Una delle mie letture preferite si intitola : "Il primo cavaliere". È scritto da una certa (…) Elizabeth Chadwick, è un libro, che parla delle avventure di Lancillotto e del suo amore per Ginevra. Lei, la giovane principessa di leonesse nonché futura sposa di re Artù, il re di Camelot.

Tutto incomincia con l'imboscata organizzata dal principe Malagant per catturare Ginevra. Ginevra fu tratta in salvo da Lancillotto, ma Malagant non si arrende e, dopo una seconda imboscata, la cattura.

Lancillotto, disperato, fa di tutto per salvarla e riesce nel suo intento. Re Artù, per riconpensarlo lo nomina Primo CAVALIERE DELLA TAVOLA ROTONDA.

Quando re Artù scopre l'amore tra Lancillotto e Ginevra decide di fare un processo, ma prima che questo accada Artù viene ferito a morte durante un'imboscata e mentre sta per morire riconosce l'amore tra Lancillotto e Ginevra e li perdona.

Dato che, a me piacciono i libri d'avventura vi propongo una sintesi di questa fantastica avventura che si svolge intorno all'anno mille nel Medioevo.

Il libro "Le Nebbie di Avalon" racconta la storia di re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Artù, un nobile Re, che ha dedicato la sua vita a costruire un paese in cui vi regnasse pace e giustizia, un paese chiamato Camelot, patria di Cavalleria, Onore e Valore, un mondo forse irreale, ma comunque avvolto da un alone di leggenda che ne fa una delle ambientazioni più suggestive che la poesia possano scegliere.

In questo scenario storico si svolgono e s'intrecciano le vite di grandi personaggi femminili tra le quali la fata Morgana, sorella e amante di Artù e la bionda ed eterea Ginevra, infelice consorte del re.

Ma è soprattutto il magico Regno di Avalon a fare da grande protagonista... Avalon, come erede della mitica civiltà di Atlantide, è la terra della saggezza, dell'immortalità, ed è il luogo in cui si tramano i destini stessi dell'intero genere umano, dal più servitore al re più potente. Ma solo le donne possiedono la chiave d'accesso ad Avalon...

Qui religione e magia si fondono per creare grandi misteri, conosciuti solo dalle sacerdotesse di Avalon e dalla somma sacerdotessa Morgana, che andranno ad influire sulle vite di re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda.

Il conflitto tra la religione cristiana, ai suoi albori, e l'antica religione britannica, quella celtica, che ha il suo "cuore" e il suo simbolo nell'Isola Sacra di Avalon, dove i Druidi venerano la Dea Madre.

Morgana, sorella di Artù per parte di madre, è stata allevata ad Avalon, è una sacerdotessa della Dea e viene prescelta dalla Dama del Lago, la Grande Sacerdotessa Viviana (zia di Artù e della stessa Morgana) per partecipare al rito antichissimo delle Nozze Sacre, in cui il nuovo re si unisce alla terra che giura di proteggere...

Separata fin da bambina dal fratellastro, lo riconosce troppo tardi e quando si scopre incinta, sconvolta ma decisa a non essere docile nelle mani di Viviana, fugge... non può sapere che quel figlio sarà lo strumento della distruzione del padre.

Ginevra rappresenta il Cristianesimo, è sposata ad Artù e gli è devota, ma è innamorata da sempre di Lancillotto e la sua coscienza è lacerata tra il dovere e il vero amore...

Quando Artù cominciò a regnare, nonostante gli avvertimenti di Merlino che lo mettevano in guardia riguardo al futuro tradimento con Lancillotto, scelse Ginevra come sposa.

Come dote, ella portò la tavola rotonda capace di ospitare 150 cavalieri, fatta da Merlino su invito di Uther Pendragon, padre di Artù.

Lancillotto era appena arrivato a corte per essere investito cavaliere da re Artù. Era vestito di bianco, e nessuno sapeva ancora il suo nome; la Regina Ginevra chiese a messer Ivano di condurglielo per farne la conoscenza. Così avviene:

Già la regina lo osservava con dolcezza e pregava Dio di far valentuomo colui al quale aveva dato quel aspetto. Quanto al valletto dall'abito bianco, tutte le volte che poteva gettare di nascosto uno sguardo su di lei, si stupiva della sua bellezza, alla quale non gli sembrava potessero paragonarsi a quella della Dama del Lago.

Lancillotto un bel dì, si prepara alla partenza ordinata da Artù, ma proprio sul punto di partire si accorge di non aver preso congedo dalla Regina Ginevra. Chiede allora ad Ivano di accompagnarlo dalla regina e chiederne udienza: Entrarono entrambi a palazzo e salirono nelle camere della Regina.

Là, Lancillotto s'inginocchiò senza pronunciare parola e a occhi bassi disse: "Ah, signora, perdonate la follia che ho commesso!"

"Quale follia?" rispose Ginevra,

"Ho pensato di uscire da qui senza aver preso congedo da voi" replicò il cavaliere.

"Bello e dolce amico, siete abbastanza giovane perché vi si perdoni una colpa sì [poca] grave!"

"Signora, se lo voleste, mi considererei vostro cavaliere per sempre".

