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Tra "avanguardia" e "Transavanguardia"
Non so per quale motivo ho trovato a me congeniale esprimermi con mezzi
tradizionali quali pennelli e pennini. So che ho sentito la necessità
del raccontare, utilizzando il disegno come una sorta di istantanea
raffigurante un'idea, una specie di blob non televisivo.
Talvolta anche involontariamente si finisce per muoversi in
alvei più grandi che ci spingono in una direzione rispetto
ad un'altra. Il ritorno alla figura e all'espressione intesa come
narrazione si è configurato in un modus che dopo gli anni
80 ha contraddistinto la generale tendenza che fu definita
transavanguardia indicando con questo termine un preciso stacco rispetto
al contesto precedente. Avanguardia è stata per tutto il 20° secolo
sinonimo di sperimentazione e ricerca in ogni campo della percezione, ma
tale impulso probabilmente non poteva sostituire il bisogno che ha
l'uomo di raccontare. Se era importante esprimersi con gli imballaggi di
Christò, o con i sacchi di plastica bruciati di Alberto Burri, e le
spazzature incollate e ridipinte su tela della Pop Art come frammenti
narranti e simboli della realtà, evidentemente questa sperimentazione
abbondantemente esplorata finiva per essere troppo ermetica e di
esaurirsi in se stessa. Transavangardia e postmodernismo in
architettura, sono le due facce di questa pausa di riflessione in
cui viene posta in discussione la modernità come concetto non soltanto
di progresso, ma anche di inquietante trasformazione del territorio e
dell'ambiente. Fu detto come il razionalismo in architettura,
International Style abbia unificato su i 5 continenti
nello squallore le periferie delle città moderne, sovrapponendosi col
concetto di funzionalità a nature e culture pre-esistenti sacrificate
in nome: di speculazione edilizia, dell'urgenza e della provvisorietà.
Si è scoperto dal contrasto stridente tra antichi centri storici e
periferie l'enorme differenza di qualità, tra il vivere e l'ambiente
costruito tra le città antiche e quelle nate sulla spinta
dell'industrializzazione. La crescita delle metropoli e degli ambienti
industriali ha contribuito a molti devastanti effetti sul territorio,
tra cui dissesto idrogeologico, inquinamento, e trasporti per lo più
basati su gomma. Era chiaro che alla fine del secolo del
progresso non poteva non esserci una riflessione in cui la
pittura ha visto il ritorno di mezzi tradizionali. Ma proprio perché
questo dibattito tra il chi siamo e il dove stiamo andando"
è ben lungi dall'essere concluso oggi resta importante più che la
collocazione, l'originalità e l'innovazione della tecnica usata, il
contenuto del messaggio che si vuol lasciare.
PAOLO GASTALDO
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