Mass
Casualty Plan is starting now……..
(Lashkargah
31 Gennaio 2008)
La voce dalla
radio, arriva secca
e precisa “…To all Falcons….. Mass
Casualty Plan is starting now…over…”, non è la prima volta
che sentiamo
questa comunicazione, ma la mente corre subito al significato in
termini di
feriti che questa comunicazione trasmette.
“ …a tutti i Falcon, il
piano massiccio
afflusso feriti è attivato....”, in
poco tempo, l’ospedale sarà pieno di feriti, persone bisognose
di cure, e si
dovranno fare delle scelte, inevitabili, a volte difficili, per poter
portare
assistenza al maggior numero di pazienti possibile.
Una bella giornata
di sole qui a
Lashkargah, anche se il freddo è pungente, la vita dell’ospedale
aveva
ricominciato a pulsare come ogni giorno alle otto di mattina, con il
briefing della mattina, il medico afgano
che era stato
“on call”, fa un report sui pazienti ricevuti nelle ultime 24 ore, poi
ognuno
ai suoi impegni, chi segue il giro visita nei reparti, chi è on
call, io vado
in sala operatoria, la lista operatoria è lunga, ma sono casi
abbastanza
semplici.
Seguo gli
infermieri afghani
mentre preparano i tavoli operatori, aprono i set chirurgici sterili,
controllo
insieme all’infermiera addetta alla sterilizzazione, i cicli delle tre
autoclavi, poi mi occupo di organizzare l’arrivo dei pazienti in sala
operatoria ed il loro trasferimento nei reparti dopo gli interventi
chirurgici.
A mezzogiorno la
lista operatoria
è terminata, tutti i pazienti sono stati operati, la giornata
permette anche di
recarsi in mensa tranquillamente.
L’esplosione
improvvisa, ci coglie proprio mentre ci sediamo ai tavoli a mangiare,
io e
Filippo il logista di Roma molliamo i piatti sul tavolo ed usciamo, i
vetri
dell’ospedale tremano, L’orologio segna le dodici mezza, il boato
è stato
forte, segno che l’esplosione è molto vicino al nostro ospedale,
dopo pochi
minuti le sirene delle prime ambulanze si fanno sentire…..“…To
all Falcons….. Mass Casualty Plan is starting now…over…”, la
voce di Mirko l’Head nurse attraverso la radio ci trasmette la triste
conferma,
si comincia.
Ognuno ha un suo
ruolo preciso
durante il “Mass Casualty Plan “, stabilito precedentemente in
riunioni,
confronti, esperienze precedenti, standardizzato nei vari ospedali di Emergency, è importante che questo ruolo
venga mantenuto per la buona riuscita e per cercare di assistere il
maggior
numero di pazienti.
I
primi pazienti arrivano al cancello dell’ospedale, portati dalle
ambulanza, da
macchine di fortuna, a volte a braccio (il luogo dell’esplosione
è in linea d’aria 200
metri
dall’ospedale).
Nel frattempo i
logisti (Marco e
Filippo), hanno predisposto un cordone di guardie intorno ai cancelli
dell’ospedale, nessuno deve entrare ad eccezione dei feriti, tutti
devono
essere perquisiti, il rischio di attentati è molto alto.
Subito
all’interno, vicino al
cancello principale vengono portate delle barelle da campo e si
preparano i
barellieri per il trasposto dei feriti, io e Marco filtriamo i primi
pazienti,
hanno tutti feriti multiple da scheggia: testa, faccia, gambe e
braccia, sono
le parti più interessate, qualcuno è ferito anche
all’addome, decidiamo quali
sono i primi ad eseguire il triage.
Nel frattempo
vengono aperte le
due tende presenti nel giardino dell’ospedale, ospiteranno i pazienti
meno
gravi che possono aspettare, quelli più gravi che necessitano di
chirurgia
immediata, verranno indirizzati all’OPD (il nostro Pronto Soccorso) e
preparati
per la sala operatoria.
