Guvano di Corniglia
Un luogo per sentire il Mediterraneo progetto di un parco a mare nelle Cinque Terre Liguria
1986 in collaborazione con Sonia Pisano e Giorgio Croce architetti.
 
Pianta del Guva di Corniglia Sonia Pisano Giogio Croce
Pianta del Guvano
(ex casello ferroviario
in disuso dagli anni 60)
Sonia Pisano Giorgio Croce
 

Nell’ambito delle attività del mio studio di allora, preoccupati che anche il Guvano di Corniglia ultima spiaggia naturale della Liguria diventasse preda della speculazione e del cemento come era avvenuto già su quasi tutto il litorale, dagli anni 50 fino ad allora, e per lanciare un messaggio volto alla conservazione del paesaggio delle Cinque Terre, testimonianza ultima di terra e mare, della Liguria più antica salvatasi dalla Rapallizzazione, decidemmo di proporre a Corniglia e agli abitanti del paese, una sorta di provocazione benevola, circa un improbabile progetto di sistemazione del Guvano, come metafora ed esempio di una strada se mai da seguire.
Già da tempo anche sul piano nazionale la distruzione delle coste era diventato un fatto endemico e dei circa 8000 km ne rimanevano intatti molto meno della metà, cementificazioni e abusivismo edilizio in poco meno di un ventennio distrussero il patrimonio paesaggistico, costiero a vantaggio di uno sviluppo edilizio di tipo turistico caotico ed irrispettoso delle peculiarità paesaggistiche che resero famoso nei secoli il nostro paese.
La latitanza dello Stato, delle Soprintendenze, l’assenza di Piani regolatori, la mancanza di controlli hanno causato un disastro epocale, di cui ne porteranno le conseguenze le generazioni a venire. Ultimo e recente esempio le polemiche insorte sulla vicinanza delle case abusive prossime alle vestigia Greche della Valle dei Templi di Agrigento e l’opposizione a demolirle, da parte degli abitanti e di forze politiche che cercano consensi su questi temi promettendo ad esempio la riduzione dei parchi, come contentino all’appetito dei palazzinari sempre in agguato
Il messaggio del Luogo per sentire il Mediterraneo era il poter realizzare progetti non tesi alla speculazione sulle aree ma ad una loro valorizzazione.

Caratteristica dell’idea

L’idea prese spunto da una documentazione fotografica, effettuata a Barcellona da Giorgio Croce sul Parco Guell e anche per l’ interesse e la conoscenza dello stesso, della Sonia Pisano che aveva trascorso tre anni a Barcellona.
Ideato sul finire dell’Ottocento dall’architetto Antonio Gaudì, la cui amicizia con il Conte Guell proprietario di quell’area, gli consentì di dare vita ad un progetto ambizioso che diede ampio spazio all’arte del grande artista.
Il parco Guell è infatti un capolavoro di artescenica del paesaggio, che stravolge la tradizione neoclassica e borghese del parco patrizio, rompe simmetrie e ordini, ricrea percorsi che si adeguano alla morfologia del terreno, utilizza la pietra locale per creare figure fantastiche e colonnati dalle forme irregolari, per poi inventare anche spazi più eletti del parco con figure e colonne rivestite delle maioliche spezzettate irregolarmente, tipiche dell’ artista catalano, già presenti nelle splendide case sulla ramblas,casa Battlò, il palaù della Musica e altre (un esempio di parco eclettico e surreale in Itala è quello di Bomarzo, dove i percorsi si snodano tra giganteschi e fantastici animali in pietra).

 
Immagini del parco Guell
 
Il nostro progetto
 
Progetto per il Guvano di Corniglia Progetto per il Guvano di Corniglia Progetto per il Guvano di Corniglia
 
