Ho conosciuto
Riri Negri tramite i racconti entusiasti di mia figlia di 7 anni, che ha
frequentato un po’ la sua scuola di pittura, su un’idea che ha avuto
mia moglie insegnante e sempre attratta da iniziative didattiche nuove,
che venuta a conoscenza dell’officina ha
a mia insaputa ha deciso subito l’iscrizione di Francesca.
Poi
conoscendo Riri ho scoperto molte cose attinenti a ciò che intendo
raccontare in questo sito, cioè l’eguale appartenenza ad un ambiente
con la conoscenza di stesse persone e fatti che hanno, anche se distintamente, sfiorato le
nostre vite. Così ho avuto modo di scoprire che Riri Negri oltre ad
essere un’originale insegnante di disegno e pittura per bimbi è essa
stessa un’artista che ha conosciuto tutto l’ambiente della Genova
culturale e anni '70 che io ho cercato sommariamente di descrivere in
Piazza De Ferrari agli stessi orari.
La ricerca
artistica della Riri si pone infatti in quegli anni tra il '60 e il '70,
periodo che fu definito delle
avanguardie. Conobbe e fu in rapporti con Rocco Borella e Attilio
Carreri noti esponenti
dell’astratto geometrico a Genova, fu amica anche di Antonio Porcelli,
insegnante molto apprezzato del Liceo Artistico Paul Klee di Genova,
artista e instancabile sperimentatore dell arte povera.
Possono
ricordarsi di quel periodo sul piano nazionale autori dell’arte
povera come Fontana, Manzoni, Burri, Pistoletto, Merz, Boetti la
non arte il rifiuto del prodotto inteso come espressione
figurativa del racconto,
la rappresentazione avveniva
per frammenti recuperando oggetti, tagliando tele (Fontana ) o
bruciando sostanze plastiche (Burri). L’ immagine non era più da
intendersi come espressione di una carica spirituale o come risultato
esteticodi una ricerca
plastica, il modo per appropriarsi
della realtà, per testimoniare della nostra epoca era l’oggetto...
Attorno al '60
queste varie tendenze avevano rivelato un indirizzo
abbastanza preciso, nel senso che catturando
anche spazzature, lattine vuote, rottami di vecchie auto
arrugginite, la realtà veniva
descritta in tutta la sua interezza (negli USA la pop Art). Cesar
presentò come sculture le auto compresse,
in blocchi da una tonnellata, Cristo imballava letteralmente i
monumenti. Nello stesso periodo contigue
a queste tendenze appaiono sulla scena anche optical Art e
Cinetic Art.
L’arte della
Riri Negri si colloca nel grande alveo dell’eredità
dell’astrattismo e il suo bianco e nero ricorda la sperimentazione
fotografica di Moholy
Nagy e ci fa ripensare al clima
dadaista che permeò l’epoca
del Bauhaus e vide nei fotogrammi di Man Ray e i fotomontaggi di John
Heartfield attuare il più
radicale rovesciamento della tradizione fotografica precedente con la
nascita della fotografia astratta, i fotomontaggi e l’immagine fissata
nell’attimo del movimento.
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La Riri lavora
sull’essenza del bianco e nero nella sintesi
di forme irregolari, volute, spirali e tracciati prendono forma
su fondi rigorosamente neri, che sembra
riportarci a 2001 Odissea nello Spazio ai frammenti ai
suoni, ai fruscii, senza forma, allo scorrere dal vetro di un’
astronave del profilo irregolare
di galassie ancestrali o ai misteriosi tracciati di un
calcolatore elettronico in avaria.
Ama il suo
lavoro di insegnante, che svolge con passione cercando di infondere nei
bimbi che la seguono la gioia per
la manualità e la naturalità dell’espressione in un mondo
a suo dire troppo condizionato da protesi e mediazioni
tecnologiche che mirano a stravolgere oltre che l’ambiente anche la
nostra percezione umana in una dimensione troppo ricca di oggetti ma
povera di passioni e fantasia autentica.
Paolo Gastaldo
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