Senza voler forzare la poesia carducciana entro
un'unificazione schematica ed astratta ed in una formula
taumaturgica, a me pare appunto che sotto la varietà dei temi
e dei toni del pittore di paesaggio, del creatore di leggende
epico-storiche dell'innografo polemico, viva nel Carducci un
fondamentale tema centrale, un modo centrale di atteggiarsi
della sua sensibilità, un sentimento più profondo della sua
esperienza vitale.
Ed anche guardando allo stesso svolgimento dell'uomo e del
poeta, al modulo di contrasto con cui egli visse la sua
esperienza, mi è sembrato che si possa individuare una forma
più intima e sua di contrasto e di compresenza di due
essenziali poli di tensione, a cui corrispondono quegli stessi
modi di contrasto più psicologico di odio e di amore, ira e
pianto, amore e disamore della vita, entusiasmo e tedio, fra
bisogno del cuore e attacchi al «vil muscolo nocivo», e gli
stessi contrasti fra classicismo e romanticismo, fra passato
eroico e sereno e presente corrotto e attediato, fra ideali e
realtà inferiore, fra poesia e prosaico utilitarismo. Tale
tema centrale è appunto l'essenziale sentimento carducciano
dell'esistenza nel radicale incontro e contrasto di un
sentimento della vita nella sua pienezza e di un ugualmente
energico sentimento della morte come totale e fisica
privazione di vita, con relative componenti di orrore e di
fascino, entro le varie situazioni dell'esperienza e
dell'ispirazione.
Poeta del contrasto dell'esistenza terrena, il Carducci ha
espresso più direttamente questo tema in quelle poesie che,
sollecitate da occasioni più intime e dolorose, risolvono più
energicamente l'incontro sofferto ed intenso del sentimento
della vitalità e della morte, tradotti nei loro simboli più
compendiosi e assoluti, realisticamente concreti e
fantasticamente suggestivi: luce e buio, sole e ombra, suono e
silenzio, calore e freddo, terra verde nel suo rigoglio
primaverile e terra nera nel suo significato sepolcrale.
Insomma il contrasto tematico e tonale di Pianto antico:
sei ne la terra fredda,
sei ne la terra negra,
né il sol più ti rallegra,
né ti risveglia amor
che poi il poeta, in Rimembranze di scuola, ritrovava
significativamente nella sua stessa prima esperienza infantile
come l'aprirsi dell'animo alla pienezza della vita e della
natura e il connesso insorgere immediato, entro di quella, del
sentimento dell'annullamento, della totale privazione
rappresentato dalla morte, e che, per indicarne ora solo
alcune espressioni sintomatiche, tanto più tardi si svolgeva
fino all'intuizione di Ballata dolorosa, in cui il Carducci
coglieva di quel contrasto e di quella compresenza la
notazione più sintetica e suggestiva: la colorazione
malinconica della luce, l'istintivo frapporsi di uno schermo
funereo fra il poeta e le immagini più ridenti e fresche della
vitalità naturale ed umana:
Una pallida faccia e un velo nero
spesso mi fa pensoso de la morte;
ma non in frotta io cerco le tue porte,
quando piange il novembre, o cimitero.
Cimitero m'è il mondo allor che il sole ne la serenità di
maggio splende e l'aura fresca move l'acque e i rami, e un
desio dolce spiran le viole e ne le rose un dolce ardor
s'accende e gli uccelli tra 'l verde fan richiami: quando più
par che tutto 'l mondo s'ami e le fanciulle in danza apron le
braccia, veggo tra '1 sole e me sola una faccia, pallida
faccia velata di nero.
Poesia che corrisponde sì ad una situazione particolare e a
una fase della tarda maturità del poeta, ma che insieme apre
uno spiraglio di valore generale sulla sensibilità carducciana
tanto più fine e ricca di quanto appaia in certe sue euforie
più facili (tipo Canto dell'amore) e sul tema lirico
fondamentale della personalità carducciana : il quale, con la
sua interna presenza, porta una vibrazione maggiore in tutta
la poesia del Carducci più intimamente elaborata che spesso,
nei suoi cicli più densi ed alti, proprio della più diretta
sollecitazione di quel tema, di quel contrasto, o dei suoi
poli, mai assolutamente separati almeno nell'eco reciproca, ha
il suo avvio e il suo impulso.
Naturalmente non si vuole con ciò risolvere tutta la poesia
carducciana nella diretta e monotona espressione di quel tema
(che è poi esso stesso svolto e variato e approfondito nelle
diverse fasi della lunga esperienza espressiva del poeta), né
certo si vuole immergere tutto Carducci in un'unica aura
elegiaca e funebre (che è uno solo dei toni che da quel tema
si sviluppa negando e trascurando quanto di fresco, di lieto,
di sereno, di vitalmente energico è nella sua visione poetica,
in certi quadri epico-storici, in certi suoi quadri di
paesaggio luminoso, in certi suoi ritmi lieti e impetuosi (per
non dir poi della ricchezza di toni di humor della sua prosa
matura).
Ma certo anche i momenti e i toni poetici più vari e liberi e
vitalmente espansivi acquistano uno slancio più profondo, un
risalto e una luce più intensa (e insieme un controllo più
intimo) quanto più sottintendono la presenza di quella
centrale base lirica, di quel sentimento primo entro il quale
l'aspirazione alla serenità, al virile esercizio di valori
vitali, di ideali umanistici (più aspirazione intensa che
pacifico e sicuro possesso) si fa più vibrante ed energica
proprio in relazione alla istintiva consapevolezza della
totale privazione che ne rappresenta la morte, il dileguarsi
«via dagli affetti, via dalle memorie», dal caldo luminoso
regno della terra e del sole, a cui il poeta rivolge il suo
sguardo appassionato, il suo interesse più vero, vigorosamente
elementare, terreno.
Contrasto che si ricollega anche, nelle sue peculiari forme di
elementarità incapace di veri chiarimenti e approfondimenti
filosofici (malgrado le velleità, gli sforzi entro una cultura
filosofica così incerta), ad una crisi del tempo, fra gli
ideali e i sistemi dello spiritualismo e storicismo
idealistico romantico e i tentativi del positivismo e del
naturalismo. E che poeticamente sorregge dall'intimo le
tendenze espressive del Carducci, le gamme più genuine dei
suoi colori (tra il «fosco», il «cinereo», il «grigio», e il
«verde», il «roseo», il «limpido») nella loro bipartita
tensione e nei loro incontri ed impasti, le direzioni dei suoi
ritmi fra il volante, l'impetuoso, il cantato, l'incisivo, il
grave, l'echeggiante e pausato. Mentre, a suo modo, stimola lo
stesso svolgimento dinamico e dialettico (ma di una dialettica
mai interamente risolta se non nella realizzazione poetica
raggiunta nei momenti più intensi) di tutta la vita e di tutta
l'esperienza artistica del Carducci, impostata fin dagli inizi
in questo modulo di contrasto fra un primo abbandono espansivo
romantico e un volitivo sforzo di classico possesso della
propria realtà e dell'arte. |