"Lo voglio. Addio, bello e dolce amico!". E Lancillotto dopo un lungo inchino, indietreggiando si allontanò.

Quando Lancillotto sta per rientrare a corte dopo una lunga assenza cade in estasi davanti alla bellezza della Regina, rimanendo straniato. Indossa delle vecchie armi, e nessuno lo riconosce. Sta costeggiando, in sella al suo destriero, il fiume che scorre nei pressi del castello, quando d'improvviso vede da una finestra, una dama in camicia e sopravveste che prende il fresco in compagnia di una damigella, ella era avvolta nel velo e contemplava i prati e i boschi. In quel momento la regina, scostando il velo, rivelò il viso: il sole né contempo dissipa una nube. E, vedendo d'improvviso colui che amava più della vita stessa, cadde in estasi.

Il cavaliere, perso nella sua fantasticheria, andava, come colui che non ha né la forza né la difesa contro l'amore, che dimentica se stesso, che non sapeva se esiste, né come si chiamava, né dove andava, né da dove veniva.

Qualche giorno dopo con la mediazione dell'amico Galeotto, la regina Ginevra e Lancillotto hanno occasione di restare da soli presso il Prato degli Arboscelli:

Quando Lancillotto arrivò davanti alla regina insieme col compagno, tremava cosi forte che riuscì a fatica a mettersi il ginocchio a terra; aveva perso tutto il suo colore e abbassava gli occhi come colui che ha vergogna.

La regina afferrò per mano il cavaliere inginocchiato, lo fece alzare e sedere davanti a sé.

"Ditemi" disse "per chi avete fatto tutto questo? E' certamente per una dama? Per la fede che dovete, chi è?"

"Ah! signora, vedo che devo confessarlo: siete voi"

"Mi amate dunque tanto?"

"Signora, non amo me stesso né altri quanto amo voi".

"E da quando mi amate?"

"Dall'istante in cui vi vidi".

"Ma da dove vi viene quest'amore?"

"Signora, foste voi a far di me il vostro amico, se la vostra bocca non mentì. Il giorno che presi congedo da voi, vi assicurai che sarei stato vostro cavaliere ovunque io fossi..."

"Bello e dolce amico" disse la regina "sono vostra e ne ho gran gioia."

Un bel dì Meleagant, figlio del re Baudemagu rapisce la Regina Ginevra. Meleagant, presentatosi ad Artù, afferma di aver fatto prigionieri cavalieri, dame e fanciulle, ma di essere disposto a liberarli, se un solo campione della corte di Artù lo vincerà in duello; nel caso vinca lui, si terrà la stessa regina Ginevra.

A questo punto, Lancillotto decide di salvare la regina. Incontra un nano che conduce una di quelle carrette su cui si usa mettere alla berlina i delinquenti, e gli chiede notizie della regina. La risposta è che, se vuole notizie, deve salire sulla carretta.

Lancillotto esita un po', combattuto tra l'amore per la regina e il proprio orgoglio, poi accetta; e da allora sarà sempre intrepido e vincente.

Giunto nel regno di Baudemagu, Lancillotto si mette al servizio dei deboli, affronta tante prove pericolosissime che lo sfibrano e lo lacerano, tra le quali il passaggio del Ponte della Spada, tagliente come una falce affilata, e poi sfida Meleagant.

Il prode cavaliere, malconcio, estenuato, quasi certamente soccomberebbe, quand'ecco che scorge ad una finestra della torre la regina prigioniera. D'improvviso riprende tutto il vigore di innamorato e sta per uccidere il nemico che viene salvato solo dall'intervento supplice del padre.

L'intera vicenda si conclude un anno dopo, ma intanto quello che qui interessa è il concetto di amor di cortesia. Impegnando la propria vita per la donna, il cavaliere è in qualche modo colui che possiede la "sua signora".

Da parte di lei, l'amore è correlato a quanto il cavaliere affronta per amor suo.

Però Ginevra, sapendo che il cavaliere ha avuto qualche titubanza nel salire sulla carretta del disonore, lo accoglie con freddezza e lo respinge: basta un momento di viltà, perché s'incrini la fiducia. Lancillotto si dispera: si sparge la voce che è morto.

Ora è Ginevra che si affligge per Lancillotto, al punto che corre voce che ella sia morta.

Fortunatamente gli equivoci hanno termine, e Lancillotto ha il permesso di incontrare la regina, per chiarirsi vicendevolmente. L'incontro è un dolce parlarsi di ciò che i cuori dettano sotto lo sguardo stellato del cielo.

Ciò avviene alla finestra della regina. La finestra è chiusa con fitte grate. Ma dal parlarsi da una parte e dall'altra della grata si passa a tirar via la grata... Lancillotto divelte le sbarre di ferro, entra nella stanza: come l'uno e l'altra desideravano.

La regina tende le braccia verso di lui, lo avvince, lo stringe forte al seno, lo attira accanto a se.

E' per questo frangente che scrisse Dante: ... "Per più flate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso esser baciato da cotanto amante questi, che mai da me non fia diviso la bocca mi baciò tutto tremante...di Lancialotto com amor lo strinse; soli eravamo e senza alcun sospetto…

(Dante Inferno V, 127-129)