I
pazienti vengono portati dai barellieri dal “Triage Officer”, Sandro il
chirurgo, esegue il Triage, esplorazione delle ferite, destinazione del
paziente (Tenda, OPD, Camera Operatoria), i chirurghi ed infermieri
locali insieme
ad Antonella l’anestesista, sono già pronti in sala operatoria
in attesa dei
primi pazienti da operare.
E’
una catena di eventi quella che porta l’ospedale a modificare il suo
assetto in
relazione ai feriti che stanno arrivando.
Floppy infermiere
si occupa delle
tende, vengono portate le “Mass Casualty Box”, sempre pronte in
ospedale per
poter assistere i feriti (dotazione per venti feriti ogni box),
infermieri dai
reparti vengono dirottati nelle tende e dislocati nei vari punti
nevralgici
dell’ospedale.
Mirko l’Head Nurse
si posiziona
in OPD, i pazienti più gravi li dovrà gestire lui insieme
agli infermieri
afgani, e da li partiranno per la sala operatoria.
La
collega Marilena organizza le attività dei reparti di degenza,
dobbiamo
dimettere quanti più pazienti possibili per fare posto ai feriti
che stanno
arrivando, inoltre la stanza adibita a moschea, viene trasformata in
reparto di
degenza per i pazienti meno gravi.
Tra i primi
trasportati
all’interno dell’ospedale, ci sono due persone
già morte, facciamo le
rilevazioni dei parametri per assicurarci
del decesso, hanno perforazioni da scheggia in addome e ferite lacero
contuse
in testa, passiamo oltre, ci sono molti feriti in attesa ed altri
premono al
cancello dell’ospedale, non possiamo perdere troppo tempo.
Viene trasportato
un uomo
giovane, presenta una grossa ferita da scheggia al collo, perde molto
sangue, e
incosciente, Sandro lo visita, non ci sono molte speranze di salvarlo,
la
ferita è veramente grande, viene portato nella tenda adibita a
chi non ha
bisogno di chirurgia immediata oppure per quelli definiti senza
speranze.
I feriti
continuano ad arrivare,
ma l’organizzazione tiene bene, tutti ricevono il triage in un tempo
ragionevole, ed hanno una destinazione precisa
Arriva
un bambino, sembra frastornato dal caos che c’è intorno, e
sporco di sangue, ma
ringraziando il cielo non sembra aver ferite, se non piccole
escoriazioni in
testa, lo facciamo parlare con un afghano, si chiama G., era alla
moschea con
il Baba (nonno), ma non lo trova più, lo affidiamo al nostro
idraulico, che lo
prende per mano e lo porta con se cercando il nonno.
Dopo aver
completato il triage
dei feriti arrivati in ospedale, Sandro decide di dare una
possibilità all’uomo
con la ferita al collo, agonizzante in una tenda, lo portiamo in sala
operatoria, le sue condizioni sono gravissime, ma si prova lo stesso,
l’intervento è lungo, viene rimosso una grossa scheggia di
metallo dal collo,
ha toccato le vertebre cervicali ma sembra non aver lesionato i grandi
vasi del
collo, facciamo la tracheotomia, e molte trasfusioni, purtroppo dopo
dodici ore
di terapia intensiva morirà anche lui.
Dopo circa tre ore
di lavoro di
intenso lavoro, cominciamo a fare un pò di calcoli, abbiamo
ricevuto 20 persone,
più due DOA (Death On Arrival), un paziente è morto dopo
dodici ore di Terapia
intensiva, gli altri sono stati tutti operati e possono dirsi
“fortunati”, le
notizie da fuori ospedale parlano di un kamikaze nella moschea
principale di
Lashkargah, cinque i morti in totale, tra cui il vice governatore della
città,
ed i feriti che abbiamo nel nostro ospedale.
Resta
in un angolo del nostro giardino un anziano che si tiene le mani ben
strette
sulle orecchie, spaventato dall’esplosione, tentiamo di
parlare con lui ma è praticamente
sordo, per fortuna non ferito, e c’è ancora il piccolo G. che
gira l’ospedale tenuto
per mano da un uomo che non conosce in cerca del Baba che non
rivedrà più.
Emergency
International O.T. Nurse
Massimo
Spalluto