Doppia vita
Si
risvegliò con un fortissimo mal di testa quella mattina. Aprì gli occhi
lentamente, cercando di mettere a fuoco gli oggetti che lo circondavano, ma dove
si trovava? Mentre cercava di alzarsi sentì il rumore di una porta che si
apriva:
“Buongiorno
Andrè, vedo che finalmente ti sei svegliato”
Quella
voce aveva un qualcosa di familiare che lo fece voltare.
“Rosalie?
Ma… dove mi trovo, come sono arrivato qui?”
La
ragazza si avvicinò, costringendolo a sdraiarsi nuovamente.
“Devi
riposarti ora, ieri sera quando Bernard ti ha trovato eri più morto che vivo.
Sei a casa sua ora. Davvero non ricordi quello che ti è successo?”
Decisamente
no. La sua mente era come un buco nero. Si ricordava di aver passato la giornata
a Parigi, era stato da lei e anche da Bernard, perché stava cercando…
“OSCAR!
Devo andare a cercarla!”
Appena
realizzò questo cercò di alzarsi, ma prontamente Rosalie glielo impedì.
“Adesso
stai fermo e raccontami tutto, che ieri quando sei venuto da me a cercarla e ti
ho detto che da me non c’era te ne sei scappato come una furia senza darmi
spiegazioni!”
Il
viso di Andrè esprimeva una grande preoccupazione. Lentamente cominciò a
raccontare. Dopo quella sera, il giorno del ricevimento a casa Jarjayes, Oscar
era diventata molto strana, sfuggente, non riusciva a capirne il motivo ma
sembrava volerlo evitare di proposito. E poi, come se non bastasse, in capo a un
paio di giorni, se ne era uscita con quella storia della missione segreta per
conto della regina, per la quale sarebbe rimasta a Parigi per un po’ di tempo.
Lui si era ovviamente offerto di accompagnarla, come sempre, ma lei aveva
freddamente declinato l’offerta, dicendogli che non avrebbe dovuto
preoccuparsi dato che sarebbe andata a stare da Rosalie.
Ora
anche il viso della ragazza esprimeva una certa preoccupazione.
“E’
strano, sei sicuro di non esserti sbagliato? Magari è da qualche altra persona
di fiducia!”
“Ma
Rosalie andiamo! A parte il fatto che mi ricordo benissimo che ha fatto il tuo
nome, e poi in città gli unici posti dove sarebbe potuta andare sono casa tua e
qui da Bernard, lei non conosce nessun altro!”
“E
tu cosa ne sai scusa?”
Andrè
rimase per un attimo senza parole. Era convinto di conoscerla meglio di se
stessa, come mai allora non riusciva ad impedire alle parole di Rosalie di
insinuare il dubbio nella sua mente.
La
giovane si accorse del turbamento di Andrè, e cercò di rimediare un poco:
“Scusa
Andrè, non volevo essere scortese, ma è possibile che all’ultimo minuto
abbia deciso di non venire da noi per il pericolo di essere riconosciuta, non
trovi? Forse è stata la regina stessa a consigliarle una persona di sua
fiducia, potrebbe essere, no?”
Andrè
non riusciva a tranquillizzarsi, ma in quel momento non poteva farci
assolutamente niente. Doveva ancora scoprire cosa era successo la sera prima,
chiese quindi a Rosalie di raccontargli tutto.
“Vedi”
cominciò la ragazza “ieri sera Bernard e i suoi compagni avevano deciso di
festeggiare tutti insieme, e si sono diretti verso una taverna non molto lontana
da qui. Mentre stavano per entrare, la porta si è spalancata, e hanno visto tre
uomini con dei mantelli neri portare fuori a braccia un ubriaco. Lì per lì non
c’era niente di strano, ma quegli uomini erano strani mi ha detto Bernard, non
sembravano popolani, ma quasi dei nobili. Poi hanno visto che l’ubriaco si
dibatteva, dicendo loro di lasciarlo stato, che avrebbe fatto il suo lavoro
giovedì sera, ma che non era ai loro ordini, e che lo dovevano lasciare in
pace. E’ stato proprio allora che Bernard ti ha riconosciuto. Allora i suoi
amici gli hanno dato una mano a liberarti da quegli uomini, e poi ti hanno
portato qua.”
