Le origini mostrano che la parola e il concetto di « barocco »
nacquero con intento reprobativo, per contrassegnare non già
un'epoca della storia dello spirito e una forma d'arte, ma un
modo di perversione e bruttezza artistica. A mio avviso, è
necessario che essi serbino o riprendano, nell'uso rigoroso o
scientifico, quest'ufficio e significato, ampliandolo e
dandogli migliore determinazione logica...
Non c'è difficoltà alcuna ad additare la caratteristica del
barocco, quella che lo distingue dall'« accademico », per es.,
o dal « sentimentalistico » o dallo « svenevole », e che
consiste nel sostituire la verità poetica, e l'incanto che da
essa si diffonde, con l'effetto dell'inaspettato e dello
stupefacente, che eccita, incuriosisce, sbalordisce e diletta
mercè la particolare forma di scotimento che procura. Non c'è
difficoltà, perché, com'è notissimo, tale caratteristica fu
programmaticamente esposta dai letterati di quella scuola, e
dal principale di essi, il Marino, che dié al poeta per « fine
» la « meraviglia », ammonendo che « chi non sa far stupire »
lasci di fare il poeta e « vada alla striglia », vada a fare
il mozzo di stalla. Le citazioni, in questa parte, si
potrebbero facilmente accumulare, ma tornerebbero superflue. E
ci fu sin d'allora chi mise a contrasto la commozione pura e
ideale che la poesia richiede con quella commozione estranea,
accusando i « moderni poeti » di « errare gravemente » nelle «
materie patetiche », nelle quali, «usando concetti ricercati e
arguzie da animi sciolti e non passionali, meraviglia non è
che non leghino poi e non passionino gli altrui», come il
Tasso, che « v'incappò alcuna volta », e il Marino che vi era
« assai sconciamente caduto dentro»...
Tenuto nelle linee generali in cui finora l'abbiamo tenuto, il
barocco si ritrova in ogni luogo e tempo, sparsamente e più o
meno rilevato. È un peccato estetico, ma anche un peccato
umano, e universale e perpetuo come tutti i peccati umani, se
non altro in quanto pericolo d'incorrervi. Parimente si è
potuto del romanticismo costruire un concetto genericamente
umano o psicologico che si dica; e; in forza di esso, in tutte
le epoche e i popoli scoprire, qua e là, romanticismo. È noto
che il barocco è, stato studiato soprattutto nei cosiddetti
artisti e poeti di decadenza, e particolarmente in quelli
della letteratura romana (Lucano, Stazio, Persio, Marziale,
Giovenale, ecc.), i quali porsero materia a un bel libro del
Nisard, alquanto tendenzioso, a dir vero, cioè con sottintesa
polemica contro la letteratura francese del proprio tempo. Un
analogo raffronto e un'accesa polemica sono tornati di moda
per la letteratura ultima, straniera e italiana, e
segnatamente per l'arte del D'Annunzio. Né io dirò che cotesti
ravvicinamenti siano illegittimi o vani, e anzi ammetto che
abbiano qualche utilità, attestata dal fatto stesso che vi si
ricorre spontaneamente; ma assai più utile mi sembra, come pel
romanticismo così pel barocco, adoperare il relativo concetto
in significato non semplicemente psicologico ma storico,
riferendolo a quel che direttamente spinse a costruirlo e a
foggiare il relativo vocabolo; e perciò intendere per barocco
quella perversione artistica, dominata dal bisogno dello
stupore, che si osserva in Europa, a un dipresso, dagli ultimi
decenni del cinquecento alla fine del seicento.
Un'ulteriore definizione del concetto storico del barocco, una
determinazione del suo carattere o dei suoi caratteri, non è
possibile, perché il carattere o i caratteri sono le opere
stesse di tipo barocco, che allora si produssero e di cui
bisogna procacciarsi diretta conoscenza ed esperienza: avendo
noi già di sopra esclusa come fallace l'astrazione e la
classificazione delle forme rese estrinseche, che pure è stata
tentata con lo studiare, per es., le metafore e le
comparazioni e gli altri procedimenti stilistici del Marino.
Con quella conoscenza e diretta esperienza il concetto storico
del barocco si riempie d'immagini varie e particolari, e
diventa possesso vivo dello spirito critico.
