IL PRINCIPIO ANTROPICO

 

Lo scienziato americano B. Carter nel suo <<Confronto di teorie cosmologiche con le osservazioni>>, formula il principio antropico nel seguente modo: <<Dal punto di vista logico, sono possibili infiniti universi, ma se imponiamo la condizione che nel nostro universo ci sia non solo la vita, ma anche l’uomo in grado di osservarlo e di comprenderlo, il loro numero si riduce drasticamente. La presenza dell’uomo, inoltre, consente di fornire una semplice spiegazione di molte caratteristiche dell’universo, altrimenti incomprensibili, come il valore di certe costanti fisiche e le loro curiose relazioni numeriche. Se, ad esempio, consideriamo le condizioni che permettono l’emergenza della vita, ci accorgiamo che tutte, concorrono a configurare una situazione alquanto singolare: sono necessarie, infatti, temperature e pressioni particolari per sintetizzare molecole organiche, come pure la presenza di elementi come il carbonio, l’ossigeno e i metalli. Le teorie astrofisiche riguardanti l’evoluzione stellare e l’origine del sistema solare ci assicurano che la realizzazione di tali condizioni è abbastanza probabile quando una stella si trova in uno stadio particolare della sua vita (con termine tecnico detto <<sequenza principale>>) esattamente come il nostro sole>>.Tutto ciò condiziona fortemente il periodo dell’evoluzione di una galassia che sia in grado di ospitare la vita: non può essere troppo breve né troppo lungo, non può scendere sotto i cinque miliardi di anni, perchè conterrebbe così stelle prive di elementi pesanti, neppure superare i venti venticinque miliardi di anni, perchè in tal caso le stelle sarebbero in gran parte spente. Appare quindi decisiva l’esistenza di un <<osservatore>>, per rendere ragione dell’universo così com’è: se deve offrire possibilità di vita, non può che essere così: <<Perchè l’universo è così grande? Perchè noi siamo qui!!!>> afferma R. H. Diche che insieme a Carter ha introdotto negli anni sessanta il principio antropico.
La cosmologia è giunta ad enunciare il soprammenzionato principio nel seguente modo: Cogito, ergo mundus talis est (B. Carter).E infatti le costanti della natura sono state scelte con grandissima precisione in maniera tale che l’evoluzione cosmica è giunta ai viventi e quindi all’autocoscienza. Basta modificare anche solo un pò il valore delle costanti universali della natura perchè l’universo non possa più dare luogo alla vita. Per esempio se la forza di gravità fosse stata leggermente superiore a quella che è, l’universo sarebbe collassato entro breve tempo. Se fosse stata più debole si sarebbe avuta l’espansione cosmica senza l’espansione della materia in galassie e stelle.
C’è quindi un disegno ben preciso, e questo disegno parla a favore dell’esistenza di Dio.
Quando si dice che siamo nati dal big bang, la famosa esplosione iniziale, si crede di aver capito tutto. Tanti, parlando del big bang, negano poi Dio: dicono che veniamo da quella grande esplosione, e risolvono così il problema.
Ma che cosa c’era prima del big bang?
Prima, bisognava fare le leggi fondamentali della natura: lo spazio, il tempo, le cariche, la massa, l’energia, altrimenti non sarebbe stato possibile che, dopo le cose prendessero il corso che hanno preso. Prima del big bang bisognava fare lo spazio e decidere a quante dimensioni dovesse essere: se chi ha fatto il mondo l’avesse voluto a due dimensioni, noi saremmo come fogli di carta!!! Per l’attuale ontogenesi quindi la terza dimensione è una necessità imprescindibile!! Se chi ha fatto il mondo non avesse fatto il tempo, noi saremmo fermi come figure geometriche e se non avessimo la massa non ci sarebbe nulla di quello che ci circonda. Poi sono necessarie: l’energia e le cariche che evitano alla massa di trasformarsi in energia e quindi di esplodere!!!
Chi ha fatto il mondo ha dovuto fare tutte queste cose prima!!!
Il famoso detto di Einstein: <<Se dovessi fare il mondo, dovrei riconoscere che lo farei esattamente come è stato fatto>> è illuminante. E quando Einstein finalmente riuscì a scrivere la famosa equazione della gravitazione generale, la trovò di una tale eleganza matematica che rimase ammirato!!
I grandi problemi che si pongono alla scienza sono: Stabilire se l’universo è un sistema caotico oppure un sistema ordinato, retto da leggi universali; vedere se l’universo è infinito nel tempo, oppure se ha avuto origine dal nulla, a partire da un istante iniziale, il che ci riporta al problema della creazione; stabilire se si evolve da solo, ciecamente, seguendo il caso oppure se si sviluppa seguendo un preciso progetto e determinati <<eskata>>. Infine comprendere la posizione dell’uomo nel cosmo. Ora quali risposte può dare la scienza a questi problemi? L’universo è un sistema ordinato retto da leggi razionali (universali e necessarie): soltanto su questa base si possono costruire le varie teorie cosmologiche.
La teoria del big bang, oggi comunemente accettata, parla di un istante iniziale in cui avvenne la creazione (15-20 miliardi di anni fa).
Inoltre l’universo si evolve in una direzione ben precisa e quindi non a caso. Infatti l’evoluzione cosmica è strettamente connessa a quella biologica e il risultato finale è la comparsa dell’uomo che è in grado di studiare e di comprendere la struttura dell’universo e delle sue leggi.
Il premio Nobel Sir John Eccles, neurofisiologo inglese, ha detto: <<Quando guardiamo alla meravigliosa immensità del cosmo, vediamo che tutti gli eventi appaiono come un’unica operazione calcolata con estrema precisione. Potremmo affermare che tutto ciò è avvenuto per caso, ma sarebbe a mio parere una spiegazione stupida: io penso che al di sopra di tutto questo ci sia una Divina Provvidenza.

Prof. Domenico Buccafusca