Chi
sei Kaori?
Un rombo di tuono squarciò la montagna. Le mine opportunamente posizionato avevano creato una voragine, presto avrebbero ricominciato a lavorare.
Centocinquanta uomini nelle loro anguste brande dormivano di un sonno privo di sogni. Ormai la vita laggiù aveva tolto loro anche questo privilegio, a tutti tranne ad uno. Era immerso in un sonno profondo, ma le sue labbra accennavano l’ombra di un sorriso. I suoi compagni lo invidiavano, come poteva resistere in quell’inferno ed avere ancora qualcosa per cui sorridere?
Quell’espressione beata, nessuno poteva saperlo, era dovuta sempre alla stessa visione: si trattava di una ragazzina vestita da maschiaccio, intenta a fare una linguaccia al suo interlocutore. Poi improvvisamente la ragazzina era cresciuta, ma sempre con la stessa espressione imbronciata, correva per le strade della città con un grosso martello fra le mani…ed ecco il sorriso fare capolino dal volto barbuto dell’uomo…
‘ la rivedrò ancora…?’
Era stata una giornata estenuante, Kaori era letteralmente distrutta.
Finalmente il suo periodo di duro addestramento stava per finire, e presto sarebbe potuta uscire, diventare un’agente a tutti gli effetti e rivedere… certo, tutti gli amici, Miki, Umi, Kazue, e poi… Ryo… chissà cosa aveva fatto in quei tre mesi senza di lei… Un’ombra le oscurò il volto al pensiero dello sweeper sempre a caccia di belle donne.
Come poteva aspettarsi che in tutto quel tempo non ne avesse approfittato? Probabilmente non gli importava niente di lei, e sperava che non sarebbe tornata mai più.
Una lacrima comparve tra le sue ciglia, ma senza batter ciglio la ricacciò da dove era venuta quando sentì le voci dei suoi compagni che la stavano cercando.
“Ehi Makimura ma dove ti eri cacciata, ti abbiamo cercata ovunque!” la voce di Noda spiccava nella confusione generale: chissà come facevano da soli quei quattro a creare tutto quel trambusto!
“Abbiamo pensato di andare in centro a festeggiare, vieni anche tu vero?”
Mikuro Noda era diventato subito il punto di riferimento del piccolo e compatto gruppo. Anche se non era un asso in nessuna attività il suo buonumore riusciva sempre a contagiare tutti. Anche Kaori era rimasta affascinata dalla sua allegria, e a volte riusciva per fino a farle dimenticare i suoi problemi. Era più piccolo di lei di un paio d’anni, ma le loro storie si assomigliavano molto: anche lui era rimasto orfano quando era ancora piccolo, ed era stato cresciuto dalle due sorelle, entrambe agenti di polizia. Lui non sembrava portato per quella strada e, con grande sollievo delle due, si era iscritto all’università laureandosi in biologia.
Poco dopo però qualcosa cambiò le loro vite: durante una banale rapina la maggiore delle sue sorelle era rimasta uccisa. Maya, la più giovane, non riusciva a darsi pace, ed un bel giorno scomparve, senza una parola. Mikuro la cercò senza tregua per due lunghi anni, poi si arrese. Decise così di seguire la sue orme, sperando un giorno così di comprendere la sua scelta.
Kaori lo ammirava molto, nonostante la sofferenza era riuscito sempre a non scoraggiarsi, e non lo aveva mai visto smettere di sorridere.
Non avevano mai parlato di quella storia, e nessuno lo sapeva tranne lei. Era stata Saeko ad informarla una volta, Maya era la sua compagna a quel tempo…
“Allora Kaori, stai dormendo?!”
La voce dell’amico la risvegliò dai suoi pensieri.
“Ma…noi non possiamo ancora uscire, te ne sei forse dimenticato?”
“E dai, un po’ di iniziativa! Abbiamo studiato tutto nei minimi particolari, non se ne accorgerà nessuno!”
In effetti l’idea l’attirava moltissimo, non ce la faceva più a vivere in quella prigione!
“D’accordo, spiegatemi tutto!”
Il forte caldo svegliò Ryo dal suo sonno profondo poco prima dell’alba. Decise quindi di abbandonare quell’angusto camerone per dare un’occhiata in giro.
Le stelle brillavano come non mai, ma lui non aveva certo il tempo per fermarsi ad ammirarle.
Erano già due mesi che si trovava lì, ma non era ancora riuscito ad avere le informazioni che gli servivano. Era stato molto attento a non farsi scoprire, e finalmente era riuscito ad entrare nelle grazie di alcuni superiori, ma ancora non bastava.