Andrè
non riusciva ancora a ricordare bene, ma i suoi ricordi si erano fatti un po’
più chiari. Giovedì sera, già, ancora quell’assurda messinscena, non ne
poteva veramente più, ma non aveva altra scelta.
Questa
volta decise di alzarsi veramente. Aveva ancora una giornata intera per cercare
Oscar, quella faccenda aveva qualcosa di poco chiaro, e lui non poteva
arrendersi.
“Devo
andare Rosalie, grazie di tutto, a te e a Bernard. E se hai notizie di Oscar mi
raccomando fammi sapere”
La
ragazza capì che questa volta non sarebbe riuscita a trattenerlo. Quando si
trattava di Oscar non sentiva ragioni. Sorrise al pensiero dei suoi due amici.
Testardi come pochi, ma quando si trattava di aiutarsi a vicenda avrebbero dato
anche l’anima!
“D’accordo
Andrè, ma riguardati, e non fare pazzie, chiaro?”
“D’accordo,
a presto Rosalie”
“A
presto”
Nel
frattempo, alla periferia di Parigi, due uomini a cavallo confabulavano tra
loro:
“Sei
sicuro che il duca sarà dalla nostra parte? Guarda che non voglio correre
rischi!”
“Non
preoccuparti Pierre, rilassati. Quando finalmente sposerà mia sorella diverrà
parte della famiglia non potrà più opporsi al nostro volere.”
“Ma
come fai ad esserne così sicuro? Lo sai che quello è sempre stato un tipo
strano, ancor prima di tornare da quel viaggio, se poi lo vedi adesso…”
“Lo
so, lo so, ma dopo il ricevimento di domani sera, grazie a Therese, stai sicuro
che il matrimonio si celebrerà quanto prima! Ah ah ah!”
Pierre
non era ancora convinto del tutto, ma sapeva che contrariare il cugino sarebbe
stata una mossa decisamente azzardata. E poi forse sarebbe veramente andato
tutto bene, chissà… ma sì, il duca De Rolange non era mai stato un uomo di
polso. Un sognatore forse, uno studioso, ma tutt’altro che un uomo
d’istinto. Non si accorgerebbe mai del tranello, fin quando no fosse troppo
tardi ovviamente…
“D’accordo
Filippo, fai quello che devi. Io andrò ad avvertire mio padre che il momento si
sta avvicinando”
I
due uomini si allontanarono, uno diretto fuori Parigi, l’altro a Versailles.
Un
altro uomo a cavallo si stava dirigendo mestamente verso Versailles, dopo
un’altra giornata infruttuosa.
Di
Oscar ancora nessuna traccia, ma non poteva parlarne a nessuno. Se il Generale
avesse saputo della scomparsa della figlia sarebbe andato su tutte le furie,
considerandola peggio di un disertore. Per non parlare poi della nonna o di
Madame, era inutile farle preoccupare inutilmente.
Continuava
a pensare alle parole di Rosalie. Come poteva pensare di condividere in tutto la
sua vita? Forse c’era qualcun altro nella vita di Oscar, un uomo forse. Andrè
sentì il cuore andargli in frantumi al solo pensiero. Eppure perché no? Magari
aveva mentito proprio per quello, per andare da lui, per fuggire alla realtà,
alla sua vita da militare, per poter finalmente essere una donna fino in
fondo…
“Ah
Oscar… come avrei voluto esseci io al suo posto… io, che non mi sono accorto
di nulla… io, che dovrò avere una donna che non amo, perché sono solo un
servo, e non posso oppormi al volere di una nobiltà sull’orlo di una
disgrazia che neppure tu immagini!”
