Nell’ambito delle attività
del mio studio di allora, preoccupati che anche il Guvano di
Corniglia ultima spiaggia
naturale della Liguria diventasse preda della speculazione e del cemento
come era avvenuto già su quasi tutto il litorale, dagli anni 50 fino ad
allora, e per lanciare un messaggio volto alla conservazione del
paesaggio delle Cinque Terre, testimonianza ultima di terra e mare,
della Liguria più antica salvatasi dalla Rapallizzazione,
decidemmo di proporre a Corniglia e agli abitanti del paese, una sorta
di provocazione benevola, circa un improbabile progetto di sistemazione
del Guvano, come metafora ed esempio di una strada se mai da
seguire.
Già da tempo anche sul piano
nazionale la distruzione delle coste era diventato un fatto endemico e
dei circa 8000 km ne
rimanevano intatti molto meno della metà, cementificazioni e abusivismo
edilizio in poco meno di un ventennio distrussero il patrimonio
paesaggistico, costiero a vantaggio di uno sviluppo edilizio di tipo
turistico caotico ed irrispettoso delle peculiarità paesaggistiche che
resero famoso nei secoli il nostro paese.
La latitanza dello Stato, delle Soprintendenze, l’assenza di Piani
regolatori, la mancanza di controlli hanno causato un disastro epocale,
di cui ne porteranno le conseguenze le generazioni a venire. Ultimo e
recente esempio le polemiche insorte sulla vicinanza delle case abusive
prossime alle vestigia Greche della Valle dei Templi di Agrigento
e l’opposizione a demolirle, da parte degli abitanti e di forze
politiche che cercano consensi su questi temi promettendo ad
esempio la riduzione dei parchi, come contentino all’appetito
dei palazzinari sempre in agguato
Il messaggio del Luogo per sentire il Mediterraneo era il poter realizzare progetti non tesi
alla speculazione sulle aree ma ad una loro valorizzazione.
Caratteristica dell’idea
L’idea
prese spunto da una documentazione fotografica, effettuata a Barcellona
da Giorgio Croce sul Parco Guell e anche per l’ interesse e la
conoscenza dello stesso, della Sonia Pisano che aveva trascorso tre anni a Barcellona.
Ideato
sul finire dell’Ottocento dall’architetto Antonio Gaudì, la cui
amicizia con il Conte Guell proprietario di quell’area, gli consentì
di dare vita ad un progetto ambizioso che diede ampio spazio all’arte
del grande artista. Il parco Guell è infatti un capolavoro di
artescenica del paesaggio, che stravolge la tradizione neoclassica e
borghese del parco patrizio, rompe simmetrie e ordini, ricrea percorsi
che si adeguano alla morfologia del terreno, utilizza la pietra locale
per creare figure fantastiche e colonnati dalle forme irregolari, per
poi inventare anche spazi più eletti del parco con figure e
colonne rivestite delle maioliche spezzettate irregolarmente, tipiche
dell’ artista catalano, già presenti nelle splendide case sulla
ramblas,casa Battlò, il palaù della Musica e altre (un esempio
di parco eclettico e surreale in Itala è quello di Bomarzo, dove i
percorsi si snodano tra giganteschi e fantastici animali in pietra).
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Senza
porsi in alcun modo problemi di gestione politica o partitica della
proposta e quindi di possibili finanziamenti fu pensato più come una
performance estemporanea da viversi come una sorta di festa estiva
a Corniglia, così nel luglio ‘86 presentammo una serie di tavole
riguardanti l’idea e la sera proiettammo sui tetti e sui muri del
paese una serie di diapositive che crearono uno spettacolo interessante
di forme e di colori nella notte, una sorta di Happening appunto e un’
occasione per attirare l’attenzione sui temi dell’ambiente e la sua
conservazione.
La manifestazione piacque ai turisti tedeschi e di Milano presenti a
Corniglia quel giorno ed anche a parte degli abitanti del paese, ma non
ottenne ovviamente alcun rilievo sulla stampa locale.