Quella non era gente stupida: nessuna cellula di un certo livello dell’organizzazione era mai venuta al campo, e i sottoposti non li avevano mai visti. Gli ordini venivano impartiti tramite brevi telefonate, ed i soldi arrivavano sempre in perfetto orario, nessuno si era mai preoccupato di porsi delle domande.
Godendo ormai di alcuni privilegi tra le guardie, qualche sera era riuscito a farsi portare con loro in paese per ubriacarsi, e quella era stata la fortuna di Ryo. Abile mentitore, riusciva sempre a sembrare ubriaco, tanto da non destare sospetti se si avvicinava a qualcuno per attaccar briga. Così erano avvenuti i rari incontri con l’informatore di Saeko, che per contro gli portava informazioni su Kaori.
Così aveva saputo, con malcelato orgoglio, dei rapidi progressi della sua partner. Sapeva che era una ragazza in gamba, ma non poteva che essere preoccupato al pensiero che presto il periodo di addestramento sarebbe finito e che se la sarebbe dovuta cavare da sola.
Più ci pensava, e più una folle idea prendeva forma nella sua mente: forse a quel punto non aveva più senso sforzarsi di tenerla lontano, forse quando tutta quella storia fosse finita avrebbero potuto… C’erano ancora troppi dubbi nella sua mente, ma una cosa era certa, doveva assolutamente rivederla! Era stanco dei telegrafici messaggi di Saeko, e poi non sapeva se fidarsi o meno della bella poliziotta in quel contesto, le era sembrata troppo strana nell’ultimo periodo prima della sua partenza…
“Ehi tu! Che ci fai lì?”
Ryo non si era accorto della sentinella che gli era arrivata alle spalle. Un errore imperdonabile per uno come lui, quei pensieri erano davvero troppo pericolosi!
“Ah, sei tu Hayata, ti sei svegliato presto stamattina” disse l’uomo riconoscendolo.
Era uno dei suoi compagni di bevuta, il suo nome era Murabi, un uomo nero come il carbone e grosso più di Umibozu.
Kato Hayata, la sua copertura, decisamente Saeko aveva fatto un ottimo lavoro: senza famiglia, pregiudicato, mercenario. Voleva solo uscire dal Giappone perché lì aveva troppi nemici. In fondo non era molto diverso da Ryo Saeba…
“Già, faceva troppo caldo e così sono uscito per fare un giro”.
“E’ meglio che torni dentro amico, oggi sarà una giornata di fuoco, ed è meglio che non si venga a sapere delle nostre uscite particolari, capito bene?”
“Certo, ma che succede oggi di tanto importante?” Ryo era in allerta, forse qualcosa cominciava a muoversi, l’importante era che si muovesse nella sua direzione.
“Pare che oggi arrivino altri uomini, ma non solo, la donna di uno dei capi ha deciso di scegliere tra di voi qualcuno che… mi hai capito no?”
“Veramente non molto…”
“Ma si, forse tu non lo sai perché non è molto che stai qui, ma devi sapere che quella è gente con un sacco di soldi e con un sacco di donne, per questo alle loro mogli è concesso avere almeno uno schiavo personale con cui divertirsi… non dirmi che non ti piacerebbe!”
Ecco l’occasione giusta, non poteva perdere in quel campo, ne era sicuro, in fondo era o non era lo stallone di Shinjuku?
Salutò la guardia e se ne tornò sui suoi passi. Un’occasione così non se la sarebbe mai aspettata, avrebbe potuto avere accesso a tutte le informazioni che gli servivano ed in più si sarebbe divertito con una bella donna… un momento… e se fosse brutta? No, non poteva essere così sfortunato… lo sguardo allupato di poco prima si spense lasciando il posto ad una tristezza sconsolata.
Arrivato alla baracca dove dormiva trovò un trambusto senza precedenti: uomini che correvano avanti e indietro, la coda lunga dei chilometri per arrivare alla tinozza dove lavarsi, rasoi rudimentali ricavati da chissà cosa… Decise di chiedere al primo che gli capitava a tiro:
“Ma cosa diavolo sta succedendo?”
Il tipo lo guardò sbalordito:
“Ma come, non hai sentito? Pare che oggi verrà scelto uno di noi per essere mandato a lavorare in casa di qualche riccone, ma ci pensi? Dai lasciami andare che voglio prepararmi bene!”
‘Allora la voce si è già sparsa, accidenti, sarà dura da battere la concorrenza…ma nessuno può battere Ryo Saeba quando si tratta di donne!’