Importa adoperare i concetti di barocco e di romanticismo come
concetti storici, appunto per evitare di cadere nel generico
e, per la via del generico, nell'insignificante e infine nel
falso, smarrendo la fisionomia e il carattere proprio e
individuale delle opere che si prendono a considerare. Anche
concesso che nella letteratura francese o nella italiana o
nella spagnuola del secolo decimosettimo siano alcuni momenti
romantici (nel senso generico che s'è detto), le relative
opere erano tuttavia intimamente diverse dalle romantiche del
secolo decimonono per ciò solo che quelle nacquero nel
decimosettimo e queste nel decimonono, dopo altri due secoli
di vita e di lotte spirituali del genere umano. Del pari (come
altra volta ebbi occasione di avvertire) tutto il barocchismo
che si può notare nel D'Annunzio, e tutte le sue somiglianze
col Marino e con altri secentisti, non cancellano il fatto che
un D'Annunzio non poteva sorgere se non dopo il romanticismo,
il verismo, il parnassianismo, il nietzschianismo, e altri
avvenimenti spirituali che non precessero certamente il Marino
perché si maturarono nel corso del secolo decimonono...
Da quale paese poteva provenire al resto dell'Europa la moda
del barocco? quale poteva darne l'esempio? quale poteva
imporla? È evidente: il paese della maggiore cultura e
civiltà, da cui l'Europa, come aveva accolto manifatture e
industrie e commerci e ordinamenti e scoperte geografiche e
invenzioni tecniche, accoglieva arti e scienze e letteratura e
poesie e forme del conversare e feste e cerimoniali. E questo
paese, nel cinquecento, e ancora per buona parte del secolo
seguente, era l'Italia; e con l'Italia, in alcune
manifestazioni del costume e della cultura, la Spagna, alla
quale dava forza di penetrazione la sua forza politica; sicché
gli avversari spagnuoli dei polemisti italiani avrebbero
operato ragionevolmente conciliandosi e affratellandosi con
questi. Ma, onore o torto che ci faccia, il barocchismo fu,
sostanzialmente, italianismo; e come tale venne accusato in
letteratura dai primi che gli si ribellarono contro, dai
critici razionalistici francesi, e come tale era
implicitamente riconosciuto da tutti gli amatori e committenti
d'arte che, sino alla fine del seicento, e anzi sin quasi alla
fine del settecento, considerarono l'Italia come il paese che
principalmente forniva pittori, scultori e architetti e musici
e poeti di corte.
Se il barocchismo ha carattere non artistico né poetico ma
pratico, così nel suo prodursi in una singola opera come, e
ancor più, in quella comunanza di produzione che si chiama la
scuola o la moda e che già per sé è un fatto pratico, lo
storico della poesia e dell'arte non può considerarlo
positivamente ma negativamente, cioè come una negazione o
limite di quel che è propriamente arte e poesia. Si dica pure
«età barocca » e « arte barocca »; ma non si perda mai la
coscienza che, a rigor di termini, quel che è veramente arte
non è mai barocco, e quel che è barocco non è arte...
Per altro, sarebbe alquanto parziale vedere nella moda barocca
diffusa dall'Italia unicamente il cattivo gusto, e non anche
quell'addestramento stilistico, quel corso rettorico,
quell'iniziazione ai segreti della arte, quel raffinamento, di
cui gran parte dell'Europa aveva allora bisogno per uscire da
talune pratiche ancora medievali e per avviare la poesia, la
prosa, l'arte moderna in tutte le sue forme: quell'educazione
letteraria e artistica, insomma, che l'Italia largamente
somministrò alla Francia come all'Inghilterra, alla Spagna
come alla Germania, non solo coi suoi libri di versi e di
prose, ma coi suoi maestri di lingua, coi suoi poeti di corte,
coi suoi pittori e architetti e maestri di cappella, coi suoi
potanti e commedianti. Fu come un ultimo beneficio che la
vecchia buia rese alla cultura europea nei secoli nei quali si
suole considerarla ;decadente o decaduta: un beneficio, di cui
la storia non è stata investita quanto meriterebbe o è stata
messa sotto falsa luce e avvolta da una sorta di disprezzo
fuori di luogo. Gli stranieri, dimentichi del beneficio,
volentieri considerarono quegli italiani come « sonettisti »,
avventurieri, ciarlatani e buffoni; e i connazionali
pudicamente li tennero poi x:-vergogna, perché non furono,
come i tempi richiedevano, eroi della patria. |