Immagini di Corniglia
 

Senza porsi in alcun modo problemi di gestione politica o partitica della proposta e quindi di possibili finanziamenti fu pensato più come una performance estemporanea da viversi come una sorta di festa estiva a Corniglia, così nel luglio ‘86 presentammo una serie di tavole riguardanti l’idea e la sera proiettammo sui tetti e sui muri del paese una serie di diapositive che crearono uno spettacolo interessante di forme e di colori nella notte, una sorta di Happening appunto e un’ occasione per attirare l’attenzione sui temi dell’ambiente e la sua conservazione.
La manifestazione piacque ai turisti tedeschi e di Milano presenti a Corniglia quel giorno ed anche a parte degli abitanti del paese, ma non ottenne ovviamente alcun rilievo sulla stampa locale.
Il progetto voleva riinventarsi una sorta di insediamento greco, ricreando con la posa di colonne in pietra, attorno ad un piazzale, la magia del tempio di un luogo di culto antico ed ancestrale ove vivere le notti di luna e sentire il soffio del vento quando porta i profumi delle terre lontane che affacciano sul Mediterraneo, il tutto conservando la flora locale, basata sull’euforbia e inserendo ed esaltando ciò che maggiormente fa parte delle specie che si affacciano su questo mare, ricco di storia e di leggende. Poi vi era anche l’idea di inventare un approdo con spazi e servizi ricavati in nicchie scavando la collina col tetto vegetale e mimetizzati nel fronte in pietra già esistente delle opere ferroviarie, quindi sì ai servizi essenziali ma resi invisibili da una sapiente mimetizzazione paesaggistica, inoltre opere sommerse contro il diradamento dell’arenile.
Si individuava anche un piano di intervento per la conservazione delle opere di ingegneria ferroviaria sul lato mare, in via di progressivo sfaldamento, infatti l’ area del Guvano fu fino agli anni '50 in cui avvenne lo spostamento della ferrovia un casello ferroviario e le opere di consolidamento e difesa idrogeologica della valle risalenti alla fine dell’ Ottocento, cioè alla prima costruzione del tratto ferroviario che dopo l’Unità doveva collegare l’Italia erano di grande valore e costruite con rivestimenti in pietra locale atte a meglio inserirsi nel paesaggio. Quindi un’idea che oltre alla valorizzazione turistica, senza cementificazioni, mirasse alla conservazione delle opere esistenti onde scongiurare frane ed erosione, configurando un parco aperto a tutti nel quadro della valorizzazione delle Cinque Terre.
Di anni da quell’86 ne sono passati molti e le Cinque Terre da allora, oltre a diventare il più grande e qualificato richiamo turistico della Liguria e forse del nordovest dell’Italia settentrionale, sono oggi patrimonio dell’umanità sancito dall’ Unesco.
Sono diventate l’esempio proprio perché si sono da allora conservate e non sono avvenute cementificazioni selvagge, di come potrebbe essere uno sviluppo turistico sostenibile nel nostro paese se si attuasse la logica dell’abbattimento dei molti mostri edilizi che inquinano il paesaggio. Milioni di turisti visitano le Cinque Terre utilizzando il treno, che non inquina e non uccide come le autostrade, percorrendo gli straordinari sentieri che collegano i cinque paesi.
Giungono dalla Francia, dalla Germania, dagli Stati Uniti, dal Canada, dal Giappone per non considerare milanesi, romani , fiorentini, bolognesi , per vedere il santuario naturale che costituisce quel tratto di costa e ciò a beneficio dell’economia locale, che vende vini e gastronomie locali (a Varese Ligure con successo, ci si è orientati ad esempio sulle culture biologiche di qualità).
Quando i politici, che si dedicano a questa attività solo per guadagnarsi i trenta milioni al mese, da deputato, tra bonus e stipendi e l’unico interesse che hanno è quello di arricchirsi, si cimentano in discorsi tra sterili convegni per la valorizzazione turistica del nostro paese, (che possiede buona parte del patrimonio artistico mondiale ), lo fanno per non fare nulla, e in cambio di voti si venderebbero tutto: anche piazza S. Marco, gli Uffizi, e il Colosseo, il Sud ad esempio che potrebbe anch’esso vantare grandi e importanti santuari naturali è preda del disordine e dell' ingovernabilità.
Il Guvano, meno male, esiste ancora intatto ma la spiaggia con quella di Corniglia se la stà mangiando l’erosione marina. Il Guvano è stato dato in concessione ad un signore che fa pagare l’accesso alla spiaggia £.5000, dalla vecchia galleria ferroviaria, almeno non è stato costruito nulla, ma neppure vi è traccia di servizi igienici o di altro che possa preservare il crollo progressivo delle strutture in pietra delle ferrovie e i danni delle recenti piogge che hanno danneggiato i sentieri. L’occlusione degli antichi canali scolmatoi delle acque sono invasi da detriti e da rovi, aumenta il pericolo di frane, la spiaggia dall’86 si è ridotta di 15 metri.

 
Paolo Gastaldo
 
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