Il progetto voleva riinventarsi una sorta di insediamento greco, ricreando
con la posa di colonne in
pietra, attorno ad un piazzale, la magia del tempio di un luogo di culto
antico ed ancestrale ove vivere le notti di luna e sentire il soffio del
vento quando porta i profumi delle terre lontane che affacciano sul
Mediterraneo, il tutto conservando la flora locale, basata
sull’euforbia e
inserendo ed esaltando ciò che maggiormente fa parte delle specie che
si affacciano su questo mare, ricco di storia e di leggende. Poi vi era
anche l’idea di inventare un approdo con
spazi e servizi ricavati in
nicchie scavando la collina col tetto vegetale e mimetizzati nel fronte
in pietra già esistente delle opere ferroviarie, quindi sì ai servizi
essenziali ma resi invisibili da una sapiente mimetizzazione
paesaggistica, inoltre opere sommerse contro il diradamento
dell’arenile.
Si
individuava anche un piano di intervento per la conservazione delle
opere di ingegneria ferroviaria sul lato mare, in via di progressivo
sfaldamento, infatti l’ area del Guvano fu fino agli anni '50 in cui
avvenne lo spostamento della ferrovia un casello ferroviario e le opere
di consolidamento e difesa
idrogeologica della valle risalenti alla fine dell’ Ottocento, cioè
alla prima costruzione del tratto ferroviario che dopo l’Unità doveva
collegare l’Italia erano di grande valore e costruite con
rivestimenti in pietra locale atte a meglio inserirsi nel paesaggio.
Quindi un’idea che oltre
alla valorizzazione turistica, senza cementificazioni,
mirasse alla conservazione delle opere esistenti onde scongiurare frane
ed erosione, configurando un parco aperto a tutti nel quadro della
valorizzazione delle Cinque Terre.
Di
anni da quell’86 ne sono passati molti e le Cinque Terre da allora,
oltre a diventare il più grande e qualificato richiamo turistico della
Liguria e forse del nordovest dell’Italia settentrionale, sono oggi
patrimonio dell’umanità sancito dall’ Unesco.
Sono
diventate l’esempio proprio perché si sono da allora conservate e non
sono avvenute cementificazioni selvagge, di come potrebbe essere uno
sviluppo turistico sostenibile nel nostro paese se si attuasse la logica
dell’abbattimento dei molti mostri edilizi che inquinano il paesaggio.
Milioni di turisti visitano le Cinque Terre utilizzando il treno, che
non inquina e non uccide come le autostrade, percorrendo gli
straordinari sentieri che collegano i cinque paesi.
Giungono
dalla Francia, dalla Germania, dagli Stati Uniti, dal Canada, dal
Giappone per non considerare milanesi, romani , fiorentini, bolognesi ,
per vedere il santuario naturale che costituisce quel tratto di
costa e ciò a beneficio dell’economia locale, che vende vini e
gastronomie locali (a Varese Ligure con successo, ci si è orientati ad
esempio sulle culture biologiche
di qualità).
Quando
i politici, che si dedicano a questa attività solo per
guadagnarsi i trenta milioni
al mese, da deputato, tra bonus e stipendi e l’unico
interesse che hanno è quello di arricchirsi, si cimentano in
discorsi tra sterili convegni per la valorizzazione turistica del nostro
paese, (che possiede buona parte del patrimonio artistico mondiale ), lo
fanno per non fare nulla, e in cambio di voti si venderebbero tutto:
anche piazza S. Marco, gli Uffizi,
e il Colosseo, il
Sud ad esempio che potrebbe anch’esso vantare grandi e importanti
santuari naturali è preda del disordine e dell'
ingovernabilità.
Il
Guvano, meno male, esiste ancora intatto
ma la spiaggia con quella di Corniglia se la stà mangiando l’erosione marina.
Il Guvano è stato dato in concessione ad un signore
che fa pagare l’accesso alla spiaggia £.5000, dalla vecchia
galleria ferroviaria, almeno non è stato costruito nulla, ma neppure vi è
traccia di servizi igienici o di altro che possa preservare il crollo
progressivo delle strutture in pietra delle ferrovie e i danni delle
recenti piogge che hanno danneggiato i sentieri. L’occlusione degli antichi canali scolmatoi delle
acque sono invasi da detriti e da rovi, aumenta il pericolo di
frane, la spiaggia dall’86 si è ridotta di 15
metri.
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