POESIE DI LEO FERRE'

 

 

 Pépée

Le mani come due racchette

Pépée

Ed io tagliandoti le unghie

Vedevo fiori sul tuo muso

Le orecchie a sventola che avevi

Non ti creavano un complesso

Ed alla sera andando a letto

Non le piegavo con lo scotch

Pépée

 

Due occhi simili a lanterne

Pépée

Quelle che splendono nei porti

Quando l'avere occhi di scorta

Farebbe gola ai marinai

Per osservar la notte altrui

Così come uno scimpanzé

Presso i Ferré

Pépée

 

Il tuo cuore come quei tamburi

Pépée

Che tacciono il venerdì santo

Verso le tre pomeridiane

Quando un Gesù spegne soffiando

Le sue trentadue candeline

E tu ne avevi solo otto

il sette aprile sessantotto

Pépée

 

Le mani avessi della morte

Pépée

E quindi gli occhi e infine il cuore

E coricarmi accanto a te

Per me sarebbe un grande onore

Dormiamo sempre con dei morti

Dormiamo sempre con dei morti

Dormiamo sempre con dei morti

Dormiamo sempre con dei morti

Pépée

 

Signora miseria

 

Signora miseria ascolta il clamore
Di chi stringe la cinghia di chi piega
il groppone
Quando muore di sete si abbevera di pianto
Quando non piange più crepa
sotto l'incanto
Della natura e della distruzione
 
Sono dei suppliziati dal ventre trasparente
Senza fede né legge che regolano il conto
Al signor Effemeride che li ha derubati
Dei vent'anni ponendoseli fra gli occhi cerchiati
E non lasciando loro più niente
 
Signora miseria ascolta il tumulto
Che come un carro funebre dai bassifondi sale
Trascinando illusioni ed inghiottendo insulti
E tenendo per mano dalle collere adulte
Perché non restino sole
 
Sono degli arrabbiati che disturbano la storia
E mettono talvolta del sangue sulle cifre
come se uno debba toccare perché alla fine sappia
Che un popolo felice ruttando nella greppia
Val bene una testa di re
 
Signora miseria ascolta il silenzio
Che attorno ai letti sfatti dei magistrati troverai
Il codice del terrore fa rima con forca
Basta solo trovare impiccati di scorta
E ciò Dio mio non manca mai

 

La solitudine
 
io vengo da un altro mondo, da un altro quartiere, da un'altra solitudine.
Oggi come oggi, mi creo delle scorciatoie. Io non sono più dei vostri.
Aspetto dei mutanti; Biologicamente me la cavo con l'idea che
mi sono fatto della biologia: piscio; eiaculo; piango. Innanzi tutto
noi dobbiamo lavorare le nostre idee come se fossero
dei manufatti.
Io sono pronto a procurarvi gli stampi. Ma...
 
la solitudine...
 
Innanzi tutto le lavanderie automatiche, agli angoli delle strade, sono imperturbabili così come il rosso o il verde dei semafori. I poliziotti del detersivo vi indicheranno dove vi sarà possibile lavare ciò che voi credete sia la vostra coscienza e che non è altro che una succursale di quel fascio di nervi che vi serve da cervello. E pertanto...
 
La solitudine...
 
La disperazione è una forma superiore di critica. Per ora, noi la chiameremo "felicità", perché le parole che voi adoperate non sono più "parole", ma una specie di condotto attraverso il quale gli analfabeti hanno la coscienza a posto. Ma...
 
la solitudine...
 
Del Codice Civile ne parleremo più tardi. Per ora, io vorrei
codificare l'incodificale. Io vorrei misurare il pozzo di
San Patrizio delle vostre democrazie.
Vorrei immergermi nel
vuoto assoluto e divenire il non detto, il non avvenuto, il non vergine per mancanza di lucidità. La lucidità me la tengo
nelle mutande.

 

Gli anarchici

 

 
Non son l'uno per cento ma credetemi esistono
In gran parte spagnoli chi lo sa mai perché
Penseresti che in Spagna proprio non li capiscano
Sono gli anarchici
 
Han raccolto già tutto
Di insulti e battute
E più hanno gridato
Più hanno ancora fiato
Hanno chiuso nel petto
Un sogno disperato
E le anime corrose
Da idee favolose
 
Non son l'uno per cento ma credetemi esistono
Figli di troppo poco o di origine oscura
Non li si vede mai che quando fan paura
Sono gli anarchici
 
Mille volte son morti
Come è indifferente
Con l'amore nel pugno
Per troppo o per niente
Han gettato testardi
La vita alla malora
Ma hanno tanto colpito
Che colpiranno ancora
 
Non son l'uno per cento ma credetemi esistono
e se dai calci in culo c'è da incominciare
Chi è che scende per strada non lo dimenticare
Sono gli anarchici
 
Hanno bandiere nere
Sulla loro Speranza
E la malinconia
Per compagna di danza
Coltelli per tagliare
Il pane dell'Amicizia
E del sangue pulito
Per lavar la sporcizia
 
Non son l'uno per cento ma credetemi esistono
Stretti l'uno con l'altro e se in loro non credi
Li puoi sbattere in terra ma sono sempre in piedi
Sono gli anarchici

 

 

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