostro paese che possono mutarne il volto sia dal punto di vista sociale , che da quello produttivo scollando definivamente l' Italia dal livello alto dei paesi industrializzati per farlo scendere in quello di un terziario minore , neanche avanzato .
Rifondazione comunista sensatamente sostenendo come la Fiat negli anni ,con le varie casse integrazioni ,abbia polverizzato in interventi l' enorme cifra di oltre 250mila miliardi delle vecchie lire, e che quindi a fronte di tali somme versate dai contribuenti l' azienda non è solo fatto privato della famiglia Agnelli ma anche patrimonio collettivo ,afferma che lo Stato ,onde evitare il disastro, dovrebbe procedere celermente alla nazionalizzazione della stessa .
L' idea se pur condivisibile ,anche se evoca i fantasmi degli sprechi dell ' economia pubblica stile 1a repubblica ,verte su una tesi che avrà scarso effetto in questo clima , e forse troverà pochi consensi anche nel centro sinistra ormai anch' esso votato al liberismo.
Ma nulla toglie al fatto che è difficilissimo governare i processi economici in piena globalizzazione,.. fenomeni che accentuati dall ' uscita di scena degli stati nazionali ,come regolatori del mercato ,stà causando una crisi dagli aspetti devastanti , non solo nel settore automobilistico .
L' attuale governo mostrando poca attenzione alle implicazioni pericolose che avrà il precipitare della situazione Fiat fino alla svendita alla General motors come ipotesi più ottimistica ,dichiara di non voler intervenire economicamente a sostegno dell ' impresa ,( anche se si profilano già esuberi e mobilità lunghe per 8000 persone )e men che mai procedere ad una.... "nazionalizzazione" , parola che oggi suona come una bestemmia .
(che però in Europa cita esempi importanti come quelli della Renault e della wolkswagen ove è forte la presenza di capitale pubblico,aziende che nonostante opzioni statali non paiono affatto in condizioni drammatiche )
La prospettiva è quindi ,lasciando precipitare l' ultima e la più grande industria italiana ,l' imboccare , per l' inconsistenza della classe dirigente, la strada del declassamento del paese non più capace di reggere scelte sulla sua direzione produttiva e sociale,favorendo lo scadimento dell ' Italia al rango di comparto accessorio a produzioni decise altrove e sottoposto al ricatto dei grandi gruppi .
La classe politica attuale ,superficiale e dalla memoria corta ha dimenticato come la crescita di credibilità dell ' Italia sul piano internazionale fu aquisita proprio dalle sue capacità produttive che negli anni 60 la videro alla pari con gli altri paesi europei ,sui settori della chimica ,della siderurgia ,della cantieristica ,degli eletttrodomestici e dell ' auto .Inoltre che tale processo indusse con le migrazioni interne la modernizzazione del tessuto sociale debellando la piaga dell 'analfabetismo rurale ,i braccianti urbanizzati trasformati in operai raggiunsero condizioni di vita impensabili solo che un decennio prima, la Fiat accompagnò queste conquiste e la seicento dventò un simbolo tangibile del benessere aquisito.L' operaio massa con le 150ore godette della scolarizzazzione di massa e negli anni 70 potè anche iscrivere figli all ' università statale .
Poi con gli anni 80 la marcia inversa dei 40 milacolletti bianchi Fiat gli attacchi alla scala mobile ,e con Bettino Craxi si cominciò a parlare di postindustriale , iniziò il lento ma inesorabile declino che vide la fine e la svendita di interi settori di economia pubblica ,dalla siderurgia alla chimica fino ad aziende come l' Olivetti, che per certi versi erano state il fiore all ' occhiello di un settore che con l' avvento dei personal compiuter avrebbe potuto svilupparsi .
I media iniziarono un sistematico lavoro di demolizione del concetto di classe operaia intesa come anticaglia e specie in estinzione ..
Così dai due decenni più industrialisti della nostra storia ,il sistema invertì la rotta favorendo le rimozioni e le amnesie sul nostro passato , come sul fatto ad esempio che fino all ' inizio del secolo le imprese minerarie belghe, e francesi avessero molti diritti di sfruttamento sul nostro territorio, e quanto fosse drammatico il sottosviluppo che spinse 27milioni di italiani fino al 76 ad emigrare verso le americhe , in condizioni di miseria sfruttamento inverosimili ,.... spaghetti , macarroni , paisà , tani (da napoletani ), mafiosi ,erano i termini più diffusi che ci identificavano ,in ruoli sociali non distanti da quelli che subiscono oggi i nostri extracomunitari .
La ricostruzione postbellica ci diede dignità e finalmente cominciarono a chiamarci ........italiani.
Ma ci costò molto caro, anni di lotte e sacrifici inenarrabili per milioni di connazionali che se venivano dal sud erano classificati..... terroni .
Oggi all ' inzio del 21° secolo pare riaffiorino i fantasmi dell ' incertezzza e di un collasso produttivo economico e sociale annunciato dalle prospettive devastanti , nessuno pare comprendere l' impatto che avrà ad esempio la vendita della Fiat sul Piemonte e tutte le aziende dell ' indotto sparse per la nazione fino a Termini Imerese , quando colossi come la GM per ottimizzare costi e produzioni facendo man bassa di tecnologie e know ow sposteranno magari a in Germania ad esempio, se non più lontano, intere linee di montaggio .
Chi aquista in economia di mercato non lo fà per beneficenza ma per aumentare i profitti ..
Sarà interessante capire allora cosa racconteranno i politici italiani a masse sempre più ampie di gente scontenta precarizzata e senza futuro , che vedranno la Ferrari spostarsi da Maranello magari a Dusseldorf ......
paolo gastaldo 10-10-02
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