LE LESIONI MUSCOLARI |
A cura di: |
DR. Gianni Nanni Isokinetic Centro di Riabilitazione per lo Sport; Bologna |
Non
è compito facile pervenire ad una classificazione univoca delle lesioni
muscolari, poiché diversi sono i criteri che
possono essere presi in considerazione. È tuttavia opportuno precisare
che non saranno prese in considerazione le
lesioni muscolari conseguenti a ferite da taglio, punta, punta e taglio,
fendente o arma da fuoco, anche se molto importanti per il medico
legale. Parimenti, non verranno descritte le avulsioni, né le ernie
muscolari e neppure le patologie tendinee, ma ci limiteremo a trattare
esclusivamente le contusioni muscolari e le altre lesioni muscolari che
sono di più frequente riscontro nella pratica sportiva. Un primo
elemento da considerare nelle classificazioni è rappresentato dalla
natura diretta o indiretta del trauma (Craig, 1973). In tal senso si
possono distinguere (Tabella 1): |
Tabella 1. Classificazione delle lesioni muscolari. |
Lesioni da trauma diretto (contusione) |
-
grado lieve |
Lesioni da trauma indiretto |
-
contrattura |
CLASSIFICAZIONE DELLE LESIONI DA TRAUMA DIRETTO |
Le lesioni muscolari da trauma diretto sono di natura contusiva. Spesso queste lesioni sono considerate come condizioni patologiche di secondaria importanza, destinate a guarire in tempi brevi, senza lasciare reliquati. Tuttavia dal punto di vista anatomo-patologico, la rottura muscolare prodotta da tali traumi non differisce sostanzialmente da una lesione muscolare dovuta ad altro meccanismo. Poiché, dal punto di vista ftinzionale, lo stato di contrazione muscolare conseguente al trauma provoca una limitazione dell'escursione articolare, dovuta ad una ridotta estensibilità muscolare, in accordo con Reid (1992), classifichiamo le lesioni muscolari da trauma diretto, in tre gradi, secondo la gravità, indirettamente indicata dall'arco di movimento effettuabile: 1.
lesione muscolare di grado lieve: è consentita oltre la metà dello
spettro di movimento; |
CLASSIFICAZIONE DELLE LESIONI DA TRAUMA INDIRETTO |
Vi è una certa confusione nella classificazione delle lesioni muscolari da trauma indiretto, soprattutto a causa dei diversi termini utilizzati dai vari autori anche come sinonimi. Si parla, infatti, di: contrattura, elongazione, stiramento, distrazione, strappo, rottura, lacerazione. Tali termini si riferiscono, in ogni caso a gradi diversi di gravità, identificabili dalle diverse manifestazioni anatomo-patologiche e cliniche della lesione. Qui di seguito illustreremo per sommi capi due delle classificazioni più significative, che ci serviranno come spunto per proporre una classificazione che presenti una sua immediata facilità di comprensione ed applicabilità pratica. La suddivisione in tre livelli di gravità delle lesioni muscolari è proposta dall'American Medical Association (Craig, 1973), secondo la quale una lesione di primo grado è dovuta allo stiramento dell'unità muscolo-tendinea che provoca la rottura di solo alcune fibre muscolari o tendinee; la lesione di secondo grado è più severa della precedente, ma non vi è interruzione completa dell'unità muscolo-tendinea; infine la lesione di terzo grado si configura come una rottura completa dell'unità muscolo-tendinea. Reid (1992) suddivide le lesioni muscolari in tre tipi come illustrato nella Tabella 2. |
Tabella 2. Classificazione delle lesioni muscolari secondo Reid |
1. lesione muscolare da esercizio fisico (dolore muscolare ritardato)
3. contusione (lieve - moderata - severa)
1) stiramento muscolare, 2) strappo delle fibra muscolare, 3) strappo del fascio muscolare, 4) strappo muscolare. Secondo questo Autore, la differenza fra stiramento e strappo sarebbe di tipo qualitativo e non quantitativo; in pratica, nello stiramento non c'è mai rottura, anche se piccola, di fibre muscolari. Come si può notare, nelle proposte di classificazione che abbiamo citato a puro titolo esemplificativo, gli elementi differenziali sono costituiti da alterazioni anatomo-patologiche ben definite. Le terminologie utilizzate hanno per lo più significati analoghi, e in tutte le classificazioni, vengono definiti gradi crescenti di gravità delle lesioni. Desideriamo a questo punto proporre una classificazione che ha la pretesa di essere chiara, pratica e semplice, e che al tempo stesso, tenga conto dei vari contributi presenti in letteratura, oltre che dell'esperienza personale. La classificazione da noi proposta distingue i traumi muscolari che originano da un meccanismo indiretto, in cinque livelli di gravità che vengono definiti: 1) contrattura, 2) stiramento, 3) strappo di primo grado, 4) strappo di secondo grado, 5) strappo di terzo grado, I criteri adottati per distinguere i cinque livelli di gravità sono contemporaneamente di ordine anamnestico, sintomatologico ed anatomo-patologico. |
