CRITICA: VITTORIO ALFIERI

 ORIGINALITA' DELL'ALFIERI

 AUTORE: G. Carmignani    TRATTO DA: Dissertazione accademica sulle tragedie dell'Alfieri

 

La prima occhiata, qual che ella sia, che gittata venga sulle tragedie di Alfieri, avverte che questo Scrittore si è voluto aprire una nuova strada nell'arringo della laurea tragica. La economia dei suoi piani drammatici, il carattere de' suoi personaggi, il lor numero, il suo dialogo, lo stile suo, tutto, fino al rigido laconismo con cui egli indica il luogo dell'azione, fa a ogni meno accorto sentire, che il suo scopo primario fu la originalità, che l'arte non ha già fatto con lui un sol passo, ma che si è a perdita d'occhio dilungata dal punto in cui la trovò.

Questo annunzia di buon'ora una tale altezza d'indole e di genio, un così vivo disdegno per tutto che è d'altri, una tale fiducia nelle proprie forze, che un autore in qualsivoglia genere di componimento con una simile fisionomia non può a meno di sorprendere e imporre. L'uomo straordinario, che o per la forza del proprio carattere, o per quella del proprio genio abbandona il già detto e il già fatto, e fa e dice da sé, soggioga necessariamente la stima universale, sia per l'ascendente che ha sull'animo degli uomini la novità, sia per quello, più forte eziandio, che si concilia il coraggio di così fatte intraprese.

La ragione, e la esperienza hanno altronde dimostrato, che una originalità di soverchio affettata ha sempre nociuto nelle arti imitative alla lor vera perfezione, e anche allorché, senza questa affettazione di originalità la sola forza propria del genio ha portato alcuno al sommo dell'arte, senza che le ne sia derivato tal danno, questo supremo punto di altezza è stato sempre circondato di pericoli, per chi ha voluto seguirne le tracce. Avvi nelle arti imitative un termine, che mentre fissa il vero bello, e il vero sublime, è a un contatto immediato col deforme, e col noioso. Guai a chi oltrepassa questo confine!

È necessario allora, che la critica regoli i passi dell'arte imitativa; ch'essa accennando le bellezze, che possono senza pericolo esser di modello, e di norma agli altri, additi quelle che bisogna rispettare, come patrimonio esclusivo del genio, e che non è lecito di, toccare sotto pena di perdersi:


Ultima prova via est et eget moderamine certo.


In questo aspetto il Programma dell'Accademia di Lucca che invita i letterati italiani a determinare la indole delle novità introdotte nella imitazione drammatica, è diretto a rendere un importante servigio all'arte. Esso è il colpo d'occhio di un genio, che ha misurato, con la rapidità che gli è propria, tutto il tratto da Alfieri percorso, che ha conosciuto la natura de' limiti che lo separano dal restante de' tragici, ed ha indovinato come l'arte dovea librarsi in questo spazio vastissimo.

Non basta aver riconosciuto un forte carattere di originalità nei drammi di Alfieri: uopo è indagare la indole propria di questa originalità, per indi desumere fino dalle prime disposizioni dello spirito dell'Autore il carattere dominante, ch'egli ha per così dire portato nel tirare le grandi linee del suo lavoro.

 

Aggiornamenti 2002 - Luigi De Bellis