Pensava
a quella donna, alla duchessa Therese. Sapeva già cosa sarebbe successo al
ricevimento, le spie a Versailles non mancano mai, sapeva come avrebbe dovuto
comportarsi, ma il solo pensiero lo ripugnava. Come poteva gettare al vento la
sua dignità per la corona di Francia??! Sapeva però che non affrontava tutto
quello solo per un ideale nel quale personalmente neppure credeva. Non sarebbero
mai riusciti a convincerlo se non usando il suo unico punto debole…Oscar.
Al
castello dei Windon intanto una serie di cameriere e dame di compagnia si
affannavano attorno ad Oscar per le prove generali del vestito che avrebbe
indossato l’indomani sera al ballo. La povera ragazza era esausta, avrebbe
dato qualsiasi cosa per essere a casa sua, nella sua stanza, a leggere un buon
libro o a conversare con il suo Andrè… Il suo Andrè? Da quando era diventato
suo? Quell’idea la paralizzò. Non ci aveva mai riflettuto a fondo, ma
effettivamente aveva sempre dato per scontato che Andrè non si sarebbe mai
allontanato da lei, come aveva potuto essere così egoista? Forse lui desiderava
una vita completamente diversa, una famiglia, dei figli… e lei per tutto
questo tempo, tenendolo legato a se, glieli aveva negati. E lei? Come sarebbe
stata la sua vita se lui avesse deciso di andarsene un giorno? Non voleva
neppure pensarci.
“Mademoiselle
state ferma per favore!”
La
sarta la stava rimproverando per l’ennesima volta, ma lei non riusciva
assolutamente a restare ferma, aveva sempre odiato tutto quel trambusto, e in
quel momento meno che mai aveva bisogno di pace, aveva bisogno di riflettere.
“Signore
vi prego, riprenderemo domani la prova, ora ho da fare!”
“Ma
mademoiselle…”
“Niente
ma, andate via, ne riparleremo domani”
Le
donne la guardarono con aria di rimprovero, ma non sapevano con chi avevano a
che fare. Con fare deciso Oscar le mise alla porta, si levò quell’odioso
vestito e si gettò distesa sul letto.
Prima
di finire in quella situazione non si era mai posta tutte quelle domande, mai
aveva avuto dubbi a riguardo, ma ora tutte le sue certezze stavano crollando.
‘Oscar
ma che ti succede? Vedi di scoprire in fretta quello che sta succedendo e poi
tornatene a casa, alla tua vita di sempre!’
Già,
la sua vita, il prode comandante, il soldato perfetto. Chissà perché, ma vista
dal di fuori non sembrava poi un granchè. E la vita di Andrè allora? Il fedele
attendente, sempre pronto a seguirla, ad obbedire ad ogni suo ordine… No, non
poteva continuare ad essere così egoista. Alla fine di tutta quella storia gli
avrebbe parlato, gli avrebbe lasciato la sua libertà.
Improvvisamente
un forte senso di colpa la pervase. Ma allora cosa ci faceva lì? Non poteva
ingannare se stessa, ciò che l’aveva spinta era il fatto che Andrè fosse
sfuggito al suo controllo. Come poteva parlare di lasciarlo libero quando stava
cercando per l’ennesima volta di avere il pieno controllo della sua vita?
No,
la verità era che c’erano troppi lati oscuri in quella faccenda, ed aveva
paura. Per la prima volta aveva paura, ma non per lei, per Andrè.
Aveva
preso la sua decisione ormai: l’indomani sarebbe andata a quel ballo ed
avrebbe parlato ad Andrè. Se avesse scoperto che non c’era nulla da temere
per il suo amico avrebbe lasciato i panni di Constance e se ne sarebbe tornata a
casa, ma in caso contrario non poteva certo abbandonarlo, lui non lo avrebbe mai
fatto.
Non del tutto rasserenata ma un po’ più convinta, Oscar scivolò lentamente nel sonno.