Emile Amèlineau

  Emile Amèlineau nel 1986 trasforma i suoi scavi in una caccia al tesoro. L'uomo,infatti, non è un archeologo, ma uno studioso di lingua copta al qualche manca totalmente ogni esperienza in materia di scavi; peggio ancora, egli è finanziato da mercanti di antichità che non hanno il minimo interesse per la ricerca scientifica bensi cercano solo pezzi da vendere al miglior offerente sul mercato antiquario. E' lui a dirigere i gruppi di contadini-scavatori. Possiede una concessione regolare per svolgere degli scavi ad Abydos, la città sacra al dio Osiris che ospita il grande tempio di Sethi I, il padre del famoso Ramses II. INiziati gli scavi in quella località si spinge sempre più ad ovest nel deserto sino ad incontrare Umm el Qaab.
Amèlineau scopre le tombe dei primi re dell'Egitto dinastico, i sovrani della I e II dinastia, che unificarono l'Egitto e ne fondarono le basi dello Stato, dell'arte e del pensiero. Con questa scoperta Amèlineau assicura il proprio nome alla storia dell'archeologia egizia ma al tempo stesso lo iscrive a lettere di fuoco sul libro nero della scienza. Per quattro anni Amèlineau non solo scava senza alcun criterio e rispetto, non prende alcun appunto sulla posizione dei ritrovamenti e non ne pubblica i resoconti, saccheggia selvaggiamente le tombe (egli ne aveva scoperte e contante ben sedici) ma, ancor peggio, quando trova reperti che hanno dei doppi, ne conserva alcuni esemplari distruggendo gli altri per aumentare il valore. A che può pensare che si tratti di esagerazioni dovute alle polemiche che seguirono gli scavi basta leggere le parole dello stesso Amèlineau che, senza vergogna alcuna, parlando dei vasi di pietra riferisce: "... quelli che erano rotti e che ho rotto in briciole ... " (relazione di scavo, "Fouilles"1987). E ancora, riferendosi alle giare che avevano conservato per cinquemila anni gli unguenti, Amèlineau si vanta che "le materie grasse bruciano per giorni interi, come ne ho fatto l'esperienza io stesso":
La devastazione finisce quando, soddisfatto della razzia e della distruzione perpretate e nella certezza di non aver lasciato nulla per gli archeologi che avessero scavato il sito successivamente, l'uomo abbandona gli scavi.
Amèlineau lascia un campo di rovine tanto devastato da far rischiare di perdere ogni possibilità di conoscere meglio i sovrani delle due dinastie. Eppure la prova dell'esistenza storica di questi faraoni era ben nota da tempo, dato che l'archeologo Quibell aveva scavato nel 1984 nel sito dell'antica Hyerakonpolis (vicino a Edfu) trovando importanti documenti con i nomi del re Selk, "Lo Scorpione" e di Narmer, di cui rinvenne la celebre "tavolozza" oggi al Museo del Cairo.
 

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