Contrattura |
Si manifesta con dolore muscolare che insorge quasi sempre a distanza dall'attività sportiva, con una latenza variabile (dopo qualche ora o il giorno dopo), mal localizzato, dovuto ad un'alterazione diffusa del tono muscolare (criteri anainnestico e sintomatologico), imputabile ad uno stato di affaticamento del muscolo, in assenza di lesioni anatomiche evidenziabili macroscopicamente o al microscopio ottico (criterio anatomo patologico). |
Stiramento |
È
sempre conseguenza di un episodio doloroso acuto, insorto durante
l'attività sportiva, il più delle volte ben localizzato, per cui il
soggetto e costretto ad interrompere l'attività, pur non comportando
necessariamente un'impotenza funzionale immediata, e del quale conserva
un preciso ricordo anamnestico (criteri anamnestico e sintomatologico).
Poiché dal punto di vista anatomo-patologico non sono presenti
lacerazioni macroscopiche delle |
Strappo |
Si
manifesta con dolore acuto, violento che compare durante l'attività
sportiva (criteri anamnestico e sintomatologico comuni a tutti gli
strappi), attribuibile alla lacerazione di un numero variabile di fibre
muscolari. Lo strappo muscolare è sempre accompagnato da uno stravaso
ematico (criterio anatomo-patologico comune), più o meno evidente a
seconda dell'entità e della localizzazione della lesione e
dall'integrità o meno delle fasce. La distinzione in gradi viene
riferita alla quantità di tessuto muscolare lacerato (criterio
anatomo-patologico) e comprende: |
È importante sottolineare che, sul piano clinico, il confine tra stiramento e strappo muscolare di I grado è molto sfumato, specialmente in fase precoce, quando un eventuale stravaso ematico può non risultare ancora evidente. In tal caso, come si vedrà in seguito, la diagnosi deve fondarsi, oltre che sulle caratteristiche cliniche della lesione anche sulle risultanze dell'indagine ecografica, eseguita dopo 48-72 ore dal momento del trauma. È altresì importante sottolineare che la distinzione in tre gradi di gravità degli strappi muscolari non può essere che arbitraria, data la difficoltà pratica di quantizzare l'entità della lesione. Per semplicità abbiamo scelto di utilizzare solo tre gradi di gravità, ed il criterio da noi adottato in questa circostanza, può essere definito come anatomo-patologico-funzionale. Infatti, l'entità dello strappo di primo grado può essere facilmente apprezzata mediante l'ecografia, così come la rottura muscolare completa risulta facilmente identificabile. I problemi sorgono quando è necessario stabilire la gravità di una lesione "intermedia" che coinvolge più di un solo fascio muscolare, ma meno dell'intero muscolo. In questo caso proponiamo di adottare un criterio definito anatomo-patologico-funzionale, che identifica lo strappo di secondo grado, come una lesione che coinvolge più di un solo fascio muscolare ma meno dei 3/4 dell'intera superficie di sezione anatomica del muscolo. Ciò significa che, nonostante la lesione, una buona parte del muscolo è ancora integra, il deficit funzionale è presente, ma non assoluto, ed il processo di guarigione può avvenire nell'ambito di un tessuto la cui funzionalità non è completamente compromessa. D'altra parte, quando il danno anatomico coinvolge approssimativamente più dei 3/4 della superficie di sezione anatomica del muscolo, la lesione èsicuramente imponente, il deficit funzionale è praticamente assoluto ed il processo di guarigione si deve instaurare nell'ambito di un tessuto la cui funzionalità è da considerarsi completamente compromessa. È interessante notare a questo proposito che è stato dimostrato che quando la lesione muscolare si estende per più del 50% della superficie di sezione anatomica, la riparazione avviene in non meno di 5 settimane (Pomeranz, 1993). È chiaro che l'entità della lesione, cioè la distinzione tra strappo di primo, secondo o terzo grado, può essere stabilita con buona approssimazione, solo grazie all'indagine ecografica. |