Nascondiamo le stelle in onore di Maxwell

Il fisico Antonino Zichichi esprime il suo parere riguardo al problema dell' inquinamento luminoso,
ma le sue dichiarazioni sono alquanto discutibili.




Novembre 2001. Accendo il computer. Entro in rete. Digito nel browser l' indirizzo www.coelum.com per dare un' occhiata alle ultime notizie in campo astronomico: appena la pagina viene caricata la mia attenzione ricade in un angolo in alto a destra dello schermo. Leggo: "La luce è vita e progresso" di Antonino Zichichi. La sezione in cui è inserita la frase è quella dell' inquinamento luminoso: clicco sul link che mi porta a una nuova pagina nella quale è contenuto un articolo di A. Zichichi e pubblicato sulla rivista "Famiglia Cristiana"

L' articolo è introdotto da un' esortazione da parte della redazione di Coelum a mandare una e-mail di protesta a Famiglia Cristiana a causa di quanto scritto dal fisico siciliano. Incuriosito comincio a leggere: mai e poi mai avrei immaginato che Zichichi fosse capace di fare simili affermazioni: leggendo il suo libro "Perchè io credo in colui che ha fatto il mondo" mi ero fatto l' idea che fosse un "estremo difensore del sapere". Forse un po' troppo fissato con l' idea che dobbiamo ringraziare la Chiesa e la cultura cristiana del 1600 se Galileo ha concepito il metodo sperimentale, ma tutto sommato un buon uomo di scienza. Ma andiamo avanti.
In apertura d' articolo ci comunica immediatamente qual' è il suo punto di vista: "A tutti piacciono lo spettacolo di una notte stellata e il fascino di quella strana sorgente di luce - la Via Lattea - che per millenni si pensava fosse il riflesso della luce solare e che sappiamo invece essere una distesa sterminata di stelle come il nostro sole" ma se le luci cittadine non ci permettono di vedere il firmamento, non dobbiamo prendercela, in fondo al mondo c' è di peggio.

Per ovviare a quello che gli astrofili si ostinano a chiamare "Inquinamento luminoso" (a detta di Zichichi invece non può essere definito inquinamento per il semplice motivo che non uccide nessuno, al contrario di fumo, scarichi industriali ecc..) l' illustre scienziato propone che per alcune notti nell' arco dell' anno le luci cittadine vengano spente, in modo da permettere di ammirare il cielo stellato. L' astrofilo che non ha la possibilità di andare fuori città per osservare in santa pace le stelle è quindi costretto ad aspettare quelle notti, per il resto dell' anno abbia pazienza e non rompa le scatole. Inoltre proprio "i nostri amici astrofili debbono agire da educatori facendo capire al grande pubblico che la luce non è sorgente d'inquinamento. La luce artificiale è una delle più grandi conquiste dell'intelletto umano."
A quest' affermazione segue una digressione sulla natura della luce, conlusa con l' affermazione che le equazioni di Maxwell sono molto più affascinanti dell' osservazione del cielo. Eppure a scuola mi hanno insegnato che la scienza (soprattutto le scienze MM.FF.NN.) non si basa su affermazioni di tipo qualitativo, ma quantitativo. Le scoperte scientifiche sono quelle che sono, e una non è migliore dell' altra perchè lo abbiamo deciso noi. Se non sbaglio Il carattere quantitativo delle scoperte scientifiche è uno dei pilastri su cui si basa il metodo galileiano: il nostro amato professore dovrebbe saperlo bene.

Ma ora, il pezzo forte di tutto l' articolo, quello che mi ha fatto concludere che Antonino Zichichi (tanto per usare le sue stesse parole) "... sa poco, pochissimo, di Scienza... e confonde la Tecnica (che è l' uso della Scienza) con la vera grande Scienza..."(Tratto da "Perchè io credo in Colui che ha fatto il mondo", ed. Mondolibri, pag. 16):


"Se l' uomo si fosse fermato a contemplare lo spettacolo delle notti stellate, saremmo ancora all'età della pietra."



Infatti chissà quanto lontano sarebbero arrivati i navigatori greci, fenici, romani, ma anche quelli più moderni, se non avessero perso tempo a orientarsi utilizzando le costellazioni. Chissà quante altre cose avrebbe potuto scoprire Galileo se non avesse sprecato inutilmente tempo a studiare la nova del 1604 dimostrando che era una stella come le altre, o se non avesse passato ore a osservare i satelliti di Giove. Chissà quanto più avanti saremmo se nel 1675 Olaus Roemer non avesse dato per la prima volta una stima abbastanza precisa della velocità della luce, studiando le eclissi dei già citati satelliti gioviani. Chissà quanto avanti potrebbero essere le conoscenze del sistema solare se migliaia di astrofili in tutto il mondo non dessero il loro contributo nello studio di comete e asteroidi. E per finire (ma la lista potrebbe andare avanti ancora un bel po'), chissà quando riusciremo a eliminare quelle teorie pseudoscientifiche che sostengono la pseudocultura ufologica, se le persone non riescono a riconoscere nemmeno un evento tranquillamente spiegabile come una meteora, poichè non sono abituate a osservare il cielo notturno a causa delle luci cittadine troppo intense.

Verso la fine dell' articolo Zichichi fa una giusta osservazione: le zone con maggiore degrado socio-economico sono quelle in cui non vi è un' adeguata fornitura di energia elettrica, come nella maggior parte dei paesi africani e non solo. Ma non mi va giù il fatto che concluda il discorso in questo modo: "Sono zone in cui vivono secondo le stime più recenti 800 milioni di persone che ogni sera possono godersi lo spettacolo di un cielo stellato, ma non hanno luce per leggere, né cibo per sfamarsi, né medicine per curarsi.". Come se volesse dire che dovremmo vergognarci del fatto che ci battiamo perchè la cultura scientifica si diffonda nel mondo. Non si risolve di certo il problema della mancanza di elettricità nel Terzo Mondo,o dei bambini che non possono leggere i libri e non possono nutrirsi adeguatamente costringendo gli astrofili ad abbandonare la lotta contro l' ignoranza, anzi, è proprio questa lotta che bisogna incoraggiare.
L' ultimo pensiero espresso da Zichichi, dove si definisce (non so con quale coraggio, visto quello che ha scritto prima) amico delle stelle, mi fa capire che non basta essere laureato in fisica o presidente di associazioni di cultura scientifica per essere un vero amante della scienza.


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